“Uccidere ancora” di Patricia Gibney: segreti tenuti nascosti per troppo tempo

Uccidere ancora” di Patricia Gibney è un thriller che mi lascia un poco perplessa perché, leggendolo, devo ammettere che la prima parte non mi ha spinta a leggere, tanto quanto la seconda.

Uccidere ancora di Patricia Gibney
Uccidere ancora di Patricia Gibney

Troviamo, fra le pagine del libro, delle parti scritte in corsivo che riguardano il passato di una madre e i suoi due gemelli.

Lei con seri problemi mentali che, ad un certo punto, incendia la loro casa.

Lei viene ricoverata in un manicomio con la figlia, mentre il maschio viene adottato.

Ambientato in Irlanda, mi sono chiesta perché, per tutto il romanzo, piovesse sempre! Accidenti! Mai una giornata di sole?

La protagonista è la detective Lottie Parker: vedova, con figli e un nipote appena nato. Una madre un poco distante, che però passa spesso da casa per darle una mano.

Lottie abusa di alcol e di farmaci e, tutto ciò, non l’aiuta di certo nel lavoro, né nella sua vita privata, anche se, non possiamo parlare, nel suo caso, di una vera e propria vita privata.

Tutta tesa a risolvere i casi, si trova invischiata in questo caso che si fa sempre più complicato, non solo per lei, personaggio di carta; ma anche per noi lettori.

Personaggi si sommano a personaggi e ci si chiede: e questo cosa ha a che fare?

Ad esempio la sua amica Annabelle, picchiata dal marito.

E pure il marito di Annabelle, Cian, che a un certo punto, oltre che abusante in famiglia, diventa a un assassino. Ma per quale ragione?

I capitoli sono brevi, alcuni sono solo di una mezza pagina. Quello che hanno di buono è che lasciano il lettore con un interrogativo.

Lottie non è simpatica, non piace subito. Spesso, in questo genere di thriller, pare ci sia una scaletta rigida da seguire, dove tutti gli scrittori seguono un copione in cui l’ispettore di turno deve per forza essere antipatico e con una vita non sempre limpida.

Infatti, anche qui, a un certo punto torna a galla il passato di Lottie: suo padre si è suicidato quando lei era una bambina.

In tutto questo caso, dove si è partiti da una donna trovata morta in casa, con la nipote che, dopo averla rinvenuta si rifugia nella casa di una vicina e la madre della stessa scomparsa; si arriva a scoprire che forse anche il padre della protagonista possa centrare qualcosa.

Pare di essere su una giostra dove tutto gira, mescolandosi e non si comprende più nulla.

Patricia Gibney - Photo by Sue Leonard
Patricia Gibney – Photo by Sue Leonard

Poi, ecco, a un certo punto, la trama funziona meglio, tutto ingrana e comincia a marciare di pari passo, diventando sempre più accattivante.

Fino al suo finale, dove, come spesso succede, l’assassino spiega tutti i perché.

C’è un particolare curioso: la madre tenuta per anni in manicomio si chiama Carrie King. Subito ho associato la cosa a Carrie, il primo romanzo scritto di Stephen King. In effetti, a un certo punto, uno dei protagonisti la nomina, dicendo che aveva il nome come il protagonista di un film horror.

La scrittrice sa spiegare molte cose usando sapientemente i dialoghi.

Un thriller dove a farla da padroni sono i segreti tenuti nascosti per troppo tempo, ma che alla fine, non possono impedire che tutti i fili si riallaccino, mostrando la trama completa.

La soluzione è un nuovo dubbio, forse non è ancora finita.

 

© 2021 Newton Compton Editori
ISBN 978-88-227-5179-9
€ 3,90
Pag. 411

 

Written by Miriam Ballerini

 

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