“Gli impiccati non muoiono subito” di Maena Delrio: considerazioni su una perfetta macchina narrativa

0. Un brivido corre lungo la schiena

Gli impiccati non muoiono subito di Maena Delrio
Gli impiccati non muoiono subito di Maena Delrio

Un brivido corre lungo la schiena, al Lettore Emotivo, quando attraversa l’ampia piazza Fra’ Locci di Tortolì, gremita di studenti pendolari in attesa dell’autobus che li riporterà a casa, oppure quando dal centro di Arbatax scende verso il mare scoglioso di Cala Moresca, o arranca verso il faro di Capo Bellavista… Anche questo fa la buona letteratura, quando produce testi di sicuro impatto emotivo: posti allegri e paesaggi ameni diventano luoghi da brivido.

Come può succedere, dopo aver letto Gli impiccati non muoiono subito, il romanzo d’esordio edito nel 2022 da NPS Edizioni di Camaiore (LU) di Maena Delrio.

Il Genius loci della sua Tortolì e delle sue più suggestive spiagge, ossia il “carattere” di quel luogo, legato alle peculiarità socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di leggende, ha ispirato la nostra Autrice, che con questo romanzo ha vinto la seconda edizione del premio letterario “Misteri d’Italia”, promosso dall’Associazione culturale “Nati per scrivere”. Premio ben meritato, consistente nella pubblicazione dell’opera in concorso.

Infatti l’Autrice ha costruito una perfetta “macchina narrativa”; ha saputo toccare svariate corde tematico-tonali, ha prodotto un testo “filigranato”, nel senso che presenta motivi nascosti o appena accennati tra le righe, affioranti come in trasparenza, allorché si voglia, appunto, “guardare in filigrana”, ovvero, fuor di metafora, cercare e trovare in queste pagine le meno evidenti corrispondenze e opposizioni.

1. Una perfetta macchina narrativa

Il Lettore Accademico, di scuola strutturalista e funzionalista, dopo un’attenta analisi che qui vi si risparmia, riterrebbe questo romanzo una perfetta macchina narrativa. Come da qualche tempo va per la maggiore, il testo è strutturato accostando “in parallelo” molteplici e sempre variati frammenti di vicende, sicché la storia procede come nella costruzione di un puzzle, accostando tasselli che poco alla volta s’incastrano alla perfezione, fino a formare il quadro complessivo delle catastrofi suscitatrici di pietà e orrore a riguardo di personaggi che, come gli eroi della tragedia classica, si trovano a vivere sull’orlo di un non sempre metaforico baratro.

La misura temporale è da un lato assai breve (come certificano le date poste in esergo di ciascun capitolo) ma dall’altro assai lunga (mi riferisco ai cinquecento anni della maledizione). L’azione si svolge in spazi circoscritti: due capitoli sono ambientati a Genova (nel porto turistico dov’è ancorato il lussuoso yacht luogo di lussuria e, in radicale contrasto, nello squallido monolocale di una periferica casa occupata); tutti gli altri capitoli sono ambientati nella Tortolì di piazza fra’ Locci e della stazione di polizia o nella sua frazione portuale: Arbatax con il Molo di Levante e il faro di Capo Bellavista e Cala Moresca che qui diventa Calamorena.

In questo continuum spazio-temporale e in questa dimensione curvilinea che finge un eterno ritorno del sempre uguale si dipanano misteri criminosi attuali e remoti, messi in luce e indagati non solo con gli strumenti scientifici dell’autopsia e del luminol che determina e rileva le tracce di sangue, ma soprattutto con l’esercizio del dubbio salutare, del sospetto fecondo, dell’analisi razionale e, perché no, anche con un po’ di fortuna.

Storie di enigmi delittuosi che trovano infine la loro tragica soluzione, dopo un susseguirsi di (macro- e micro-) sequenze informative, dialogiche, descrittive e riflessive assolutamente congruenti e necessarie. Per cui nulla vi è, in questo libro dell’esordiente Autrice, di pleonastico, di ascitizio, di desultorio: Gli impiccati non muoiono subito è un meccanismo narrativo perfettamente congegnato, dove ogni cosa sta lì, e lì deve stare.

2. Le tante corde

Il Lettore Attento, dopo aver chiuso il libro di Maena Delrio, la loderebbe perché ha saputo toccare molte corde. C’è, sì, la corda dell’impiccato, nel testo e in copertina, posta in primo piano da Mala Spinapseudonimo di una scrittrice toscana che lavora nel campo dell’illustrazione digitale e del web design»,[1] come si legge su Internet), davanti alla figura bifronte di un profilo femminile: la maschera e il volto, come titolerebbe il fondatore dell’italico teatro grottesco. Ma il Lettore Attento cerca e rinviene un altro genere di “corda”: quella dell’espressione italiana “toccare una corda”, cioè trattare in un certo modo un determinato argomento.

Nel nostro noir troviamo la corda della ripugnanza e della pietà suscitate dalle concrete conseguenze dell’omicidio (il sangue, i corpi ridotti a vile materia inerte); la corda impressiva dell’inquietudine di fronte all’aleggiare di misteriose quanto ineludibili maledizioni; la corda pazza del Desiderio che tutto scompagina e travolge determinando atti delittuosi e/o  autodistruttivi; la corda erotica delle ineludibili scene di sesso scritte senza cauti pudori ma lontanissime dalla letteratura para-pornografica, perché l’Autrice sa distanziarsi da tale materia, trattandola col necessario distacco.

Risultano altresì considerevoli la corda introspettiva delle fini ed efficaci notazioni psicologiche; la corda gnomica delle ferme, talora accorate, talora ironiche o addirittura sarcastiche considerazioni morali; la corda dell’appena accennata ma memorabile polemica sociale, a riguardo «dei problemi legati alla mancanza di lavoro e al lavoro stagionale sottopagato, una piaga di non poco conto per una località che vive soprattutto di turismo. Oltre alla inevitabile guerra tra poveri nei confronti della manodopera estera»;[2] la corda simpatetica dell’amoroso accordo tra l’Autrice e gli stupendi paesaggi ogliastrini da lei mirabilmente descritti.

Pensa e ripensa, infine il Lettore Attento sentenzia: effettivamente, Gli impiccati non muoiono subito di Maena Delrio è un libro di indagine poliziesca tendente al noir, ma, l’Autrice seppe metterci molto di più.

3. Filigrane

Maena Delrio
Maena Delrio

Sempre più coinvolto dalle invenzioni dell’Autrice, il Lettore Affascinato si lascia portare pagina dopo pagina verso l’epilogo, ammaliato dai suoi paesaggi talora solari e talaltra orrorosi o sottilmente inquietanti, dal coinvolgimento nelle vicende che si dipanano in questo “noir mediterraneo”;[3] dalla lotta per il riconoscimento che contraddistingue la vita della protagonista e dell’antagonista, «donne forti che riescono a barcamenarsi, con astuzia, in ambienti dove ancora c’è una prevalenza maschile»;[4] dai personaggi principali e secondari con i loro complicati rapporti, le loro maschere infine smascherate, il loro erotismo perverso o innocente o represso, le loro trasgressioni morali o criminali, il loro pernicioso conformarsi ad ogni costo o il loro funesto opporsi alle regole sociali …

Nel frattempo il Lettore Penetrante decide di rileggere questo libro e ci trova altre cose ancora, rilevabili come la filigrana delle banconote che ci sono ma non risultano evidenti a prima vista. Qualche esempio? Il ricorrente tema del concepimento imprevisto e inaspettato, con la conseguente gravidanza portata avanti con caparbia ostinazione, seppur così tanto malvagiamente ostacolata da diventare la madre di tutti i mali.

Il leitmotiv del fumo: quello buono, consumato insieme alla madre terminale dalla protagonista ispettrice di polizia, che così si apparenta con un suo illustre collega letterario, il vicequestore Rocco Schiavone inventato da Antonio Manzini; e per contro, il fumo cattivo, o meglio del “cattivo”, che … (di più non posso dire: chi leggerà constaterà). La presenza di un volatile dalla simbologia ambivalente: il corvo messaggero dei Celesti che in un certo modo (leggete! leggete!…) permette una svolta fondamentale nelle indagini; e per contro, lo stormo di corvi del malaugurio che si leva in lugubre volo quando uno dei personaggi-chiave ha appena preso la peggiore decisione della sua vita (si legga, si legga…).

4. Invocazione al Lettore Curioso

Chiunque tu sia, o fratello mio Lettore Curioso, non volerti negare l’esperienza di avere questo libro, che leggendolo potrai emozionarti e meditare sulle affascinanti storie che questa nostra Autrice sa donarti.

 

Written by Vincenzo Moretti

 

Note

[1]  leggi su Acheron

[2] Tortolì tra presente e passato: nel thriller di Maena Delrio anche il “marcio” della società: «l’indagine è sì importante, ma non è tutto. E il genere giallo, se vissuto in quest’ottica, dà al lettore l’opportunità di scavare fino alle origini del “male”, che sia esso scaturito da un fenomeno culturale, psicologico, sociale, individuale o di un gruppo di persone.» (Leggi su Vistanet).

[3] Gabriella Turnaturi, Mediterraneo: rappresentazioni in nero, in Elisabetta Mondello (a cura di) Roma Noir. Luoghi e nonluoghi nel romanzo nero contemporaneo, Robin Edizioni, Roma 2007.

[4] Dichiarazione dell’Autrice nell’intervista citata.

 

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