“Piangete, bambini” di Alberto Masala: il pianto è prezioso
Sono salate le lacrime. Rigano gli occhi e le guance con il loro sale. Eppure il sale è la stessa sostanza della risata: si può piangere di dolore, di gioia, ma si può anche ridere per non piangere.

In latino sal (singolare) significa sale, ma sales (plurale) significa le spiritosaggini; analogamente accade nella lingua greca nel passaggio da ἅλς (singolare) ad ἅλες (singolare).
Piangere non è peccato e non è segno di debolezza: piangevano anche gli eroi dell’epica greca. In un bellissimo libro di Matteo Nucci, Le lacrime degli eroi, Einaudi 2013, l’autore racconta proprio questo.
Alberto Masala, sulla scia della grande tradizione poetica italiana avanguardista, ha elaborato trentuno testi poetici, ora ex novo, ora rifacendosi (ma sempre in modo libero) a Palazzeschi.
Il libro “Piangete, bambini” è double-face, un lato per i piccoli con titolo, uno stralcio di testo poetico, un’illustrazione, un lato per i grandi con rispettiva copertina.
La prima parte presenta una prefazione di Marzia D’Amico, studiosa presso l’Università di Oxford.
Le filastrocche hanno tutte titoli particolari, che si riferiscono ora a personaggi, ora a delle situazioni particolari.
Talora questi due aspetti sono connessi, come ad esempio in quella intitolata Tapino due volte: “Tapino piangeva, piangeva due volte”, scatenando così la preoccupazione della madre: “A piangere tanto con questo tormento/ c’è il rischio che provochi un allagamento”; Tapino, in un dialogo serrato, drammatico, ma anche ironico, alleggerisce così la preoccupazione della donna: “Mammina tranquilla, non ti preoccupare,/ se piango due volte non posso annegare”. E alla fine la soluzione geniale, che unisce l’utile al dilettevole: “Eppure c’è un modo, ci sarà un sistema/ per farti sfogare senza questa pena…/ Trovato! Perfetto! Ti porto in piscina/ è comoda, grande e anche vicina!/ T’iscrivo ad un corso, non è come il mare ma intanto che piangi, impari a nuotare”.
Si può piangere per i motivi più svariati: non necessariamente per cose serie o gravi, ma anche perché non si pronunciare il proprio nome come nel caso di Vitruvio Brzetzinski.
Si può accostare l’immagine del pianto inteso come evento spontaneo, alla pipì: e così a Severo, che di solito “piangeva soltanto a comando… un giorno, per sbaglio, succede così…/ gli scappa da piangere… come la pipì… si mette a sedere… e si piange addosso”.
Piangere è “un vecchio mestiere/ che oggi non sa più nessuno”; si addice a “un vecchio signore che fa il piangitore”.
Eppure piangere non è sbagliato, anzi può essere la cifra portante degli esseri viventi, anche delle piante: “Siam salici…/ e piangere è il nostro lavoro”.

La seconda parte del libro, quella per adulti, è anticipata da due prefazioni, una di Alessandro Giammei (Princeton University) e l’altra dall’autore Alberto Masala il quale racconta come è nato il suo volume, come “un modesto omaggio” ai grandi poeti dotati di “sensibilità tecnica, conoscenza dei fondamentali, orecchio, intuito”.
Già solo attraverso i titoli delle filastrocche di questa seconda sezione si nota l’impegno da parte dell’io lirico nel comunicare agli adulti l’importanza del pianto: uno su tutto è Il pianto è prezioso.
I testi sono magistralmente accompagnati da illustrazioni bellissime a cura di Daniela Pareschi.
Va precisato che le due parti del libro sono tra loro complementari e sono tese a ribadire che esiste una sola letteratura: quella buona, adatta a tutti, adulti e bambini, di ieri, oggi e domani.
Detergetevi di lacrime e ad maiora, semper!
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Alberto Masala, Piangete, bambini, illustrazioni di Daniela Pareschi, Il Barbagianni, Roma 2017, 76 pagine, 19 euro