“Tex Willer – I due disertori” testo di Mauro Boselli, disegni di Bruno Brindisi: un eroe (quasi) invincibile
Cosa distingue il mito di Tex da quello di tutti gli altri eroi del fumetto?
Non è la sua super-eroicità, egli è innanzi tutto un mandriano-boaro (ed Gavâsa ed Rèş, mia amata campagna reggiana, ipotizzo per celia; in realtà è nativo dell’Arizona), poi temibile fuorilegge, poi valoroso ranger, poi rispettabile capo indiano, ma sempre e solo un bipede implume come tanti altri (almeno in teoria). La sua carriera è sì singolare (nonché assurda), ma estremamente umana.
Sto immaginando il nostro eroe alle prese con Superman, che possiede qualità così super-umane che è (quasi) impensabile pensare di sconfiggerlo. Chi dei due la spunterebbe? In genere nei team-up i frequenti e quasi necessari duelli fra gli eroi di diverse serie finiscono in pareggio. Superman è più veloce della luce, ma Tex è agilissimo nell’evitare i colpi altrui. Sarebbe una gran bella gara tra fenomeni assoluti!
Quando talvolta Superman agisce insieme alla Justice League, certi lavori particolarmente delicati vengono gestiti da Batman, il quale, non essendo un superuomo, bensì un terrestre (abbastanza iperdotato, dalle tattiche geniali e imbattibile nel pugilato), non teme gli effetti della kriptonite, quel minerale immaginario che può mettere a repentaglio la vita del magico superuomo proveniente dal pianeta Kripton. Del resto, ognuno, anche Batman, ha i suoi punti deboli (non sa volare senza bat-mobile). Pure Tex? Indubbiamente: ma alla fine essi si riducono a (quasi) zero.
Se un proiettile o una freccia lo colpissero, potrebbero, teoricamente, ucciderlo. Su questo il lettore non ha dubbi, ma se è inveterato come lo sono io, è ugualmente certo che questo non succederà (mai). Tex ha visto sibilare accanto a sé migliaia di colpi d’arma da fuoco e dardi insidiosissimi, che talvolta l’hanno colpito, sfiorandolo soltanto oppure in maniera grave ma non letale. Infatti egli è ancora qui tra noi, e questo ci consente di leggere le sue nuove, reiterate e mai bastevoli avventure.
Da qualche anno l’eroe creato da Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galeppini è stato dotato di due filoni esistenziali: accanto alla serie classica di Tex, c’è quella di Tex Willer, che ripercorre le prime tappe della sua avventura d’eroe del West, da quando è dovuto fuggire dal suo paese natio in quanto i colpevoli della morte del fratello, per cui egli si è giustamente vendicato, l’hanno accusato di essere un efferato assassino.
In questo albo cartonato e a colori di 318 pagine, uscito nell’estate del 2022, Tex Willer si trova a soccorrere una vecchia missione di frati, che è stata assaltata da dei disertori messicani. Tex entra nel piccolo convento, dopo aver fatto pervenire a Belzebù (in ogni albo indaffaratissimo ad accogliere sempre nuove anime prave spedite colà dal nostro eroe) alcuni di quegli sbandati, allorché scopre d’essere sotto tiro di un paio di maldido e che uno di loro sta minacciando col fucile a baionetta un’innocente donzella. Non vi sono (quasi) speranze per il nostro eroe, se non… riavvolgere lo spazio-tempo.
Si fa per dire: gli è sufficiente gettarsi in maniera acrobatica all’indietro e al contempo sparare a destra e a manca, aiutato anche da un pesante fraticello che seppellisce un bandido sotto il suo greve corpo. Chiunque ci avrebbe pensato, ma forse solo Tex l’avrebbe fatto: era estremamente improbabile che il suo pazzesco piano, escogitato del resto in pochissimi istanti, avrebbe avuto successo… Eppure…!
Un paradosso quantistico è detto dell’effetto-tunnel. Secondo la fisica classica, una particella non può superare una barriera, se è priva della necessaria energia. Ma poiché le funzioni esponenziali non sono mai riducibili a zero, deve pur esistere una pur minima possibilità che essa, prima o poi, riesca a passare. Spari un protone contro una barriera supermassiccia: 99,99% delle volte essa sarà bloccata. Una su mille (oppure su un miliardo di miliardi) ce la farà. Per Tex Willer è così in ogni storia, almeno una volta o due a episodio. Egli cavalca con impressionante frequenza l’onda del (quasi) improbabile. Questa è la sua caratteristica peculiare.
Tex e due disertori sopravvissuti, i quali paiono in fondo soltanto dei disgraziati, cavalcano ora insieme (non è raro che Tex svolga una funzione redentrice); i due messicani riconoscono in lui il crisma del capo, né mi pare abbiano altre scelte.
A un tratto i tre pard scorgono degli avvoltoi che scorrazzano in cielo e questo non è un bel segno. Intimando ai due compagni d’avventura di non seguirlo, Tex entra da solo in una piccola fattoria, dove scopre che i numerosi morti sono stati scalpati, assai probabilmente dai comanchero (brutta razza, questa). Tex sta (quasi) finendo di scavare una buca, quando si profila l’arrivo di otto di quei ribaldi che cominciano a sparacchiare nella sua direzione (troncando di netto la pala che sta usando). Il futuro ranger dapprima sbuffa e poi gli scappa la battuta: “Quel che è peggio… la fossa me la sono già scavata io!”.
Tex combatte con la consueta determinazione, ma stavolta non dovrebbe farcela se… se i due desperado che aveva lasciato indietro non avessero trasgredito l’ordine ricevuto e non fossero giunti provvidenzialmente ad aiutarlo. In quattro e quattr’otto il problema è risolto.
Ormai i tre sono diventati solidali, purché sia chiara una cosa: è Tex a comandare. I due non chiedono di meglio e lo chiamano semplicemente Jefe, cioè Capo.
In una successiva avventura, Tex si imbatte in due pellerossa particolarmente bellicosi che riesce a neutralizzare a fatica: uno dei due, prima di spirare, lo colpisce violentemente con una pietra, per cui, non ancora svenuto, Tex, con un ultimo, (quasi) incredibile sforzo, riesce a sparargli a bruciapelo, facendolo schiattare. Quando rinviene, dopo essersi ripreso, si ricongiunge ai suoi due pard e a un gruppo di nuovi amici, che aiuta a fronteggiare un attacco di bellicosi indiani.
In maniera più che rocambolesca, Tex e i suoi alleati riescono a liberare dai comanchero una ragazza, e ora non rimane loro da salvare che Tesah, una giovane e ardente indiana che è da tempo affezionata a Tex. I due giovani andrebbero bene insieme, essendo similmente determinati nelle loro azioni, nonché sprezzanti del pericolo, ma il fato ineluttabile (o il destino umano?) deciderà diversamente.
Ora sono rimasti con Tex soltanto i due ex disertori e il nostro eroe decide che occorre presentarsi direttamente nella tana del lupo, il temibile generale Ortega, capo di una masnada di bricconi rivoluzionari, essendo questo l’unico modo per liberare la bellissima squaw.
Il capo dei comancheros, Don Felipe Contreras, riconosce però il nostro eroe. Per motivi strategici che s’inventa lì per lì, uno dei due disertori colpisce a tradimento Tex con la colt, facendolo svenire. Compiendo tale vile atto, egli salva al momento se stesso, il suo amico e crea le necessarie condizioni perché la Storia possa compiersi.
Ora la banda è al completo (con Tex che giace all’interno di un carro, ormai ridotto a uno straccio, frustato com’è stato dall’efferato generale) ed è diretta a trovare un fantomatico e inesistente tesoro, che permette ai nostri eroi di proseguire l’avventura fino al suo termine. Ora la probabilità di Tex e dei suoi pard di salvare la pellaccia propria e di quella dell’indiana è (quasi) ridotta al lumicino, quanto basta per continuare a confidare nel (quasi) impossibile.
Dopo una serie inimmaginabile (del resto splendidamente raccontata da Boselli e magistralmente disegnata da Brindisi) di avvenimenti che hanno (quasi) dell’incredibile, nell’ultima vignetta i due simpaticissimi e ormai innocui ex desperado, paiono spiaciuti di salutare Tex. Uno dei due gli dice: “… che non avremo mai un Jefe migliore di Te!” e l’altro aggiunge: “Hasta siempre, Tex!”
Hasta sempre, amigos!
Fu mai sconfitto il ranger più celebre della storia fumettistica? (Quasi) mai. In realtà, nel Tex n. 99 del gennaio 1969, intitolato appunto La sconfitta, egli conobbe l’onta della polvere, ma poi si scoprì che il suo avversario aveva barato. La rivincita di Tex fu, ovviamente, micidiale.
Egli, per me, è il signore incontrastato del (quasi) inverosimile, alla ricerca del quale egli pare rischiare ogni volta il tutto per tutto, riuscendo ogni volta a rinvenirlo, per quanto sia sepolto sotto la sabbia del deserto o accuratamente celato all’interno di una grotta buia e misteriosa.
Written by Stefano Pioli
Bibliografia
Mauro Boselli, Bruno Brindisi, Tex Willer – I due disertori, Sergio Bonelli Editore, 2022