“Sei Castelli del Cilento tra storia e leggenda” di Maria Luisa Amendola: una strabiliante cosmopoiesi

Le rovine storiche assurgono a fonte d’ispirazione, alimentando un’urgenza di narrazione che si contrapponga all’inevitabile Panta rei, l’eterno fluire del tempo.

Sei Castelli del Cilento tra storia e leggenda di Maria Luisa Amendola
Sei Castelli del Cilento tra storia e leggenda di Maria Luisa Amendola

Sono proprio tali rovine che Maria Luisa Amendola (nata a Palinuro di Centola (SA), il 21 agosto 1939) sublima ad opere d’arte, suggellandole nella loro traslazione narrativa in un eterno istante intriso di significanze e contenuti storico-archeologici.

“Girando per quel pezzetto di terra del sud Italia che si chiama Cilento, osservando paesi e piccoli borghi, provo un’emozione sempre nuova, straordinaria, unica, che mi astrae dalla realtà e mi porta in epoche lontane.

Nella bella stagione, la luce, la trasparenza del cielo, i colori dell’alba e del tramonto, la ricca vegetazione spontanea che si arrampica ai costoni scoscesi delle colline e dei monti, e nella stagione invernale il grigio delle nubi e le tempeste, il fragore del mare, le onde superbe che si frangono sugli appicchi della costa, danno a questa terra un tocco di particolare bellezza. I ruderi dei castelli che si trovano in quasi tutti i paesi cilentani “vivono” in questa natura ancora incontaminata. Le loro torri, le loro mura, lontani dal rumore del mondo, sono testimoni silenziosi ed eloquenti di un passato pieno di fascino. Si avverte un’atmosfera misteriosa in cui storia, tradizione, mito e leggenda riemergono prepotenti nell’ immaginario di chi vi si avvicina.”

Scenario degli eventi è il territorio a sud di Palinuro, i cui confini sono definiti dai corsi del Lambro, del Mingardo e del Bussento.

Il libro “Sei Castelli del Cilento tra storia e leggenda” (Casa Editrice ECI – Edizioni Culturali Internazionali, 2021) è l’apoteosi e la sublimazione di questo territorio, in cui all’ aderenza storica si accompagna il meraviglioso, la fantasia.

Non c’è limes tra i due mondi: la storia apre le porte alla leggenda, sancendo la compenetrazione tra le due dimensioni adottate (quella reale e quella fantastica), consacrando questo territorio a luogo mitico e instillandovi nuova linfa: Maria Luisa Amendola con quest’opera ha realizzato una strabiliante cosmopoiesi, connubio di verità e fantasia.

La lettura suggestiva immerge immediatamente i lettori in un’atmosfera onirica ma al tempo stesso storicamente realistica.

Una “promenade” tra luoghi non più esistenti, ma evanescenti, seppur tangibili agli occhi della mente, definendo i contorni di un’atmosfera atemporale e visionaria.

Questi luoghi diventano la trasposizione di sogni realistici calati in una dimensione sublimata a mito, archetipi primordiali di luoghi di aggregazione umana che vengono riportati in auge, insieme di memoria, di segni e di un linguaggio: luoghi di “scambio”, scambi di parole e ricordi.

Castel dell'Ovo
Castel dell’Ovo

Man mano che si procede con la lettura si prende confidenza con un’architettura narrativa che ci parla di tempi che furono e non sono più ma a cui Maria Luisa Amendola conferisce nuova forma.

Gli eventi vengono narrati con uno stile che si modella in un’armonica tessitura e che tinge di fiabesco le varie microstorie raccontate, che pullulano di personaggi evanescenti, di cronotopi surreali, di atmosfere rarefatte ed eppure reali, evocatrici della Storia.

Evocare un paesaggio celato, instaurando il dialogo con le sue evidenze, significa perseguire l’unità e la parentela tra le cose e gli esseri viventi lungo la diacronia del tempo. Solo così è possibile far rivivere la storia, ed è questo il merito di Maria Luisa Amendola e della sua opera: l’arcano si realizza qui in fiabe vicine alla sensibilità moderna.

 

Written by Manuela Muscetta

 

 

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