Le métier de la critique: il linguaggio amoroso di Saffo
Presenza impalpabile, protesa a diventare l’irrinunciabile mito inequivocabilmente femminile: è Saffo, la prima figura di poetessa che ravvisiamo nel panorama letterario della Grecia antica e che viene comunemente collocata in un canone determinato dai più celebri scrittori antichi insieme ad Alceo, Alcmane, Ibico, Pindaro, Anacreonte etc.
Fu proprio grazie a questa sistemazione che la poetessa trovò diffusione a Roma. Ma un adeguato riconoscimento le fu valso soltanto nel I secolo a.C., secolo che tra l’altro vide la definizione di alcuni generi letterari caratteristici.
Nacque intorno al 630 a.C. e ciò che di lei conosciamo ci è fornito da frammenti desunti dalla tradizione indiretta o da papiri.
La sua vita appare inscindibile dal suo magistero nel tìaso, l’istituzione rigorosamente femminile nella quale Saffo svolgeva l’attività di educatrice.
Affluivano al suo interno fanciulle di buona famiglia provenienti dall’isola di Lesbo e che intraprendevano un percorso finalizzato a renderle abili nel padroneggiare tutte le arti e poter così meritatamente convolare a nozze.
Tema portante della sua attività letteraria è l’amore, autentico deus ex machina delle sue poesie.
“Tu, o beata,/ sorridendo nel volto immortale/ mi chiedesti quanto soffrissi ancora e perché/ ancora ti invocassi/ e cosa mai volessi nel mio folle cuore:/ ‘Chi ancora devo condurre al tuo amore?/ Chi, Saffo, ti fa torto?/ Perché, se ora fugge, presto inseguirà,/ se non accoglie i tuoi doni, ne offrirà,/ se non ti vuole bene, presto te ne vorrà,/ anche controvoglia’./ Vieni a me anche adesso, liberami/ Dai pensieri angosciosi e quanto il cuore desidera/ Che si compia, compilo, e tu stessa/ Sii mia alleata”.[1]
Anche il lessico e la sintassi sono esemplificativi di questa comunicazione intima e inerente agli affetti, realizzandosi difatti in uno stile delicato e piano.
Altri elementi ricorrenti e caratterizzanti sono:
l’espressione in prima persona che si traduce nella costante presenza dell’io poetico e dell’io lirico e che ribadisce l’impressione che si stia discorrendo di qualcosa di afferente alla sfera personale;
il tema dell’amore indagato in tutti i suoi accenti e risvolti;
l’ubicazione nell’orizzonte femminile di ogni aspetto;
l’uso del dialetto eolico, il cui utilizzo diviene un tratto distintivo della sua poesia.
“Mi sembra che pari agli dèi sia/ L’ uomo che di fronte a te siede/ E accanto mentre dolcemente parli/ Ti ascolta/ E amabilmente sorridi. Questo davvero/ Il cuore in petto mi sconvolge,/ perché appena ti vedo subito la voce/ mi viene meno,/ la lingua mi si spezza, un sottile/ fuoco subito mi scorre sotto la pelle,/ con gli occhi nulla vedo, rimbombano/ le orecchie,/ un sudore freddo mi scende addosso,/ un tremito tutta mi prende, più verde dell’erba/ sono, che poco manchi a morire/ sembro a me stessa./ Ma tutto si può sopportare, perché…”[2]
È innegabile quanto la poesia di Saffo abbia avuto un ruolo primario nella delineazione del repertorio espressivo e rappresentativo di tutto ciò che attiene alla categoria dell’amore, della grazia e della bellezza nella cultura occidentale assurgendo, ancora oggi, a modello intramontabile.
Written by Manuela Muscetta
Note
[1] Ode ad Afrodite.
[2] Ode della gelosia.