Contest letterario gratuito di poesia “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso”
“Ho scritto di te stanotte/ Ho composto una poesia mal scritta/ Fatta di lettere capovolte/ Errate cieche assertive questuanti/ Ho scritto asciutto e diluviato/ Ho scritto/ dopo aver vagato come una migrante/ fra poesie non mie/ che avrei voluto scrivere io/ […]” – “Il vizio di scrivere”
Regolamento:
1.Il Contest letterario gratuito di poesia “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso” è promosso da Oubliette Magazine, dall’autrice Antonietta Fragnito e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Tema libero.
2. Articolato in una sezione:
A. Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio:
N° 1 copia del libro “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso” di Antonietta Fragnito edito nel 2022 dalla casa editrice Tomarchio Editore.
Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 10 aprile 2022 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in chief)
Antonietta Fragnito (Poetessa)
Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)
Filomena Gagliardi (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)
Katia Debora Melis (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)
Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:
https://www.facebook.com/OublietteMagazin
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
Accetto il regolamento Susanna Mastino
Stella polare
Stella polare di rara bellezza,
mi conquisti, mi abbagli col tuo chiarore.
Stella polare perfetta e surreale,
non nasconderti e fatti ammirare.
Stella polare adorni il cielo notturno con la luce dei tuoi occhi e con gioia mi sorridi.
Stella polare cangiante e intensa,
cancella i miei timori e questa notte splendi fiorente e senza fine.
– Accetto il Regolamento Franca Palmieri
L’odore acre della notte
L’odore acre della notte
che avanza
induce a tardare
a non voler entrare nel sogno
distante è lo sguardo sul mondo
vicino il freddo che percorre le dita
e i passi stentati provano a salire
cercando uno spicchio di luna
piccola luce di un’anima in pena
scorrono suoni sfocati
nell’aria nebulosa
fino al vuoto che circonda
la paura
e lì cadono
incapaci di dire quanto è bello
il miracolo dell’amore.
Inedita 24 Giugno 2020
L’inviata
E poi, non hai tempo, per truccarti e farti bella, sei in luogo di guerra, con la troupe a farci sapere, a farci vedere le atrocità di una strana umanità. Rischi d’esser presa, rischi di essere colpita, e noi seduti in salotto a fare commenti, a fare gli strateghi, quelli che capiscono e giudicano. La trincea mi è così lontana, e io mi sento vicino a te, con il cuore a pezzi e la voglia stretta nei denti nel sentirti dire che tutto è finito, e può tornare la vita.
– accetto il regolamento
Angelo Napolitano
Accetto il Regolamento
VENDEMMIA
E tutte le mie fate, quella sera,
posate le ghirlande sul gradino,
si sono mescolate alle mie labbra,
alle mie braccia, quasi rinverdite,
e tutte… oh si… ma proprio tutte insieme
le ho baciate… E prima di dormire
ho detto loro: “Fate fare frutto
alla mia vita, al mio sorriso vivo
ed alle aspre lacrime cocenti;
al seme macerato nella terra…
Vado a dormire. E voi… non ritardate
a scorgere il fiorire dei miei semi,
lo scorrere del mio sorriso pieno,
delle carezze… piano… sulla fronte…
Vi sto nel sangue, e vivo insieme a voi.
La buonanotte ve la do così,
immersi tutti in un dolore antico,
che spacca il cuore e lo sparpaglia in cielo…
e aspetta che la pioggia della vita
in terra lo riporti a fecondare
quelle ghirlande messe sul gradino…”
Così, spremuti gli acini dell’uva…
possiamo condividere il buon vino.
Stupenda poesia, bellissimo il titolo.
“Oh sì … tutte insieme le ho baciate …
“E tutte le mie fate, quella sera … ” di quale sera parli?
Grazie. “Quella sera” è (sarà) l’ultima. Mi vado preparando, e vorrei anche preparare gli altri; dare loro una chiave di lettura positiva della “Vendemmia”.
Complimenti!
Mi piacerebbe leggere qualcos’altro di te.
Anche a me farebbe piacere altro di te. Amministro il Gruppo “Arte.. parole & poesia”. Lì trovi altre mie cose. Grazie
DISTANZE
I tuoi passi sono nebbia nei miei pensieri
Come gocce che sciolgono questo canto
Spremo ancora il seme per l’ultima stagione
Mentre la danza dei ricordi inizia
E poi sento i suoni lontani e distinti
maleodoranti di infinito amore
con le case che si svuotano alle paure
e la voglia scatenata che incalza
Le poesie sono sterili amanti
che disseminano nuove voglie
creando il vuoto nelle distanze
mentre il meglio deve ancora venire
Reduce dal mio tormento
desidero ancora e ancora
impigionando i saggi in bottiglie di vetro
mescolando il vespro con l’infinito.
Potresti finire così
con le mie note chiuse e le mani vuote
e invece celebri nuovamente il mio amore
con lenzuola sporche di poeti scalzi
sulla città silente si sirene e campane
che mordono il passo sul finire di un giorno perso.
Patrizia Arace
dichiaro l’accettazione incondizionata del regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016).
PARLAMI
Oggi che sono pronta ad ascoltare parole nude.
Non narrarmi di capelli lunghi
né di fianchi piccoli e sodi
né di sguardi appassionati
né d’impetuosi amplessi.
Adesso
Che un vento tenue
accompagna questo amore
verso la linea orizzontale
Parlami delle rughe, dei seni cadenti,
dell’abbraccio gelido della malattia.
Parlami della forza dei vecchi tronchi
che ancora tendono i rami verso la luce.
Parlami del granello di sabbia
che nell’ostrica si ciba di tempo
per raggiungere la bellezza.
Ti prego
Lascia che il fiume del passato
scorra nell’alveo dei ricordi.
Adesso
Che ho tolto tacchi a spillo
e abiti troppo stretti
Servono parole di seta
per aprire nella nebbia
percorsi di vetro.
– accetto il regolamento
Ines Zanotti
Accetta il Regolamento
“Grazie Natura!”
S’alza il sole di un giorno nuovo,
mi guardo allo specchio e chi ritrovo?
Pelle pulita, vellutata, riposata:
del tuo aspetto sono ammaliata.
Se poi m’arrabbio e imbroncio
ti abbruttisci, mi sento uno straccio.
a volte sei vanitosa, ti metti in mostra,
dal pennello del trucco diventi luminosa.
Che bella sensazione accarezzarti
coccolarti, massaggiarti e…amarti!
Cara pelle, fai parte della mia vita
sei il primo vestito donato alla nascita.
Ora stai invecchiando e ti ammiro
coraggiosa mi difendi dal tempo crumiro…
In codesta poesia racchiudo tutto il bene:
“Grazie di cuore alla Natura”
per la mia pelle e il suo gene!
Fanciullo di guerra
La notte in cui tutti dovrebbero godersi
un sogno dovunque in un sonno qualunque
un attacco imminente paventa il nemico perso
in un mare, in un cielo ormai non più terso
crudele e vigliacco chi causa il tuo sguardo pietoso
disperso nel vento di un tempo ormai uggioso
rumore assordante di bombe malvagie
lanciate a capocchia a colpire chiunque
battaglia senza nome, senza lode
perversa e avversa ad un mondo normale
empio tiranno , tristo sciacallo che
fai cadere lacrime ormai asciutte
in un viso bagnato
dalla pioggia che cade
noi da lontano ascoltiamo il tuo urlo muto
dalla troppa distanza ma tu non rimanere mai sordo
al nostro pregarti di donarci il perdono
per questo tedio gioco che gli uomini miseri adulti
chiamano guerra.
Alessio Asuni
Accetto il regolamento
CUORE MIO
Se tu mi ascoltassi,
invece di metterti i tamponi
nelle orecchie,
ci sarebbe intorno un dolce sussurro
di fiori in boccio.
Il mormorìo di ruscelli festosi.
Un fruscìo di farfalle in volo.
Il silenzio abbagliante dell’arcobaleno!
Ma tu non odi,
la tua apatia ti trascina
in un gorgo senza uscita
e nuoti nelle viscere pericolose
di cascate violente
che vogliono annegarti.
Butta via i tamponi Cuore mio!
Ascolta il vento
che muove le onde
e i fili d’erba del grano
che sfameranno il mondo!
Ascolta la pioggia che lava
tutte le impurità
e nuota nel fiume che porta
alla riva di tutti i giorni
costruiti nella pace e nella fraternità.
E l’amore?
È qui, nel cavo delle mie mani,
prendilo e ascoltami se puoi!
– Accetto il regolamento
Meraviglioso concorso. Augurissimi e complimenti vivissimi!
Mi hai insegnato a dire “ti amo”
come se fossero le parole
più semplici al mondo.
Che l’amore nasce
nei modi più strani,
tra le persone
più diverse.
Che tutto il resto, poi,
non conta più.
E che, se non ti avessi trovato,
ti avrei rimpianto
per tutta la vita.
© Daniela Giorgini – Accetto il regolamento
Oggi (titolo)
Si chiudon le brame del buio di chi
dipinge la vi-
-ta di bri-
-vidi dolci, come l’affetto che fendi
sui bi-
-sogni con i grandi
fuochi dei cupi
custodi,
della fi-
-bra benché si-
-a in
faccia alla paura che cura sghemba gli
abbagli
dove vi-
-bra in-
-finita oggi. La vi-
-ta umana. La in-
-certa. Ma ancora di
più. Sì.
Molto in-
-tensa in
fondo. Tu. Oh sì.
Questa, Conforto. Di
più.
– accetto il regolamento
Fiorella Frandolic
Accetto il regolamento
Ho comprato una borsetta nuova
è grande, con tanti scomparti,
c’è posto per tutte le mie cose
pettine portafoglio telefono foto.
Ogni sera la vuoto
per meglio sistemare
gli oggetti da portare.
Mi hai regalato un’agendina
dove scrivere i miei appuntamenti
aperitivo con le amiche
un film dentista
andare da mia madre.
Ma come le giornate che scorrono
è un ordine fittizio
non sono brava
a mettere punti fermi
confondo le tasche, sbaglio le date.
Che bello sarebbe un mondo
senza bisogno di pesi
da portarsi dietro
e i giorni liberi,
colmi solo di sorrisi e di sole.
angela rosauro
accetto il regolamento
il peso della libertà
ritto lo sguardo di luce riflessa
rimbalza fendente
di libertà mai donata
né volge alle minute chincaglie
memorie di tramaglio destino
si alza in volo ha le ali e ingegno
inciampa il coraggio e il respiro
ad andare per rupi per lupi
il tumido ansito s’infitta
al passo mai domo
di nero di sterco di ardito volo
di tutti gli uomini soli e nudi
puranco in india o su per le vene
in solitario equilibrio invece stiamo
Accetto il regolamento
TVILLINGLÅGOR
Vortice che libero trascendi
dall’antico spazio in te previsto,
sfiorando quei vertici che t’affiancano/
per poi con essi ascendere
nel Cerchio che tutto comprende,
sai bene di dovermi la vita,
conosci alla perfezione quel trascorso momento/
in cui io con lui fummo Uno,
giocando ancora quel sapere
che la coscienza non ignorava.
Se ti guardo… son sola!
Venti universali ogni memoria
han trascinato via
e il tuo persistente rollio
ora solo per me si stringe.
Fiamma che avvolge,
dolore che ritorna,
certezza assoluta d’esser sì desta,
ma disperatamente prima
che lui lo sappia!
FUOCHI D’ARTIFICIO
Piovono come bombe
fuochi d’artificio su
bambini in un plenilunio d’estate.
– –
Angelo Bonanno
si accetta il regolamento
L’IRA
L’ira dilania cuori
di insensibili membra
nutrendo con rancore
anime dimenticate.
Sorride la tristezza
di fronte a tal furore
d’incenerito amore
che il vento soffia via.
La rabbia è il focolare
dove l’ira si nutre
fulcro di un sentimento
che alla vita sfugge.
L’ira è in ogni essere
che la forza del cuore
dovrebbe rinnegare
se muove distruzione.
L’ira è un’arma impropria
che in mano al maligno
attecchisce mettendo profonde radici…
ed è la fine…
– Accetto il regolamento
FINOCCHIARO JOHANNA
Accetto il regolamento
LA DANZA
Le stelle filanti danzano,
nuotano libere di vanità
Sono pesci in una boccia,
un palco antico di verità
Il vetro si è scheggiato
ma ne riflette ancora l’ego
Impronte di marmellata
Calco quella terra, incantata
E lì annego
Senza sosta e senza veleno,
sbattono i piedi le stelle filanti
La testa si stacca
Voglio danzare con loro
il tempo di un attimo
Mario Badino. La poesia è edita («Santificare le feste», END 2019). Accetto il regolamento.
LA FRETTA
E la lentezza sola | potrà salvarci dentro
– credi anche tu nel mito della fretta? –
Percorreremo a piedi | le strade cittadine
e, superata l’ultima cintura,
l’asfalto di campagna | sopra le buche vecchie,
nel sole e nel rumore di cicale.
E, misurando a piedi | lo spazio in cui viviamo,
noi ci riapproprieremo della terra,
portando ai nostri piedi | la pista che i furgoni
calpestano veloci con le merci:
gli osciàni, gli ipercòpi, | i re merlini pieni
non sono mai sembrati così vuoti.
Le dieci. Esterno giorno. | Riprendo dalla terra:
l’inquadratura coglie un poco d’erba,
appena qualche ciuffo; | più in là il parcheggio pieno
con la sua latta colorata in mostra.
Mi giro verso i campi, | cerco presenze amiche
oltre lo sporco dei rifiuti sparsi
e vado in là, testardo, | verso gli ulivi grandi,
le strade immaginate in mezzo ai tronchi,
i lunghi corridoi | invasi dalla luce.
È giorno pieno come poche volte
e, camminando, sudo | la mia insoddisfazione,
la caccio via dai pori della pelle.
Ora del pomeriggio. | Perché imbrunisce presto
e il freddo di quest’ora non dispiace:
pare che porti pace | alla mia mente scossa.
Riporto i passi svelti verso casa
e godo delle luci | della città vicina,
ignara del mio affetto smisurato.
VERSO IL MARE APERTO
Come un fiume in piena
Abbatto gli argini che il pensiero impone
Nulla mi può fermare
Né orgoglio, ne giudizi e pregiudizi
Continuerò imperterrito
verso la meta prefissata
Giungerò sporco e insanguinato
Ma poco importa
Mi laverò di ciò che è stato
sfociando in mare aperto
E non avrò paura se non so nuotare
Dalle onde mi lascerò trasportare
Attraverso questo lungo viaggio
che saprò consapevolmente affrontare
GIAMPIERO FENU
Accetto il regiolamento
Ti ho amata
tutta,
dalle cime delle tue montagna
al fondo del tuo mare.
Ti ho amata
sempre,
lungo i corsi delle tue cicatrici,
sopra i tuoi alberi
e fin sotto le loro radici.
Ti ho amata
tutta,
lungo i sentieri dei tuoi boschi
e dentro i tuoi rifugi.
Ti ho amata
sempre,
oltre le nuvole delle tue giornate,
fino al sole delle tue risate
e ancora oltre
verso l’infinito nei tuoi occhi.
Ti amo
sui rilievi dei tuoi nei
e nelle valli delle tue gambe
ove cavalcano i miei fianchi.
Ti amo
tutta,
oltre il clamore del successo,
oltre il rumore degli applausi.
Giuseppe Caristena
Dichiaro di accettare il regolamento del presente concorso.
Visione Marina
Mormorio che suscita sana agitazione
Audio che senza filtri solari diventa ossessione
Ha schiuma col biglietto di sola andata
Ma torna a casa per lavare i bianchi sassi
Tragitto obbligato per chi è isolano
che piange quando parte
E quando non può partire
Fa fuggire la tristezza dai cuori afflitti
E vuota le tasche con i prezzi degli affitti
Ci vado d’inverno per vederlo e sentirlo
Però ogni volta l’anima riempie
Che oscilla cadenzata come il suo moto
Fino a colmarla di sale perché duri
Il mare fa come gli amici che
Al caffe mancano
quando devono pagare
invade il tuo giaciglio
Ti allontana dallo scoglio
Onde per cui è doveroso rispettare il mare.
– accetto il regolamento
INNO ALLA PRIMAVERA
E la primavera si veste/
si orna di verde ed esce/
Di fiori si agghinda/
meravigliosi come su tela dipinta/
Profumi nell’ aria diffonde/
come solo lei sa fare, d’altronde/
È allegra, ricca, entusiasmante/
e, dopo l’ inverno lungo e prostrante,/
agli occhi ridona luce/
e all’ animo distensione e pace.
– accetto il regolamento
Libertà
Scrivo il tuo nome
su, su nel cielo
nei lembi d’azzurro
dove si posano i miei occhi.
Porgimi la mano
lambirò le nubi,
senza te sono un bimbo senza memoria
con le favole sotto la cenere.
Porgimi la mano
quando sarò stelo d’erba
che cerca il suo sole.
Non fuggire
nella profondità del mare,
non morire nell’onda,
l’anima mia la cavalca
e riempie la vita col tuo nome.
Libertà donami ti prego
un frammento ribelle
da mettere addosso come un vestito.
Giuseppina Carta
Accetto il regolamento
IN FACCIA TI RIDO
Accumulo
croste di fiabe
messi di melme cromate
da inconscio manipolate
un bene sciagurato che anela
l’arcano della dannazione
mentre scendo nel buco a rovescio
con sorriso su labbra dementi
prendimi cielo sgraziato
la mia tinta vinaccia ti dono
prendimi ora
che turpe mi fotto l’aurora
su prati di muse sfiorite
di linfe seccate alla fonte
in faccia ti rido.
– accetto il regolamento
l’accetto il presente regolamento e autorizzo al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Risacca
Arsura, canicola
e plastico sudore
in questa triste Estate.
Se solo vi fosse filo
d’una brezza sottile
che arrivasse fino a te,
a scompigliarti insolente
i morbidi capelli
e me ne restituisse
il lontano profumo:
una timida risacca
di notturni silenzi
forieri di verità
al mio cuore ormai lasso.
E mentre l’alta luna
veglia algida sovrana,
piano respiro incerto
l’anelito dei tuoi sogni …
IL TANGO
Il Tango attraversò la sala e si inchinò
davanti alla Mazurca. «Balliamo?» le chiese.
Lei si alzò e danzò con lui un ritmo ternario,
infilando a gancio la gamba tra le sue.
La Foglia sentì il picciolo che tremava senza sosta
e mentre si staccava disse al Ramo: «Ci spogliamo?»
prima che il vento la volasse via.
Arrivò planando a terra senza udire la risposta.
All’Arancia del giardino, mentre il contadino
appoggiava la scala: «Limoniamo?»
chiese succoso e temerario il Mandarino.
Si incontrarono, fianco a fianco, nel cestino.
Ancora piegata, la Coperta aprì l’armadio,
si avvicinò al letto con passo languido
e disse al Materasso: «Mi stendo?»
e si andava srotolando profumata, e nel frattempo
una dietro l’altra saltavano le molle, all’impazzata.
Il Piede destro mise un calzino di seta trasparente
e disse alla Scarpa di camoscio: «M’infilo?»
Anche la sinistra allentò la stringa, quando la destra
piego la sua linguetta per l’entrata.
Il Sassofono, mentre il maestro si accingeva
a dare inizio al concerto, fece l’occhiolino
alla Tuba bassa che gli stava accanto
e le chiese col bocchino: «Trombiamo?»
Appoggiata allo stipite della porta, la Scopa
vide disteso il Pavimento della cucina, pronto.
Il tavolo, le sedie e perfino il quadro
della natura morta appeso alla parete
trattennero il fiato. «Sono stanca»
disse stremata la ramazza «per oggi ho dato»
(Ah, l’amour!)
– accetto il regolamento
Francesca Giustini
IL MARE ALLA TUA CASA
Scenderò le pendici dei tuoi occhi
dalle rupi dell’iride filante
e cadranno pensieri in trasparenza
nei veli della luce che fonde il tuo viola
fra getti d’onde scivolerà lo sguardo le sue schiume
e porterà i suoi fiori alle pupille
Catturerò le stelle alle burrasche
e dagli abissi raccoglierò le lune
scendendo le cascate dei tuoi occhi
e dal mio cuore cadrà acqua che canta
e porterò sui flutti il mare alla tua casa.
Accetto il regolamento
Bellissima. Delicata, Arguta. Spiritosa. Fantasiosa. Sfugge agli schemi consueti; la mia lettura termina con un sorriso, e con una riflessione che mi è consueta: Tutto ciò che attrae e verso il quale c’è attrazione può rendersi strumento per fare esperienza col sacro. In genere mi riferisco a due corpi umani, dello stesso sesso o di sesso diverso; il più delle volte, stante il mio genere maschile, dico che Donna e Cattedrale sono luoghi sacri nei quali e per i quali si può vivere l’esperienza del sacro. A ben riflettere, è una legge universale, a cominciare dall’attrazione tra Luna e Mare.
Vincenzo e Mara
E mi si ferma l’anima,
non più tu a battermi nel cuore,
io, il tuo alito,
tu, la mia pelle,
noi, l’amore dentro la carne,
dentro,
dal momento in cui il cielo m’ha trafitta.
Quella speranza, che io non sono,
con morbide lettere ha costruito un nome,
e tu, in me, ma lontano,
così nascosto da poterti solo sfiorare.
Il primo gioco segreto,
con le mani mi carezzavo aspettando l’attesa,
così certa di vita,
così sottile luce,
ma tu,
difficile da trattenere,
del paradiso ti sei fatto raggio
nel distacco impossibile del sangue.
E vorrei tenerti in grembo come un fiore.
(Monia Minnucci, accetto il regolamento)
MIRIAM BRUNI,
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Quanti brutti incontri
ci evita la sorte.
Ma quante perle
rigettate in mare
per non saperne
riconoscere il valore,
non accettarne
fino in fondo
l’inedita funzione.
Basta armamenti !
Vorrei sentire qualcuno (finalmente)
a gridare forte : “basta armamenti” !
Vorrei vedere i capi di stato
a fare qualcosa di giusto una volta tanto …
a ribellarsi … ad arrabbiarsi …
a incavolarsi come si deve
contro coloro che creano certe porcherie …
contro chi ammazza la gente …
anche (e quasi sempre) quella che non c’entra niente !
Sentir dire ancora nel duemilaventidue
che si stanno ammazzando tra fratelli …
gente sicuramente creata nemica senza ragione
da un qualcuno senza cuore …
con in testa solo interessi …
solo denaro e solo colpi di cannone !
Qualcuno che addirittura si diverte
a far demolizioni !
Poveri noi che concia …
poveri noi in che mondo viviamo …
e poveri i nostri giovani … che sono si il nostro “futuro”
ma che si ritroveranno tra le mani
un mondo rovinato da un’altra inutile guerra
voluta da gentaglia che nella testa
sicuramente non hanno il cervello …
hanno dentro solamente
(molto … ma molto sporca)
cattiveria mischiata con solo ghiaia e terra !
Accetto il regolamento
La fine della rosa
Ramingo peregrinavo alla ricerca del farmaco della vitalità,
-steso all’ombra di una palma- nel mentre
l’occhio del sole fissava le mie tenui tracce
ed una pioggia rosa attutiva le ancestrali pene.
Girovago andavo alla questua
del perdono per le passate nefandezze
con gli occhi languidi per impietosire i giudicanti.
Ma nulla si compiva ed era giusto così.
A tentoni mi spingevo per un universo
ai più sconosciuto, scontrandomi immemore
con l’azzurrità delle galassie infinite.
Mi è capitato di vedere miriadi di stelle cadenti
senza esprimere fatui desideri.
Mi è capitato di cadere senza che alcuno
mi tendesse la mano con gestualità amicale.
Alla fine del percorso come dono
forse impietoso urlava il vento soffiante
della vita eterna sedotta ed inerme.
E giunse così il destino puerile
del pianto di dolore a decidere l’ignara sorte
-per la vita e per la morte-
di una turgida rosa falciata
e sulla terra incolta abbandonata.
Dichiaro l’accettazione del Regolamento: Michele Pochiero
Un’altra primavera
Un’altra primavera e’ nell’aria
e dentro il cuore
germogliano i pensieri fluttuano tutti’intorno
e nell’anima,
incipit di sogni e speranze
sopiti dall’ora ingrata
nel tempo avverso,
rinascono ai nuovi colori
vestiti di luce riflessa
nella stagione promettente.
Quanto dolore
ingoiato con la polvere
e quante ferite bruciano,
mancanze, perdite, desolazione
e fiumi di parole
alla deriva,
si nuota a quattro braccia
per rimanere a galla.
Ma verra’ presto un momento
un ora speciale
dove le tenebre si dilateranno
il giorno schiarira’
e le parole voleranno alte,
sopra un campo variopinto,
in un cielo terso
attraversato solo da uno stormo di rondini.
Accetto il regolamento
CALDO
è una notte calda
Non riesco a dormire
Non so dove stare.
Provo a uscire di casa
La notte è bellissima
C’è un poco di fresco.
Nonostante sia tardi
Bambini lontani
Gridano, giocano:
Un ricordo mi assale.
Guardo in alto
Neppure una nube.
Provo a contare le stelle
Ma ce n’è sempre
Una che manca.
– accetto il regolamento
Nella giornata mondiale della Poesia dedico questi semplici versi a tutti i miei amici Poeti e a tutti coloro che credono nel potere delle parole e della loro forza.
Le parole hanno un peso sempre,nel bene e nel male…
Le parole possono uccidere, illudere, accarezzare :facciamone sempre un buon uso,
perché c’è ancora chi nelle parole semplicemente ci crede
SIAMO TUTTI POETI
Siam tutti poeti
non lo sappiamo
finché un bel fremito
ci prende per mano.
In molti mi dicono
“Perché sprechi tempo
a scriver parole?
È cosa futile,
senza valore!”.
Altri mi guardano
con aria smarrita
se parlo di Sogni,
di versi, di vita.
Un giorno
un signore
con aria arrogante
mi disse:
“Poeta non servi,
le ricchezze son altre!
Non servono i versi,
son solo utopie,
il mondo non cambia,
non dire eresie!
Rassegnati e inchinati
al Dio denaro,
è l’arrivismo
che porta lontano.
Gli amori che canti
i fremiti, il mare,
son chiacchier scontate
lasciale andare.
Svegliati illuso,
straccione, poeta,
posa la penna,
cambia la meta.”
Dopo che accolsi
con pena nel cuore
il vuoto e l’amaro
di quelle parole,
notai sul suo viso
quel brutto colore,
di chi usa proiettili
e non le parole.
Così sorridendo
con gentilezza
l’ho ringraziato
per tanta saggezza:
“Mio caro amico
sai che ti dico?
Forse hai ragione!
Il mondo è dei ricchi
di chi si crede padrone.
Adula sempre
il tuo amato denaro
illuditi pure
che ti porti lontano.
Sai caro amico
puoi essere ricco,
pieno di donne
di case e profitto,
però è tanto triste
vedere e notare
il tuo povero cuore
che si affanna ad amare.
Non vibra, non trema,
non prova emozione,
tu sei più povero
di un vecchio barbone!
Puoi comprar tutto,
l’oro, la seta,
ma non la bellezza
dell’esser Poeta.
Io preferisco
ai tuoi ingenti guadagni
che sia la mia penna
ad accompagnarmi.
Affannati pure
col tuo guadagnare,
a noi poeti
basta il Sognare!
Adesso ti lascio
al tuo Dio padrone
io vado a godermi
un raggio di sole.
Ricordati amico
esiston le albe,
il mare, i tramonti
tienilo a mente
mentre fai i conti!
Esiste la vita
con la sua essenza
non farti uccidere
dall’apparenza!
Mariella Foggetti
Accetto il regolamento
IL COLORE DELLE NUVOLE
E’ nell’aria,
stagione di nuvole maestose,
astri luminosi
che incantano la mente,
sognatrice temeraria.
Tutto è in quella materia
impalpabile, e niente.
Nell’aria rovente
come bianche statue
le nuvole accarezzano
le cime dei monti e l’orizzonte.
Paesaggi di acqua, di mare,
di foreste;
nubi grevi, altissime,
tra l’ondeggiare delle fronde.
Cielo sfumato di rosso, o di rosa,
gregge di pecorelle,
nell’aria luminosa.
Paola Cuneo
Accetto il regolamento
Accetto il regolamento, Roberto Marzano
FIGLIO DI UN DISTICO
Sono figlio di un distico
d’infradiciate metafore
particella mutante
sinestesia persistente.
Coniugato all’incerto
di elegie basculanti
sillabeggio beffardo
scavando fosse comuni
zeppe di anafore e accenti
condizionali condanne
al verseggiare perenne
‘ché l’aggettivo straborda
sopra gerundi ammaestrati.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
DAL BUIO CADENTE
Velati gli occhi,
già vecchia fanciulla
dal mutile intero scolorito,
mi lascio bagnare dal buio
cadente, freddo e sottile,
ai bordi di un’alba impagliata.
Davanti a me,
ombra scissa dal cono della vita,
un pulviscolo d’anima,
in vertigine, rasenta
il cieco albore colloso di sole,
senza far rumore.
Vorrei essere ebbra,
e dalla matassa nero-grigia del tempo
scivolar via, guizzando,
lungi dal futuro che muore con me,
la mente sospesa,
con te, qui e nell’ore eterne.
Così, carta straccia vogliosa,
svolazzo, incipriata la bocca oscena,
sull’ossa la pelle lassa,
sfrontata molla di carillon
in moto per evocar magie,
per svellere amor da torpida foschia.
Il reame
Felici sono il re e la regina nel reame
che vivono coperti di seta e stoffe rare
negli agi del dominio e del regime
tra ori, gioielli e pietre pure.
La cultura del potere e del disprezzo
contro quella della luna dentro il pozzo.
Felice è il servitore del padrone
che ha imparato a viver nel disdegno,
a chinar la testa per un po’ di pane
e tenerla curva come il cigno nello stagno.
È la sudditanza che dall’alto versa al basso
vivere tra il lusso ma rosicare un osso.
Felice è il contadino che serve il re e la regina
fornisce cibo e vino per soddisfar le loro voglie
versa fatica e sudore per qualche monetina
e per aver diritto di poter picchiar la moglie.
È la legge astrusa dei gradi superiori
per aver autorità sui ceti ausiliari.
Felice è la moglie percossa dal contadino
che può picchiare i figli che hanno fame,
non possono studiare ma loro è il destino
d’essere felici nel poter picchiare il cane.
Ma il cane orina nei tini con il vino pei reali
e la storia ricomincia ad assegnare i ruoli.
– accetto il regolamento
Vorrei avere gli occhi
solo per la bellezza
la bocca per i baci
le mani per le carezze
la mente per la conoscenza
i battiti del cuore
per una musica di pace
le parole per una poesia.
Raffaele Di Palma
accetto il regolamento
Buio attorno
rumore di mitraglia
mi circonda.
Ma è solo
vento e pioggia
che si schiantano
sui vetri.
Oggi mi sono svegliata
e c’è il sole,
ma non per tutti.
– accetto il regolamento
TRENTA DENARI
Trenta denari
sotto Giuda impiccato,
trenta denari
tra polvere e sputi,
tenta denari d’argento
per un piccolo bacio
d’amore mancato.
Ed un corpo, ora,
dondola freddo nel vento.
– accetto il regolamento
Accetto il regolamento. Antonio CROCE
“SensAzioni”
Volo,
MesSaggero d’A.more,
Intorno al tuo Volto.
EcCelso Monu.mento!
Ai tuoi occhi
atTingo la Pur.ezza,
dalle tue la.bbra
racColgo un Sor.riso
Il C.U.O.R.E v i …b r ….a
s e n s… a…..zioni
d’ a.more. e m.orte; di r.OSE e SPI.ne.
Tra un’Alfa e un omega, il RESPI.ro di VIT.A
Fra un Sé ed un ma.
Emozioni d’a.more
soFFIano al tuo cuore
con un ce.spuglio di rose ed
una lacrima di ru.giada,
UN MONDO NEGLI OCCHI
Ho visto nei vitrei occhi diamante
d’un bambino che scappa impaurito
un mondo che lo vedeva sognante,
in cui su un drago volava spedito.
La sua bianca casa non era distrutta,
una camera di giochi piena aveva,
nel suo giardino gli alberi e la frutta,
e soltanto il mostro sotto il letto temeva.
Intatta e gioiosa era ancora la scuola,
i suoi compagni col loro bel banco.
Nessun carro armato, nessuna pistola,
nel cortile poi giocavano in branco.
D’un tratto quel cielo di tante speranze
si vide privato, divenne freddo e scuro.
Un missile, poi boati e ambulanze,
divenne incertezza il sognato futuro.
Ora quegli occhi non sono più accesi,
la guerra di martiri ha riempito le tombe.
Quel bimbo riposa, coi sogni distesi,
nel cielo tremendo urlan le bombe.
MARCO RIZZO
Accetto il regolamento
Fino alla fine del tempo
Trovarti in me
non è stata una sorpresa.
Ci sei sempre stato
solo me n’ ero scordata.
Ma da un po’Ti sento
e non ho più paura
nemmeno nella notte più buia.
Sei nel mio cuore
vibrazione e calore.
Sei aria pura
di mattini freschi.
Sei vita
e sogno di riscatto.
Luce di spade
che difendono
verità e giustizia.
Rimani nel mio cuore
che ne ho bisogno.
Tu donami equilibrio
e tolleranza.
Fino alla fine del tempo.
Vellise Pilotti
Accetto il regolamento
Che bei versi! Riecheggiano ciò che mi sento dire a mia volta; delineano una situazione che conosco da “ospitato”, mentre tu la vivi da “ospitante”. Il bello è che le posizioni sono interscambiabili. Complimenti vivissimi.
Grazie mille
E SE FOSSE SOLTANTO…?
Disforma
l’attesa a compièta
fremendo
i quietanti fonèmi di rito
giocosa ipàllage
lieta divaga
ma è vera ordalìa
de lo joco jocundo
altroché se lo è
se fàbula attenta
aurate finzioni
verbate così
ad libitum ! Sì
di ritorno però
e violenta à gogò.
Dissolta la bella
monologa sparsa
irrequieta di vento
ariosa ariosa
deambula inquieta
apolide in situ
glutendo la scorza
e abboccando
fors’anche vermiglia
se piglia
la preda di crudo
e sboccando la perfida
(oh quanto perfida
lesta pazzigna
ammesso comunque
che dura così).
E se fosse soltanto…?
Ah ma che fragile
gioco di stacco
di scorcio per ogni
propaggine a tempo
d’un brivido a passi
di breve cadenza
appunto dicevo
propaggine a tempo
di danza fuscello.
Ma sì che è proprio così
tam gaudioso tam blando
tam tam tam
bla bla blando
e però non so se
e però non so quando
e nemmanco so quanto
di sette presenze
di guitte sapienze
sapienze di guitti
smaccate finzioni
trigrammi di noia non so
costassù proprio no
ma so che per ogni
gridino-civetta
gridaccio perdunque
di notte mi passa
un efèbo assonnato
nel grembo matrigno
tam gaudioso tam blando
tam forse pazzigno
da madre così.
E se fosse soltanto…?
LIMEN
– accetto il regolamento
Coraggiosa e dotta ripresa di un futurismo che ha lasciato il segno nel poetare italiano. Complimenti.
Sere stanche
Dovresti vederle le mie sere
rose di lontananze
a bermi l’anima sfrangiata
dalle tempeste cerebrali.
E il mio discendere insicuro
fra le pietre disperse,
macerie nei silenzi invasi
dallo sciacquio
vuoto delle piogge.
E hai forza a dire che questo
tempo ci compensa,
liberati alla fine dalle sue
maglie irridenti e dall’ostinata
negazione della luce…
Sto in un piccolo riparo rorido
di stagioni sgrondate,
senz’altra colpa che il mio cuore
ed il suo tamburellare stanco.
– accetto il regolamento
Un’ idea di poesia,oggi
poesia…
parole antiche come la vita
intrecciate per nuovi significati
che s’insinuano sottili
aguzze come lame
secche come spari…
parole d’illusioni e d’amore
che danno voce alle emozioni
intime palpitanti
tenere come cuccioli d’accudire
parole che fanno viaggiare la mente
che non conoscono barriere
poesia…
sinfonia di colori e di sensazioni
per tutti un tesoro immenso
solo che lo si voglia…
ma oggi è più arduo che mai
in un mondo alieno, cinico
sordo al richiamo della tortora
e intriso solo del Dio Denaro…
in un mondo dove ancora e sempre
echeggia la parola guerra
e molti troppi uomini infangano
la propria dignità con disinvoltura…
in un mondo dove chi fugge
da violenze miseria e disperazione
trova barriere d’odio
di egoismocanaglia assurdo…
in un mondo ancora straziato
da lotte intestine per insensate autonomie
calpestando ogni sentimento
di solidarietà e comunità…
in questo mondo bisogna impegnarsi
per mantenere accesa
e far risplendere
la luce della poesia
– accetto il regolamento
Il cielo…
Il cielo…
Sono il cielo, e domino il mondo,
da quassù lo vedo, bello e tutto tondo
Vedo i paesi, le città, le montagne, il mare,
non finisco mai di guardare.
Vedo l’uomo che corre senza posa,
fa tante cose e mai si riposa.
Da quassù vedo tante meraviglie,
vedo gli alberi che con il vento, muovono le foglie.
Vedo le barche che accarezzano il mare,
vedo i vulcani che si mettono a fumare.
Vedo le campagne , che producono i frutti,
vedo natura e foreste distrutte.
Vedo la notte che rincorre il giorno,
giocano e dicono, tu vai e io torno.
Ma spesso la malinconia mi piglia,
e le mie lacrime, bagnano il mondo, questa meraviglia.
Cambiano così le quattro stagioni,
ma il caldo e il freddo , non mi fanno impressione.
Le nuvole quasi sempre mi fanno di contorno,
di notte e di giorno, c’è l’ho sempre attorno.
Cambio colori , faccio una magia,
la notte le stelle mi fanno compagnia.
Le stelle che della luna sembrano stregate ,
la guardano sospirando tutti gli innamorati.
Ma dopo il buio , arriva la luce,
spunta il sole e porta la pace…
L’umanità si mette in movimento,
nasce la vita e sono contento.
Pina Fazio.
– accetto il regolamento
Trinacria
Io vivo nell’acqua,
nel sole e nel vento
di questa mia terra
smargiassa e suadente.
Mi nutro di stelle
di capperi e olive,
sdraiato su stuoie di sabbia africana
accanto a una donna
dagli occhi accecanti.
Viviamo l’amore su foglie di acanto,
giaciglio perfetto per notti lunghissime,
miscuglio di odori che spezzano il cuore.
Di giorno sorrido alla gente
che pensa al futuro
vivendo il presente,
fra abbracci fortissimi mi libro nell’aria,
planando leggero su chiese barocche,
montagne di fuoco e teatri d’Oriente.
Accetto il regolamento
Accetto il regolamento
Grazia Mastromarino
TEMPO
Tempo,
vano truffatore,
mi inganni.
Tu
che avanzi
i giorni
con l’incedere
del tempo
che traccia
segni
e segmenti
di autore.
Tempo
vanità,
speranza.
Anche quando
non ci sono
mi insegni
a respirare
e quando
un cuore
si spegne
un altro
ne riaccendi.
Tempo
a te
un sorriso
da me
da lei
da lui
da tutti
e tutti
domani
saremo
l’Universo.
Noi
andremo via
Tu
rimarrai
nel Tempo.
Sei anni
Il diavolo seduto sul letto
il fuoco nello stomaco
sulla mensola
la Bibbia e l’enciclopedia
il mio silenzio ribelle
la grata tra me e il mio cuore
tra il mio broncio e il tuo sorriso
la speranza intrecciata.
Vuoi venire a casa
bimba mia?
Padre mio
portami via!
Fumo dietro il paravento
non più troppo piccola
per non capire
e la messa al mattino
nella piccola cappella
panche di legno lucido
profumo di cera
il pennino stretto
fra le dita incerte
come i primi passi nel mondo
un velo nero
fra me e la felicità.
Il grande cortile
alberi maestosi
cent’anni di stormir di cime
cent’anni che aspetto che ritorni
nell’angolo verde più nascosto
lontana dai giochi
un solo desiderio:
andare oltre le mura
essere edera che straborda
essere nuvola che s’allontana
essere fulmine che spezza
essere fuoco che brucia.
Chi non mi ascolta
chi non ascolta
la piccola anima mia ribelle?
Finalmente tu
la mia mano nella tua:
portami con te
per le vie della città.
Il mondo non fa più paura
e il posto più sicuro
sta tutto stretto tra me e te
stessa inquietudine
nello specchio chiaro
tu in me io in te.
Giovanna Fracassi
Tratta da: “ Nella clessidra del cuore” Rupe Mutevole Edizioni
– accetto il regolamento
Noli me tangere
I
Il seme della mia sete
sono le tue vecchie spalle.
Sei foglia essiccata tra le righe
indefinito figlio del sole
sui miei specchi imperfetti.
Mi raggomitolo nel
sottosuolo
tra le mura che ho scarabocchiato.
Di croci mi sono nutrito
sprofondato in superficie
oltre l’ultimo chiodo.
Sei il legno
della solitudine
l’orma di un’anima che non
muore.
II
Sei diventato notte
l’essenza del silenzio
il cielo che sposa la terra
tra gli impenetrabili fiori.
III
Monade di padre nella
solitudine di un volo
mi hai guardato in faccia
nel dolore e
mi hai lasciato nel silenzio
tra le fratture del cammino.
IV
Sono stato un poeta
a volte un soffio di vento
poi un animale raro
o un inutile canto del gallo
ma nella fragilità dei giorni
ho gustato il volo.
Ho scoperto luoghi sacri
nel magma di una donna
e da questo non sono mai fuggito.
V
Le cose nel respiro
si piegano
ramificano
a volte si legano
oltre il filo del
vivere e del morire.
Nel profumo della pioggia
vivo
tutto questo uragano.
Sei il cuore di un bambino che
prova a raccogliere il cielo.
VI
Non sei più nella carne
ma nel morso di una poesia
in una scheggia inzuppata
di luce
nella notte insonne
tra le ore
sugli umani giorni
rotti dal silenzio.
VII
Anima impigliata
che ha imparato a nascere
luce leggera di un
volto che scompare.
VIII
L’aria ritorna all’aria
dove le sirene cantano ancora
dentro una goccia
trama di vita
che non dà tregua.
Sei così intimo nel mio silenzio
IX
Cosa racconterò
ai miei compagni di strada?
Forse è questa la morte?
X
Metà vita ho sognato
e l’altra metà l’ho scuoiata
dentro ogni sguardo
che ho visto spegnersi.
XI
Mi muovo tra filari di giorni
in invisibili trame
figlie di radici
e sanguino di terra.
accetto il regolamento.
SAPENDO DI NON AVERE PIÙ TEMPO
Non sappiamo a cosa ci serve
continuare a sperare nel futuro
quando il presente è un buco nero
il duro sentiero che ci riporta indietro
Lungo la strada che abbiamo perso
ci nascondiamo come peccatori
nel labirinto di un ultimo verso
di una dannata incredibile poesia
Lasciamo che sia la sola bandiera
l’inespugnabile baluardo del sogno
il bisogno di credere che davvero
un Dio ci possa di nuovo salvare
Non ha più voce la nostra voce
siamo muti come un muto silenzio
di fronte alle lacrime del mondo
amare come un sorso di assenzio
In attesa dell’ultima falce di luna
il pensiero s’infrange nel nulla
di un gioco assurdo che stiamo vivendo
sapendo bene di non avere più tempo.
Italo Zingoni- In-finite soluzioni- Poesie
T.d.r. – 01/04/2022
Mi chiamo Gaetano Vergara ed accetto il regolamento.
*Sonetto pessimista e solitario*
Son tutti solidali da lontano
Ma vengon meno se serv’una mano
I più tra quelli che parean amici
Ed eran sol’attori oppur attrici
O più semplicemente tutti stanchi
Di darsi e prestare poi i fianchi
Al male che c’assale ogni momento
E ci fa aver timore d’ogni evento
Così sta solo ognun col suo tormento
Trafitto da un raggio o dal vento
Che ogni tanto ti fa compagnia
E parti un po’ più lieve la tua via
Finché ‘n capisci che sei sempre solo
Dal primo pianto all’etterno volo
Mario Italo Fucile ( accetto il regolamento )
UNA RICHIESTA DALL’ANIMA
Come puoi di dir no se un’incantevole sguardo ti supplica,
fissandoti con estrema innocenza
negli occhi stanchi di menzogne,
e desideroso di purezza
Come un cuore sensibile non può accettar la preghiera fattasi richiesta,
scritta nella tua mentale certezza
da una poetessa,
con una piuma che ha la sensibilità d’una carezza.
Difficile dir non so se lo farò
e ancor più non vi aiuterò
o sola ti lascerò
Mai e poi mai ti lascerò fra gli artigli
di rapaci eroici figli
di un mondo che crede senza fede
che dà sol ai più forti,
ai ricchi e non aibisognosi o ai malati,
i cui corpi per patologie son or contorti.
Difficile che non scriva due righe.
So che non me ne pentirò, ho visto il tuo volto,
ho scrutato i tuoi occhi.
Fari incantevoli che fan brillare l’intero corpo
e a cui un’anima gentile non riesce
a mentire.
Celar la verità
ai propri sentimenti, ai principi, ai ricord
i e che ha la sensibilità
di assorbire l’ energia che esso emana.
Magnetismo che attira o respinge colui che degno non è e a cui ogni richiesta sarà sempre vana.
Maurizio Rubicone,
accetto il regolamento
– Maree –
Sognate di un mare senza maree
di una terra senza aratro
di una notte senza stelle
sognate di una stella senza luce
di un cielo senza colore
di un colore senza occhi
sognate di un castello senza mura
di un popolo senza eroi
di un uomo senz’anima
sognate di una tela senza figure
di una donna senza amore
di un amore senza tempo
sognate di una folla senza bandiere
di un esercito senz’armi
di un’arma senza soldati.
Sognate di sognare voi stessi
sul ciglio di un giorno assolato
sognate la vostra pelle profumata
come di un libro senza pagine
sognate di una pagina senza poesia
sognate la primavera sotto la neve
sognate un inverno fiorito di melograni
sognate la libertà e sarete liberi.
CONTROCANTO DELLA SFIDA
Ingannar può il parlar di miele intriso
ché falsità si maschera con un sorriso
astuta verità celasi dietro correttezza
la qual sputa fiele con gentilezza
Affabili modi fanno buon viso
a cattivo gioco subdolo e meschino
un collega professa esserti vicino
un amico millanta esserti fido
Sempre in guardia sta il soldato
attende il nemico dinanzi al varco
così sta anche il simil tuo fidato
pronto a lanciar dardi dal suo arco
Sempre all’erta al cospetto della vita
sorpresa incontrar puoi ad ogni uscita
controcanto della sfida è il coraggio
per combatter infin qualsivoglia oltraggio
Non pensar a torto di aver sempre ragione
reazione risponde a uguale e contraria azione
agire non puoi senza aver confronto
alla coscienza altresì devi dar conto
Dalla nostra parte un dato certo
la vita dispensa cure al colpo inferto
tra noi, fortuna vuol, non esserci uguali
siamo anche uomini e non solo animali
Sì affianco al menzognero e al suo spergiuro
c’è l’uomo sincero con cuore più puro
sì ai giorni che ci appaion maledetti
seguono quelli che scopriam perfetti.
– Accetto il regolamento –
Bergamo Marina
Accetto il regolamento.
LA TORRE
Passi d’uomo
Sulle tua pietre
Guardie armate
L’orizzonte scrutano
Grate al balcone
In quella blindata stanza
Echi di pianti
Amare lacrime
Quei petali appassiti
Il tuo destino han segnato
Un amore sofferto
Un amore perduto
Li a giacere
Per sempre condannata
Tra le rotonde mura
L’esile tuo corpo
Lentamente svanisce,
Nell’immenso dolore
Solo quella torre
La tua storia
Narrare potrà
DISUMANI GIORNI
Parole nell’aria fumante
restano strette
nel bavaglio dell’orrore
nella morsa del dolore,
neanche più lacrime
asciugate dal terrore.
Occhi smarriti di bimbi
conoscono già la morte
e quel vuoto di mancanze
da separazioni sofferte,
occhi atterriti
senza più innocenza
avvolti dal mistero
di sconosciuta sorte.
Occhi disperati di vecchi
cercano invano la speranza,
tra le mani rugose nulla…
meglio morire che partire,
il tempo rimasto è ormai
di promesse avaro.
Occhi fieri di donne
coraggiose sfidano il destino,
gusci a protezione dei figli
corazze d’amore infinito
a cercare salvezza,
conforto,
rifugio…
Parole in spettrale silenzio
affidate al gelido vento
da una terra ferita
reclamano solo giustizia,
in questi giorni
di assurda primavera,
reclamano pace
in questi disumani
giorni
Sezione A
Tania Scavolini – accetto il regolamento
Rita Bonetti Accetto il regolamento
IL SEGNO VERTICALE
Il segno verticale tra sopracciglia e fronte si è fatto profondo
come la scalfittura di un chiodo arrugginito
dove un tempo c’era avvenenza
diparte un reticolo di solchi
lievi intorno agli occhi
più vasti e profondi sulle labbra
fiumi che si riversano
nel cuore pervaso dai giorni
Il corso sotterraneo a volte emerge
e in superficie regala parole
poi sprofonda di nuovo nella striscia sabbiosa
dove la vita pare bastare a se stessa
Giorno dopo giorno …
La notte mi accarezza e mi sbrana l’anima
brandello dopo brandello.
La luce del lampione
fuori della finestra mi consola
Giorno dopo giorno
vivo una vita non mia
senza vedere una vita migliore.
Cosciente dei miei sogni d’amore infranti
mi consolo tra i dolori quotidiani
che almeno loro mi ricordano
che sono ancora vivo …
Gente nascosta dietro le finestre
giorno e notte che tutto vedono
senza esser viste …
Nessuno sa cosa si nasconde
dietro queste finestre,
quanto dolore,
malinconia,
invidia,
gelosia …
Accetto il regolamento
IL BAGNO DEL MAGO
Bagnandomi nudo nella vasca
ho bevuto dell’acqua saponata
Verdolivastra all’apparenza
Nutriente rituale
Magia sperimentale.
Stupori sensoriali
di bolle in rapporto di pressione
mi solleticano arcane e
qual gorgoglio di temperato magma
mi fan trattenere la voglia d’orinare.
Allora
Acquezzando i voluttuari
Sogni di banale transitorietà
e di acidula pienezza colorati
ridicolizzo l’immacolata umidità.
Così mi vidi
Occulto e riservato
uscendo (non più in braccio)
freddo gocciolante
di un giorno di piacere
di un uomo di piacere: il mio.
Così lo vidi
Alto taglio da sotto le ginocchia
nella specchiera ovalizzata
esperto bagnerciante
di vapore saturato
indugiante e intemerato.
L’ora richiedeva il tempo ripressava.
Maledicendo infine i benparlanti
e stanco dell’abbraccio
mi decisi e scavalcai la vasca.
Blu nell’accappatoio
e in procinto di spiccare il volo,
(tarocco d’ovvietà),
spalancai le braccia
e nell’ora occulta
palesai l’intimità.
Distratto dal diletto
Sono scivolato sul sapone
Sono morto così
risorgerò presto.
– accetto il regolamento
SONO UN ALBERO
Io sono un albero
con il corpo abbottonato alla corteccia,
rifugio degli spettri nella notte,
impigliato al vento il suo mantello
ridesta ogni bimbo dal suo sonno.
Sono un albero e una sposa,
di fiori e di profumi un anello,
in pegno la promessa del suo frutto.
Sono un albero che annusa la natura circostante,
respira l’universo della gente,
cercando il destino e il suo disegno.
Sono un albero che cerca nel passato la sua storia,
affonda le radici assai bramose
nel sangue e nella terra dei ricordi.
Sono un albero e sono un guerriero
che lotta contro il tempo e le stagioni,
illusa protendo all’ infinito e all’ eterno.
Le braccia al cielo in preghiera
e Dio si inginocchia e spera,
rapito dal battito di un cuore.
Sono un albero solcato dalle rughe,
dalle pene e dagli errori,
è scritto che i germogli dell’amore
l’anima del poeta desteranno.
Accetto il regolamento
Nicola Matteucci – Accetto il regolamento
L’impressione
Ma che ti prendo a fare quella mano che non c’è?
Sei un’inglese mancata all’ora del tè
Una guerra accovacciata
in un giardino zen
Mentre affreschi quelle cappelle sfinite in partenza
mentre ciò che non finirai
è un dio che sconta la sua penitenza
Senza nemmeno un kimono davanti al sakè
Una camicia elegante e sudata
ti fa scordare di te
Non esiste bacchetta
che non fosse magica
ma può nascere una storia
Assenza farla tragica
Ho imparato a fregarmene del tempo
quando ho saputo che giorno è
Accetto il regolamento
“PANICO”
Travaso il mio respiro
in un sacchetto di carta.
Si attorciglia la giostra
delle mie insicurezze
mi stritola la mente
e mi incatena l’anima.
Sul terreno,
sporco d’indifferenza,
crolla la mia solitudine.
Accetto il regolamento – Giovanni Maffeo – Scelgo il silenzio.
In questo autunno senza colori la guerra incombe,
lascio il sole dell’estate ai silenzi e le paure …
negli angoli bui ove le parole tacciono sospiri ,
ove non c’è pace per l’amore .
Ma, io, io scelgo il silenzio per dirti :ti amo …
per immaginarti tra i miei fiori
nel tepore porgerti il mio destino ,
farti mia col sol pensiero con i tuoi sorrisi.
Scrivo di te ad occhi chiusi e mi abbandono
non so se serve la tanta emozione …
non so nemmeno come ti chiami ?
Forse sei salvezza venuta dallo spazio ;
il tuo viso è velato da ombre scure e pietosi angeli.
Scelgo il silenzio ,l’epigrafe la gloria senza un nome
il pasto caldo che viene concesso solo a i buoni
ai falsi commedianti che si dimostrano teneri ,
assecondano il fluire della vita col crudele cuore.
Ma poi tu, sempre tu vivi nel silenzio
in quella rosa spinosa senti il sapore della carne ,
senti l’oceano della musica ,la mia onda
l’opulenza copiosa nell’anima s’abbonda .
Giovanni Maffeo - Poetanarratore .
Accetto il regolamento Sara Cancellara
non potevo annegare
quel giorno
di notte
nel mezzo del mare
aiuto ho detto sottovoce
Sarah e un’altra ragazza si tuffano
mi permetto di innamorarmi per un istante
sogno un tavolo con due bicchieri di vino bianco, del pane e del prosciutto
dieci secondi, non di più
diciassette profughi a bordo
vocaboli trattenuti
sbiaditi
Domanda e risposta
è stata
la vertigine a darmi la spinta
con la testa fuori
il corpo fiacco
ci vuole una nuotata faticosa
per accorgersi di una sponda
Mi emoziono
infreddolita, la paura di non arrivare
al
vecchio bazar di Skopje
con le punte della dita
abbiamo sfiorato
la terra
Un uomo dai capelli voluminosi
cerca sua moglie
è seduta su una panchina a prendere il sole.
Maria Carmela Dettori
HO SOLO PICCOLI SOGNI CHE VOGLIONO DIVENTARE GRANDI
Che ne so io della guerra?
E’ roba da grandi e cattivi,
loro odiano i peluche
e le carezze di mamma.
Che ne sanno loro
dei miei piccoli sogni?
A me basta un ovetto
con la sua sorpresa,
magari un triciclo
o una bici più avanti,
loro hanno sogni
che spaventano i bimbi,
di bombe e mitraglie,
di comandare su tutti,
loro odiano l’amore
e le nostre risate.
Come faccio a dirti,
a te che sei nato bambino
e giocavi con le lego
e magari a nascondino,
che la guerra non si fa?
E’ brutta e crudele e fa bue
che nessun bacio consola,
tanto sangue e rumore,
ruba i miei giochi, la casa,
i miei amici,
mi ruba il papà,
non c’è silenzio là fuori,
c’è mamma che piange,
mi stringe e urla di terrore.
Che ne so io della guerra?
Ho solo piccoli sogni,
e sono sogni d’amore,
ma tu non lo sai,
hai dimenticato il peluche
e i tuoi sogni
non hanno più un colore
né un soffio di sole,
hanno occhi enormi
che vedono solo il potere.
Se solo volessi ricordare,
forse rivedresti quel bimbo
che ti prende la mano
e ti porta a giocare lontano,
magari sul prato col cane,
rivedresti tua madre
che accarezza il tuo pianto
e tuo padre
che vi sorride accanto.
Forse…
è un piccolo sogno
che vuole diventare grande,
soltanto.
– accetto il regolamento
05/04/2022. Ore. 22:31
Accetto il regolamento
L’URLO
Tu che ne sai
della mia follia
Di me
sole stanco al tramonto
rifiuto ingombrante
che nessuno raccoglie
Foschia perenne
di giorni sempre grigi
tutti eguali
Tu che ne sai
del letto di contenzione
delle mie maree mentali
dei miei amori
amati invano
Tu che ne sai
Giorgio Norberto Marchini
Accetto il regolamento.
Successione d’istanti (distanti da rasentare il cuore)
Non riesco più a scriverti del meraviglioso niente…
però riesco a non descrivere il silenzio urlante…
immobili polpastrelli che sanno bene carezzare
legati da corde vocali silenziose…
il cuore non batte lo stesso tempo del pensiero
e allora penso… si si, ci vuole tempo!
Il tempo che modella e disegna il giorno e la notte
e quando vuole li cancella con la nebbia…
si, passerà tempo e quando,
senza guardare il bianco, saprò riconoscere
il chicco di grandine dal fiocco di neve,
allora si, sarà il momento…
certo si intuisce che a me
piacciono gli arcobaleni
e il sole che mi bacia…
e allora me ne sto in alto…
e solo…!
G.N.M.
Francesca Santucci
MALINCONIA CHE A TE STRETTA MI TIENI
Come schiumando sul mare il cavallone
lentamente avanzando mi compari
e simile a un sudario tutta m’avvolgi.
Inerme, alle tue onde più non sfuggo,
lascio che tu m’assalga, vinta soccombo.
Pallido sole sei, che non abbaglia,
fievole filtra, eppure ancora scalda,
malinconia che a te stretta mi tieni.
(accetto il regolamento)
Thea Matera
– accetto il regolamento
IPÈRMETRA
La mano s’attarda
in spirali d’acqua,
perpendicola la rosa
annega fra garze di quartzite.
Clinato il corollino
molce nello scompiglio di
foglie sbriciate,
sul testo a fronte
frasca il mìmulo.
Se non mi sèderai
accanto,
se farai ombra sul
mio cuore di corallo,
non sarò rosa fra le tue mani
ma lacciòli di spine.
Sarà vertigine
l’ipermetra,
cerràcchio di basalto,
intangibile fibra,
lène paradigma.
— STOP PARTECIPAZIONI —
I finalisti saranno avvertiti tramite e-mail
Ringraziamo tutti i partecipanti
FINALISTI:
Claudio Di Paola con “Noli me tangere”
Lorella Del Gesso con “Inno alla primavera”
Angelo Napolitano con “Vendemmia”
Johanna Finocchiaro con “La danza”
Italo Zingoni con “Sapendo di non avere più tempo”
Franca Palmieri con “L’odore acre della notte”
Daniela Balestra con “Tvillinglågor”
Spero che non siano già in ordine di classifica.
Al primo posto – per me – dovrebbe figurare Angelo Napolitano con “Vendemmia”.
Le altre sono leggibili – certo – ma da compito in classe!
Grazie per il rinnovato apprezzamento. C’è una Giuria decisamente qualificata e, peraltro, ci siamo tutti rimessi alla decisione superiore. In bocca al lupo a tutti i finalisti.; il lupo… anzi, la Lupa, saprà decidere per il meglio.
Eravamo soliti usare, anni fa, la chiusura con: “In bocca alla giuria, sperando che non crepi”… :) Complimenti a tutti i partecipanti: la vittoria è scrivere, dedicarsi al discorso interiore, e condividere ciò che si è scritto. La competizione, la scelta da parte di una giuria è totalmente soggettiva, non indica che una poesia sia “migliore” di un’altra. Questi contest devono essere osservati dal lato del condidere “ragionamenti in versi”.
Complimenti ai vincitori… Ad maiora semper
Non metto in discussione la sua preferenza, ma dire che le altre sono da compito in classe mi sembra eccessivo. Forse è il suo approccio da “lettura in classe”
All'”In bocca al lupo”, per fortuna, da un po’ di tempo si risponde “Viva il lupo” e, andrebbe specificato che si tratta della Lupa, giacché pare che, tra gli animali, essa emerga per determinazione nel difendere i propri cuccioli, sicché la bocca della lupa è il posto più sicuro per i cuccioli.
Per chi scrive versi, va benissimo “In bocca alla Giuria. Viva la Giuria”.
Peraltro, è ovvio che chi scrive lo fa essenzialmente per se stesso e, se gli riesce di essere generoso (superando mille pudori e mille dubbi), condivide con gli altri quella parte di sé che, più o meno velatamente, è sempre tra i versi.
VINCITORI E FINALISTI:
https://oubliettemagazine.com/2022/04/20/vincitori-e-finalisti-del-contest-di-poesia-la-rosa-la-cosa-lanarchia-del-verso/
Complimenti a tutti i vincitori, finalisti e partecipanti. É sempre piacevole partecipare ai contest di Oubliette.
Grazie Sebastiano :)
Grazie