“Una lama nel cuore” di Winston Graham: un mondo nuovo sempre più instabile
L’autore di un romanzo storico indaga l’anima di chi visse il periodo che va descrivendo, amalgamandola con la propria, proseguendo oltre quel punto in cui la ricerca oggettiva della verità potrebbe arenarsi. La Storia e la Verità sono due forme d’idealismo che continueranno a valere, nonostante che il metodo scientifico, che è alla loro base, mai cesserà di rinnegarle, pur aggrovigliandole a se stesso, secondo il noto principio popperiano, da me volutamente modificato: falsifico ergo sum.

Tutto fatalmente scorre, in piedi, a cavallo, su una scomoda berlina, oppure a letto: “Finalmente libera, ora Cuby si abbandonava all’amore senza regole. Aveva un corpo splendido, che offriva con grande piacere al marito ogni volta che dava segno di desiderarla, con ritrosia, in maniera provocante o selvaggia, così come le andava in quel momento. Facevano l’amore smettendo solo quando erano esausti, senza però essere mai sazi.”
L’unità d’intenti valeva anche per la vita pratica: “Erano sempre d’accordo su ogni cosa, con un entusiasmo perfino esagerato, allegro, senza riserve. Agli occhi di Jeremy, nulla di ciò che faceva la moglie era mai sbagliato, così come lui era infallibile per Cuby…” – i due stanno quasi esagerando.
“Zia Isolbe aveva avuto un attacco di gotta, ma si era rimessa quasi del tutto” – il che è un segno di prosperità, tenendo presente che i miei zii mai ne soffrirono fino agli anni ‘70.
Anche Canning, che si trovava ora a Lisbona, “era bloccato a letto con la gotta”.
E Ross? “Cambiò posizione per dare sollievo alla caviglia dolorante.”
Lord Melville gli dice: “Ho bisogno di qualcuno che sia meno legato a me e che rivesta un ruolo meno ufficiale.” – e ha quindi pensato a lui, dopo aver chiesto al principe reggente “di conferirvi il titolo di baronetto. Un gesto che considero parte integrante e fondamentale dell’impresa.” – che è, essenzialmente, di tipo economico.
E Demelza? Dice Caroline Enys che “ne sarebbe felicissima – non tanto perché la chiamerebbero Lady Poldark, quanto per il fatto che tu diventeresti Sir Ross!…”
Demelza: “Non m’importa un accidente del tuo titolo. È solo che mi preoccupo per te…”
“Raccontamelo di sopra.”
“Oh, allora lo facciamo di sopra?” – ben altre cogenze van loro occorrendo.
Dice Somerset: “Per una nazione un tempo così dinamica, dev’essere umiliante ritrovarsi governata da un vecchio con la gotta imposto dall’esterno. Ho l’impressione che la solida classe media francese, soprattutto in provincia, ne abbia abbastanza di guerre e bagni di sangue, e accolga con gioia la pace e la ripresa di commerci tranquilli…”
Il deus ex machina del periodo storico, come nel precedente tomo, è un tracagnotto dall’accento corso, che tanti lutti addusse agli europei… prima o poi tornerà, anzi, no, si è già riaffacciato al balcone della Storia e da lì ha ripreso a sbraitare.
Ross e consorte ora sono a Parigi, proprio mentre sta arrivando Lui, il geniale bassotto.
Dice Rougiet: “Tallien è colui che ha spedito Robespierre sulla ghigliottina. Il Duca d’Otranto, invece, è stato tutto e il contrario di tutto per così tanto tempo che nessuno sa in cosa creda davvero, a parte se stesso…”.
Ogni evento sociale è così instabile che la sua narrazione non può che apparire indeterminata, improvvisa, contraddittoria, frammentaria. In tali concitate epoche l’animale che più agevolmente sopravvive è il trasformista camaleontico, il più idoneo ad adeguarsi alla sempre mutevole realtà.
Non soltanto le disgrazie impreviste, anche i miracoli diventano consueti. Chi non ricorda “Music”, il ragazzo ritardato ma efficiente del tomo precedente?
Dice Dwight: “Sotto certi punti è molto lento, mezzo scemo, lo ammetto, ma per altri versi è rapido, in gamba e disposto a imparare”: l’operaio ideale per essere sfruttato dalla presente rivoluzione industriale.
Dice Dwight di Saul Grieves: “ha due facce, quella ossequiosa che rivolge ai nobili e l’altra, minacciosa, riservata a coloro che considera meno importanti di lui” – un’altra faccia del trasformismo.
“Demelza si sentiva morire all’idea di aver speso tutti quei soldi, ma allo stesso tempo provava un piacere enorme al pensiero di sfoggiare quei capi. Al pari di molti uomini, Ross approvava ogni volta il risultato e, a differenza degli altri, era in grado di dimostrarle la sua approvazione quando tornava a casa a notte fonda, o più spesso al mattino presto. Erano trascorsi molti anni da quando aveva smesso di amare la moglie, ma ora si innamorò di nuovo di lei”: potenza del fascino discreto della borghesia.
A causa di questa rinnovata passione, prende a male parole e rudemente spinge “verso la porta” Tallien, monocolo e infido, che stava insidiando la sua “Madame”.
Stephen Carrington andrebbe inserito “nella categoria degli ottimisti”, e come colui aspira ad acquisire una fortuna coi commerci: “La sua maggiore difficoltà consisteva nell’avere le navi sempre a pieno carico”, però, finora, male non gli stava andando, ma aveva animo di cogliere sempre nuove occasioni.
Per risparmiare e per evitare l’ingordigia truffaldina dei rappresentanti, chiede a Clowance: “Quando ci saremo trasferiti qui e io sarò via, pensi che te la sentirai di occuparti delle mie faccende?” – lei accetta di buon grado, fiera di poterlo coadiuvare.
“… era stato proprio George a fargli fare carriera, aiutandolo a diventare un mercante per ora ancora di poco conto, ma in grado di arricchirsi in futuro.”: la passione di far soldi è ormai una delle più rispettabili.
George gli aveva aperto tutte le porte, ma era pronto a metterlo “in ginocchio” qualora avesse “oltrepassato i limiti che lui aveva fissato a sua insaputa.”
Al compleanno di Cuby, “ormai tutti alticci, erano in preda all’ilarità. Avevano discusso della volgarità dei prussiani, dell’inefficienza dei belgi, della perfidia dei francesi, della mancanza di scrupoli dei russi, dell’inaffidabilità degli austriaci, della slealtà degli irlandesi, della spacconaggine degli americani, e soprattutto dell’atrocità assoluta degli inglesi”: un secolo e mezzo più tardi queste qualità contribuiranno, ognuna a modo suo, a costruire il sogno europeo, che poi ci si meraviglia come mai non voglia decollare.
“Non appena furono entrambi nudi, Cuby si stese sul letto mentre Jeremy continuava a baciarla e accarezzarla. La luce pareva provenire tutta dagli occhi di lei.” – nelle battute seguenti, che non riporto in toto, i due discutono se è passione, oppure, come pare, “soltanto amore”.
In questo periodo il Romanticismo è sinonimo di onirico dinamismo, mentre il Classicismo pare condurre a un’attonita immobilità. Meglio sognare idealismi, oppure rimanere col pensiero fisso verso il Nulla? Per la prima volta nella storia, il mondo pare in mano ai giovani.
Fouché e Tallien, cosa sono? “All’inizio erano giacobini, ora si limitano a seguire il vento…”
I peggiori riescono spesso ad apparire come i più affidabili, quando la situazione è instabile: il governo dei forti richiede gente sprezzante delle regole.
Le sciagure ora sono anche di tipo civile, e non più soltanto bellico o naturale. Jeremy in una lettera narra del “disastro di Heaton”, dove il motore “di una locomotiva a vapore” era “esploso, uccidendo una decina di spettatori, mentre altri cinquanta sono rimasti gravemente ustionati…” – il progresso ormai era inevitabile!
Music: “Harriet gli ha regalato cinque ghinee e un vestito nuovo. Non credo che abbia mai visto tanto denaro in vita sua, e scommetto che se n’è andato saltellando nella neve e cantando a gran voce.” – arruolato per l’eternità dal nascente capitalismo.
Intanto: “Alzatosi dai sedili, un ometto tarchiato sollevò una mano in un languido saluto. Venne inghiottito dalla calca e, pochi secondi dopo, riapparve sulle spalle dei propri seguaci. Tutt’intorno a Ross, la folla stava gridando in preda al delirio.”
Ross viene arrestato dalla polizia francese. Jean-Lambert Tallien “nella luce del mattino appariva giallo come una ghinea consunta. Si era tolto la benda e l’occhio difettoso guardava fisso il pavimento.”, facendo qui terminare il Libro Primo.
Jud: “i suoi piedi erano pudding pietrificati di carne gonfia, che sarebbe stato meglio tagliare via e farla finita. Meglio amputarli e sostituirli con piedi di legno in modo da poter avere un po’ di pace e di conforto durante i suoi ultimi giorni.”
Stephen è in crisi: “Presto si saprà in giro che Warleggan non mi vuole più come suo cliente e che ha richiesto la restituzione di tutti i prestiti…” – quando la finanza non svolge il suo ruolo istituzionale finisce per essere distruttiva.
“Tallien si toccò la benda. Era meno sinistro e inquietante con l’occhio offeso nascosto”: pertanto sceglie ogni volta se sollevare o meno il monocolo.
Dice Demelza: “Io e mio marito non abbiamo mai cercato di influenzare i nostri figli – quelli già grandi – nelle loro… nelle loro scelte. Forse è un modo insolito di comportarsi, ma pensavamo che fosse quello giusto. Quindi ho detto a Clowance di sentirsi del tutto libera di prendere la decisione che riteneva migliore, senza tener conto in particolar modo della vostra posizione… e dei privilegi di cui avrebbe goduto. Forse mi sbagliavo.”
Questo ragionamento pare anomalo, specie all’inizio del diciannovesimo secolo, ma ancor di più è un fatto strabiliante che Lord Edward le dia piena ragione.
“Harriet aveva vari modi per gestire il marito, ma sapeva che in quell’occasione i soliti metodi non sarebbero bastati. In genere evitava gli scontri…” – in cui l’uomo può meglio esercitare la sua prepotenza fisica e il tono più alto della voce, per cui “aveva preso l’abitudine di affrontare George con manovre eleganti e con un’insolenza sfacciata e tollerante.”: un gioco in cui vinceva il più furbo e non il più forte.
“Per non parlare, poi, della sua capacità di farlo divertire ed eccitare sessualmente quando era dell’umore giusto. Negli affari, lo sapeva, era un uomo duro e talvolta vendicativo; come marito, invece, non era affatto da buttare.”
Lo scopo di Harriet è di salvare Stephen, consorte della sua amica Cuby, dalla disgrazia finanziaria. Quando scopre che non c’è verso di convincere il marito, tira fuori dal cappello il coniglio segreto: è incinta. George capitola immediatamente (ma in un momento successivo potrebbe ripensarci).
Cuby, parimenti incinta, definisce il suo stato interessante come non “una malattia, un disturbo, una patologia. È solo il naturale risultato di… dell’amore.”: queste parole deliziano il marito.
Gurney racconta a Jeremy “dei suoi progetti per una nuova carrozza senza cavalli. Era ancora preoccupato per l’aderenza delle ruote alla strada”, ed “aveva anche ideato un nuovo pianoforte, che sperava di armonizzare con l’organo che aveva costruito e che secondo molti aveva un timbro particolarmente delicato…” – la vita si evolve a qualsiasi livello, eccedendo però nei suoi volteggi esistenziali.
“Katie Carter, resa più goffa del solito se non dalla gravidanza quantomeno dall’agitazione di trovarsi in una tale condizione, rovesciò una pentola di acqua bollente, ustionandosi gravemente un braccio nel tentativo di salvarla.”

Mentre Winston Graham si metteva a contare le forze in campo (l’esercito francese “era composto da centoventicinquemila uomini con trecentocinquanta cannoni”; quello prussiano “contava centoquindicimila uomini e duecento novanta cannoni”; quello inglese poteva valersi di “centocinquemila uomini e duecento cannoni”, di cui solo “dodicimila erano i veterani della guerra d’Indipendenza spagnola, mentre i restanti erano inesperti e a malapena addestrati”; “sparse tra le varie divisioni dell’esercito c’erano circa ventimila truppe olandesi”, nonché altri “cinquemilacinquecento uomini di prima classe della legione tedesca del re”, “cinque battaglioni di Nassau e una brigata indiana dei Paesi Bassi”), “Ross Poldark, dopo essere scappato e aver rubato un cavallo, dovette farsi strada nella speranza di raggiungere le posizioni britanniche.”
George è un uomo con una certa potenza finanziaria, ma è un Nessuno rispetto al “signor Rothschild”, a cui propone un patto economico, che gli viene subito rigettato. Ora non gli resta che “osservare gli uomini che incontra e quello che fanno per obbedire alle sue istruzioni”, stando attento a non cadere in tranelli vari.
Il mondo sta diventa sempre meno chiaro, soprattutto quando c‘è chi tende a obnubilare i propri interessi con una cortina di mistero, che non è di per sé una novità, però ora tale tendenza esoterica ha assunto un diverso aspetto, scollegando il denaro dalle cose, facendo sì che esso sia manovrato solo in alcuni quasi mistici luoghi e non più coram populo. Alle persone oneste non resta che cercare di volersi bene e di comprendersi.
Jeremy “tirò fuori l’orologio” e chiede a Cuby: “Andiamo a casa?”. Lei è d’accordo: “Se lo desideri. Non ti sembra un po’ presto?” lui allora “le strinse il mignolo con il proprio. ‘Penso, se sei d’accordo, che non lo sia affatto.’” E termina qui il Libro Secondo.
Il Terzo comincia con una lettera di Ross a Demelza, in cui le comunica la morte in battaglia (nei pressi di Waterloo) del loro figlio Jeremy. E anche la splendida vittoria di Wellington nei confronti di un Napoleone che ha forse finalmente ricevuto la mazzata finale.
Al lettore di due secoli dopo il fatto poco importa, tenendo presente che oggi gli inglesi sono fuori dalla Nostra (si fa per dire) Europa, mentre i Francesi e i Tedeschi sono fin troppo dentro a dettarvi legge.
Intanto, George, grazie all’“incarico affidato allo spione Rosehill di tenerli d’occhio, imita i Rothschild in alcune loro speculazioni finanziarie”, dopo che “il nervosismo della prima parte della settimana era aumentato e il mercato, reagendo alla più insignificante voce di corridoio, assomigliava a un paziente con la febbre che si alzava e si abbassava di continuo”.
All’ultima “ora di apertura della borsa di mercoledì, Rothschild acquistò all’improvviso un enorme pacchetto di azioni, tra cui le Consuls, che avevano toccato il minimo storico. George, sudando copiosamente, seguì subito il suo esempio.”
Nel frattempo, “”la notizia della grande vittoria esplose in tutto il mondo: l’esercito stava fuggendo a Parigi, e gli alleati trionfavano ovunque.”
George, come si dice dalle mie parti, s’è ormai fatto le budella d’oro e non sa se e come comunicare la notizia alla moglie, che è sì interessata ai soldi, ma non troppo.
Questa è una caratteristica del romanzo: al di là delle diverse etiche, i personaggi non eccedono (né difettano) in alcuna passione. L’immagine dell’autore, inserita nella fascetta della terza di copertina dà l’idea di una persona equilibrata, che è perfettamente in grado di gestire le risorse. Egli ha saputo trasmettere questa rara qualità ai suoi figlioli letterari, nel cui novero entrano di diritto pure dei tipi loschi come quel guercio infido.
Un personaggio emblematico di quel nuovo periodo, in cui finalmente scienza e tecnica vanno a integrarsi l’una con l’altra, è il meritevole (e sempre a disposizione) dottor Dwight, che “aprì il cadavere, dal quale estrasse un tumore canceroso che chiuse in un barattolo per portarlo a casa, dove lo avrebbe sezionato e ne avrebbe esaminata la struttura al microscopio. Quella era la parte della professione medica che Caroline, detestava di più, ma non aveva mai trovato un modo per far sì che lui se ne disamorasse.” – trattasi di passione vera e propria che nel mio dialetto viene scherzosamente associato, non solo per la rima, al termine coglione: ed è grazie a questo sentimento antico, per lo più collegato all’amore e all’amicizia, che il mondo si è così differenziato, diventando così complesso e quasi abnorme.
Il sempliciotto da tutti irriso, quel Music che ha la voce da contralto, viene trascinato “al cimitero accanto alla chiesa” da un gruppo di male intenzionati, di estrazione non meno popolare rispetto a lui, che lo mettono addirittura alla gogna, dopo averlo riempito di botte.
Verrà poi salvato e vendicato dalla sua ex promessa sposa Katie, che non solo si prende cura di lui, ma che, finalmente, per chissà quale ispirazione, accetta di farsi prendere in cura da lui: in altre parole di sposarlo.
La scena descritta da Winston pare tratta da Arancia meccanica, e come altre descritte da Anthony Burgess e realizzate cinematograficamente da Stanley Kubrick, contiene quella freddezza irreale che rende ancora più obbrobriosi gli atti narrati.
Un altro esempio, Stephen, durante una pirateria navale (la sua nuova, nonché onesta attività commerciale), sta per essere colpito in faccia da un moschetto, ma l’arma s’inceppa, dandogli la possibilità di trafiggere l’avversario: e lui gli pianta nel corpo il pugnale con tanta forza che poi non è più in grado di estrarlo. Questo fatto gli rimarrà nella memoria, mai perdendo il suo aspetto umoristico, e ogni lo racconterà per deliziare cinicamente chi gli sta accanto. Tanta fortuna sarà presto pagata, allorché cadrà da cavallo, rimanendo immobilizzato a letto e in grave pericolo di morte.
Durante quest’infausto periodo, egli non cessa mai di concepire nuovi piani operativi: “La cosa più bella non è lavorare per altre persone, ma per se stessi. In quel caso non vieni pagato alla settimana o al mese, ma ti tieni tutto quello che hai guadagnato, senza che finisca nelle tasche di nessun altro. Sto pensando di fondare una società per azioni.” – e qui, come ormai dappertutto, nasce la ventura dei tanti Signor Bonaventura, a cui prima o poi entrerà in tasca un milione, due, mille, semplicemente gestendo e manipolando l’economia, ai danni dell’intera comunità.
“… Harriet era abituata a esprimersi in modo volgare, come tutte le persone di sangue blu…” – qui mi andrebbe di obiettare e di confrontare tale pretesa volgarità, assente in toto nelle vicende della Saga dei Poldark che ho finora esaminato, con altre che ho con frequenza colto altrove, in vita e leggendo.
“Ross si raddrizzò – la sua caviglia non gradiva affatto quella posizione accovacciata…” – senza dubbio il personaggio più importante del presente romanzo ha questo non troppo lieve handicap, che ne limita un po’ l’azione: non passerà mai, ma non gli impedirà in alcun modo di comportarsi nel modo più utile, a sé e alla sua famiglia.
“Clowance disse che le sembrava che la caviglia di suo padre fosse molto migliorata; lui rispose che se fosse peggiorata di nuovo avrebbe chiesto tre mesi di internamento come terapia.” – gli consiglierei un paio di settimane ai bagni termici di Cervia, così potrà unire mare, sole, massaggi e fanghi. La gamma delle nuove offerte commerciali sarà d’ora in poi sempre più ampia e diponibile.
“… i cantori furono accolti in salotto e vennero offerti loro vino allo zenzero e crostate. C’erano anche Music e Katie, sebbene lui ora cantasse solo da tenore…” – e pensare che per tutto il decimo tomo e per gran parte di quest’undicesimo egli passava come il mezzo scemo del villaggio dalla voce femminea…
Demelza parla a Ross di Cuby, la vedova del loro amatissimo figlio: “… sembrava così composta, così sicura di sé, che ho quasi avuto un moto di antipatia nei suoi confronti. Ma molto presto, nel giro di un giorno, ho capito che quello era solo un guscio, che dentro era delicata, vulnerabile, e danneggiata, come un animale ferito con le zampe insanguinate e contorte…”
Un ricordo del figlio morto, la portò “sull’orlo delle lacrime, ma ne erano state versate più che a sufficienza per quel Natale…”
Demelza si accorge che sta “mettendo su peso, dico sul serio. Di questo passo dovrò far allargare tutti i miei abiti.” – e Ross le chiede se anche lei è contenta.
“Forse rassegnata, come hai detto tu. È la parola più azzeccata. Ma hai ragione: con il tempo ci si allontana dal dolore, a piccoli passi.”
Alcuni (prima l’intrepido Jeremy e poi l’avventuriero Stephen) sono morti; altre (l’astuta Harriet, con parto gemellare, nonché la tenera Cuby) partoriscono delle splendide femmine. Chissà se nel prossimo (dodicesimo e ultimo tomo) la cicogna porterà altre novità, magari a casa di Katie e di Music.
Il romanzo termina in modo appassionato, quando Demelza dice al marito: “Mio amato Ross, ora torniamo a casa. C’è un neonato a cui badare.” – e su questa saggia e franca battuta cala ora il sipario sulla Saga, che si rialzerà, mi auguro, per l’ultima volta, fra qualche mese.
Written by Stefano Pioli
Bibliografia
Winston Graham, Una lama nel cuore, Sonzogno, 2021