“Speciale Tex Willer incontra Zagor: Bandera!” di Mauro Boselli con i disegni di Alessandro Piccinelli: due supereroi for ever entangled
Noi maniaci del fumetto e più in generale della lettura di racconti d’avventura amiamo certi avvenimenti storici. Quest’anno si festeggiano gli 80 anni dalla fondazione della Sergio Bonelli Editore, nonché i 60 anni dalla nascita del personaggio di Zagor. Quale migliore occasione per un team-up, una squadra-su, per dirla in italiano, fra i due personaggi più storici della casa editrice: Tex e Zagor.

Poco sopra ho scritto un’inesattezza: la squadra-su è fra Tex Willer e Zagor.
Per i non Tex-addict (cioè i texomani), spiego il motivo della mia impalpabile uscita di testa. La figura di Tex è una e bina (al momento non ancora trina).
La storia di quest’eroe del west nasce da una sua fuga dalla società civile, essendo egli ricercato per dei crimini che ha commesso: ha vendicato la morte del suo consanguineo più amato, il padre. In un mondo in cui la giustizia è instabile egli è ritenuto un bandito che deve pagare il fio dei suoi peccati.
Col passar del tempo egli diventerà un uomo libero e quasi contemporaneamente un uomo di legge, e poi un capo dei Navajo, nonché un agente governativo, il cui compito sarà di controllare i rifornimenti e le risorse della medesima tribù.
Si tenga presente che, stante la sua assoluta onestà, non può esistere a tal riguardo alcun conflitto di interessi. Le finanze della tribù navajo (una delle più perseguitate della storia), di cui egli è il sachem, sono floride, per via di una miniera d’oro che è sita all’interno della riserva. Forse è per questo che uno dei gesti con cui Tex riesce ad accattivarsi le simpatie dei clienti del saloon è di offrire da bere a tutti e di pagare all’oste i danni arrecati da una zuffa da lui scatenata.
Qualche anno fa qualche lungimirante responsabile della casa editrice ha pensato bene di creare una serie parallela: Tex Willer, che narra le vicende di quel ventenne allora perseguitato dalla legge.
A parte l’età e il fisico un po’ meno massiccio, non ho colto grandi differenze fra i due stadi del medesimo personaggio, a parte quelle che sono determinate dalle vicende da loro vissute.
Si tratta del medesimo uomo, eppure qualcosa li differenzia: l’età e l’esperienza, innanzi tutto.
Tex Willer giovane ed è determinato al pari di Tex adulto, sprezzante del pericolo ed efficace nelle sue controversie interpersonali risolte a suon di pugni e di revolverate. Egli appare però ancora spensierato, ignaro delle tragedie (solo un paio, ma terribili) che funesteranno il suo destino.
Così lo descrive Boselli: “… un vincente, uno che non esita e non si arrende mai”, e poi indica la differenza principale fra i due: Zagor “invece, è roso dai dubbi” e “coltiva il dubbio, esita prima di agire, ma poi la sua azione è fulminea. E, a differenza di Tex, talvolta perde e soffre.”
La costellazione familiare dell’uno e dell’altro li ha resi abbastanza dissimili. Entrambi però seguono la propria coscienza con rigore, rischiando tutto quello che posseggono pur di perseguire un loro fine etico.
Zagor personaggio che conosco di meno, ma che stimo ugualmente, è nato dall’immaginazione di Guido Nolitta, pseudonimo di Sergio Bonelli, figlio di Gian Luigi che fu invece l’ideatore, insieme a Aurelio Galeppini (Galep), del personaggio di Tex.
E qui nasce la questione se Tex assomiglia di più a Gian Luigi o ad Aurelio: io sposo la prima tesi, anche se a ben guardare i ritratti dei due autori disegnati dal Galep stesso qualche dubbio ce l’ho.
Probabilmente il viso del ranger del Texas è un misto di entrambi i suoi genitori artistici: lo sguardo dritto di Gian Luigi e quello più obliquo e ironico di Aurelio. Ma lo stesso discorso potrebbe valere anche per Zagor, se si guarda bene i ritratti di Sergio e di Gallieno Ferri, suo realizzatore grafico.
Nella presentazione di questa squadra-su, Boselli definisce Zagor un “giustiziere tarzanide”, forse per via della sua terra d’adozione, la foresta di Darkwood, oppure per la scure di cui è armato, che l’autore descrive come “ecologico ed ecosostenibile”.
Sia lui che Tex, suo casuale compagno di avventure, sono portatori più o meno sani di terribili dolori esistenziali, che s’intravedono, seppur a fatica, solo nello Spirito con la scure, come viene chiamato Zagor dai Pellerossa, ma non in Aquila della notte, che è il nome navajo di Tex: d’altronde vi è mai capitato d’incontrare un’aquila dallo sguardo triste o titubante in vita vostra? Incavolata sì, finché vuoi, ma non di certo melanconica.
Come in tutti le squadra-su che si rispettano, i due supereroi (il super dovrebbe indicare l’eroe dotato di caratteristiche superumane, come Carl Kent oppure Silver Surfer, ma poiché in tale schiera ci hanno fatto entrare Bruce Thomas Patrick Wayne, in arte Batman, nonché il di lui pupillo Richard John ‘Dick’ Grayson, in arte Robin, ho deciso di chiamare così anche Tex, Zagor, Carson, Kit Willer, Tiger Jack e anche, udite udite, Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, in arte Cico, nonché Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio in arte è Totò, il quale ammazza tutti di risate)…
Ormai un quarto d’ora fa cominciai a scrivere: Come in tutti le squadra-su che si rispettano, i due supereroi non s’incontrano immediatamente. In questo caso, solo a pagina 72, e in un modo non soft (soffice, blando), bensì con un tentativo di martellata, anzi, di scurata ai danni del giovane Tex Willer, da parte del cinquantenne e brizzolato Zagor, i quali due tipi poi continuano a darsele di santa ragione fino a che un loro comune amico riesce a separarli, 5 pagine dopo.
Questo battesimo del pugno avrà le sue conseguenze. Tra i due si stabilirà una concorrenza psicologica non da poco. Zagor definisce l’antagonista “giovane matto” ma riconosce che è contento che l’amico abbia posto fine allo scambio di sganassoni perché poteva anche finire che le prendesse (è da vedere, ovviamente; anzi, da non vedere: nessuno dei due dovrà mai perdere una gara, sennò la squadra-su andrebbe a carte quarantotto). Pur sorridendo, poco dopo Zagor chiama quel giovanotto “arrogante”. Poi, più conciliante dice che prima o poi imparerà, essendo ancora così giovane. Nisciuno nasce imparato, dicono sotto il Vesuvio, nemmeno quel satanasso di Tex.
L’amico comune, che ha un nome, Adam, li paragona a un acciarino e a una pietra focaia, ma aggiunge che i due s’assomigliano più di quanto potranno mai ammettere. Zagor ironizza sull’idea ma non la scarta del tutto.
A pagina 86 Zagor proprio come un tarzanide, piomba sopra i lestofanti, subito dopo aver scagliato la sua scure (che io chiamerei più mazza, ma mica sono l’autore). Solo a pagina 88 si fa vivo Tex Willer (si tratta, non serve ripeterlo, di un piano studiato a tavolino, si fa per dire essendo in una boschiva prateria).
A pagina 98 li vedo appaiati e in piedi, Zagor sembra impercettibilmente più alto, ma potrebbe trovarsi su un piano rialzato: i due sembrano cugini, se non fratelli o magari zio e nipote. La differenza d’età si nota, ma non è poi quella gran cosa.
Nella medesima pagina colgo una novità, che era però nell’aria: i tre amici sono a cavallo e colui che dà le direttive a un giovane meticcio non è Tex Willer, ma Zagor, il cui cavallo è leggermente più avanzato. Tex è in posizione di poco arretrata, come in segno di rispetto. Normalmente tale funzione prevalente è svolta da quel promettente ragazzo originario dell’Arizona.
Ai miei compaesani amo dire che egli l ē un mèş cuntadèin c’al vîn da Gavâsa, un mezzo contadino che viene da Gavassa (battuta), la mitica frazione agricola di Reggio Emilia dove nacque mia madre, dove il giovane solitamente usava (fino a qualche decennio fa) star zitto quando parlavano gli anziani, e non osava dir nulla se anche questi tacevano.
Tex, per quanto di origini rurali, rappresenta un’eccezione, uno che non si trattiene mai dal dire la sua, neanche se si tenta d’ammazzarlo (tanto non ci si riesce). Si tenga conto che egli è stato sfiorato da 10.734,85 pallottole, alcune delle quali l’hanno colpito (di striscio) alla tempia o alla spalla, per lo più sinistra. Ma nessuna di esse ha mai saputo scalfire la sua sicurezza che egli ha di sé né neutralizzare granché la sua azione.

Anche la lingua di suo figlio Kit, eterno ventenne, non manca mai di agitarsi, specie quando prende in giro lo zio Carson. Il loro reciproco affetto è fuori discussione, pur tra i continui battibecchi: nel numero 734 della serie classica, a pagina 101 l’anziano ranger non esita a chiamare il giovane signor saputello.
Nella pagina successiva Zagor chiede a Tex Willer di cercare di conservare la pelle, e poi gli dice delle parole che sanno emozionarmi: “… se rimarrò ucciso, sarai tu ad aiutarlo nella ricerca di sua madre…”
A pagina 122 è Tex stesso che chiede a Zagor che fine dovranno far fare all’assassino che hanno catturato. Zagor, legittimista, pensa che sia giusto farlo processare. Tex, che ormai nutre qualche dubbio sulla giustizia americana, gli dice che non sarà per nulla facile spiegare alle autorità quel mucchio di cadaveri di mascalzoni che i due supereroi hanno lasciato là fuori.
In una delle scene finali, Tex fa notare a Zagor che, a quanto pare, questi non ha perso il vizio “di fare il protettore degli indiani”. L’altro gli risponde che un giorno anche lui capirà l’importanza di tale alleanza. Tex rimane interdetto e un “?!” gli esce dal cervello.
Tex si lamenta poi con Adam, essendo stupito che quel tarzanide se ne sia andato via così, senza quasi salutare e che lui mica cercava medaglie mentre rischiava la pellaccia, ma che non gli andava “di essere trattato come un moccioso!”.
E che Zagor non è mica suo padre, come non lo è Adam, anche se entrambi potrebbero esserlo per via dell’età. Al che Adam estrae dalla giacca una lettera in cui il re di Darkwood ha vergato parole intrise d’affetto per il futuro ranger, preannunciandogli un futuro luminoso, e aggiunge alla fine che, pur non essendo loro due fratelli sangue, “qualcosa di profondo” li accomuna: sono entrambi dei supereroi e appartengono alla medesima genia familiare!
Poi, da lontano Zagor, si volta verso di loro, e li saluta tenendo bene alzata la mano sinistra.
La lettera termina con una promessa: “Tu e io ci rivedremo, Tex Willer”. E mi sa che quei due eterni ragazzi saranno per sempre entangled, correlati, come capita a due particelle subatomiche dopo essere venute per caso a contatto. Questo dalle mie parti si chiama destino!
Per tutto il fumetto sono stato in cardacia, parola cilentana che deriva da cardium, ero in ansia, ma le parole che Zagor al termine dell’episodio dice al suo amico pellerossa mi tranquillizzano: “Un caro amico mi aspetta lontano da qui!… Ma forse lo manderò a chiamare!”
E io non vedo l’ora che Cico s’incontri con l’ancor giovane Carson: sai che risate!
Di sicuro non si prenderanno a botte, ma faranno a gara a chi ingoierà prima quella bistecca alta dita, contornata da una montagna di patatine fritte.
Ma state pur certi, fratelli epicurei, che Tex e Zagor non staranno certo a guardarvi mentre v’ingozzate come…!
Written by Stefano Pioli
Bibliografia
Mauro Boselli, Speciale Tex Willer incontra Zagor: Bandera!, Sergio Bonelli Editore, 2021