“Anime nere” di Anna Foa e Lucetta Scaraffia: due donne e due destini nella Roma nazista

“Il 2 aprile 1948 due donne si muovono da Assisi verso Trento, un viaggio allora lungo e faticoso. Non abbiamo notizie precise, ma probabilmente lo avranno affrontato in parte in treno, in parte in taxi…”

Anime nere di Anna Foa e Lucetta Scaraffia
Anime nere di Anna Foa e Lucetta Scaraffia

Scritto da Anna Foa e Lucetta Scaraffia, Anime nere. Due donne e due destini nella Roma nazista è testo da poter ascrivere al genere documentaristico, seppur dotato di elementi che lo rendono avvincente quanto un romanzo.

Pubblicato nel 2021 da Marsilio, per la collana Specchi, è libro testimone di un drammatico periodo, quello che ha visto l’Italia soggiacere a brutalità e soprusi da parte del Nazismo, durante l’occupazione di Roma del 1944.

“Su Celeste Di Porto sappiamo molte cose, ma solo sulla prima fase della sua vita, fino alla sua condanna per collaborazionismo del 1947: i mesi in cui denunciava, lei ebrea, altri ebrei, e poi quelli del suo processo, le deposizioni dei testimoni, la condanna. Ma il dopo resta poco esplorato…”

Le due protagoniste, sulla cui sorte si concentra il libro, sono Celeste Di Porto ed Elena Hohen: figure dal profilo umano discutibile e legate da un rapporto piuttosto ambiguo.

Non è ben chiaro, infatti, quale sia stato il confine fra amicizia e opportunità personali, scaturite dal legame che ha unito i destini delle due.

Celeste Di Porto è una giovane di bell’aspetto, le cui origine ebraiche non le impediscono di intrecciare una relazione con un fascista, diventandone l’amante. La sua condotta non è per nulla cristallina. Tutt’altro! Perché, nel contesto storico e ambientale in cui consuma la sua esistenza, Celeste si presta a un gioco alquanto sporco.

Denuncia, infatti, per convenienza personale e dietro a una ricompensa in denaro, i suoi vicini, residenti come lei nel ghetto ebraico di Roma.

Da qui l’appellativo di ‘pantera nera’, in merito al suo comportamento fin troppo spregiudicato.

I fatti raccontati nel testo, ambientati a Roma nel marzo 1944 a Roma, all’indomani dell’esplosione avvenuta in via Rasella, sono eventi che all’epoca segnano la sorte di romani ed ebrei. Se i soldati tedeschi morti nell’attentato sono trentatré, secondo gli ordini arrivati da Berlino, per ogni morto tedesco gli italiani uccisi devono essere dieci. Sangue che va lavato con altro sangue. Così come è stato, secondo gli ordini rispettati dal colonnello Kappler.

Ed è in tale drammatica vicenda che si inserisce la figura di Celeste Di Porto, che va in soccorso ai nazisti scovando nel ghetto innocenti che cercano di sfuggire alla furia nazista.

Saranno ventisei gli ebrei di cui Celeste fa i nomi, indicando il rifugio dove si nascondono. Che, grazie alle denunce della giovane, vengono tratti in arresto dalla Gestapo.

Parallelamente, nella Roma che sul finire della guerra si prepara alla rinascita vive Elena Hohen, ricca tedesca accusata di aver dato riparo a un carabiniere coinvolto nell’arresto di Benito Mussolini all’indomani della sua destituzione. Sarà proprio Elena, accusata di spionaggio per aver dato ospitalità al militare ricercato, a farsi paladina del recupero morale di Celeste.

Scampata alla guerra, ma accusata di essere una spia, Elena viene processata e poi assolta.

Mentre Celeste, anch’essa processata per le gravissime colpe di cui si è macchiata, deve scontare sette anni di carcere. E non i dodici anni che le sono stati assegnati dopo la sentenza.

In attesa del processo Elena è rinchiusa nel carcere romano delle Mantellate; stessa sorte che tocca a Celeste Di Porto, anche lei detenuta alle Mantellate.

Chiara Lubich
Chiara Lubich

Qui, nel luogo di reclusione, le due donne fanno conoscenza dando inizio al loro riscatto morale.

Il tramite per intraprendere il nuovo percorso, ovviamente diverso dal loro passato, sono gli insegnamenti di Chiara Lubich, nel solco del Movimento dei focolari.

“Chi non si fa ingannare in nessun modo dall’immagine che Elena vuol dare di sé sono i carabinieri, e in particolare il maggiore Guercio, che le attribuisce e non a torto la responsabilità del suo arresto a opera delle SS, e che la denuncia come spia e autrice della delazione che aveva portato alla morte Frignani, Aversa e De Carolis…”

Insegnante e saggista italiana Chiara Lubich, fin dai primi anni Quaranta, ha elaborato un suo personale pensiero di ispirazione evangelica, basato sull’unità tra i popoli e la fraternità che dovrebbe nascere da una pacifica convivenza.

E grazie al suo costante impegno, fin dai suoi esordi, ha gettato ponti per costruire un modello di pace e di concordia fra le persone. Aspetti tuttora peculiari della sua opera.

Inoltre, nei suoi principi, Chiara Lubich ha dato spazio alla donna all’interno della Chiesa cattolica con ruoli e compiti che prima di allora le erano preclusi.

Ed è sulle tracce del Movimento dei focolari che per Celeste Di Porto si apre la strada della redenzione. Supportata in questo cambiamento dalla luterana Elena Hohen, che la sostiene anche nel momento della celebrazione del suo battesimo.

Ma è un percorso questo intrapreso consapevolmente, oppure è un modo come un altro per crearsi un’immagine nuova, che affranchi Celeste dai cattivi trascorsi? Su ciò aleggiano, allora come oggi, ombre, le quali fanno dubitare sulla reale forza della sua conversione.

“Nel processo, seguendo un consolidato copione probabilmente suggeritole dal suo avvocato, Celeste sostenne di essersi prodigata per salvare la vita degli ebrei…”

Ed è proprio sulle tracce del viaggio intrapreso per recuperare una moralità perduta che si snoda la trama di Anime nere con uno sviluppo molto dettagliato, tanto da farne una lettura tutt’altro che ordinaria. La narrazione di Anime nere, infatti, restituisce un affresco inedito, che offre al lettore uno spaccato di storia italiana impregnata di manifesto realismo.

Un racconto specchio dei tempi in un ritratto della società compresa in un periodo scabroso e dalle enormi difficoltà da affrontare per la gente comune.

Una società rivolta però al cambiamento, seppur satura di accadimenti che hanno visto perire un ampio numero di persone, civili e militari, vittime di una guerra ingiusta e tutta da dimenticare. Ma sotto le cui ceneri ardono ancora oggi scintille difficili da estirpare.

Anna Foa e Lucetta Scaraffia - Ghetto ebraico Roma
Anna Foa e Lucetta Scaraffia – Ghetto ebraico Roma

Di seguito, un breve profilo delle due autrici, entrambe dotate di grande abilità documentaristica.

Anna Foa ha insegnato Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma, ed è autrice di diversi volumi sulla storia degli ebrei in Europa e in Italia.

Lucetta Scaraffia è una storica e giornalista, docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Editorialista dell’Osservatore Romano, le sue pubblicazioni con Marsilio sono variegate.

“A Celeste ed Elena siamo arrivate attraverso due percorsi differenti, che poi si sono incontrati e ci hanno spinto a scrivere insieme questo libro. Anna Foa studiando la figura di Celeste Di Porto, e imbattendosi inaspettatamente in quella della sua madrina di battesimo Elena Hohen, scoprendo con stupore che era anche lei una detenuta…”

 

Written by Carolina Colombi

 

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