Le métier de la critique: Madame de La Fayette, una scrittrice che frequentò la storia

Marie-Madelaine Pioche de La Vergne: il nome era lungo, ma non costituì un problema per la scrittrice, costretta a pubblicare le sue opere con il nome di uno dei suoi collaboratori o in forma anonima (ohibò, a quel tempo la scrittura non era conveniente per un’aristocratica).

Marie-Madeleine de La Fayette
Marie-Madeleine de La Fayette

Suo padre, Marc Pioche, era di modesta nobiltà, ma colto e amico di letterati, sua madre, Elisabeth Pena, che la diede alla luce a Parigi nel 1634, viene descritta nelle Memorie del Cardinal de Retz come incline agli intrighi.

La futura scrittrice aveva solo quindici anni quando suo padre morì, forse senza troppa afflizione di sua madre, che si risposò l’anno successivo con il cavaliere Renaud de Sévigné. Il caso volle che il più grande romanziere del Seicento e il più grande epistolografo non solo del Seicento, la nipote del cavaliere, Marie de Sevigné, fossero donne, che strinsero tra di loro una duratura amicizia. Entrambe furono allieve di Gilles Ménage, il letterato parigino più famoso, dal quale appresero l’italiano e il latino.

Dopo essere stata damigella d’onore della regina Anna d’Austria, la ragazza fu ammessa con la sua amica all’Hotel de Rambouillet, dove Catherine de Vivonne de Rambouillet animava il salotto culturale più esclusivo della capitale, che valorizzava le donne ed era frequentato da personalità politiche come Richelieu e letterati come Corneille e Malherbe. Qui Marie-Madelaine conobbe anche colei che succedette a Catherine de Vivonne, Madelaine de Scudéry, la scrittrice più famosa del tempo.

Nel 1652 Renaud de Sévigné, coinvolto nella Fronda, dovette prendere la via dell’esilio per l’Anjou e la sua figliastra e sua moglie lo accompagnarono. Due anni più tardi la ragazza fu presentata alla Madre Angélique de La Fayette, la superiora del convento di Chaillot, dove vivevano in esilio Enrichetta Maria, vedova del re d’Inghilterra Carlo I Stuart, e sua figlia Enrichetta.

L’anno successivo Marie-Madelaine ritornò a Parigi per sposare François de La Fayette, fratello di Madre Angélique. Fu un matrimonio in cui la convenienza pendeva dalla parte dello sposo, uno spiantato che portava in dote a una ricca ereditiera, di cui era più vecchio di quasi vent’anni, solo un blasone d’antica nobiltà. Nel castello d’Espinasse in Auvergne, dove i due sposi si ritirarono a vivere, la neo-contessa de La Fayette, che diede al marito due figli, rivelò doti borghesi di ottima amministratrice delle sue proprietà. Nella solitudine della campagna, che non le dispiaceva, trascorreva il tempo libero dedicandosi alla lettura dei romanzi della Scudéry, che le inviava Ménage da Parigi.

Nel 1661 Enrichetta d’Inghilterra sposò Monsieur, il fratello del re, e Marie-Madelaine si trasferì a Parigi, dove divenne non solo dama di corte di Enrichetta, ma anche amica. Enrichetta era come lei una donna colta, in corrispondenza con Molière, Racine e La Fontaine; collezionava quadri prestigiosi e amava il giardinaggio.

Diversamente dalla contessa de La Fayette, però, la neo-duchessa d’Orléans non era di costumi irreprensibili e amoreggiava persino con gli amanti del marito Filippo, noto come omosessuale negli ambienti della corte, suscitando la sua collerica gelosia. Conobbe, però, anche lei il male di vivere, con la perdita di due figli bambini. Una curiosità: da lei discende il pretendente – contestato – al trono d’Italia Vittorio Emanuele, figlio del re Umberto II di Savoia.

Stranamente François de La Fayette aveva preferito rimanere a vivere nelle sue terre; in ogni caso sua moglie, ambiziosa e determinata, che frequentava la corte e riceveva gli uomini più in vista del tempo nel suo salotto intellettuale, rimase con lui in buoni rapporti di amicizia, non negandogli mai il suo aiuto.

Nello stesso anno apparve, senza riportare il nome dell’autore, il suo primo breve romanzo, La principessa di Montpensier, con la curiosa erronea omissione della t. Allora era abbastanza frequente che i romanzi venissero scritti a più mani, e gli stessi studiosi non sono riusciti ad appurare qual è stato il contributo dei collaboratori della scrittrice. Il più famoso è senza dubbio quello che diventerà l’uomo più importante della sua vita: François VI, duca de La Rochefoucauld. Questi, dopo aver conosciuto la prigione e l’esilio per la sua partecipazione alla Fronda parlamentare, nella quale, del resto, aveva rivestito un ruolo modesto, si era ritirato da ogni impegno politico e conduceva vita mondana.

François VI, duca de La Rochefoucauld
François VI, duca de La Rochefoucauld

Amico o amante della scrittrice? Probabile amante (qualche residuo dubbio permane, data la discrezione che caratterizzò il rapporto), ma certamente incomparabile amico, che condivise con lei una fruttuosa complicità intellettuale. Era anche lui uno scrittore, ma di un genere diverso: le sue Massime, con cui si è guadagnato il titolo di massimo aforista della letteratura francese, apparvero nel 1665 con il titolo Riflessioni o sentenze e massime morali, e furono coronate da un immediato successo.

Nel 1665 fu pubblicato il primo volume di Zaїde, un romanzo di ambiente ispano-moresco. Non è un capolavoro, anche se riscosse un notevole successo, testimoniato dalle ristampe. La storia, che si svolge nel IX secolo, racconta gli amori di Consalve, figlio del conte di Castiglia, e Zaїde, figlia di un principe islamico convertito al cattolicesimo. 

Alla narrazione contribuirono Jean Regnault de Segrais, il segretario di Madame de La Fayette, che le procurò la documentazione necessaria per la ricostruzione storica e figurò come l’autore del romanzo, e lo stesso La Rochefoucauld. L’opera, la cui stesura è sicuramente della scrittrice, come attesta la sua corrispondenza con il teologo Pierre-Daniel Huet, è gravata da alcune divagazioni e risente dell’influenza dei romanzi barocco-preziosi di Mademoiselle de Scudéry, ma contiene un breve racconto, Storia di Alphonse e di Bélasire, di un’intensità poetica non indegna della Principessa di Clèves.

Nel 1669 Enrichetta d’Inghilterra riprende il progetto, lasciato languire per qualche anno, di collaborare con Madame de La Fayette per la stesura della propria storia, che la scrittrice redige fino agli eventi del 1665. L’anno successivo è luttuoso per Marie-Madelaine: la sua amica muore a ventisei anni in circostanze controverse. La civettuola duchessa d’Orléans aveva poco prima rivelato insospettabili capacità diplomatiche: aveva svolto un ruolo determinante nella firma del trattato segreto di Dover, che sanciva l’alleanza tra la sua adottiva Francia e la sua nativa Inghilterra. Nonostante la sua morte, Madame de la Fayette mantenne ottimi rapporti con la corte.

Il 1678 è l’anno più importante per la scrittrice: esce a Parigi, presso il libraio Claude Barbin, La principessa di Clèves. È non solo il suo capolavoro, ma un capolavoro tout court, che inaugurava, con una narrazione che non raggiungeva le centocinquanta pagine, il romanzo psicologico non solo nella letteratura francese, ma anche in quella europea. Nella non lunga schiera delle grandi scrittrici, la contessa di La Fayette si è conquistata ex abrupto un posto di rilevo.

Il romanzo fu pubblicato senza il nome dell’autore (certa critica, con indubbia esagerazione, ne ha considerato La Rochefoucauld coautore) destando molta curiosità.

Due anni dopo un evento ferale provocò un dolore inconsolabile nella scrittrice, che cadde in una grave prostrazione: La Rochefoucauld morì per un accesso di gotta, assistito negli ultimi istanti dall’abate, scrittore e teologo, Jacques Bénigne Bossuet. Tre anni dopo Madame de La Fayette apprese, probabilmente senza molta afflizione, anche la morte di suo marito, dal quale era sempre vissuta separata.

Madame de La Fayette - Photo by Babelio
Madame de La Fayette – Photo by Babelio

La sua biografia ci riserva un’ultima sorpresa: come la sua amica defunta, Marie-Madelaine svolse per parecchi anni un importante ruolo diplomatico, tra Luigi XIV e Maria Giovanna Battista di Savoia, chiamata Madame Royale, reggente del ducato di Savoia per conto del figlio Vittorio Amedeo II.

Madame de La Fayette appoggiava Madame Royale, che intendeva favorire il progetto del re di Francia di incorporarsi la Savoia. Fortunatamente per il destino dell’Italia, Vittorio Amedeo, raggiunta la maggiore età, nel 1684 rivendicò il governo, esautorando la madre e vanificando ogni ambizione di Luigi XIV sul suo stato. Madame de La Fayette, di conseguenza, fu costretta a troncare ogni relazione con la corte sabauda.

Morì a Parigi nel 1693, non ancora sessantenne. Aveva vissuto gli ultimi anni molto ritirata, riallacciando l’amicizia con Ménage e affidandosi alla direzione spirituale del fondatore dell’ordine dei Trappisti, l’abate Rancé, del quale Réné de Chateaubriand scrisse una vita, ultimo suo libro. Uscirono postume le Memorie della corte di Francia negli anni 1688-1689, la Storia di Enrichetta d’Inghilterra e un racconto, La contessa di Tende. A noi resta il rammarico che non si sia dedicata con maggiore costanza all’arte narrativa, disperdendo il suo talento in opere di altro genere.  

 

Written by Antonio Benedetti

 

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