“La stanza rossa” di Giovanna Politi: una insolita promenade nelle sue stanze segrete velate e svelate
“Inutilmente cercheremo la felicità lontana e vicina, se non la coltiviamo dentro noi stessi.” – Jean-Jacques Rousseau
Giovanna Politi è nata a Roma il 14 novembre del 1970, scrittrice e poetessa leccese ha al suo attivo otto pubblicazioni alle spalle tra romanzi, favole e raccolte poetiche.
Pluripremiata in concorsi letterari importanti, uno tra tutti il premio Zingarelli 2019 per il romanzo “Io sono l’a-more” consegnatole dal Presidente di giuria Prof. Paolo D’Achille, accademico della Crusca. Moltissime le presentazioni dei suoi libri in tutta Italia e le partecipazioni a Fiere e Saloni Internazionali tra cui Torino, Imperia, Londra, Roma, Padova, Milano, Francoforte ed anche alla New York Rights Fair. Con il progetto Libriamoci, voluto dal Miur e dal Ministero dei Beni Culturali, ha visitato oltre cinquanta scuole in tutta Italia. È ideatrice del Progetto didattico di “Educazione alla Bellezza e al Sentimento” adottato in molte scuole primarie. Giovanna Politi è conduttrice di rubriche radiofoniche e pubblica i suoi articoli su riviste cartacee e online.
Giovanna, è una giovane donna sensibile e forte allo stesso tempo, a cui sono legata da un rapporto di profonda amicizia e leggendo “La stanza rossa”, un piccolo, grande scrigno, dall’accattivante copertina di Rosemary Cresta, finemente rilegato, racchiuso in 124 pagine, edito da Graus edizioni e con la preziosa prefazione di Simona Dècina e nota critica di Teresa Romano, noto che vi è nella sua scrittura di facile lettura e ricca di contenuto, una freschezza di stile e trasparenza di pensiero che albergano in chi esclusivamente come lei, crede fermamente nei valori della vita.
Un foglio ed una penna sono sufficienti per realizzare un capolavoro come il suo romanzo lì dove solo tramite la scrittura si riesce ad evadere da un mondo che non sempre riflette ciò di cui si ha bisogno.
Punti, virgole, parole, sussurri e poi anche lacrime e sorrisi, spazi ed assonanze… tutto questo è la sua scrittura, l’arte che libera l’anima mettendola a nudo e riuscendo a catturarla in poche battute, un dizionario per le parole più complicate che la mente, l’anima ed il cuore non riescono ad esprimere così come vorrebbero! Scrivere un romanzo per lei è come dare al corpo delle sensazioni mai provate. Ella mette su carta le proprie emozioni e molte passioni, per poi trasferirle al lettore, in cui si rispecchia durante i momenti vissuti della propria vita, un atto di generosità dello stessa nei riguardi di chi legge impossessandosene fino a farne nutrimento per il proprio essere.
Scrittura come una tenue fiammella, una favilla che volteggiando entra impietosamente nell’anima, proprio nel punto pensato da chi l’ha scritto incendiandola e ciò che si accende è in realtà, il bagaglio emotivo di chi lo legge, il quale percepisce a suo modo il calore scaturito dai suoi sentimenti, partecipando al messaggio che è stato lanciato, semplicemente.
Per lei la scrittura nasce dentro di sé ed è ispirazione, arte, sensibilità, introspezione, libertà e tanto altro ancora, per cui non serve assolutamente seguire teoremi, procedure ma solo attraverso essa si riesce ad evadere da un mondo che non sempre riflette ciò di cui si necessita perché diletto degli animi più delicati, rifugio delle menti più folli, fragile scoglio, fresca rugiada, ritmo che ci fa muovere o dondolare come quando si ascolta la musica e suono della parola bisbigliata o letta ad alta voce.
La scrittura è narrazione di fatti, essa non è un’estranea ma è sempre in agguato dietro l’angolo, pronta a balzarci addosso in ogni momento e solo ciò che si riesce a cogliere, si può trasmettere!
Dalla nota critica di Teresa Romano:
“L’autrice costruisce le pagine di questo romanzo parola dopo parola, frase dopo frase, mediante una linearità di linguaggio ricco di sfumature, di novità di senso, di immagini, di emozioni e una tale intensità di respiro da creare suspense, avvolgere di un alone di mistero i personaggi e tenere inchiodato alla sedia il lettore che aspetta di respirare le atmosfere e i vissuti di Laura per poterne godere. Si immerge nella sua mente che non ricorda in maniera lineare, secondo un ordine prestabilito, ma lo fa passando in rassegna i suoi sentimenti, per associazione di ricordi, così come si susseguono nei suoi pensieri.
In questo romanzo psicologico e introspettivo, l’autrice ci fa entrare con lei nelle varie stanze, vere icone letterarie, dove si riprenderà fiato allargando la prospettiva e rivoluzionando il significato.
Il lettore catturerà il soffio dell’anima, fino ad arrivare a respirare quello sguardo nuovo sulle cose. La stanza rossa, in fondo, è un dono che Giovanna Politi ha voluto fare a se stessa e a tutti noi, suoi lettori, che in quelle stanze, metafore del tempo, scopriremo chi siamo stati e il perché del nostro andare. Nella consapevolezza che qualunque stanza è degna di essere vissuta”.
“Nei giardini segreti della mia intimità più inconfessata, però, fioriva ancora la speranza, segno che il gelo intorno non aveva impedito al bucaneve di poter rinascere alla fine dell’inverno per colorare il sottobosco.” – Giovanna Politi
Ed ancora Giovanna Politi ci racconta:
“Se il cuore non è felice, se l’anima è sofferente, se la mente carica oltre misura, cosa succede? Il tutto viene irrimediabilmente scaricato sul corpo, che ovviamente si ammala. Però poi diciamo che è stato lo smog, il cibo contraffatto che ingoiamo ogni giorno, le falde acquifere inquinate e mille altre cose che, seppur vere, solo in parte sono il fattore scatenante di molti mali che andrebbero ricercati invece nell’infelicità.
Quella che lentamente ci consuma ogni giorno, quella che ci fa introflettere sulle nostre stesse emozioni, rinunciare ad un grande amore che a un’abitudine consolidata, perché siamo codardi, perché cerchiamo rifugio nella tempesta, ma la vita è imbattersi nel maestrale e lasciarsi bagnare dalla pioggia.
La vita è anche graffiarsi e farsi male, cadere e poi rialzarsi.
Di una sola cosa sono certa a questo mondo: tutto ciò che non esplode implode, provocando danni di portata catastrofica, e il cuore, se non lo assecondi nelle sue richieste, si crepa come le pareti di una casa vecchia e senza vita.”
Ed in questo periodo del romanzo, particolarmente, mi ritrovo perfettamente, come se fosse stato scritto apposta per me, un monito per tutti coloro che sono fragilmente forti e fortemente fragili, come canne al vento che si piegano ma non si spezzano, come funamboli sempre in equilibrio precario sulla fune dell’esistenza, stando attenti a non compiere passi falsi e cadere a terra rovinosamente senza rete di protezione, prima di rialzarsi con le proprie forze, tra luci ed ombre…!
“Ogni giorno, guardandoti allo specchio, chiediti: “Ma io sono felice?” – Giovanna Politi
Written by Mariagrazia Toscano
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