“La donna dalla gonna viola” di Natsuko Imamura: tra solitudini e suspense nel Giappone contemporaneo
Chi è la donna dalla gonna viola? Il titolo impone questa domanda ancora prima di cominciare a leggere il romanzo.
La risposta non è così semplice, anche dopo la lettura rimangono tanti dubbi su questo personaggio e le sue azioni, tanto da spingere il lettore a darsi delle motivazioni personali che racchiudono temi importanti come le relazioni sociali e la loro mancanza.
La donna dalla gonna viola è sola, vive in un piccolo appartamento e ogni giorno va al parco e si siede sulla stessa panchina mangiando un cornetto alla crema.
Lo sappiamo perché il narratore, una donna dalla camicia gialla, descrive dell’altra ogni gesto visto che la segue a distanza pensando di voler diventare sua amica.
Questa costante presenza dell’osservatrice ci fa pensare ad una ossessione, a qualcosa che potrebbe nuocere alla donna dalla gonna viola.
Entrambe finiscono per lavorare insieme anche se non parlano mai tra loro, nemmeno uno scambio di saluto. Salgono sullo stesso autobus, mangiano nella stessa mensa, siedono nello stesso parco a distanza, una che osserva l’altra senza avere il coraggio di farsi avanti.
Una situazione di solitudine per entrambe, la donna dalla gonna viola riesce a concentrare su di sé anche gli occhi delle colleghe e del direttore e nel momento che le sue relazioni sociali diventano altre, la narratrice è stupita e incredula come se lei avesse sempre voluto essere come l’altra senza riuscirci.
La costante dell’intero romanzo è la ricerca di osservare l’altra come un oggetto, un animale da compagnia da imparare a conoscere, non c’è empatia tra le due protagoniste, ma un senso di solitudine permanente. La stessa autrice, Natsuko Imamura, prima di diventare un’affermata scrittrice (ha vinto il prestigioso riconoscimento giapponese Akugatawa nel 2019, proprio con questo libro) ha vissuto la stessa condizione lavorativa delle due protagoniste: ha fatto la donna delle pulizie in albergo, una presenza discreta, quasi invisibile per chi trascorre la notte in albergo, ma indispensabile per migliorare la loro vita.
In questa figura lavorativa c’è un richiamo ad una vita ai margini della società, di isolamento e di invisibilità per svolgere al meglio i propri compiti lavorativi. La donna dalla gonna viola riesce a migliorare in qualche modo la sua vita precedente ed uscire da quei confini nei quali tutte le altre colleghe sembrano etichettarla.
Una donna sola, insicura, fragile e timida piano piano diventa altro da sé o quello che è sempre stato e che l’altra donna, l’osservatrice e voce narrante, non aveva colto inizialmente. Il modo in cui ogni azione è descritta non lascia nessuna nota emotiva, ogni gesto che la donna dalla camicia gialla vede viene raccontato a noi lettori come in presa diretta, al presente, a volte con dei pensieri personali, ma mai su quello che davvero sente.
I sentimenti, le emozioni restano dentro le parole e il lettore rimane sempre più intrigato da questa sequenza di scene e di azioni che sembrano banali, quotidiane e senza nessuna enfasi, mentre invece prende corpo la storia che potrebbe portare ad esiti sconvolgenti e repentini.
In una sola frase a volte viene racchiuso il piccolo cambiamento e la lettura attenta riesce a cogliere sfumature impreviste. Le descrizioni, i cambiamenti delle azioni della donna dalla gonna viola portano ad una evoluzione narrativa sempre più intrigante e misteriosa.
Le domande diventano sempre di più e le risposte sempre meno visto che la donna dalla camicia gialla non può sapere per quale motivo l’altra faccia o non faccia determinate azioni e spesso alcune abitudini vengono riportate da colleghe e forse non veritiere.
La vicenda quindi da una narrazione lineare diventa una spirale verso l’alto in cui l’unica via di scampo sembra la fuga, ancora una volta isolarsi, perdere ogni relazione, tornare allo stato iniziale senza nessuna speranza di evoluzione sociale e intima.
Lo stile del romanzo è molto semplice, viene utilizzato un linguaggio essenziale quasi parlato, ma proseguendo nella lettura quelle che sono ripetizioni e possono annoiare diventano essenziali per capire lo spirito della narratrice e il suo punto di vista.
Un elemento importante sono i bambini del parco: il loro timore di avvicinarsi alla panchina della signora dalla gonna viola si affievolisce man mano e il gioco diventa un elemento di unione e di relazione. In quei momenti di leggerezza e di umanità l’autrice ha inserito un elemento essenziale di tutta la trama, ma anche un messaggio ad essere più umani e fiduciosi nel prossimo.
Le relazioni sociali in fondo si basano su questo e quando vivono nella menzogna non c’è molto di positivo da aspettarsi.
Interessante la costruzione sottile del romanzo e dei personaggi che hanno un filo nascosto che lega ognuno di loro, il finale inaspettato è certamente favorevole per questo romanzo che si tinge di noir e mistero.
Alla domanda iniziale non so ancora rispondere.
Written by Gloria Rubino
Bibliografia
Natsuko Imamura, La donna dalla gonna viola, Salani Editore