“Il canto delle Sirene di Ulisse” di Alberto Borgogno: chi riceve questo sapere non può comunicarlo agli altri
Innumerevoli autori hanno composto brani musicali, poesie e prose che parlano degli effetti del canto delle Sirene e delle manifestazioni che oggi, per analogia, vengono accostate a quel canto seducente (da ultimi De Gregori, Fedez, Malika Ayane, Lavezzi).
Ebbene, io mi sono azzardato a scrivere pari pari Il canto stesso con cui le Sirene hanno cercato di ammaliare Ulisse, parole e musica (impresa piuttosto temeraria, a cui persino Dallapiccola, moderno cantore del nostro eroe, si è sottratto: consideratela con indulgenza!): l’interprete è la brava Rebecca Cinquina.
In verità, che cosa abbiano cantato le Sirene ad Ulisse è un grosso enigma che ha eccitato per secoli letterati, antropologi, musicisti e naviganti.
Ma io voglio seguire le indicazioni dell’Odissea: forse le Sirene conoscono davvero tutte le cose, ed è sincera la loro promessa – registrata per l’appunto da Omero – di svelare queste verità ad Ulisse, un uomo assetato di conoscenza; ma poi sul piano della comunicazione avviene una frattura fatale: chi riceve questo sapere non può comunicarlo agli altri, perché perde la vita (o è trasferito in un’altra dimensione), e dunque le informazioni delle Sirene non entreranno mai nel patrimonio di conoscenze del genere umano.
Per questo le Sirene secondo i Greci sono mostri.
Di qui le reticenze nel mio Canto delle Sirene, dal momento che le protagoniste non possono svelare ad Ulisse la verità riguardo a questo aspetto del loro insegnamento: nella mia canzone le frasi appaiono tronche 3 volte, sempre dopo le parole “ad altri non”.
Il giusto completamento della negazione “ad altri non” sarebbe “potrai comunicarlo”, ma preferirei che gli ascoltatori (li ringrazio anticipatamente, se ce ne saranno) cercassero di interpretare il testo come più a loro piace, o anche rinunciassero ad integrarlo con esattezza: il canto delle Sirene non è forse, come dicevamo, un “grosso enigma”?
Testo
“Ulisse, Ulisse!
Ulisse, Ulisse!
Arresta qui la nave,
ascolta l’onda della nostra voce,
canto che avvolge il cuore
e dà luce alla mente,
canto sereno e dolce.
Sì: luce, luce, luce e conoscenza
nel grande Ulisse noi infonderemo:
ferma la tua nave qui adesso,
ascolta il canto dolce che incatena.
Le mille e mille cose noi sappiamo,
ciò ch’è nascosto in cielo, in terra e in mar:
le mille e mille cose sveleremo,
tu mille e mille cose ad altri non…
Il nostro corpo è voce:
se a te s’avvinghierà questa canzone,
ti librerai nell’aria
e cielo e terra e mare
saranno in tuo potere.
Che cosa puoi trovare di più grande
del tuo pensiero astuto e strapotente,
se noi lo liberiamo dai legacci
della tua folle vita senza senso.
A te, a te, a te questo canto doniamo,
canto che legherà il cuore tuo a noi.
Di più, di più, di più, tutto saprai di più,
e terra e mare e stelle,
tutto ma ad altri non…
Ecco già sento il fuoco
della tua mente acuta, grande Ulisse:
sì, lascerai la ciurma,
e questo mare infido,
e la memoria antica.
Senti come profuma il mio pensiero
sottile e ardente come un soffio amico,
senti come profuma questo seno,
promessa di un’ebbrezza senza fine.
Le mille e mille cose noi sappiamo,
ciò ch’è nascosto in cielo, in terra e in mar:
le mille e mille cose sveleremo,
tu mille e mille cose ad altri non…”
Written by Alberto Borgogno