“A mano disarmata” di Claudio Bonivento: Federica Angeli, una storia di esemplare impegno civile
“Chi sta dalla parte giusta non perde mai. Chi ha scelto di sfidare a viso aperto la mafia, la testa non la chinerà mai. Perché sulla bilancia alla sera ci si sale da soli, con la propria coscienza, ed è a lei che si risponde”.
Dal libro autobiografico di Federica Angeli A mano disarmata. Millesettecento giorni di scorta, il regista Claudio Bonivento ne ha tratto un film di notevole denuncia sociale.
Quella portata sullo schermo dal regista è una storia vera, di giornalismo d’inchiesta, oltre che di esemplare impegno civile, e vissuta in prima persona dalla giornalista Federica Angeli.
Protagonista di vicende che hanno segnato la sua vita e quella dei suoi famigliari, Federica Angeli è una donna ben determinata a dimostrare con il suo impegno che il giornalismo può e dovrebbe essere una professione nobile.
Con un coraggio che può appartenere soltanto ad una persona dagli alti valori morali, la Angeli ha denunciato episodi e fatti legati alla delinquenza di stampo mafioso avvenuti nella città Ostia, vittima di una potente cosca mafiosa.
E questo, nel luogo dove è nata e cresciuta la Angeli non poteva proprio tollerarlo.
Attraverso articoli su La repubblica, giornale presso cui è redattrice, con la sola forza delle parole, mezzo a lei più avvezzo, la Angeli ha dato prova di non farsi intimorire dal mondo criminale. Ed è andata oltre, oltre a quello che la sua professione di cronista richiedeva.
Si è messa in gioco, la Angeli, e ha rischiato molto pur di vedere confermata una realtà che a gran voce chiedeva di essere raccontata.
Tutto ciò è accaduto nel 2013, e fin da subito, ovvero da quando ha denunciato fatti delittuosi che accadevano intorno a lei, è stata minacciata di morte; minacce estese anche ai suoi cari, il marito e tre figlioletti, con lo scopo di farla tacere e rinunciare dal divulgare accuse e segnalazioni. Non senza difficoltà, la Angeli ha insistito affinché il giornale pubblicasse quell’inchiesta: era troppo rischioso, secondo il suo caporedattore, dichiarare soprusi e vessazioni di cui la cronista era venuta a conoscenza.
Ma lei non voleva rinunciare a perseguire il suo obiettivo: la sua coscienza glielo imponeva come un obbligo assoluto. Con la ovvia conseguenza, che fin dall’inizio di questa drammatica vicenda, le è stata affidata una scorta di uomini armati per proteggerla nei suoi spostamenti.
Infine, dopo varie vicissitudini e anche qualche conflitto familiare, la Angeli ha vinto la sua battaglia. Coraggiosa, così come ha dimostrato essere, è andata fino in fondo ed ha affrontato a testa alta la mafia che vessava i suoi concittadini ed era in stretta connivenza con alcuni esponenti politici del luogo.
Quello della cronista è stato un percorso doloroso e difficile, animato però da un’etica civile percepita come un impellente bisogno a cui rispondere.
E, dopo i numerosi arresti di gente appartenente alla famiglia mafiosa, che decideva le sorti di un’intera città, in seguito alle sue denunce, è arrivato il momento del processo.
E, risoluta come sempre, ha testimoniato i fatti di cui era stata testimone, indicando negli imputati i responsabili e coloro che l’avevano minacciata di morte. Condannati a pene esemplari, gli autori di delitti gravissimi, non ultimo lo spaccio di droga, sono tutt’oggi in carcere, e la Angeli continua a vivere e a lavorare nella città che l’ha vista diventare una giovane e coraggiosa cronista, modello ed esempio per tante altre donne.
Sono queste, in breve, le vicende che Federica Angeli ha vissuto sulla propria pelle; permeate di una grande drammaticità che ne ha cambiato l’esistenza.
Senza mai trascurare il suo ruolo di moglie e di madre, e consapevole, a un certo punto della vicenda giudiziaria, di non poter tornare indietro e perciò di avere l’obbligo morale di portare avanti la sua battaglia contro l’illegalità, la Angeli si è palesata come una persona decisa a completare il difficile compito che si è data.
Senza cedere all’incertezza non è tornata indietro, senza mai pensare di non aver fatto la cosa giusta. Semmai, le sue perplessità sono state determinate dal coinvolgimento dei suoi familiari. Coinvolgimento che ha portato anch’essi a subire intimidazioni e minacce da parte di gente senza scrupoli e pericolosissima, e disposta soprattutto a far valere la prepotenza come sistema di vita.
“Giornalista de’ Ostia, io te levo la serenità dentro casa…”
Il film A mano disarmata, che ha mantenuto lo stesso titolo del libro, seppur in minima parte romanzato, ha tratteggiato fedelmente gli eventi raccontati dall’autrice e di cui è stata protagonista.
E, minuziosamente, la pellicola ha riportato le tappe di una bella storia di giornalismo, intrisa soprattutto di coraggio e al contempo di umanità, ma anche di momenti di paura.
A mano disarmata è quindi una storia straordinaria di una donna ‘normale’, che però ha fatto cose straordinarie.
E, che della sua deontologia professionale ne ha fatto un uso eccellente, anche se ne ha pagato uno scotto pesante. Quali momenti di solitudine e di angosciante paura.
Film che sollecita le coscienze, A mano disarmata racconta una pagina di cronaca nera, che ha visto la città di Ostia protagonista di vicende malavitose che ne hanno cambiato l’assetto.
“Questo clan fa il bello e il cattivo tempo a Ostia” – Federica Angeli
L’approccio registico adottato da Claudio Bonivento è singolare; al fine di ottenere una narrazione filmica maggiormente coinvolgente, il regista ha optato per un punto di vista diverso da quello di altre narrazioni tv di simile argomento.
Non il punto di vista dei criminali, ma quello della stampa e del mondo giornalistico nel suo insieme, e i pericoli a cui sono sottoposti coloro che operano nel giornalismo d’inchiesta.
Ma la denuncia che partecipa lo spettatore agli eventi, ben esplicitata dal film, non riguarda solo il mondo della stampa, ma anche un microcosmo cittadino, uguale a molti altri, il quale ha visto i suoi abitanti sottoposti a un clima di soprusi e di omertà, logica conseguenza dell’incapacità di osteggiare un sistema mafioso.
Oltre che di un’ottima tecnica registica, il film si pregia anche di interpreti eccellenti.
Claudia Gerini in primis, che quasi per intero si è fatta carico di una pellicola di grande valore testimoniale. Calandosi alla perfezione nei panni della giornalista romana, grazie anche a una certa somiglianza fisica, e incarnando il profilo di una donna combattiva e insieme materna.
Ma ciò, che dell’interpretazione della Gerini colpisce lo spettatore, è l’avere rappresentato sapientemente i diversi e complessi stati d’animo della Angeli. Stati d’animo che inevitabilmente hanno suscitato nella giornalista dolenti moti emotivi. E la Gerini li ha delineati con una naturale spontaneità, restituendo allo spettatore le sensazioni più intime e private di una donna, la cui rabbia verso l’ingiustizia era incontenibile.
Così come l’attrice, ripresa quasi sempre in primo piano, anche i coprotagonisti si sono dimostrati all’altezza di un film ben strutturato e dinamico, con sequenze che hanno sottolineato con assoluta verosimiglianza le condizioni in cui la Angeli era costretta a vivere: privata della libertà, senza portare avanti serenamente la sua quotidianità, e continuamente preda di intimidazioni per limitarne un’attività professionale che si è tradotta in un impegno civile e sociale di enorme portata.
“Si sono impossessati di tutto. Bar, ristoranti, pizzerie, autolavaggi. Tutto…” – Federica Angeli
Written by Carolina Colombi