“Ai sopravvissuti spareremo ancora” di Claudio Lagomarsini: uno spaccato di provincia immortale

“Vorrei piangere e liberarmi una volta per tutte, ma più che triste mi scopro arrabbiato. Con lui, con questa casa, con ciò che eravamo.”

Ai sopravvissuti spareremo ancora
Ai sopravvissuti spareremo ancora

Un giovane che lavora ormai da tempo lontano dall’Italia è costretto a tornare nella casa d’origine perché questa verrà presto venduta e la madre ha bisogno del suo aiuto per liberarsi delle ultime scatole.

È in una di queste che ritrova alcuni quaderni scritti tempo prima dal fratello maggiore. Decide di leggerli e di compiere un viaggio nel tempo, in quell’estate del 2002, quando lui e il fratello vivevano ancora con la madre e il suo compagno soprannominato Wayne.

Erano giornate afose e parte del tempo Marcello lo trascorreva dal vicino di casa ottantenne detto il Tordo che si occupava della moglie malata e al contempo intraprendeva una relazione con la nonna.

Pensava poi a Sara, la ragazza del quale era innamorato da sempre ma ciò che racconta sui suoi cinque quaderni sono soprattutto gli episodi che vedono Wayne e il Torno litigare per ogni piccolo dettaglio, discussioni furiose che diventava complicato placare, i comportamenti del compagno nei confronti della madre, le rapine e l’ignoranza plateale che può essere solo osservata e difficilmente combattuta.

Ai sopravvissuti spareremo ancora (Fazi Editore, 2020) è il romanzo di esordio di Claudio Lagomarsini, uno spietato ma più che mai realistico quadro di ciò che accade nella quotidianità della provincia italiana.

Quello di questo libro è un mondo superficiale, bigotto fatto di comportamenti sessisti e di luoghi comuni ardui da sradicare, fino al tragico e forse non troppo inaspettato epilogo.

È anche la storia di un ragazzo che osserva tutto e tutti con occhi e cuore fin troppo sensibili, che prova ad andare contro ciò che non approva ma che si ritrova a doversi sottomettere alla realtà che lo circonda.

Coltivano questa idea comune che, quando c’è trambusto, io me ne dovrei stare in casa acquattato sotto la scrivania. Vorrebbero che la timidezza fosse timore, la riservatezza inazione. In altri frangenti, però, mi immaginano come un maschione intraprendente, uno sciupafemmine spavaldo che penetra, stantuffa, schizza e abbandona. Se la fanno tornare come vogliono, alla fine dei conti.

Claudio Lagomarsini
Claudio Lagomarsini

Non sempre tornare al tetto d’infanzia rappresenta un’esperienza idilliaca, talvolta può riaprire ferite ancora sanguinanti e mai come in questo romanzo è facile ritrovarsi e rinvenire le dinamiche personali di una vita passata o presente nella quale pettegolezzi o fatti immorali, o ritenuti tali, erano e sono sulla bocca di tutti.

Quanto può essere difficile andare oltre e fare finta di nulla.

Un romanzo davvero particolare, scorrevole, ricco di spunti di riflessione. L’immagine di come eravamo e forse non saremo più.

 

Written by Rebecca Mais

 

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Rai Cultura

 

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