Banche tradizionali sul viale del tramonto: le ultime dal fronte tecnologico

Sono anni di cambiamento per il mondo delle banche tradizionali e soprattutto per il modus operandi dei clienti e risparmiatori che, in Italia e nel mondo, guardano anche ad altri orizzonti.

Internet banking
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Paolo Galvani, numero uno di MoneyFarm, in una lunga intervista a SkyTg24 ha fatto il punto della situazione, partendo da un presupposto di fondo, ma comunque fondamentale: la crisi delle banche tradizionali.

Difatti, dati alla mano, molti istituti bancari hanno avviato una serie di tagli: UniCredit ha recentemente annunciato il taglio di circa ottomila dipendenti in Europa Occidentale, seimila solo in Italia. I tagli, dal 2007 al 2018, nel settore bancario sono stati circa 74mila, con un vertiginoso calo delle filiali del 22,5%.

Ma non finisce qui, perché nel prossimo quinquennio sono previsti tagli di costi per un massimo di cinque miliardi di euro: gli addetti saranno ridotti ancora di 70mila unità, le filiali ancora di 7mila.

Oltre il 45% dei dipendenti che invece resteranno in banca dovranno acquisire nuove competenze. Economia, e gestione dei patrimoni, che vanno vieppiù digitalizzandosi.

Competenza, infatti, è intesa soprattutto come competenza del mondo digitale: non solo nei servizi di banking online, ormai in voga e nettamente prevalenti per i clienti, ma anche pagamenti elettronici, digital payment, la cui crescita nel 2016 è stata dell’8,7% ed è proseguita, praticamente senza sosta, app e servizi ad esse collegate. E non solo: perché assistenza e consulenza, via via, stanno diventando sempre meno fisiche.

I dati per i risparmiatori italiani ormai parlano chiarissimi: oggi come oggi già 13,7 milioni di italiani, un sesto del totale, sfruttano servizi finanziari grazie ai propri smartphone, nel 2019 in crescita del +30% rispetto all’anno precedente.

Il 35% dei clienti delle banche, inoltre, è pronta a considerare offerte senza filiali. L’Italia, da par suo, è tra gli ultimi posti in Europa per digitalizzazione però per tutti i risparmiatori si è fatto sempre più necessario un cambio di paradigma: occorrerebbero sempre più interventi di cambiamento nel modello tradizionale di fare banca e le Fintech, in materia di competenze digitali, stanno aprendo importanti collaborazioni per il futuro.

Banking online
Banking online

Collaborazioni pronte ad essere sfruttare dai consumatori/risparmiatori. Intanto ci sono ancora progressi da fare, per risparmiatori e banche, dal punto di vista della normativa.

Da gennaio 2018 la MiFID II ha ridisegnato i rapporti circa le buone norme che i consulenti devono tenere nei confronti del cliente-risparmiatore: un’indagine della School of Management del Politecnico di Milano, condotta in sinergia con Moneyfarm, ha indagato sullo stato di adeguamento dell’industria del risparmio nostrano alla nuova normativa, il cui obiettivo finale è quello di decidere investimenti consapevoli con disposizioni chiare in merito al modo in cui gli intermediari finanziari devono comunicare costi e oneri del servizio di investimento, prima dello stesso e dopo lo stesso.

Nella seconda parte dell’indagine, quella relativa sulle informative ex post, inviate dai più importanti intermediari finanziari operanti in Italia, è emerso con tutta chiarezza che tutte le banche sono state bocciate e che solo quattro su diciotto hanno mantenuto, più o meno, fedeltà agli standard previsti ex lege.

A dimostrazione che, da ambedue i fronti, quello delle banche tradizionali e nuove, sono necessari ancora maggiori passi in avanti.

 

 

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