I falsi di Modigliani: la beffa delle tre teste e le opere sequestrate a Genova
“Se non facciamo attenzione c’è il rischio che i falsi, che oggi sono centinaia in tutto il mondo, finiscano nuovamente in mostre e rassegne”. – Carlo Pepi, storico dell’arte, in una intervista al Tirreno
Con l’espressione ‘i falsi di Modigliani’ non s’intende soltanto l’episodio avvenuto a Livorno nel 1984, il quale ha richiamato grande attenzione da parte dei media e del pubblico.
Perché altri singolari episodi si sono verificati altrove, dove storie e dichiarazioni clamorose si sono intrecciate fra loro, determinando così un dirompente scossone al mondo dell’arte.
A Genova, per esempio, nel 2017. Qui, era stata allestita una mostra delle opere di Modigliani, ospitata nell’appartamento del Doge sito nel Palazzo Ducale. Prima però di entrare nel cuore dell’evento, un po’ di cronistoria del fatto di Genova.
È il giorno precedente all’inaugurazione della mostra dedicata al maestro di Livorno, evento tanto atteso quanto prestigioso, grazie anche all’importante cornice scenografica di Palazzo Ducale.
Il quotidiano locale Il Secolo XIX lancia un’anteprima dell’avvenimento tramite un’intervista allo storico dell’arte Stefano Zuffi e al presidente di Palazzo Ducale. Ed ecco, a questo punto entrare in scena Carlo Pepi, storico dell’arte e fondatore della casa museo di Modigliani, oltre che grande esperto delle opere del livornese.
Cosa gli chiede un visitatore attraverso i social, FB nello specifico? Un parere sulla mostra, visto che qualche dubbio sull’autenticità di alcune opere esposte era già stato sollevato, seppur non si sapesse da chi.
Non conoscendo però le opere in esposizione, il Pepi offre un suo parere soltanto su di un’opera citata in un allegato che il visitatore gli ha fatto pervenire (un articolo di giornale).
Dichiaratamente falso, secondo il parere del Pepi è Il nudo disteso, come falso è pure il Ritratto di Maria, opere selezionate fra quelle presenti in mostra. Aggiunge inoltre, sempre il critico di illustre fama, che anche altre opere esposte al Ducale sono dei falsi.
Una contraffazione ben fatta, ma sempre di opere contraffatte si trattava.
Comunque, il Pepi non è il solo a esprimersi negativamente; a sostenerlo in questa sua battaglia è un altro nome illustre, Marc Rastrellini, il quale dichiara che i falsi esposti a Genova li si possono conteggiare nel numero di 13.
13 sono i falsi esposti di cui non c’è alcuna autenticità.
Per fare chiarezza, o per amore dell’informazione, in questo bailamme di dichiarazioni interviene l’ANSA con un’intervista al Pepi, il quale ribadisce il giudizio su cui già si è pronunciato.
Uguale a quello già riportato a suo tempo sui fatti di Livorno del 1984. Ovvero, che le sculture recuperate nei fossi di Livorno erano dei falsi.
Ma, per tornare in quel di Genova, la notizia della supposta frode fa il giro delle maggiori testate giornalistiche, e immediata arriva la replica di Palazzo Ducale, nella persona del curatore della mostra, Rudy Chiappini.
Il Chiappini dichiara strumentali e pretestuose le affermazioni del Pepi, persona già incaricata di esprimere il suo parere attraverso perizie, pareri totalmente attendibili.
A confermare la tesi dei critici interviene anche il giudizio di Isabella Quattrocchi, anch’essa dotata di notevole competenza artistica, che va a confermare il parere dei suoi colleghi. Ovvero, 13 tele di Modigliani esposte al Ducale sono dei falsi nel ‘tratto e nel pigmento’ assicura la professoressa. E le cornici in cui sono inserite vengono dall’est europeo e dagli USA.
Occorre ricordare che, in virtù dei soggetti rappresentati da Modigliani, non è difficile falsificarne di simili, e ciò per la linearità delle figure e la stilizzazione dai tratti semplici pur nell’innovazione pittorica così tipica del Modigliani.
Le sue opere infatti si prestano, da un punto di vista tecnico, ad essere contraffatte, tecnicismo però che ha una duplice valenza, in quanto permette al contempo di identificarne l’autore e consente di scoprirne la frode.
A questo punto è il Ducale a rispondere con una minaccia di querela al Pepi. Ma, questioni legali a parte, come si conclude la vicenda sul quale molto si è dibattuto, tanto da sembrare quasi un feuilleton d’altri tempi?
È Marc Rastrellini a chiudere la diatriba sostenendo ancora il Pepi, nonostante le rimostranze di Palazzo Ducale, che si vede costretto a rimborsare ai visitatori frodati il costo del biglietto. Quale risultato di un’intesa stabilita fra Palazzo Ducale e l’Associazione dei consumatori.
“Il tuo unico dovere è di combattere contro le imposizioni”. – Amedeo Modigliani
La vicenda di Palazzo Ducale a Genova, non può non portare alla memoria quella del 1984 che ha visto Livorno, città natale di Modigliani, protagonista di una storia che si potrebbe anche definire scabrosa.
Ma perché scabrosa, termine forte e squalificante per coloro che hanno messo in atto un piano che ha dato discredito al mondo della cultura in toto? Soprattutto perché ha burlato e si è fatta scherno di un artista che tanto ha dato al mondo dell’arte.
È il 1984 e la ghiotta occasione è la celebrazione dei Cento anni dalla nascita di Amedeo Modigliani.
A Livorno, suo luogo d’origine, viene allestita una mostra per fare memoria di uno dei suoi figli più illustri, una mostra dedicata alla scultura del livornese.
La mostra però non ha il successo che forse meritava, a causa anche di un minimo numero di opere esposte, soltanto 4 fra le 26 riconosciute come appartenenti all’artista.
A intervenire, per dare visibilità e risalto all’evento è un colpo di scena. Forse creato ad hoc dalla curatrice, si sono chiesti in molti? Difficile dirlo. Sono comunque i fatti a parlare.
Si racconta di una vecchia leggenda, la quale voleva che nei fossi livornesi vi fossero 4 sculture di cui Modigliani si era disfatto perché non abbastanza appagato dal risultato ottenuto. Da ciò ne nasce una ‘burla’, se così la si può definire, ideata da un gruppetto di studenti, in cerca forse di notorietà, oppure, perché svogliati, in cerca di un modo come un altro per passare il tempo.
Aiutati dai media che fanno da cassa di risonanza, l’evento è tutto a beneficio della mostra. Dopo aver realizzato 3 sculture, imitazioni di possibili manufatti di Modigliani, i giovani le gettano nei fossi appunto, e ‘casualmente’ le recuperano.
Per rinvenire le sculture, attribuite inverosimilmente a Modì, entra in gioco anche la dragatura con un mezzo utilizzato appositamente per tale recupero.
La spettacolarità è assicurata, perché sono numerosi i visitatori che si recano sul posto per assistere alle operazioni di ritrovamento. E, sotto l’occhio attento di giornalisti e di tv, sono 3 le sculture rinvenute scolpite dai giovani scapestrati. Data l’enormità della scoperta l’avvenimento è di risonanza mondiale. Una scoperta che con il benestare di critici autorevoli pare essere autentica.
Si decide quindi di esporre i manufatti alla mostra; se non che, dopo un mese dal ritrovamento i giovani si recano presso la redazione del settimanale Panorama affermando di essere stati l’autore di una delle sculture, dichiarazione che frutta loro dieci milioni di lire. Almeno, così è stato riportato dai media.
Ovviamente, la notizia irrompe come un fulmine a ciel sereno provocando sorpresa e stupore fra gli addetti ai lavori. Accusati di mitomania, ai tre viene chiesto di eseguire in diretta tv l’opera scultorea, al fine di chiarire i fatti.
Per autenticare le altre due teste, il noto critico Federico Zeri chiede pubblicamente a un personaggio, per lo meno discutibile, di venire allo scoperto.
Ed è così che un certo Angelo Fraglia, un artista provocatore, si fa avanti dichiarando di aver partecipato all’iniziativa soltanto per smascherare la cosiddetta società dei consumi. Ma, cosa volesse intendere con quest’affermazione non è del tutto chiaro.
In conclusione, quale effetto sortisce la beffa?
Di mettere in ridicolo e non affidabile il sistema della cultura italiana, e nella fattispecie il mondo dell’arte nelle persone di responsabili della sovrintendenza alle Belle Arti e di autorevoli critici, Giulio Carlo Argan, per esempio.
La carriera della curatrice della mostra è ovviamente stroncata, mentre la squallida iniziativa entra a far parte di uno fra gli scherzi di cui l’Italia è stata protagonista. Uno scherzo di dubbio gusto, però.
Written by Carolina Colombi
Info
Solo il 30, 31 marzo e 1° aprile nelle sale italiane sarà possibile visionare “Maledetto Modigliani”, il documentario dedicato a uno degli artisti più bohémien del secolo scorso, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital. Diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi, con gli interventi di Marc Restellini, Paolo Virzì, Simone Lenzi, Gérard Netter, Antonio Marras, Laura Dinelli, Emilia Philippot, Jacqueline Munck, Klaus Albrecht Schröder.
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