“Maledetto Modigliani”, docufilm di Valeria Parisi: la vita e le opere del celebre pittore livornese

“Allora non sapevo che mi avresti regalato un collo di cigno” – Jeanne Hébuterne

Maledetto Modigliani
Maledetto Modigliani

Un nuovo evento, in uscita nelle sale cinematografiche italiane, viene presentato in questi giorni dal 12 al 14 ottobre 2020 per la serie la Grande Arte al Cinema.

L’occasione è ghiotta e perciò da non perdere. E importante è la ricorrenza da celebrare: la scomparsa di Amedeo Modigliani nel 1920.

Trascorsi 100 anni dalla sua morte, è dunque d’obbligo ricordare una figura che tanto ha dato al mondo dell’arte.

“Dipingere una donna è possederla” – Amedeo Modigliani

Maledetto Modigliani, titolo del docufilm, nasce da un soggetto di Didi Gnocchi, ed è sceneggiato da Annamaria Marelli, mentre la realizzazione e il progetto originale sono della Nexo Digital.

Ed è con un eccellente lavoro di ricostruzione della vita e delle opere di Amedeo Modigliani che la regista Valeria Parisi ha realizzato un lavoro cinematografico di pregio.

Dopo una vita breve e intensa, vissuta in maniera non proprio edificante, soprattutto per il male che ha fatto a se stesso, Amedeo Modigliani, compianto da molti, lascia per sempre questo mondo.

Fra tutti c’è però una donna che più di altri non può accettare la sua morte: Jeanne Hébuterne, ferita nel più profondo della sua anima e consapevole che non avrebbe potuto calpestare ancora il suolo terreno senza il suo amato.

Sua ultima compagna, oltre ad avergli dato una figlia, in veste di modella e di musa Jeanne ha ispirato la sua arte. Ed è proprio da lei che ha inizio il racconto, una narrazione sviluppata con intensa drammaticità, la quale scandisce i tempi filmici con abilità narrativa, e con un ritmo ben modulato.

Narrazione che accompagna lo spettatore lungo il cammino artistico ed esistenziale del pittore, dal momento della sua nascita fino a quello della sua morte. Figura dalla notevole levatura artistica che, per essere meglio compresa, merita alcuni cenni biografici.

“Quello che cerco non è né la realtà né l’irrealtà, ma l’inconscio, il mistero della razza umana” – Amedeo Modigliani

Nato nel 1884 a Livorno, Modigliani, di origine ebraica, rimarrà sempre legato alla sua città, nonostante vi faccia ritorno in poche occasioni.

Maledetto Modigliani - Ritratto di Léopold Zborowski
Maledetto Modigliani – Ritratto di Léopold Zborowski

Fin da piccolo denota grande attitudine al disegno, e in questa sua vocazione è sostenuto e sollecitato dalla madre, la quale probabilmente intuisce le potenzialità creative del figlio.

Personaggio dal carattere inquieto, appena un po’ più grandicello, raggiunge Firenze per dare spazio alla sua inclinazione, che avviene nel laboratorio del macchiaiolo Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori, dove ha origine la sua iniziazione artistica. Trascorso un certo periodo Firenze gli va stretta e per esprimere il proprio talento raggiunge Venezia, dove rimane estasiato di fronte alle opere degli impressionisti.

Ma, non sono soltanto gli impressionisti a plasmare il background di Modigliani: anche i classici giocano un ruolo importante nella sua formazione. Simone Martini, il Botticelli e il Bronzino fra questi.

Artista dal multiforme ingegno, i suoi tratti stilistici sono unici e inconfondibili. O sarebbe più corretto affermare che le sue espressioni artistiche sono giustificate da una tecnica personalissima, che sta a cavallo tra pittura e scultura. Inizialmente, infatti, l’ambizione del livornese è dedicarsi alla scultura, incoraggiato in questo anche dallo scultore Brancusi, che lo supporta nella sua idea di modellazione. Ma, per esercitare la scultura occorre forza e vigore, caratteristiche che Modigliani non possiede: quest’attività gli è preclusa dalla mancanza di prestanza fisica che tale disciplina richiede.

È inevitabile quindi che la sua scelta cada sulla pittura, di cui diventerà un eccellente esponente.

A un certo punto, per rispondere alla propria impellente vocazione, Modigliani raggiunge Parigi, città abitata da molti artisti in cerca di ispirazione.

Quando conquista la capitale francese è il 1906, anno che imprime una svolta importante all’arte di Modì, diminutivo con cui viene chiamato; o in alternativa viene definito maudit, maledetto, termine francese coniato appositamente per lui. E che purtroppo sembra profetizzare un’esistenza tragica, a causa più che altro della vita dissoluta che il pittore conduce. Parigi però, nonostante Modigliani lavori indefessamente, non ripaga il suo impegno pittorico: il successo per lui arriverà postumo.

Qui, entra in contatto con artisti dai nomi altisonanti: Picasso, Rivera, Utrillo, Cezanne, Toulose-Lautrec e Renoir, solo per citarne alcuni. In taluni trova affezione, altri invece gli indicano una china pericolosa: l’uso di droghe e di alcol diventa per Modigliani una triste abitudine.

Dedito da questo momento all’abuso di alcolici, che non favoriscono certo il suo fragile stato di salute, povertà e tubercolosi arrivano ad aggravare le sue condizioni.

Tuttavia, spinto da una frenesia che non conosce limiti, si dedica con ossessione alla sua passione pittorica, grazie anche a due mecenati che lo sollevano dal suo sfortunato destino: il medico Paul Alexandre e il polacco Léopold Zborowski.

Maledetto Modigliani - Jeanne Hébuterne
Maledetto Modigliani – Jeanne Hébuterne

Realizzata un’ampia produzione artistica, soprattutto ritratti e nudi femminili caratterizzati da eleganti forme sinuose in un garbato incontro con la semplicità del disegno, è il 1917 quando Modigliani incontra Jeanne Hébuterne, pittrice e modella la quale gli dà una figlia e gli sta accanto fino al 1920, anno della sua morte. Morte a cui Jeanne risponde con un gesto inconsulto: si uccide perché conscia che la vita senza Modì non è degna di essere vissuta.

“Ma gli amici fanno uno dei più grandi funerali per un artista…” – Paolo Virzì

Ma quale può essere la lettura delle opere di Modigliani, tanto originali quanto insolite, come ben evidenziato dal docufilm Maledetto Modigliani?

Le sue espressioni pittoriche sono alquanto interessanti in quanto si evince una componente egemone, ovvero la raffigurazione della figura umana in modo schematico, principio che ha origine nella sua prima vocazione: la scultura, disciplina abbandonata a causa delle sue malferme condizioni di salute.

Attratto dall’arte egizia e africana, questa sua inclinazione lo spinge a creare una sintesi interessante dell’arte europea in commistione con quella extraeuropea.

Così come l’arte antica e primitiva, che con le sue forme allungate ed essenziali manifesta tratti anche scultorei. Si può quindi affermare che in Modigliani si assiste a una costruzione geometrica della figura, cui il pittore perviene anche grazie alle suggestioni suscitategli dall’arte primordiale di provenienza africana celebrata nelle figure dai colli troppo lunghi e dalle proporzioni lontane da quelle reali. Le quali ispirano l’artista a esercitare forme e suggestioni dall’indubbia stilizzazione e marcate da forme geometriche da imprimere ai suoi soggetti.

Cilindri, sfere e triangoli, declinati in fattezze fisiche danno alla sua produzione artistica la peculiarità di configurazioni dai contorni netti.

Come peraltro i seni delle donne, eccessivamente sferici; che non intendono essere una deformazione della realtà, semmai la proiezione dell’idea di scultura che Modigliani non ha mai abbandonato. Da non trascurare poi, il fatto che Modigliani eseguiva un lavoro in una o due sedute al massimo, e non ritoccava mai i suoi dipinti. Esercizio questo, il quale dà la misura della grandezza di uno dei massimi rappresentanti dell’arte pittorica del Novecento, come ha ben evidenziato Maledetto Modigliani, docufilm della Nexo Digital.

I suoi nudi e i suoi volti non sono motivo di denuncia sociale, anche se è importante sottolineare che i suoi soggetti spesso hanno occhi vuoti, tali da ricordare quelli delle statue. Manifestazione pittorica questa, da attribuirsi alla volontà del Modigliani di esorcizzare i propri fantasmi interiori, nascosti dietro a una sorta di sua disinvoltura.

“La semplicità non è l’obiettivo dell’arte, ma si ottiene prescindendo da sé e accedendo al vero senso delle cose” – Costantin Brancusi

In Maledetto Modigliani, all’inedito racconto di Jeanne, anche perché tratteggiato da un punto di vista femminile, si alternano immagini d’archivio interessanti, atte a dare un notevole contribuito ed a connotare l’universo artistico dei primi decenni del Novecento.

Inoltre, sono numerosi gli interventi espressi lungo la narrazione filmica da addetti ai lavori.

Da menzionare è Marc Restellini profondo conoscitore dell’arte di Modì, che con la sua presenza dà un apporto significativo per tracciare un profilo quanto mai autentico del pittore.

Il regista Paolo Virzì ancora, a cui si affiancano studiosi, collezionisti e falsari.

“Finisce i suoi giorni da solo, con Jeanne nel gelo della loro mansarda” – Paolo Virzì

Interessante è l’intervento di uno degli autori della ‘beffa di Modigliani’, oggi medico oncologo. È il 1984, e a Livorno viene allestita una mostra per celebrare uno dei suoi figli più illustri. Ma la mostra non ottiene il successo che merita, anche perché le opere esposte sono in un numero esiguo. A dare visibilità all’evento è un colpo di scena.

Magari creato ad hoc dalla curatrice? Come si è vociferato all’epoca. Difficile dare un giudizio. Comunque sia, i fatti parlano da sé.

Maledetto Modigliani
Maledetto Modigliani

Una vecchia leggenda racconta che nei fossi livornesi vi fossero alcune sculture eseguite da Modigliani e poi da lui abbandonate perché non soddisfatto del risultato. Ed è a questo punto che nasce la ‘burla’; una ‘beffa’ appunto, ideata da un gruppetto di studenti in cerca di notorietà.

Dopo aver realizzato 3 sculture, su imitazione di possibili manufatti di Modigliani, i giovani le gettano nei fossi, per recuperarle poi ‘casualmente’.

La spettacolarità dell’evento non viene a mancare, anche perché molti visitatori si recano sul posto per assistere al recupero, che avviene sotto agli occhi di giornalisti e di tv.

La scoperta, come è naturale ha un’ampia risonanza, e quando i manufatti sono esposti alla mostra, i giovani confessano di essere stati gli autori di una delle sculture.

La notizia arriva a scuotere il mondo dell’arte, il quale si pone molti interrogativi nella persona di Federico Zeri, noto critico d’arte, il quale chiede pubblicamente a un personaggio, un artista provocatore, di venire allo scoperto. Ed è così che si fa avanti un falsario dichiarando di aver partecipato all’iniziativa soltanto per smascherare la cosiddetta società dei consumi.

In conclusione, quale effetto sortisce la beffa? Dichiarare non affidabile il sistema della cultura italiana, e nella fattispecie del mondo dell’arte.

Ma, beffa a parte, la quale ha attenzionato maggiormente l’operato artistico di Modigliani, il docufilm Maledetto Modigliani, grazie anche ad alcune sequenze che trasportano lo spettatore nei luoghi che il pittore era solito frequentare, è estremamente esaustivo.

Da ricordare la prima mostra di Modigliani del 1917, durante i quali i nudi esposti vengono censurati e sequestrati, dichiarando che non sono atti all’esposizione perché elementi di immoralità e di dissoluzione.

Inoltre, Maledetto Modigliani è film che si sofferma sull’interiorità del pittore. Personaggio umorale e impulsivo si estraniava dal mondo circostante per rifugiarsi nella sua pittura dallo stile inconfondibile. Sobrietà ed eleganza dei suoi ritratti sono pervasi da una sorta di tormento interiore, i quali conducono all’origine della sua arte, fondata soprattutto su un primitivismo sensuale, se così si possono definire le sue raffigurazioni pittoriche. Che vengono presentate nel docufilm grazie a un percorso nei principali musei dove sono esposti i suoi oltre 400 quadri e 3500 fra disegni e sculture.

Ad accompagnare la narrazione, le musiche eccellenti realizzate da Maximilien Zaganelli e Dmitry Myachim, già conosciuti come autori di musiche di altri noti docufilm presentati sempre da Nexo Digital.

“La vita è un dono. Dai pochi ai molti: di coloro che sanno o che hanno, a coloro che non sanno o non hanno” – Amedeo Modigliani

 

Written by Carolina Colombi

 

 

Info

Sito Nexo Digital

Articolo Beffa Modigliani

Articolo “Le rose di Modigliani” di Anna Achmatova

 

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