“Leonardo. Le opere”, docufilm di Phil Grabsky: il contributo pittorico e umano di un genio per definizione
“Nessun effetto è in natura senza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.” – Leonardo

Per concludere le celebrazioni dedicate al maestro di Vinci, in occasione del cinquecentesimo anniversario dalla sua morte, dal 13 al 15 gennaio 2020, un nuovo docufilm dal titolo Leonardo. Le opere ha fatto la sua comparsa nelle sale cinematografiche italiane.
Realizzato dal regista Phil Grabsky e distribuito da Nexo Digital, il documentario porta a termine un progetto ambizioso: compiere un percorso all’interno di alcune opere di Leonardo. Le più celebrate dell’artista.
Prospettiva privilegiata, senza dubbio, quella offerta dal regista. Che permette allo spettatore di partecipare emotivamente ad una minuziosa visione dei capolavori, dal prezioso valore artistico e umano.
Ma non solo una panoramica della produzione di Leonardo, perché il docufilm illustra anche la continua sperimentazione, sia dei materiali come dell’interesse dei soggetti rappresentati, esercitata dall’esponente del Rinascimento per eccellenza, come viene definito universalmente.
È quindi il percorso artistico e di vita dell’artista di Vinci il focus su cui il film si sofferma. Vinci, luogo che ha dato i natali a Leonardo nel 1452, è una località della Toscana, divenuta famosa proprio per questa sua caratteristica.
“La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca.” – Leonardo
Spesso, intorno alla figura e all’opera di Leonardo sono stati creati miti e leggende, che hanno offerto di un uomo dal multiforme ingegno un’immagine intrisa di mistero, celata dietro a un alone di romanticismo.
Ma, per conoscere il personaggio e apprezzare al meglio la narrazione offerta dal docufilm, è bene andare indietro nel tempo. Il tempo che gli è appartenuto da fanciullo e poi da giovinetto dotato di poliedriche capacità; quando inizia le sue osservazioni nel contesto ambientale in cui vive, e che gli danno l’opportunità di manifestare le sue capacità intellettive. Notevoli fin dalla più tenera età. La natura, in tutte le sue numerose suggestioni, è la maggior attrattiva per il giovane, tale da suscitargli numerosi interrogativi. Come ogni altra rappresentazione del mondo che lo circonda, cui assiste con innata meraviglia.
Fenomeni, tutti, che sollecitano in lui attente riflessioni e grande curiosità.
Pur essendo nato fuori dal matrimonio, Ser Piero, suo padre, lo segue e lo ama come gli altri suoi figli; ed è in sua compagnia che Leonardo raggiunge Firenze dove verrà impiegato nella bottega di Andrea del Verrocchio. È il 1469. Qui, il suo ingegno, oltre che la sua abilità artistica, si esprimono in tutta la loro interezza, e il giovane ha l’occasione di sviluppare talento e creatività tali da diventare un importante punto di riferimento per gli artisti suoi contemporanei.

Ma, se i pittori a lui coevi hanno un determinato ideale di bellezza femminile, quella concepita da Leonardo è di tutt’altra natura. L’artista rappresenta i tratti femminili mettendoli in risalto grazie a giochi di luce e colore, così da poter celebrare il ‘vero’ volto del soggetto rappresentato. Le sue idee sono innovative, affascinanti, come affascinante è la sua persona, tanto che le sue intuizioni ne fanno una figura altamente carismatica.
A Milano, dove soggiorna per ben diciotto anni, raggiunta forse per volontà di Lorenzo de’ Medici in funzione di relazioni diplomatiche e culturali, dà libero sfogo a tutta la sua inventiva in veste di artista di corte. La sua è una naturale inclinazione, che per alimentare il suo amore per il sapere, estende a quasi tutti i campi dello scibile umano.
A quel punto non è più soltanto la natura a essere il suo maggior richiamo; anche la scienza, la balistica, l’urbanistica, la musica, la filosofia e la scultura sono fra queste, oltre che la pittura pregna del suo inconfondibile tratto.
Quando lascia Milano per raggiungere Mantova, presso la corte dei Gonzaga, è il 1499; qui, Isabella d’Este lo implora di farle un ritratto, forse per farlo desistere dal suo proposito di andare altrove. Il Maestro si impegnerà sì in tale opera, ma di questo lavoro rimane solo un cartone preparatorio.
Sollecitato da un nuovo fermento di cui si fa portavoce la città di Firenze, Leonardo vi fa ritorno e realizza opere importanti. Ma, non soddisfatto del clima che si respira in città, preferisce mettersi al servizio di Cesare Borgia, che ha creato un suo Stato situato fra l’Italia centrale e la Romagna. Raggiunta Roma nel 1513, l’artista partecipa al grande fervore che anima la città, dedicandosi a progetti avveniristici.
Nel 1517 Leonardo raggiunge la Francia, dove compie i suoi ultimi studi. Perché nel 1519, due anni dopo, nella riservatezza che lo ha sempre contraddistinto si spegne per sempre l’uomo dall’immenso intelletto. Scompare così uno dei più grandi geni partoriti dall’umanità. Lasciando intorno a sé un enorme vuoto artistico, ma soprattutto un vuoto di emozioni di immensa valenza, quello che non appartiene a tutti gli artisti.
“Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri.” – Leonardo
Ma, per tornare a Leonardo. Le opere, dopo aver accennato brevemente alla vita di Leonardo, raccontata anche dal docufilm tramite un’analisi attenta, che mette in relazione il suo impegno artistico con la sua esistenza costellata anche da tratti significativi di grande umanità, è attraverso l’obiettivo della macchina da presa che il regista Phil Grabsky compie una carrellata delle opere più note di Leonardo.
Le esamina poi minuziosamente, grazie anche a un viaggio all’interno dei musei e delle pinacoteche che le ospitano, in un racconto peculiare e raffinato reso più profondo dal tipo di esposizione filmica di cui il regista ha fatto uso.

Le riprese dei quadri, per esempio, alcuni dei quali fanno parte di collezioni private, non sono sincopate ma quiete, e si fanno strumento perché lo spettatore entri nelle minuzie e nelle sfumature delle opere.
Tracce e dettagli approdati fino a noi, in virtù dello studio a cui Leonardo si è dedicato fino all’ultimo giorno della sua vita. Con il quale Leonardo è un maestro il cui ingegno non si è spento con la sua scomparsa. Semmai è rimasto inalterato grazie alla testimonianza della sua produzione artistica che manifesta il suo talento, oltre che la sua grandezza di pensiero.
“Colui che più possiede, è colui che più ha paura di perder.e” – Leonardo
Nel suo docufilm il regista considera la produzione di alcune delle opere più famose di Leonardo. La dama con l’ermellino, Madonna Litta, Madame Benois, La Belle Ferroniere, San Girolamo penitente e La Vergine delle rocce sono fra queste. Nel dipinto La Vergine delle rocce Leonardo dispone quattro figure sacre, entro un paesaggio roccioso, collocate secondo un impianto piramidale il cui vertice cade sul capo di Maria; mentre la natura avvolge i personaggi in una suggestiva e rarefatta atmosfera. È una natura quasi ‘primitiva’ quella che fa da scenografia, disseminata da una vegetazione descritta con dettagli botanici di estrema precisione, mentre sullo sfondo si intravede un corso d’acqua convogliato entro sponde rocciose. Nel dipinto la fusione tra figure e spazio è favorita da una cosiddetta ‘doppia illuminazione’, tale da ottenere un effetto di controluce che conferisce al dipinto una morbida luminosità, da potersi definire anche crepuscolare; mentre lo spazio è modulato attraverso il transito fra luce e ombra, un chiaroscuro che si trasforma in ‘sfumato’. Un tipo di rappresentazione dove la luce rivela i vapori dell’aria, quasi impercettibili ed evanescenti; e allo stesso tempo si fa strumento per costruire la ‘prospettiva aerea’, altro tecnicismo pittorico proprio di Leonardo. Le figure sono connesse tra loro attraverso gesti e sguardi che convergono al centro della cosiddetta piramide, mentre il chiarore del fondo conferisce a Maria una sacralità e sostituisce l’aureola della iconografia tradizionale.
Fra la sequenza di opere raccontate dal docufilm Leonardo. Le opere non potevano mancare L’ultima cena e La gioconda, capolavori per definizione, i quali danno la misura della grandiosità di Leonardo. Come è ben noto, L’ultima cena è un affresco che raffigura Cristo con i suoi Apostoli, il quale trova spazio presso il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano, opera forse commissionata da Ludovico il Moro. Nel dipinto, Leonardo mette in scena un evento corale, disponendo i dodici apostoli in posizione simmetrica rispetto alla figura del Maestro. Non viene mostrato il momento dell’istituzione dell’Eucarestia, ma quello in cui Gesù annuncia l’imminente tradimento, dalle cui parole prende l’avvio un tumulto di emozioni proprie degli apostoli. Qualcuno è addolorato, un altro stupito, un altro si rivolge al compagno per capire: relazioni che avvengono attraverso un intreccio di gesti, tanto da generare la concentrazione delle figure a tre a tre, separate in gruppetti. Immobile al centro, pregno di solennità, Gesù è focus dell’intero dipinto, sottolineato dalla forma piramidale in cui è incluso e dalla convergenza sulla sua figura dell’impianto prospettico. La luce è proveniente da sinistra, punto in cui si aprono le finestre che illuminano l’ambiente.
Molto altro ci sarebbe da raccontare su L’ultima cena, ma non è possibile dilungarsi oltre, anche perché la scrivente non è un’addetta ai lavori. Occorre però ricordare che, purtroppo, in tempi rapidi, seguiti alla sua realizzazione l’opera si deteriorò, a causa dell’umidità e anche della peculiarità di scelte tecniche fatte dall’artista. Sovrappose, infatti, alla tempera velature a olio, che vanno a confermare il carattere sperimentale dell’opera. In seguito, l’opera ha subito numerosi interventi sulle figure. In un successivo restauro, che risale alla fine del Novecento c’è stato un recupero delle restanti parti originali.
Dopo L’ultima cena, non si può trascurare un altro lavoro che offre un’ulteriore connotazione della grandezza di Leonardo. Si tratta de La Gioconda, opera che si caratterizza soprattutto per l’identità sconosciuta, o quasi, della donna raffigurata, ancora al vaglio da parte di alcuni studiosi.

La sua fama è dovuta soprattutto al carattere di ambiguità che custodisce il dipinto. Caratteristica dovuta, da un punto di vista tecnico, allo ‘sfumato’ che annulla i contrasti, definisce le forme con lievi passaggi del colore e avvolge il paesaggio in un’atmosfera impalpabile, dove trovano spazio diverse intensità d’ombra. Lo ‘sfumato’, inoltre, permette a Leonardo di curare i dettagli minuziosamente, senza comunque soffermarsi a lungo su di essi. Alcuni elementi, infatti, rimangono indefiniti, infatti, il viso del soggetto rappresentato presenta caratteristiche sfuggenti, che permettono a Monna Lisa di guarda lo spettatore offrendosi ad esso con un lieve sorriso, quasi impercettibile. Infine, da sottolineare, che nel docufilm sono presenti numerosi interventi di esperti, storici e curatori di musei.
Addetti ai lavori autorevoli nel loro ambito di studio, che con il loro contributo arricchiscono la narrazione su Leonardo. Le opere con importanti e fondamentali precisazioni. Attraverso cui lo spettatore può fruire di chiarimenti importanti, al fine di cogliere aspetti, se ancora poco noti, delle diverse espressività raffigurate nei dipinti.
Una spicciola considerazione, a proposito dell’essenza contenuta in Leonardo. Le opere, il docufilm contribuisce ad alimentare il mito, legittimo questa volta, che si è creato di Leonardo. Tanto da poter definire il pittore come un’icona di tutti i tempi. Quelli passati come quelli a venire.
Qualche precisazione a proposito dello ‘sfumato’, tecnica pittorica di cui Leonardo è stato l’ideatore. In che cosa consiste tale tecnicismo? E quale è infine il risultato pittorico? Prima di lui, la tradizione figurativa del tardo Quattrocento delimitava in maniera netta, con una linea continua gli elementi atmosferici presenti nella rappresentazione. Leonardo interviene in questa pratica d’uso con un contributo del tutto ‘moderno’; di questo segno ne fa uno strumento di indagine per figurare una realtà mutevole, non ben definita e non sempre riconoscibile.
Tratti che s’intrecciano fra loro, sfumati appunto, permettono di percepire la transitorietà dei fenomeni atmosferici, e perciò la mutevolezza dell’apparire, la quale implica l’idea della fusione tra oggetto e spazio. Uno spazio che avvolge le cose e le attrae nelle parti in ombra, senza mostrare in modo evidente i contorni. Tra luce e ombra si stabilisce un calo progressivo dei vari passaggi, la cui conseguenza è la composizione di figure attraverso un modello configurato, definito lo ‘sfumato’, appunto.
“La sapienza è figliola della sperienza.” – Leonardo
Che dire infine dell’impianto registico realizzato nel docufilm Leonardo. Le opere? La valenza professionale del regista è innegabile. Ed è doveroso ricordarlo. E la si può riscontrare nelle riprese lente e distese, accompagnate da una narrazione semplice e lineare; d’altra parte per raccontare di Leonardo non è d’obbligo servirsi di ornamenti e fregi atti ad arricchire un percorso artistico tanto importante. Dalle inquadrature minuziose, le quali restituiscono allo spettatore i rimandi più profondi di cui Leonardo pittore era dotato, ai commenti sulla sua vita e sulla valenza innovativa dell’artista.
Da aggiungere, in conclusione, per dovere di cronaca più che altro.
Che, chiunque è criticabile, ma un certo biasimo indirizzato al genio di Vinci, fatto da un personaggio che non voglio menzionare, solo per farne il ritratto di un’artista che non portava a compimento le sue opere e con la palese intenzione di denigrarlo, fa male al sentimento che ancora oggi Leonardo suscita in coloro che amano la sua arte. Comunque, andiamo oltre. Oltre a quello che Leonardo rappresenta e ha rappresentato a suo tempo per il genere umano, nelle più svariate discipline del sapere.
“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.” – Leonardo
Written by Carolina Colombi
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