“Le avventure di Mercuzio” di Daniel Albizzati: una storia dai toni proustiani
Mercuzio ha ventitré anni ed è tossicodipendente. Già, proprio così, ma è un “tossicodipendente di storie”. Non conosce i social network, non possiede la televisione. Nel suo appartamento in via dell’Anima egli vive letteralmente sommerso dai libri. Il giovane trascorre le sue giornate a leggere, a meditare e a citare a memoria autori e filosofi, antichi e moderni.

Le avventure di Mercuzio (Fazi Editore, 2019, pp. 253) è il singolare romanzo d’esordio di Daniel Albizzati. Singolare come lo è Mercuzio che sembra un personaggio ottocentesco capitato per sbaglio nella nostra epoca.
I libri sono i migliori amici di Mercuzio ma, si sa, la giovinezza urge e così il ragazzo avverte prepotente il desiderio di vivere un amore come quello cantato nei romanzi cavallereschi. È Virgilio, un simpatico pizzaiolo, ad aiutare Mercuzio a destreggiarsi nel mondo contemporaneo; lo guida alla scoperta dei social, delle mode e del linguaggio giovanile, lo sprona a conquistare la dolce e bellissima Beatrice.
Ma chi è Virgilio? Perché ha così a cuore la rieducazione di Mercuzio?
Sotto la fitta trama di riferimenti letterari si nasconde una storia dai toni proustiani. Mercuzio intraprende un percorso alla ricerca del proprio passato e della propria identità e poco importa se in luogo della madeleine intinta nel tè egli si lascia trasportare da un supplì bagnato nella Coca Cola.
Si sa, i tempi cambiano e, come dice Courbet, “il faut être de son temps”. Ciò che riaffiorerà nella memoria di Mercuzio sarà doloroso e il finale sarà sorprendente e amaro ma coerente con la dimensione letteraria di cui il romanzo si nutre.
Una dimensione letteraria − nonché metaletteraria − evidente fin nei nomi dei personaggi. Non è un caso che la guida di Mercuzio − nome di shakespeariana memoria − si chiami Virgilio. E Virgilio aiuta Mercuzio uscire dal mondo di carta e parole in cui si è rifugiato e lo segue nel suo inserimento in quello reale, fino alla visione beatifica, o meglio, all’approccio con Beatrice, donna angelicata e incorrotta agli occhi del neofita.
Le avventure di Mercuzio esalta il potere terapeutico della lettura. Reduce da un trauma, Mercuzio trova conforto tra le pagine dei libri, fa amicizia con i personaggi ai quali pone domande e dai quali riceve risposte.
È vero ciò che dice Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni […]”. Mercuzio li vive tutti, questi 5000 anni e conversa con don Chisciotte, con Shopenauer e con tutto l’universo dei personaggi che popolano i suoi adorati libri.
La letteratura è rassicurante come il grembo materno ma presto Mercuzio deve uscire da questo guscio e fare i conti con una realtà ben più prosaica. Le sue letture gli lasciano però dentro un segno indelebile che gli renderà meno duro il confronto con il mondo degli uomini; lo hanno reso forte, maturo, lo hanno fatto crescere. In questo senso Le avventure di Mercuzio può essere definito un romanzo di formazione.

L’opera di Albizzati è una lettura godibile scritta con uno stile vivace e accattivante. Una lettura fresca come una granita e frizzante come uno spritz, adatta al relax sotto l’ombrellone. È una satira del nostro tempo, il quale si fonda sull’apparire piuttosto che sull’essere e misura il valore di una persona in base ai like che riceve sui social.
“Non gliene frega niente a nessuno di quello che sei davvero, importa solo quello che mostri di essere, ergo ciò che sembri diventa ciò che sei.”
Albizzati si rivolge ai giovani e ai meno giovani − anche loro social addicted − additando la bellezza dei rapporti umani, il calore di un abbraccio e la gratificazione di una buona lettura come alternativa alla vacuità del mondo virtuale in cui niente è autentico.
E attraverso le avventure di Mercuzio ci esorta a essere consapevoli che siamo preziosi. Tutti.
“Sii il pilastro fermo in questo mondo che è un insensato turbinare di foglie, perché l’unico giudizio che conta è il tuo. E l’unica bellezza che merita di essere presa in considerazione è quella interiore.”
Written by Tiziana Topa