The Lighthouse #1: la Lanterna di Genova, il faro più antico d’Italia

“Sopra al suo immenso porto, Genova si stende sui primi mammelloni delle Alpi, che si innalzano dietro, curvi e allungati in una gigantesca muraglia. Sul molo, la torre alta e quadrata del faro, detto ‘la Lanterna’, sembra una candela smisurata.” Guy de Maupassant

Ingresso del porto di Genova by Antoine Edmond Joinville
Ingresso del porto di Genova by Antoine Edmond Joinville

Nella moltitudine delle segnalazioni marittime, il faro è la più importante, la più antica, e certamente quella che ha maggiormente ispirato artisti, letterati e pensatori, grazie al suo fascino romantico e alla facilità di connessione della simbologia in essi racchiusa: la luce guida, la torre, la navigazione, il guardiano del faro.

Ci sono casi, come quello di Genova, in Liguria, in cui il faro diventa simbolo identificativo della città.

Sorta sul Mar Ligure, la sua storia è legata da oltre un millennio alla marineria, al commercio, agli Istituti Bancari. Genova è la città natale di Cristoforo Colombo, Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli, Niccolò Paganini e Fabrizio De André.

La città vanta il porto più esteso d’Italia, e lo stesso è annoverato tra i più importanti italiani ed europei. Il suo faro, conosciuto come la Lanterna, si colloca al terzo posto tra i fari più antichi del mondo ancora attivi, e la sua torre, una costruzione alta 77 metri, posta sul promontorio di San Benigno nel quartiere di Sampierdarena, raggiunge i 117 metri di altezza sul livello del mare, facendo della Lanterna il faro più alto dell’Italia.

“Preso l’omnibus (2 soldi) fino all’estremità del porto. Il faro (alto 300 piedi). Ci son salito. Vista superba. La costa verso il sud. Un promontorio. Tutta Genova e le sue fortezze dinanzi a voi.” Herman Melville

L’edificio attualmente esistente risale al 1543, ma il primo impianto di un faro sul promontorio di San Benigno risale a un’epoca compresa tra il 1128 e il 1161, anni in cui la Lanterna viene citata un decreto dei Consoli genovesi in cui era stabilito l’obbligo, per gli abitanti dei paesi vicini al promontorio, di alternarsi nei turni di vedetta per l’avvistamento di eventuali flotte nemiche.

La seconda importante testimonianza sulla Lanterna si trova in un documento del 1161, secondo il quale le navi dirette in porto erano tenute al pagamento di un dazio per il servizio di segnalazione luminosa offerto dal faro.

Secondo la storia locale, il fuoco che ardeva perennemente in cima alla Lanterna veniva alimentato con frasche di erica e ginestra, essenze molto ricche di olii, che assicuravano di notte una forte luminosità, e di giorno la possibilità di effettuare segnali di fumo, che venivano modulati per comunicare alle postazioni di difesa del porto l’eventuale arrivo di flotte nemiche.

Genova in una xilografia del 1483 di Michael Wohlgemuth da Il Liber Chronicarum di Hartmann Schedel
Genova in una xilografia del 1483 di Michael Wohlgemuth da Il Liber Chronicarum di Hartmann Schedel

Nel 1324 fu deliberata dai “Salvatores portus et moduli” la costruzione di un nuovo faro destinato a presidiare il molo orientale del porto. Questa gemella dell’originaria Lanterna fu costruita nel quartiere di San Marco al Molo, popolato dai mercanti greci, corrispondente all’area degli attuali Magazzini del Cotone, davanti al Baluardo e alla Malapaga, e prese il nome di Torre dei Greci.

Per circa 300 anni la Torre dei Greci ha coadiuvato la Lanterna nel difficile compito di segnalare l’ingresso del porto. La sua storia ebbe fine nel XVII secolo, quando questa venne demolita per favorire i lavori di ampiamento del porto.

Nel 1326 La Lanterna venne dotata di un nuovo sistema di illuminazione con lampade alimentate ad olio d’oliva, in sostituzione dei falò. I guardiani incaricati dell’accensione, del controllo degli stoppini e della cura delle lampade erano detti turrexani e tra questi nel ‘400 compare anche Antonio Colombo, zio di Cristoforo.

La quantità di lampade da accendere non era costante, ma variava a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosferiche: in caso di nebbia o maltempo, era necessaria una maggiore luminosità.

Nel 1340 venne dipinto sulla sommità della torre inferiore lo stemma del Comune di Genova, composto dalla Croce di San Giorgio sorretta da due grifoni, opera del pittore Evangelista di Milano, e nel 1405 i guardiani della Lanterna apposero sulla cupola un pesce ed una croce di metallo dorato, simbolo di cristianità.

L’amministrazione della manutenzione della Lanterna era invece responsabilità dei Padri del Comune, che le riservavano una buona percentuale dei fondi destinati al porto: secondo le fonti, nel 1405 la sostituzione delle vetrate del lanternino sommitale richiese una spesa pari al 60% del totale a disposizione per l’anno in corso.

Del resto, si trattava degli elementi più fragili importanti e costosi: i vetri della Lanterna dovevano essere sempre in perfette condizioni e rispondere a determinati requisiti di trasparenza e resistenza, e garantire che il fascio luminoso non venisse distorto.

Nelle committenze scritte ai mastri vetrai di Altare (SV), il Comune si mostra molto rigoroso sulle specifiche a cui le lastre di vetro dovevano rispondere, al punto da rifiutare in un’occasione una loro fornitura perché non rispettava i requisiti stabiliti. Tra i luoghi da cui la Repubblica si riforniva di vetro, figurano anche Pisa e Venezia.

I vetri della Lanterna venivano sostituiti periodicamente e con costanza, a causa dell’usura provocata dagli agenti atmosferici, dai fumi e dal calore delle lampade, che ne alteravano le caratteristiche.

Per prolungarne la vita, i vetri venivano protetti con un’emulsione di albume d’uovo applicata sulla loro superficie, come testimonia l’elenco spese del Comune di Genova, in cui è presente una voce d’acquisto per migliaia di uova destinate a questo scopo.

La Lanterna di Genova - Giovanni Migliara - 1833
La Lanterna di Genova – Giovanni Migliara – 1833

Tra le funzioni svolte dalla Lanterna, non vi fu solo quella di segnalazione marittima. La torre era parte integrante del sistema difensivo della città, e, grazie alle sue caratteristiche, nella fine del ‘300 svolse anche la funzione di prigione: a seguito della presa di Famagosta da parte dei genovesi, vi vennero deportati Giacomo Lusignano, zio di Pietro Lusignano re di Cipro, con sua moglie e parte della loro corte. L’Isola di Cipro venne poi presa dai veneziani nel 1489.

Pochi anni dopo, nel 1498, la Lanterna vide la visita di Leonardo da Vinci, recatosi a Genova al seguito di Ludovico il Moro, allora duca di Milano per una serie di studi sulle fortificazioni genovesi.

La storia della Lanterna subì una brusca svolta a partire dal 1507 con la presa di Genova da parte dei francesi. Il re Luigi XII, decise di dotare il promontorio di San Benigno di una fortezza che gli avrebbe consentito di tenere in scacco la città.

Posizionando la fortezza ai piedi della Lanterna e fornendola di adeguate artiglierie, avrebbe controllato l’accesso al porto e dominato la città. Da qui l’appellativo che le diedero i genovesi: Fortezza della Briglia[1].

Il progetto iniziale prevedeva una costruzione a pianta quadrata di 60 passi per lato e l’abbattimento del faro. Il Senato genovese, preoccupato per quanto stabilito, riuscì a corrompere con 200 scudi d’oro l’ingegnere De Spin, affinché rinunciasse al proposito di demolizione della Lanterna, ma la salvezza del faro non durò a lungo.

Nel 1514 Andrea Doria, allora quarantenne, si distinse nell’operazione militare della presa della Briglia. In questa occasione il Doria si guadagnò un’aureola di eroismo catturando con un piccolo manipolo di uomini una galera carica di rifornimenti destinati al forte. Fama che lo accompagnerà per tutta la vita. Tuttavia, durante la battaglia, i cannoni del Doria danneggiarono pesantemente la Lanterna, che venne demolita assieme alla fortezza.

Nel 1543 si diede il via alla ricostruzione della Lanterna per volontà del doge Andrea Centurione Pietrasanta grazie al finanziamento dei lavori da parte del Banco di San Giorgio.

La ricostruzione della Lanterna fu terminata in appena un anno, conferendole l’aspetto che conserva ancora oggi nonostante i danneggiamenti subiti nel tempo a causa delle ripetute guerre, fulmini e altri incidenti che hanno interessato la struttura.

Lanterna di Genova - interno - Photo by Musei di Genova
Lanterna di Genova – interno – Photo by Musei di Genova

La costruzione prevedeva una torre a due gradoni con balaustre, sovrapposti uno all’altro, una nuova scala in muratura in sostituzione della precedente in legno e corda, un lanternino apicale dotato di lampade tecnologicamente aggiornate e una forma più slanciata rispetto alla torre preesistente.

La tradizione popolare genovese narra che l’anonimo architetto della Lanterna fosse stato lanciato nel vuoto proprio dalla sua sommità, affinché non potesse ricreare altrove una costruzione similare, mentre un’altra versione vorrebbe che il presunto omicidio sia dovuto alla mancata volontà di retribuire la sua opera.

Nel 1778 la cupola viene dotata di un parafulmine, e nella metà dell’ottocento, viene aggiornato il gruppo ottico, con lenti molto più potenti di quelle usate fino a quel momento e realizzate secondo i principi di Fresnel, che riuscì a ottenere lenti molto ampie e più precise, in grado di aumentare la portata e l’intensità del fascio luminoso, che nel caso della Lanterna aumentò a 15 miglia, grazie anche all’applicazione di riflettori metallici. Va sottolineato che sino al 1841 il combustibile utilizzato consisteva ancora nell’olio d’oliva, mentre la rotazione del gruppo ottico era garantita da un sistema poggiato su ruote.

Col fervore dell’epoca, nel giro di pochi decenni le innovazioni si susseguono rapidamente: nel 1898, si passò dall’olio di oliva al gas di acetilene e nei primi ‘900 al petrolio, mentre la rotazione veniva assicurata da un meccanismo ad orologeria che garantiva cinque ore di carica.

Nel 1936, infine, il faro venne elettrificato.

Nel corso del 1900, la Lanterna è riuscita a sopravvivere al secondo conflitto mondiale, e, se si considera che Genova venne ininterrottamente bombardata dal giorno seguente l’entrata in guerra nel 1940 fino alla fine del ’44, la sua salvezza è da considerarsi un fatto eccezionale.

Genova subì a causa degli incessanti bombardamenti delle conseguenze devastanti per l’intero tessuto urbano. Al termine del conflitto la città e il porto erano completamente distrutti.

The Lighthouse - la Lanterna di Genova
The Lighthouse #1 – la Lanterna di Genova

Il faro ospitato nella Lanterna oggi è controllato a distanza ed automatizzato, e la sua gestione dipende dal Comando di Zona Fari della Marina Militare, che ha sede a La Spezia, e si occupa di tutti i fari dell’Alto Tirreno. Il gruppo ottico della Lanterna emette due lampi con periodo di 20 secondi, e ha una portata di 25 miglia nautiche.

Il resto della Lanterna, in quanto monumento e simbolo di Genova, è gestito dall’Ente Provincia di Genova tramite una associazione locale che si occupa dell’apertura del faro e dell’annesso museo ai visitatori. È visitabile solo il primo livello della torre, in quanto il secondo livello, dove si trova il gruppo ottico, è controllato dalla Marina Militare.

“Arrivammo a Genova attraverso il sobborgo di Sampierdarena. […] Passammo a fianco del faro, altissimo, costruito per ordine del re Luigi XII perché la notte serva da guida all’entrata nel porto, che è difficile. Qui ci apparvero alla vista il porto e la città, costruita tutto intorno ad anfiteatro e in semicerchio. È la più bella veduta di città che si possa incontrare.” − Charles de Brosses

Note

[1] Come le briglie dei cavalli.

 

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