FEFF 2019: Sezione Documentari – “BNK48: Girls Don’t Cry” di Nawapol Thamrongrattanarit

Impossibile per Oubliette Magazine mancare l’appuntamento con una delle punte diamantine del cinema thailandese contemporaneo: dopo quel gioiello di “Heart Attack” in concorso al FEFF 18, l’ancor giovane Nawapol Thamrongrattanarit (classe 1984) è riuscito a ricavarsi uno spazio nella sezione Forum della Berlinale 2018 con “Die Tomorrow” e ora torna a Udine con il suo secondo documentario.

BNK48: Girls Don’t Cry

Un impianto formale squadrato e regolare come quello di BNK48: Girls Don’t Cry” non sembrerebbe riservare particolari sorprese, facendo affidamento in sostanza su un gran lavoro di selezione dei materiali ritenuti migliori e di successive logiche di aggregazione. Vero è che la medesima tecnica ha permesso di raggiungere le altitudini dei capolavori: si pensi pure ad un unico esempio, ossia le tre ore abbondanti di “Human” (Yann Arthus-Bertrand, 2015).

Se poi si ammette che, oltre all’attraente varietà stilistica, anche la ricchezza sul piano dei contenuti concorra alla creazione di un cinema di qualità, e che la scelta di mettere al centro del discorso filmico le inesauribili risorse dell’essere umano autentico costituisca in linea di principio un pregio particolarmente encomiabile, allora anche questa nuova indagine sulla vita interiore di una comunità di ragazze alla ricerca della celebrità è dotata di premesse incoraggianti.

Il BNK48 è il corrispettivo thailandese di un gruppo musicale giapponese, l’AKB48, costituito da una cinquantina di giovani e giovanissime danzatrici e cantanti costantemente spronate ad abbandonare le fila delle sostitute per entrare nella top 16 delle performer, cui è assicurata ampia visibilità e, nei casi più favorevoli, il successo.

L’esperienza viene raccontata mediante due modalità: la prima e più importante coincide con le numerosissime interviste (o forse meglio, confessioni) rilasciate dai membri-concorrenti, ripresi ad angolazione rigorosamente frontale e ascoltati singolarmente via via che la prima generazione del contest va esaurendo il suo corso, fino a lasciare spazio alla seguente; la seconda consiste nella proposizione, in tinte fotografiche alterate, di altre testimonianze di backstage, in genere prive di dialoghi o monologhi, e di esibizioni artistiche, live o in studio.

Sin dalla fase di shooting, Thamrongrattanarit non avrà di certo dimenticato il rischio che una simile tematica potesse venir accolta con sospetto da un pubblico estraneo alla temperie effervescente in cui prosperano i pop idol, protagonisti dell’era digitale grazie alla risposta appassionata da parte di migliaia di fan all’interno del territorio nazionale.

Il provincialismo dell’opera è infatti solo apparente: la straordinaria e con tutta probabilità insospettata maturità e soprattutto intelligenza delle senbatsu effettive o potenziali, che si evincono dalla squisita spontaneità delle risposte e dalla complessa articolazione delle riflessioni, parlano una lingua comune a buona parte delle società dei cinque continenti e non tardano a convincere il pubblico a parteggiare per le aspiranti star.

BNK48: Girls Don’t Cry

Anche fosse concesso di dar voce a una frivolezza congenita insita nello statuto stesso del BNK48, ognuna delle personalità gode in ogni caso di un rispetto invariabile da parte del regista-rilevatore, che concede piena libertà di parola a proposito degli argomenti più euforizzanti come di quelli più intimi e critici (e non sono pochi, dai vincoli imposti alla vita privata all’ipocrisia impiegata dagli istruttori, necessaria a ottenere il meglio da ogni partecipante).

Ci si trova così, pur sollecitati all’attenzione da un perpetuum mobile che armonizza in sottofondo il linguaggio parlato, pienamente catturati dall’entusiasmo di queste prestanti adolescenti e giovani donne, le quali a ben udire lungo tutto l’arco del film non si ripetono davvero mai, apportando ognuna il proprio contributo unico e prezioso alla crescita personale di sé e del prossimo, nonché a quella della cinematografia tout-court.

 

Voto al film

 

 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

Info

Rubrica Far East Film Festival

Recensione “Heart Attack”

 

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