“Il guardiano della collina dei ciliegi” di Franco Faggiani: un viaggio in Oriente tra spiritualità e la preziosa arte dell’attesa

“Era iniziato il mio primo inverno nell’isola più selvaggia e meno abitata del vasto arcipelago giapponese. La strada per trovare la pace interiore era fatta di piccoli passi, non privi di invisibili ostacoli su cui inciampare, di molte rinunce e di solitudine assoluta.”

Il guardiano della collina dei ciliegi

Ho atteso con ansia il nuovo romanzo di Franco Faggiani del quale un anno fa lessi il bellissimo “La manutenzione dei sensi” (Fazi Editore, febbraio 2018).

Il primo mi portò tra i monti, i suoi ritmi, i suoi silenzi e la rinascita di un uomo che aveva perso tutto, Il guardiano della collina dei ciliegi” mi ha portato nel lontano Oriente, tra le usanze di un popolo semplice ma determinato, in un territorio talvolta ostile e gli animi dediti alla spiritualità.

Questa è la storia vera di Shizo Kanakuri, maratoneta olimpico cresciuto a Tamana, nella Prefettura di Kumamoto, nel sud del Giappone. Da giovane venne notato per l’abilità nella corsa e venne mandato a disputare le Olimpiadi di Stoccolma nel 1912; dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi.

Non si hanno informazioni precise riguardo ciò che accadde dopo le Olimpiadi ma Franco Faggiani ci racconta, romanzandoli, le vicissitudini di questo uomo che perse tutto e che per ritrovarsi si immerse nella natura, per provare a contrastare la vergogna e il disonore arrecati al suo imperatore per non aver portato a termine l’impresa sportiva. Ciò lo porterà a diventare il custode di una collina di ciliegi a Rausu, nell’isola di Hokaido, luogo nel quale vivrà, rifletterà, conoscerà persone, cercherà la pace e troverà tante altre emozioni, non sempre positive.

A Rausu, per la precisione, sulla costa nord flagellata d’inverno dai venti artici, lontano tremila chilometri dal mio villaggio natio. Un altro mondo, con l’oceano gelato per molti mesi e i vulcani intenti a rendere precario ogni giorno che gli dei mi hanno concesso di vivere in quel posto remoto. Per tutti quegli anni sono stato il guardiano di una collina di ciliegi.”

La storia di Shizo è incredibile e la scrittura incisiva e poetica di Franco Faggiani le donano un’aura di sacralità, pregna di profondità, di silenzi, di attesa.

Alla fine di quell’incontro mi sentii sulle spalle il peso di un masso e dentro la fragilità delle foglie quando l’autunno sta per cedere all’inverno. Il fardello incominciò ben presto a incombere sulla mia anima. Temevo che, come le foglie secche, anche lei si sarebbe sbriciolata.

Franco Faggiani

Il guardiano della collina dei ciliegi” è un viaggio in un Giappone legato alle tradizioni passate che cominciava a modernizzarsi, è il commovente cammino di un uomo che deve crearsi una nuova identità ed imparare a conoscere se stesso e il mondo che lo circonda. Uno degli strumenti è la corsa, diversa da come la conosciamo, una corsa non finalizzata a qualcosa di specifico se non al benessere di sé.

Non correvo, naturalmente, con finalità sportive e, a dire il vero, neanche per il rispetto assoluto dei principi religiosi. Correvo perché solo così mi sentivo realmente libero, unico, leggero, in sintonia completa con il creato. Correvo con lo scatto di un colibrì, anche se mi sarebbe piaciuto avere la leggerezza di della farfalla. Solo per non sentire il rumore dei miei passi veloci sulle pietre o quello ritmico dell’aria in uscita dai polmoni. Solo per poter credere di aver raggiunto la perfezione.”

Il guardiano della collina dei ciliegi” mostra l’importanza dell’attesa, del rispetto della natura nella sua essenza più profonda e ci racconta lo shintoismo con l’adorazione dei kami sempre presenti nella vita del protagonista di questo indimenticabile libro.

 

Written by Rebecca Mais

 

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