FEFF 2019: Sezione Competition – “Konpaku” di Remi M Sali

Udine, Far East Film Festival, Day 2. Il sabato di Oubliette Magazine si apre con l’unico titolo di questa edizione selezionato dalla cinematografia singaporiana, “Konkapu (lett. “Anima”) di Remi M Sali, tornato a dirigere un prodotto destinato alle sale dopo una lunga esperienza televisiva.

Konpaku di Remi M Sali

La trama in breve: Haquim, un timido 30enne, vive ancora con la madre, non ha lavoro e neppure lo cerca con più di tanto impegno; si accontenta della compagnia di alcuni amici, con cui condividere qualche bevuta. Un giorno, minacciato bonariamente di pagare per tutti, scommette di riuscire a farsi dare il numero di una bella ragazza che siede a qualche metro di distanza: si alza e abbandona il locale, convinto che i ragazzi gli abbiano indicato una giapponese, la raggiunge e termina la missione.

Poco importa che nessun altro abbia visto Midori: di lui solo lei s’è fidata e questi ora ha la possibilità di flirtare liberamente e in gran segreto, in barba alla relazione insapore che sta trascinandosi da tempo. La misteriosa giapponesina gli dà del filo da torcere e pian piano lo irretisce, fino a ottenere il permesso di irrompere nella sua camera… per non uscirne più.

Gli spunti narrativi su cui lavorare dignitosamente ci sarebbero, benché non costituiscano nulla di esaltante: eppure l’horror di Sali non ha locali carenze, è proprio un pressoché totale fallimento. Se infatti risulta perdonabile l’esiguità del budget a disposizione (con tutte le conseguenze del caso, dalla monotonia della tavolozza fotografica alla microfonazione di scarsa qualità), non si possono concedere amnistie a tutti quegli errori metodologici che fanno di “Konkapu” un autentico film di serie B.

Che facciamo riferimento alla pessima recitazione di gran parte del cast (certi attori di strada farebbero impallidire i loro “colleghi”), allo stato di caos, di invenzione libera e indisciplinata in cui versano soggetto e sceneggiatura, o persino all’irregolare andamento assunto dalle tecniche di ripresa e dal montaggio (è una scelta davvero consapevole alternare sequenze a camera fissa e scene micro-frazionate, così come far coincidere i principali raccordi quasi esclusivamente con le ordinarie, per non dire banali, dissolvenze in nero?), è purtroppo lecito riconoscere all’impianto complessivo un’insicurezza cronica, dovuta alla mancanza di una chiara rotta da seguire, di un timoniere che abbia il saldo controllo della struttura.

Remi M Sali – Far East Film Festival 2019 – Photo by Raffaele Lazzaroni

Com’è possibile tramutare una sottospecie di commediola dalle sfumature rosa, al cui centro stanno un imbarazzante fannullone che all’alba dell’età adulta non sembra aver mai avvicinato con intenzioni serie un esemplare del sesso opposto e una femme fatale dal fascino esotico che con discrezione tenta di celare una lascivia potenzialmente incoraggiante, in una storia di possessione ed esorcismo dove il primo a cedere è anche l’unico paladino su cui si potrebbe scommettere (per quanto a fatica, considerato il grado di ebetismo che lo contraddistingue)?

Volendosi pure sforzare di rendere plausibile una vicenda così improbabile, spingono però senz’altro al naufragio la sovrapposizione infeconda di opposizioni che coinvolgono la sfera sessuale (una miriade di allusioni erotiche, più o meno esplicite, più o meno beffarde, tramutate in altrettanti stimoli insoddisfatti, per l’occhio quanto per l’orecchio) e la sfera religiosa (la devozione e la castità imposte dall’islamismo, di facciata riconosciute come vincolanti ma ipocritamente tradite già nell’intimo pensiero).

Spostandoci su un piano ancor più macroscopico, l’origine del vizio è individuabile nel momento in cui le fin troppo variegate vicissitudini dei personaggi sfuggono alla logica messa in campo con tutta la buona volontà dallo spettatore, il quale è costretto ad ammettere un cambio di registro repentino, non atteso o richiesto (se non in virtù della chiave di lettura applicata da chi sa di doversi aspettare gli sviluppi tipici dei film del terrore), né debitamente preparato, e fondato cioè su sottigliezze di rilevanza drammaturgica irrisoria, quando invece una simile operazione richiederebbe una certa perizia.

 

Voto al film

 

 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

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Rubrica Far East Film Festival

 

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