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Selfie & Told: Desvelos racconta l’EP omonimo

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“Mi riesce più facile stare senza un perché/ non sento più il peso dei giorni, non devo fingere/ Ho perso il mio vecchio kway, quello che indossavi/ era più tuo che mio, era semplice/ Ho cancellato tutti i vecchi volti/ coperto i tuoi morsi e i miei rimorsi/ Ho smesso di sbronzarmi ogni notte/ tu ci volevi così, dicevi che era bello/ farsi del male insieme col mio kway addosso/ […]” ‒ “Kway”

Desvelos

Mi chiamo Gabriel Medina e sono Desvelos.

Ho iniziato questo progetto nei primi mesi del 2018 nel mio garage/studio di Macerata, città in cui abito.

A parte Desvelos sono la voce anche della band Hapnea (alternative rock) e Bruxa (noise).

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Il 19 ottobre è uscito il mio omonimo ep d’esordio nelle maggiori piattaforme digitali e contiene 5 tracce che sono un miscuglio di pop, indie ed electro pop.

Dai miei 15 anni fino ad oggi ho avuto molti progetti musicali di diversi generi, ma in un panorama più underground.

Ho sempre apprezzato e cercato di inserire nelle mie creazioni una certa vena pop, soprattutto a livello melodico.

Da questo è nato Desvelos: dalla necessità e curiosità di provare nuovi suoni e atmosfere.

Mi sono occupato non solo delle registrazioni, ma anche della parte più tecnica del missaggio e del mastering.

Tutto l’ep gira attorno ad un mood emotivo e psichedelico.

Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!

 

È ora di sedersi davanti ad uno specchio, accendersi una Winston Blu e farsi qualche domanda.

 

D.: Chi sono?

Desvelos EP

Desvelos: Sono Desvelos e ho appena pubblicato un ep autoprodotto di musica allegramente malinconica. Il fatto è che aveva ragione Tenco, quando si è felici bisogna uscire di casa. La cosa più allegra che son riuscito a scrivere è riguardo il rapimento da parte di un alieno che nella sua navicella ospita una sorta di rave, ma ha comunque un nonsoché di inquietante e psichedelico. Anche il bisogno di essere rapito e fuggire da questo pianeta credo rappresenti qualcosa di malinconico, no? Tornando a me, mi chiamo Gabriel Medina e sono nato nell’anno dell’addio di Kurt. Abito a Macerata, città che ringrazio per avermi ispirato questo disco, dico davvero. È piccola, ma nasconde lati che capiscono solo quelli che ci abitano. Qui ci si diverte, ma a volte ci si sente soli. Canto anche con altre due band e con una di loro suono la chitarra. Fondamentalmente ho sempre fatto rock e affini e anche in questo disco ci sono sfumature sicuramente rock, ma ho volutamente lasciare le chitarre un po’ da parte proprio per questo motivo. Ci tenevo a fare qualche passo fuori dalla mia comfort zone.

 

D.: Perché “Desvelos”?

Desvelos: La parola “desvelos” è un sostantivo plurale che proviene dal verbo “desvelar” o “desvelarse”. Può avere il significato di “svelare” o “avere mancanza di sonno”. Io sono legato al secondo significato in quanto è un piccolo problema che in certi periodo dell’anno mi affligge, ma ormai non ci faccio più tanto caso, piuttosto quei momenti sono diventati quelli più prolifici a livello artistico. Oltre a questo il “desvelo” non è come l’insonnia, è volontario. È una mancanza di sonno causata da pensieri, da serate fuori a bere fino al sorgere del sole e oltre, dal caos di certe notti. Ho voluto esprimere con questo disco sia la parte più introspettiva del significato di “desvelos”, sia quella più animalesca, istintiva, irresponsabile.

 

D.: C’è una storia dietro alle canzoni?

Desvelos

Desvelos: In realtà c’è un’unica storia, ma cronologicamente confusa se si sente il disco in ordine di tracklist. Se si vuole capire a fondo la storia consiglio di iniziare con Andromeda III, proseguire con Cannella, poi Torno a casa a pezzi, Ruggine e per ultima Kway. In questo ordine la storia è più chiara se si presta attenzione ai testi. In Andromeda III c’è il primo incontro con lei, mentre sta ballando nella navicella spaziale. In Cannella racconta i primi incontri a tu per tu, dove c’è quel dolce imbarazzo, l’ansia dell’attesa, ci sono aspettative, c’è innocenza, ma accompagnata da una certa malizia resa ancora più esplicita dal mood della canzone. Con Torno a casa a pezzi i sentimenti più puri e positivi vanno un po’ a farsi fottere e si entra in un clima più caotico pieno di droghe, alcol, sesso e una sensazione catulliana di amore/odio. Ruggine parla della paura di scomparire dai ricordi altrui. Kway è la prima traccia del disco, ma narra la fine di tutta questa odissea, cioè quando ci si libera dai brutti ricordi, dai rimorsi, forse ci si sente ancora un po’ persi eppure più liberi.

 

D.: Sono queste tre le domande che mi sono voluto porre. Andate a gustarvi il sapore agrodolce del mio disco e se mai capiterà di incontrarci facciamo un calice di rosso insieme e raccontiamoci le nostre ansie.

 

Ti aspetto alle sei/ ritarda un po’/ che voglio sentire/ l’ansia dell’attesa/ e poi immaginare/ di perderci/ tra i vicoli al buio/ tra le logge,/ Sto cercando di apparire/ meno stupido,/ Ti vedo arrivare/ come sei tu/ vestita di nero/ in ogni dove/ come se al tuo mondo/ mancasse il colore/ Tom Waits in cuffia/ per scacciare il dolore,/ […]‒ “Cannella”

 

Written by Desvelos

 

 

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