Life After Death: l’intervista ad Amelia Earhart, la prima donna pilota che ha sorvolato l’Atlantico

Amici rieccoci. Siam nel 1937, e benché siamo agli inizi di luglio, questa sera il tempo non è dei migliori.

 

Amelia Earhart – 1932 (Photo by Hulton Archive/Getty Images)

Oltre al tempo oggi abbiamo attraversato mezzo mondo per intervistare un personaggio molto importante per la storia… delle donne: Amelia Earhart, la prima donna pilota che ha sorvolato l’Atlantico.

Siamo a Lae in Nuova Guinea, in attesa di incontrare la nostra eroina.

Oh eccola lì… signora Earhart! Signora Earhart mi scusi…

 

Amelia Earhart: Fai ricontrollare il motore di destra, nell’ultimo atterraggio ha dato di nuovo qualche problema. Non possiamo permetterci che si ripeta, non ora che siamo così vicini.

A.T.: Signora Earhart…

Amelia Earhart: Oh salve. Lei è?

A.T.: Signora Earhart sono un’intervistatrice…

Amelia Earhart: Un’intervistatrice? Incredibile… persino qui? George deve essere davvero preoccupato per me… o del suo investimento, riesce a farmi raggiungere ovunque. Ma sono sorpresa… in senso buono intendo.

A.T.: Del fatto di essere intervistata anche qui in Nuova Guinea?

Amelia Earhart: No, no! Ormai sono abituata. Si figuri, una volta un giornalista si era persino nascosto su un aereo per potermi fare delle domande. Per fortuna lo hanno trovato prima che decollassi. Se c’è un posto dove almeno non possono raggiungermi è il cielo.

A.T.: E allora di cosa si dice sorpresa?

Amelia Earhart: Del fatto che sia una donna a intervistarmi. Sa, molto spesso sono giornalisti uomini, mi è capitato assai di rado che fosse una donna. Come me, lei è un’altra donna che sfida la società. Brava! Mi piace!

A.T.: Oh bè… la ringrazio ma… sa, da dove vengo io questa non è una grande conquista… nel senso, è normale. Faccio parte di una piccola radio, niente di particolarmente importante…

Amelia Earhart: Non si sminuisca! Tutto ciò che le donne riescono a raggiungere sfidando le regole della società è sempre un grande traguardo! Guardi me. Nessuno avrebbe mai pensato che sarei arrivata tanto lontano da quando abitavo nel Kansas. Potere alle donne!

A.T.: Potere alle donne! Dunque signora Earhart… mi chiedevo se lei…

Amelia Earhart: Scusi un momento… Fred, quando hai un attimo vai a vedere che fine ha fatto Albert col bollettino. Mi scusi davvero signorina, non vorrei apparirle maleducata. Dopo tutto se mi ha raggiunta sino a qui… ma devo ancora finire di caricare l’occorrente per il viaggio, la strumentazione e… ah, parli del diavolo! Albert! Albert, dove diavolo è il bollettino? È già la seconda volta che lo chiedo… sai cosa succede se arrivo alla terza! Accidenti… credevo di essere stata chiara, voglio quel bollettino ogni ora. Devo pur sapere se volerò col sereno o se mi aspetta una tempesta. Bè… non che cambi molto in fondo. Mi è già capito di volare con la pioggia e avevano previsto sole.

A.T.: E col passare degli anni la cosa non cambierà molto…

Amelia Earhart: Come dice prego?

A.T.: Eh? Oh, non ci faccia caso. La prego di scusarmi signora Earhart, so che la colgo in un brutto momento, ma mi piacerebbe porle solo qualche domanda veloce. Come lei, anche io ho la mia tabella di marcia… non le ruberò molto tempo.

Amelia Earhart: Bè, visto che sono stata trasformata mio malgrado in un’icona del movimento femminista… che icona sarei che mi rifiutassi di aiutare una donna in difficoltà? Venga con me.

A.T.: La ringrazio davvero tanto!

Amelia Earhart

Amelia Earhart: Bene. Eccoci qui. Allora, cosa vuole sapere che io non abbia già pubblicato o rilasciato in altre interviste? Non vorrei apparire noiosa ripetendomi.

A.T.: Affatto, mi creda… altrimenti non sarei, specie proprio per questo suo particolare viaggio! Il giro del mondo in aereo… e sul suo aereo. Quante donne possono dire di avere un aereo privato?

Amelia Earhart: Direi poche… anche se molte ormai pilotano e vivono tra le nuvole tanto quanto me. Betty Giles, Nancy-Bird Walton, Luise Thaden, Ruth Nichols. Tutte amiche e colleghe che ammiro e rispetto per il loro coraggio e la loro forza. Perciò credo che avere un aereo forse in futuro non sarà così speciale. Ho sentito che persino il presidente Roosevelt si è convinto e vorrebbe regalarne uno a sua moglie. Comunque sia… Electra non è il primo che possiedo.

A.T.: Electra? Oh, intende il suo aereo?

Amelia Earhart: Sì, un Lockheed L-10 Electra. Avendo passato tanto tempo a crearlo e modificarlo lo sento quasi come un figlio, anzi una figlia, perciò… per amici e parenti e ingegneri lei è solo Electra. Un modello fantastico per il volo, e decisamente adatto per questo volo. La circumnavigazione del globo. Anche se, secondo me, hanno dato un po’ troppa importanza alla cosa. Io lo faccio solo per volare e sfidare me stessa superando un altro record. In fondo non sono stata la prima a farlo. Prima di me lo hanno fatto Lindbergh, Magellano… persino Phileas Fogg.

A.T.: Sì, ma lei non solo è la prima donna a farlo, ma lo sta facendo da sola e per di più seguendo la rotta più lunga mai percorsa, attraverso l’equatore. Mi permetta… non ha avuto neppure un poco di paura?

Amelia Earhart: Assolutamente. Ero eccitata come una bambina. E dopo tutto ho proposto io questo viaggio. La cosa più difficile è sempre la decisione iniziale di agire, il resto è solo tenacia.

A.T.: Sì ma… sbaglio o sono circa 47000 km?

Amelia Earhart: Chilometro più, chilometro meno. Ma ormai siamo quasi alla fine. Dopo l’Atlantico, l’Africa e il suo fascino tribale, la bellezza del Mar Rosso, il Pakistan e l’India con le loro culture così diverse dalla nostra, Singapore con i suoi colori accesi e ora la Nuova Guinea… manca poco per arrivare a casa.

A.T.: Un viaggio incredibile e incredibilmente lungo. Vedo infatti che sembra molto stanca.

Amelia Earhart: Sì, io e Fred non ci reggiamo più in piedi. Ma è una fatica che porterà molta soddisfazione.

A.T.: Questo Fred, è il signor Fred Noonam, il suo navigatore? L’unico che ha volato con lei in questo viaggio.

Amelia Earhart: Uno dei migliori. Starebbe anche meglio di me se la smettesse di bere… Oh la prego questa parte non la pubblichi per favore. Fred è un buon amico non voglio che passi dei guai per colpa mia…

A.T.: Certo, capisco perfettamente. Se preferisce torniamo all’ultima cosa detta. Ha citato prima alcuni nomi di donna. Sono tutte donne che fanno tutte parte della sua… chiamiamola “associazione”, giusto? La Ninety-Nines. Fondata apposta per tutte le donne pilota.

Amelia Earhart: Non è solo questo. È un’organizzazione internazionale per tutti i piloti donna che offre opportunità professionali nell’aviazione. È stata creata soprattutto per il sostegno reciproco e il progresso delle donne pilota. In realtà io avrei preferito fosse solo un gruppo di donne che amano volare ma… è stato trasformato in un evento mondano. Non ero troppo convinta all’inizio, ma sapere che ora le donne pilota hanno un posto nel mondo e nell’aviazione mi riempie di gioia!

A.T.: Lei è proprio un amante del volo. Sento che ne parla con passione.

Amelia Earhart: Bè… volare non è tutto rose e fiori, ma il divertimento di per se stesso vale il prezzo. Però si, il mio unico vero piacere è essere lassù, dove solo le nuvole possono stare. Sfidare il più grande gigante della nostra terra, il cielo sopra di essa. Lì non ci sono spazi chiusi, non ci sono confini né costrizioni. E ogni volta che salgo su un aereo… è come la prima volta.

A.T.: Ecco, potrebbe dirmi come è stata la sua prima volta?

Amelia Earhart: La mia prima volta? Uhm… ma dice con aereo… o con un uomo?

A.T.: No, via signora Earhart… dicevo con un aereo.

Amelia Earhart: Via, tra donne… un po’ di malizia possiamo permettercela in assenza di uomini che arrossirebbero subito! Comunque… ricordo bene la mia prima volta. Avevo 23 anni ed ero con mio padre. Mi aveva portato ad un raduno aeronautico al Daugherty Airfield a Long Beach in California. Pagammo un dollaro l’ingresso e per la prima volta salii su un biplano. Niente di particolare, un giro turistico di dieci minuti sopra Los Angeles.

A.T.: E cosa ha provato?

Amelia Earhart: Come ho detto la stessa cosa che provo ancora oggi. Non ero affatto spaventata. Anzi, dovetti rassicurare mio padre quando ci fu uno smottamento d’aria. Ero euforica, felice… sa quando hai l’impressione che il petto ti si gonfi a dismisura e non smetti di sorridere perché stai per fare qualcosa che ti renderà felice come non mai? Ecco… questo. Ed è stato lì che ho deciso che avrei dedicato tutta me stessa al volo.

A.T.: I suoi genitori? Come l’hanno presa?

Amelia Earhart: Bè… all’inizio non erano troppo entusiasti lo riconosco. Ma non mi hanno mai impedito di seguire questo sogno. L’unico un po’ riluttante era mio nonno… forse perché era ancora della vecchia scuola. Mia nonna e mia sorella Muriel invece mi hanno sempre incoraggiato. Io e Muriel eravamo molto legate a nostra nonna… abbiamo vissuto con lei quando eravamo piccole.

A.T.: La sua famiglia quindi l’ha sostenuta.

Amelia Earhart

Amelia Earhart: Sì, ma ho sempre cercato di arrangiarmi da sola. Volevo comprarmi un aereo tutto mio ma… una ragazzina di 24 anni del Kansas negli anni 20? Non andavo in giro coi soldi che mi uscivano dalle tasche.

A.T.: E come ha fatto?

Amelia Earhart: Mi sono rimboccata le maniche. Ho fatto diversi lavori: segretaria, fotografa, assistente sociale… ho fatto persino la camionista!

A.T.: La camionista? Sul serio?

Amelia Earhart: Oh sì. Credo sia stato allora che mia madre ha davvero capito che volare per me era tutto. Nonostante i miei sforzi non avevo ancora abbastanza denaro, quando una sera mia madre entra in camera mia e mi consegna la somma di denaro necessaria. Ero davvero felice perché finalmente mia madre capiva. Però mi disse anche “Io i soldi te li do, ma giurami che mai e poi mai ti rimetterai alla guida di un camion scassato! Sei una signorina!”. Così, con quest’unica promessa come pegno, poco tempo dopo ero alla guida di Canary.

A.T.: Canary? Era il nome del suo primo aereo?

Amelia Earhart: Sì infatti. Un piccolo Airster usato, un biplano due posti che mia sorella e io abbiamo ridipinto di giallo. Da qui il nome Canary. Ho fatto salire qualche volta mio padre… mia madre non ha mai voluto saperne di salirci. E mia sorella, quando poteva si univa a me volentieri.

A.T.: Signora Earhart, non per sminuire il suo impegno ma… immagino non abbia imparato da autodidatta a pilotare un aereo, vero?

Amelia Earhart: Assolutamente no! Ci mancherebbe! Anche se la mia istruttrice ha detto che avevo un talento innato. Ho imparato tutto da Neta Snook. Mi ha insegnato tutto dalle basi alle acrobazie, con le quali una volta, per sbaglio… ho abbattuto il galletto segnavento sul granaio del vecchio Miles, un vecchio nostro vicino. Quante ne ho sentite da mia madre quella sera… ma non mi sono fermata. Ho continuato a volare a provare finché non sono diventata la più brava della regione. E poi… è arrivato George.

A.T.: Suo marito George Putnam. L’editore che l’ha seguita nei suoi viaggi sin dall’inizio della sua carriera.

Amelia Earhart: Un uomo meraviglioso… a cui forse molto spesso ho chiesto davvero troppo. All’inizio si figuri, non mi andava neppure troppo a genio come persona. Mi aveva contattato perché voleva trovare… un’alternativa femminile a Lindbergh, che aveva sorvolato l’Atlantico pochi mesi prima. All’inizio credevo mi avesse contattato per le mie capacità di pilota.

A.T.: E invece?

Amelia Earhart: Invece mi ritrovai a fare da bagaglio! Era la mia prima trasvolata sopra un oceano, credevo che me ne sarei occupata io e invece… servivo solo come prestanome, non ho quasi mai toccato la closh del Friendship.

A.T.: Il nome dell’aereo presumo.

Amelia Earhart: Sì esatto. A bordo c’eravamo io, Bill Stultz e Gordon Slim. L’aereo ha dato più problemi che altro. Immagini che già al decollo il portellone si rompa e avere per aggiustarlo solo una corda. Gli strumenti di navigazione che impazziscono uno dopo l’altro e due uomini convinti che io non sapessi fare altro che la bella statuina con i google. Ma per il mondo io fui il primo pilota donna a sorvolare l’Atlantico in quanto tale. Mi creda, a me non è sembrato.

A.T.: Però tutta la sua vera carriera è iniziata proprio da quel viaggio. È diventata la celebrità del momento.

Amelia Earhart: Già. Da quel momento il mio nome veniva applicato su tutto, e tutto quello che aveva il mio nome triplicava di prezzo. Si è occupato di tutto George ovviamente. Vestiti Amelia Earhart, i google di Amelia Earhart, Amelia Earhart accessori… e poi le sigarette Amelia Earhart, per non parlare de “Le pentole Amelia Earhart. Perché anche in volo un’alimentazione corretta è necessaria. Comprate le pentole di Amelia Earhart. Le pentole per sentirti una grande donna anche ai fornelli”. Oddio… mi sono sentita così in imbarazzo… e si figuri che io non so cucinare. Non so neppure come si prenda in mano una padella!

A.T.: Bè forse suo marito ha esagerato un po’, ma certo le ha dato molta visibilità agli occhi del mondo. Ma mi dica… se posso… com’è andata davvero? Insomma… quando le ha chiesto di sposarla? Cosa le ha fatto cambiare idea?

Amelia Earhart: George è un uomo calcolatore ma… ogni suo calcolo lo fa per me. Lo ha sempre fatto. Ed è incredibilmente premuroso con me… e poi dopo che me l’ha chiesto sei volte in pochi anni mi ha presa quasi per sfinimento. Ma sono sempre stata chiara con lui. Abbiamo fatto un patto… che se entro un anno avessimo capito che la nostra storia non poteva funzionare… ci saremmo lasciati.

A.T.: E questo accadeva nel 1931… dopo sei anni deduco che le cose siano andate bene. Immagino abbiate un rapporto molto affiatato.

Amelia Earhart: Diciamo che le nostre divergenze di vedute ci permettono di ovviare alle rispettive mancanze. Io sono una persona pratica che si butta, lui invece riflette e organizza tutto. Due aspetti nel nostro matrimonio e nel nostro lavoro congiunto che spesso e volentieri si sono scontrati ma che compensandosi hanno dato il loro frutti. Purtroppo però i nostri lavori non ci permettono di stare insieme quanto vorremmo.

A.T.: Posso chiedere come mai?

Amelia Earhart: Lui è un editore che lavora sulla costa est a New York, io invece lavoro prevalentemente sulla costa ovest in California. Ci incontriamo quasi tutti i week-end quando possiamo ma capita spesso che per lavoro non ci riusciamo.

A.T.: Un rapporto a distanza insomma.

Amelia Earhart: Già. Ma a noi va bene così. George mi ha sempre appoggiata… persino quando, per colpa mia, gli è venuta paura di volare… con me almeno.

A.T.: Perché? Che è successo?

Amelia Earhart: Lei conosce il detto, per fare una frittata bisogna rompere qualche uovo? Diciamo che io non ho rotto uova ma aerei. Ha fatto diversi incidenti, uno dei quali ha coinvolto George quelle rare volte che saliva con me. Io me la sono cavata con un braccio rotto, lui invece con diverse fratture.

A.T.: Oddio… nulla di grave spero.

Amelia Earhart: No… non troppo… un mesetto per rimettere a posto tutto. Però all’uscita dall’ospedale George mi ha detto “Amelia io ti amo tanto, ma non chiedermi mai più di salire su un aereo pilotato da te”.

A.T.: Comunque malgrado incidenti vari, ha fatto comunque una bella “frittata”… mi permetta. La sua fama può rivaleggiare con quella del presidente degli Stati Uniti, Franklin Roosevelt.

Amelia Earhart: Non so se fosse entusiasta lui della cosa, ma certo la signora Roosevelt lo era eccome.

A.T.: Intende Eleanor Roosevelt!?! L’ha incontrata?

Amelia Earhart – 1928

Amelia Earhart: Durante un ballo… credo fosse una raccolta fondi. George aveva degli agganci alla casa bianca. Una donna devo dire straordinaria. Credevo di aver sfidato io le regole sociali diventando un pilota ma lei… non sarei in grado di fare la metà delle cose che quella grande donna è riuscita a ottenere per i diritti umani. La ammiro come poche al mondo.

A.T.: E lei di contro è sempre stata una sua grande sostenitrice.

Amelia Earhart: Sì, posso vantarmi di averla come amica. Non proprio intima, per ovvie ragione. Ma è grazie a lei se ho potuto iniziare questo mio viaggio intorno al mondo molto prima del previsto. È lei infatti che… ha oliato un po’ gli ingranaggi della burocrazia, ma questo resti tra noi. Ho avuto tutte le autorizzazioni aeree nonché l’assistenza della marina per i bollettini… a proposito. Albert dovrebbe aver ricevuto le ultime notizie per il tempo ormai…

A.T.: La lascio scappare subito allora signora Earhart. Le ho rubato abbastanza tempo. Le auguro tutta la fortuna possibile per il finale del viaggio più importante della sua vita.

Amelia Earhart: La ringrazio. Speriamo che proceda tutto senza altri problemi. Non voglio sentire George che si lamenta perché gli ho smantellato un altro aereo. Va sempre così… noi donne otteniamo più gloria per imprese che riescono agli uomini, ma abbiamo anche il doppio della notorietà quando falliamo. Ehi!… Albert! Che dice il bollettino? Non è dei migliori vedo… allora che vogliamo fare Fred? Voliamo?

 

Written by Alister Tinker

 

Voce intervistatore: Manuela Pozzali

Voce Amelia Earhart: Alister Tinker

 

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