“Foschia” di Anna Luisa Pignatelli: il gioco dei ruoli tra figlia e padre, vittima e carnefice
“Per quanto possa sembrare strano, io non desideravo i ragazzi della mia età, e neppure quelli più grandi di me: quelli che conoscevo, quelli che potevo avvicinare, mi apparivano tutti scialbi, scontati, insignificanti. In mio padre riconoscevo invece un essere fuori dal comune, era questo di lui, anche fisicamente, ad attrarmi.”
Una nuova pubblicazione per la narrativa italiana, una scrittrice dalla penna incisiva e riconoscibile.
Si tratta di Anna Luisa Pignatelli, scrittrice toscana classe 1953, autrice di “Foschia”, pubblicato pochi giorni fa dalla Fazi Editore.
Quella raccontata è la storia di Marta, una donna adulta e malata che rievoca il passato ed in particolare il difficile rapporto con il padre, un affermato critico d’arte che la portava con se quando era piccola.
Un uomo completamente assorbito dall’arte e forse proprio da questo reso più affascinante agli occhi della figlia che in età adolescenziale cominciò a guardarlo con occhi di ragazza innamorata.
Dall’altra parte la presenza di una madre tormentata, incompresa dalla figlia, troppo piccola per capire, quasi un intralcio tra lei e il padre. Ci sono poi la scuola, un fratello insignificante, una donna attaccata ai soldi, Lupaia, un luogo mitico il cui abbandono rappresenterà il distacco tra l’infanzia e l’età adulta, fino alla piena consapevolezza di una realtà così dolorosa da ripercuotersi nell’intera vita della protagonista.
“Con lui non mi annoiavo mai, anche se a volte avevo la sensazione di trovarmi come su una zattera, affidata a me stessa, spinta da un vento imprevedibile e folle.”
“Foschia”, un titolo che evoca la confusione tra i pensieri di una bambina prima ed adolescente poi, un romanzo che colpisce per la sua forza emotiva, per la sua scorrevolezza che riflette la realtà della vita di ogni essere umano.
Marta altro non è che una piccola Lolita preda di un padre ambiguo e fedifrago e di una sessualità che si fa largo con tutte le sue ingovernabili pulsioni.
“La mia vita s’è svolta nella solitudine, che m’avviluppa come una densa foschia anche quando mi trovo sul palcoscenico – sono un’attrice di teatro -, e quando sto con mia figlia. Adesso, però, ad avere la meglio è la paura.”
Poco più di duecento pagine intense e crude, un romanzo di formazione inusuale, un viaggio nella psiche umana, nella solitudine, nell’Italia delle opere d’arte, in una Toscana che si divide fra la natura pura e selvaggia di Lupaia e l’oscurità e la lascività di Torre al Salto.
Un libro indimenticabile, da divorare con ponderazione e con la consapevolezza di trovarci davanti ad una storia che non si allontana poi troppo da una possibile realtà.
Written by Rebecca Mais