Le métier de la critique: la lettera di Solimano il Magnifico all’Arciduca Ferdinando I, Re d’Ungheria

“Io, Signore dei Signori, Dominatore dell’Oriente e dell’Occidente, che ho il potere di fare o non fare tutto ciò che mi piace; Signore della Grecia, della Persia e dell’Arabia, Comandante di tutte le cose che possono essere soggette al comando e alla regalità di un uomo; Io, il più illustre Personaggio di questi tempi invincibile campione del mondo intero, Signore del Mar Nero e d’ogni altro mare […]” – Lettera di Solimano il Magnifico a Ferdinando I d’Asburgo

Solimano il Magnifico

Il Sultano Solimano I, detto dagli occidentali “il Magnifico”, Kanuni ‒ il Legislatore ‒ dai suoi contemporanei turchi, nacque nel 1520 a Istanbul. Figlio del Sultano Selim I (detto Yavuz “il Ponderato”, e non già “il Crudele” come erroneamente viene ancora citato) e Pascià dell’Impero ottomano, portò il suo impero ai massimi fulgori fino al giorno della sua morte, avvenuta nel settembre del 1566 durante l’assedio di Szigetvár in Ungheria.

La lettera che vi presentiamo, inviata dal Sultano Solimano il Magnifico al Re Ferdinando I, è stata ripresa dalla traduzione riportata nel libro “La Croce di Malta” di Hermes Filipponio, edito nel 1967 dalla casa editrice Edizioni Librarie Italiane.

Per comprendere il periodo storico ed inquadrare la preziosa e folle lettera di Solimano il Magnifico è necessario un breve excursus storico nel 1500.

Dagli inizi del ‘500 fino al fatidico ottobre del 1918 la monarchia degli Asburgo fu un complesso sistema di stati e domini che ha segnato la storia dell’Europa centrale, crocevia tra Oriente ed Occidente, Germania, Mediterraneo e Balcani.

L’avanzata turca, sotto il Sultano Solimano il Magnifico si fece sentire già nel 1521 sotto il governo del giovanissimo Re Luigi II Jagellone (1506-1526, con la presa di Belgrado, città che posta nella confluenza tra i fiumi Sava e Danubio, rappresentava la porta d’ingresso verso la pianura ungherese.). Da questa data, comincia il periodo delle guerre Austro-Turche.

Fu subito chiaro che l’obiettivo della Sublime porta, era quello di spingersi nel territorio del Danubio. Era solo questione di tempo. Nel 1526 il Regno magiaro si dovette scontrare nella decisiva battaglia di Mohacz, in cui perse la vita Luigi II.

In piena emergenza, coi turchi alle porte, Ferdinando d’Asburgo, cognato del re defunto e fratello di Carlo V, fu chiamato a prendere la corona d’Ungheria e di Boemia.

Altri nobili, però, si volsero a Giovanni Zápolya, che era supportato da Solimano e che non fu riconosciuto dalle Potenze dell’Europa cristiana.

L’Ungheria venne divisa in tre regioni: la maggior parte dell’odierna Ungheria, conosciuta come Grande Alföld, fu rivendicata da Solimano; fu creato lo stato vassallo di Transilvania che venne affidato alla famiglia Zápolya, mentre Ferdinando I ottenne l’Ungheria Reale che comprendeva l’odierna Slovacchia, la Croazia Occidentale e i territori adiacenti.

Solimano il Magnifico

Si fissò così, temporaneamente, il confine fra l’Impero ottomano e il Sacro Romano Impero. Sotto Carlo V e il fratello Ferdinando I, gli Asburgo riconquistarono l’Ungheria.

Solimano la invase nuovamente due volte ma fu ricacciato dopo l’Assedio di Vienna nel 1529 e nel 1532. L’anno successivo, un trattato divise l’Ungheria fra gli Asburgo e Zápolya ma alla morte di questi l’Ungheria rimase agli Asburgo, mentre la Transilvania con l’aiuto delle armate ottomane conquistò la sua autonomia sotto il protettorato turco.

A seguito dell’infruttuoso assedio di Vienna portato avanti da Solimano nel 1529, Ferdinando I sferrò un contrattacco nel 1530 per vendicare le distruzioni portate dall’armata di 120.000 soldati inviati da Solimano.

L’assalto a Buda venne sventato da Giovanni Svapolyai, vassallo di Solimano, ma Ferdinando I riuscì comunque ad ottenere delle vittorie, conquistando Gran e altre roccaforti lungo il fiume Danubio, che rappresentava una frontiera strategica di vitale importanza.

La risposta di Solimano arrivò nel 1532 quando inviò un secondo esercito di oltre 120.000 uomini ad assediare Vienna. Ferdinando ritirò il suo esercito, lasciando solamente 700 uomini con pochi fucili e nessun cannone a difendere Kőszeg.

Il Gran Visir degli Ottomani, Pargali Ibrahim Pascià, non capì che Koszeg era scarsamente difesa. Ciò nonostante, grazie all’audace guida del capitano croato Nikola Jurišić, la città respinse ogni assalto turco, ma gli assedianti non cedettero di un passo.

Conseguentemente, alla città vennero posti da Solimano dei termini di resa: la guarnigione venne liberata in cambio della resa della città. Quando la città venne messa al sicuro, gli Ottomani si ritirarono con l’arrivo delle piogge d’agosto.

Venne siglato un trattato di pace tra Ferdinando e Solimano:
Giovanni Szaipolya venne riconosciuto come re di Ungheria, vassallo degli Ottomani; questi ultimi, tuttavia, riconobbero le terre sotto il dominio asburgico in Ungheria.

La Croce di Malta di Hermes Filipponio

Culmine di questa breve ma intensa storia, è la già citata lettera inviata dal Sultano Solimano il Magnifico al re Ferdinando I, che vi riportiamo in integrale.

“Io, Signore dei Signori, Dominatore dell’Oriente e dell’Occidente, che ho il potere di fare o non fare tutto ciò che mi piace; Signore della Grecia, della Persia e dell’Arabia, Comandante di tutte le cose che possono essere soggette al comando e alla regalità di un uomo; Io, il più illustre Personaggio di questi tempi, invincibile campione del mondo intero, Signore del Mar Nero e d’ogni altro mare, nonché della città Santa della Mecca, fulgente di tutta la luce di Allah, della città di Medina e della santa e casta città di Gerusalemme; principe di tutta l’Ungheria e sovrano di molti altri regni e territori, sui quali esercito la mia autorità imperiale; Io, il più potente monarca, Sultano Solimano, figlio del grande imperatore il Sultano Selim, che ho da Allah il potere di reggere con la mia briglia tutti i popoli e la forza di aprire le porte di tutte le città e le piazzeforti; Io, nelle cui mani sono i confini del mondo intero, nessuno eccettuato, e di fronte ai cui domini ereditari l’impero di Alessandro il Grande è ritenuto un’inezia, decreto che tu, Re Ferdinando, che sei il Grande Signore della Cristianità e il vascello eletto della potente Fede Cristiana – tu, mio diletto – debba ritenerti obbligato a mandare ogni anno alla mia Corte, come pegno e garanzia di questa alleanza, trentamila ducati ungheresi, unitamente a quanto già mi devi per i due anni trascorsi.”

 

Written by Claudio Fadda

 

 

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Le métier de la critique – Dragut

 

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