“L’ho scritto io” di Mauro Pina: raccontare i sentimenti in modo diretto e popolare
Mauro Pina è un cantautore comasco che esprime nel suo primo album di inediti le molteplici influenze musicali realizzando un lavoro eterogeneo.

I brani proposti sono stati infatti composti a distanza di anni e ciascuno di essi racconta un momento della vita dell’autore.
È questo probabilmente il motivo per cui “L’ho scritto io” è un misto di generi che spaziano dal pop alla classica ballata fino al rock&roll dalle venature blues.
Il lavoro Pina vanta alcune collaborazioni d’eccellenza, su tutte quella con Rosalinda Celentano in What Do You Want. Di meritevole (direi doverosa) menzione inoltre, anche se non presente nel disco, quella con Francesca Alotta in Anima Sola.
La Alotta è nota ai più per il brano sanremese Non Amarmi cantato con Aleandro Baldi nel 1992, ormai un classico del pop nazionale.
Anima sola, presentato anch’esso all’ultimo Sanremo, è stato infatti limato ad arte per possedere tutte le caratteristiche della tipica canzone in gara nella celebre kermesse musicale.
Ascoltando le canzoni di Mauro Pina, come Credi in te, si capisce il percorso introspettivo intrapreso lungo l’arco temporale impiegato per la composizione dell’intero disco.
Sono trattati i temi più disparati legati all’amore, alle relazioni, all’adattamento ai contesti sociali. Un lavoro su se stesso che egli esprime in diversi brani, come Momenti, dove ripercorre l’abbandono, la solitudine e la sorpresa finale.
La sorpresa in effetti arriva ascoltando la versione remix by Paola Peroni de L’uragano, canzone d’amore e di Credi in te by Dantrak. Ti trovi di fronte un Mauro Pina inedito, che non ti aspetti.
Dopo il pop, il folk e il soft rock delle tracce di “L’ho scritto io”, ti imbatti in una versione disco dove il sound la fa da padrone e il testo scivola adagio in secondo piano.
È divertente passare da un genere all’altro, mentre ti commuovi, passi al ballo e mentre ti scateni ti ritrovi in un contesto anni ’50 con l’impetuosa Ora Basta, con un sound che ti catapulta nel passato.

Ascoltando le performance di Mauro Pina non può che venirmi alla mente lo stile dell’esordiente Enrico Nigiotti, terzo classificato dell’edizione 2017 di X-Factor.
In comune hanno il timbro della voce, molto simile, e ovviamente il genere musicale che abbracciano. Entrambi inoltre suonano gli strumenti presenti in ciascuna traccia, oltre ad esserne gli stessi autori.
Onestamente non è questo il genere che preferisco ascoltare nel mio tempo libero, è tuttavia molto diffuso e seguito da una bella fetta di pubblico. Il motivo?
È semplice: racconta i sentimenti in modo diretto e per l’appunto “popolare”, qualità che a mio giudizio costituiscono il filo conduttore di tutti i brani di Mauro Pina, ovvero l’accessibilità di un pubblico vasto ed eterogeneo proprio per le venature pop onnipresenti.
Written by Sabrina De Prisco
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