Selfie & Told: la band My Escort racconta il singolo “Parentesi Estive”
“È così semplice/ perdere l’equilibrio di fronte/ a qualcosa di importante/ È così semplice nascondere ciò che siamo veramente// Dentro di me mi accorgo c’è/ quello che ora voglio/ Verità che a pezzi sale calda sul mio viso/ Vedo attraverso le cose che ho perso/ […]” – “L’Equilibrio”

Ciao, sono Alessio Montagna, il frontman dei My Escort.
Insieme a Luca Agerde, il bassista ho dato vita al progetto nella primavera del 2010. Amo tutta la musica, intendo quella che mi dà le famose “good vibes”.
Complice un passato in radio, con un programma di dediche e richieste, uno di selezione musicale, una natura curiosa e una discoteca vastissima a cui attingere sono entrato sin dalla giovanissima età in contatto con tutti i generi possibili e la pelle d’oca non conosce etichette se generata da musica di qualità, onesta, vera.
Volente o nolente però la mia scrittura tende a confluire verso un suono orientato ad una forma sofisticata di pop, un pop piuttosto naturale, con delle spruzzatine di elettronica.
Dicono che sia romantico. Sicuramente sono molto attratto dalla psiche, dalla natura e dall’estetica e questo di riflesso condiziona molto i temi che tratto coi My Escort, per quanto mi stia accorgendo che dall’autobiografia legata al nostro primo disco (Canzoni in ritardo) mi stia spostando velocemente verso il “trarre delle considerazioni” sull’uomo e sulla sua natura a volte oscura.
Probabilmente il contrasto con ciò che trovo bello e la predisposizione di molti essere umani alla distruzione o all’involgarimento urta la mia sensibilità, muovendomi alla scrittura.
Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!
M.E.: Perché scrivere canzoni oggi?
My Escort: Me lo chiedo spesso. La questione, almeno nel mio casus belli, credo sia da ascriversi o almeno si avvicini molto alla “sindrome di Don Chisciotte”, una sorta di euforia triste e lucida, una guerra persa tra uno idealismo sconfitto e un pubblico e palese disinteresse per tutto ciò che non è fisiologicamente necessario. In tempi come questi, interessarsi all’arte è un lusso rustico. Separata l’etica dall’estetica, l’estetica stessa è stata svuotata poi di senso diventando sinonimo di apparenza. Lo si nota facilmente indugiando sulla moderna figura dell’artista che pare interrogarsi e tendere più al come diffondere la sua opera che al cosa diffondere. Questo febbrile sfornare nuovi contenuti social, spesso video-stronzate affinché il proprio sito sia sufficientemente visitato, messaggi di scarsissimo interesse “tanto-per”, questo dover esserci a tutti i costi sempre e comunque ha portato ad una tale saturazione di contenuti audio-video da impedire di fatto di poter essere notati. La liquidità della musica oggi rende certamente possibile una facile fruizione di tutto, ma quando il tutto diventa troppo allora il concetto di “facile fruizione” assume un’importanza relativa. Aggiungiamo poi che per una serie di variabili, certamente complice anche la crisi economica imperante fortemente voluta dai poteri forti, l’umanità pare giunta ad un vuoto di valori imperante, sacrificando fatiche, progettualità, approfondimento, sull’altare del “vivere alla giornata”. Scrivere canzoni oggi, per chi come me cerca di farlo “alla vecchia”, pesando le parole, lavorando moltissimo ai testi, spendendo mesi per arrangiare un singolo brano con la band, non può che risultare anacronistico, per quanto romantico.
M.E.: Scrivere significa comunicare, ma a chi si rivolge una band emergente nel 2017 se il pubblico è di fondo disinteressato e dilazionato in infinite piccole ripartizioni?

My Escort: Questo è il vero e per certi versi drammatico busillis con cui si confronta un “emergente” ben riassunto nel titolo di un bellissimo album di Colapesce: Un meraviglioso declino. La bellezza c’è, in giro per le strade, fuori e dentro di noi, ma non è più di moda. Perciò scrivere diventa per me qualcosa di più ampio e differente. Si parte spesso da un’idea, da un obiettivo e durante il viaggio capita di incontrare situazioni non previste. Magari per chissà quale motivo la meta non viene raggiunta o semplicemente cambia (Everybody’s changing cantavano i Keane). Questo porta ad accorgersi che la meta è solo una delle componenti del viaggio, e che il senso del cammino diventa il percorrerlo. Me ne accorgo anche riascoltando “Canzoni in ritardo”, il nostro primo disco, fortemente voluto ed assolutamente autobiografico in tutte le sue parti. Me ne accorgo perché le canzoni più recenti, quelle che seguono la pubblicazione del disco non sono più incentrate interamente su degli accadimenti ben precisi, ma trattano di riflessioni, di consapevolezza, si interrogano su temi esistenzialistici come la morte, il cogliere l’attimo, le debolezze umane. Me ne accorgo perché non ho più l’urgenza di pubblicarle in una raccolta chiamata “disco”. Per ora mi accontento di suonarle dal vivo, di cesellarle.
M.E.: È cambiato l’obiettivo. A cosa serve pubblicarle se non esiste un pubblico?
My Escort: Pubblicare un disco oggi, almeno in senso classico non dovrebbe più essere cosa da prendere seriamente in considerazione. Il “mercato” è un non-luogo generato dalla domanda e dall’offerta. Sento parlare di “crisi del mercato discografico” e non posso che sorridere.
M.E.: Come può esistere crisi in un luogo virtuale?
My Escort: Il concetto è viziato e capzioso. Il mercato non dovrebbe essere in crisi, semplicemente al calare della domanda dovrebbe calare l’offerta. Ciò non avviene perché chi crea l’offerta, il musicista, vorrebbe sovvertire una regola esente da eccezioni come quella appena citata. Perciò il musicista investe tempo e risorse economiche al fine di imporre un prodotto di cui nessuno o pochissimi hanno necessità. Dovrebbe semplicemente occuparsi di evadere la richiesta se eventualmente esiste, nella misura in cui esiste preoccupandosi esclusivamente di farlo al meglio delle proprie possibilità. Causa parziale di questo errato modus operandi è l’esistenza di una serie di intermediari che sfruttando la naturale ipertrofia egoica insita nella grande maggioranza dei musici lo portano a credere alla favola del successo. La musica, al di là del suo senso più profondo, esiste in quanto esiste un fruitore, il pubblico e un creatore, il musicista. Punto. Osservare in modo oggettivo il teatro che nasce attorno a questo rapporto semplicissimo, mostra il lato grottesco dello spettacolo. Il musicista emergente, che generalmente non cava economicamente manco il ragno dal buco riesce però a nutrire un meccanismo incredibile formato da persone che con la musica invece ci campano eccome! Discografici, direttori artistici, networks, speakers, produttori, uffici stampa, stamperie di vario genere e chi più ne ha, più ne metta. Non è pazzesco? Eppure è incontrovertibile. Il tour inizia col musicista che acquista gli strumenti, si forma, crea il pezzo, va in studio e lo registra (soldi), lo deposita alla S.I.A.E. o affini (soldi), lo pubblica (soldi), se può affianca alla promozione un ufficio stampa (soldi), un video (soldi), spera che bussando alla porta del direttore artistico del network di turno riesca a far passare in radio il suo pezzo (generalmente non ci riesce e quando gli va bene cede le edizioni – soldi – ) e quando la porta non si apre, ci riprova, ripetendo il tour fino a che, esausto, non molla la pezza. In fin dei conti è ovvio. Un sistema fondato su un essere umano ed in continua perdita è per sua natura portato a concludersi. Il problema per tutti i suddetti comprimari non si pone: esiste sempre nuova linfa a cui attingere da chi il tour ancora non se l’è fatto.
M.E.: È chiaramente una visione pessimistica.

My Escort: O forse semplicemente realistica. Con l’entrata in gioco di piattaforme come Spotify il giochetto potrebbe subire una seria rivoluzione. Non so se a favore dei musicisti, non subito almeno, la cosa deve essere ancora metabolizzata. Credo però che molto stia già cambiando per tutti i comprimari che fino ad ora sono riusciti a guadagnare sul musicista. Questa “crisi”, il cui termine è corretto soltanto se associato alla discografia e non al mercato, unita alla possibilità di fruire a basso costo di tutta la musica circolante non può che minare lo status di “indispensabili mediatori” assunto da chi, come ad esempio i direttori artistici di certi networks, aveva fino all’altro ieri. Oggi “Parentesi estive”, il nostro ultimo singolo può essere ascoltato tanto quanto l’ultimo pezzo del blasone all’interno della stessa arena (Spotify nel mio esempio). Per intenderci, prima c’era la netta distinzione “blasone/network (a-la Radio Deejay ad esempio)” vs emergente/webradio o piccola emittente, adesso avverto una destabilizzazione. E il fruitore medio non deve più ricorrere alla radio come mezzo principale di diffusione musicale, potendo evitarsi le inutili chiacchiere che rappresentano di fatto il pilastro fondante delle radio principali, intervallate dalle solite canzoni sparate incessantemente in heavy rotation. Questo, forse, potrebbe mettere in discussione i modi in cui gli intermediari della musica hanno operato sino ad oggi e non escludo che questo possa lentamente accadere a favore della qualità e dell’arte. Concludendo e tornando quindi all’inizio in un ciclo dalle parvenze di un ossimoro, scrivere canzoni oggi ha per me senso nella misura in cui esiste l’urgenza di mettermi al pianoforte seguendo il flusso dettato dalla sola ispirazione/intima necessità di farlo. È un lusso rustico se legato alla pubblicazione, perché costoso e fuori moda. Fortunatamente (inevitabilmente?), giunto a questa consapevolezza, l’impulso creativo si è tolto di torno ogni orpello idealistico/favolistico e senza più la smania di dover pubblicare a tutti i costi qualcosa, entro un dato periodo, arriva di riflesso anche una decisa quiete dell’animo.
M.E.: La ricetta nel mio nuovo libro dei My Escort?
My Escort: Scrivere canzoni perché se ne ha voglia, quando se ne ha voglia. Quando e se qualcuno lo chiederà, valutare se e cosa pubblicare.
Band:
Alessio “Viz” Montagna: tasti bianchi e neri, voice (keys/voice)
Luca “Mr. Luke” Agerde: basso (bass guit.)
Daniele Trevisan: chitarra (guitar)
Davide Traforti: chitarra (guitar)
Milan Stevanovic: (drum)
Luigi Pietro Scantamburlo: fotografo, storiografo
Ilaria Noaro: pubbliche relazioni
Written by My Escort
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