Intervista di Rebecca Mais a Francesca Berardi ed alla sua prima silloge poetica “Nero come il sole”

“Silvia è il nome di chi non muore,/ è il canto perpetuo,/ il perenne fiore./ Virtù mosse il suo grande fragore/ a giocare col mondo,/ ridendo dell’errore./ Nome di chi è tanto fragile/ da combattere per la pace/ e piangere per le favole:/ udendo mari intorno ai lati estremi./ È colei che rincuora,/ che canta e che prova,/ riprova e risuona./ Nome di chi non si arrende/ poiché trova una via/ dentro la selva dell’esistenza:/ ne è la dea, senza sudditi. […]//”

Francesca Berardi

Nero come il sole” (Undici Edizioni, 2017) è la sua prima raccolta poetica, una pubblicazione desiderata, meritata ma in un certo senso inattesa. Francesca Berardi, l’autrice, è giovanissima: nasce a Crotone nel 1993, cresce a Petilia Policastro e sviluppa un sentimento di amore per i libri e la cultura generale fin da piccola.

Non a caso si laurea in Lettere e Beni Culturali, e prosegue attualmente con la Magistrale in Filologia Moderna. Francesca è anche una danzatrice e tutti questi interessi e passioni si riversano nei suoi versi, così sognanti e al tempo stesso ben ancorati a terra.

Le poesie di “Nero come il sole” rappresentano un viaggio, una metafora della vita in tutte le sue sfaccettature; sono musica, dolcezza e armonia.

Francesca Berardi ci ha dedicato un po’ del suo tempo per rispondere a qualche domanda e permetterci così di conoscere meglio lei e la sua scrittura.

 

R.M.: Come nasce “Nero come il sole” e come sei giunta alla pubblicazione?

Francesca Berardi: “Nero come il sole” è una raccolta di poesie; poesie nate dalla penna di una ragazza che scriveva nella sua stanza per mero sfogo e per creare sulla carta istantanee di immagini e sensazioni particolarmente attraenti. Sì, si può dire pure e fervide emozioni. I pensieri in me si dispongono in versi, in rime rotte e in parole armoniosamente in relazione tra loro. Proprio per questo senso di intimità con la poesia non avevo mai pensato neppure a far leggere questi versi a qualcuno. È stato l’incontro con Giuseppe Celestino, editore di Undici Edizioni, a farmi assumere consapevolezza di quelle pagine. Ha saputo spronarmi e farmi avere fiducia nella mia penna; con il suo appoggio e talento mi ha portata a pubblicare il mio primo libro di poesie.

 

R.M.: Quando hai cominciato a scrivere?

Francesca Berardi: Penso sia la risposta più banale che io possa dare ma: scrivo da quando ne ho le capacità. Ho cominciato con i diari; pagine in cui dispiegavo i pensieri turbinosi di una ragazzina forse troppo sensibile e già tendenzialmente pessimista. Ecco, la visione ‘nera’ della vita è il mezzo attraverso il quale la mia scrittura viaggia nel mondo.

 

R.M.: Quali sono i tuoi autori preferiti, di narrativa e poesia?

Nero come il sole

Francesca Berardi: Ho molti autori prediletti, dai grandi della letteratura italiana come Dante, Boccaccio, Ariosto, Leopardi, Montale, sino alla letteratura d’oltralpe: Neruda e Baudelaire per la poesia, J.K Rowling e Jane Austen per la prosa.

 

R.M.: Ti ispiri, o sei stata influenzata, da un poeta in particolare?

Francesca Berardi: Ovviamente i miei studi umanistici mi hanno influenzata e influenzano la mia scrittura. Nelle mie poesie trapelano richiami agli autori sopra citati. Perciò non posso dire uno in particolare, si tratta di influenze e di ammirazioni che sono permeate nel modo in cui io guardo il mondo e perciò in come descrivo le emozioni che mi suscita.

 

R.M.: La poesia risulta sempre di difficile diffusione nel campo dell’editoria. Qual è la tua opinione al riguardo?

Francesca Berardi: Sì, la poesia è ormai un genere in declino, me ne rendo conto. Questo mi rattrista abbastanza. La poesia è emozionarsi, mettere a nudo la propria anima, sia nello scriverla che nel leggerla. Probabilmente oggi non si ha più tanta voglia di emozionarsi, di scrutarsi dentro. Si hanno ormai altre attrazioni, forse più semplici. La poesia è sì complessa ma di una complessità che parla dell’umanità in modo emblematico e unico, probabilmente l’unico modo che si arrischia a descriverne più autenticamente la complessità. Le complessità spaventano, ecco.

 

R.M.: Una parola per definire la tua silloge poetica?

Francesca Berardi: Paradossale.

 

R.M.: Chi vorresti leggesse i tuoi componimenti poetici?

Francesca Berardi

Francesca Berardi: Questa è una domanda critica per me. Io sono sempre insicura di ciò che scrivo, penso costantemente che non siano mai all’altezza di un pubblico. Vorrei, comunque, che venissero lette da chi abbia voglia di leggere. Chi vuole leggere sa sempre che chi scrive ha qualcosa da comunicare, che sulla carta ci sono, quasi sempre, sentimenti; di varia natura e in varie forme, ma in ogni caso sentimenti.

 

R.M.: Progetti per il futuro? Stai forse scrivendo qualcosa di nuovo?

Francesca Berardi: Dopo la pubblicazione del libro, il marzo scorso, ho continuato a scrivere; poco, ma ho scritto. Sempre poesie, sempre sensazioni. C’è, però, nel cassetto, quel miscuglio di racconti che ambiscono a diventare, prima o poi, un romanzo.

 

R.M.: Grazie Francesca per il tempo dedicatoci e alla prossima!

 

Written by Rebecca Mais

 

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