“Il Gatto con gli Stivali”: la fiaba popolare europea che rievoca Mercurio il messaggero

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Il gatto che vorrebbe Miriam, ha la coda arricciata. Se è nei paraggi, forse accetterebbe una carezza, ma potrebbe anche graffiarvi se solo gli sfiorate il pelo. Non fa mai le fusa. Gli piace guardare fisso. Terribile evoca immagini di belve con le fauci spalancate; meraviglioso richiama una principessa dai capelli di seta e una rosa senza spine. Tutt’e due le parole possono evocare un gatto?

Mercurio

Ci sono delle supposizioni e ci sono delle teorie e ci sono numerose ipotesi dotte, ma la realtà spesso è la vera risposta.

Le storie non sono altro che storie, e non esistono, in realtà, ma a volte la verità è in una semplice fiaba anche se per mia figlia Miriam ciò che più conta è il piacere di sentirla narrare, e niente di più.

Spiegazioni fantasiose pur essendo sufficienti a placare la curiosità dei cuccioli, non sono in realtà delle vere spiegazioni. È naturale che gli animi più elevati vadano alla ricerca di una traccia di verità in queste semplici storie.

Terribile e meraviglioso, di certo sia l’una sia l’altra parola suggeriscono il grande Re dei Gatti, una creatura nota quasi esclusivamente agli studiosi dell’oscura mitologia celtica, che governava «da un trono d’argento vecchio» da cui dava «risposte ingiuriose ai postulanti che cercavano di ingannarlo».

Il richiamo alla natura androgina del “Gatto dagli Stivali ed è stato lui, o lei, l’antenato o antenata della prima favola di Cenerentola, che è un retaggio popolare dell’antica leggenda del gatto amico di Astarte, la crudele dea madre che regnava un tempo sulla Sumeria.

Tra le vestigia dell’antica religione misterica greca vi è l’identificazione della dea Diana con una gatta. E, naturalmente, c’erano i gatti egiziani, la maggior parte dei quali vennero mummificati e sono rimasti fino a oggi accatastati negli scantinati dei musei.

Qui era considerato la manifestazione terrena di Bastet, la dea della salute e divinità protettrice della fertilità, della maternità e delle gioie terrene, rappresentata con il corpo di donna e la testa di Gatto.

Ed è proprio nell’antico Egitto che si è instaurato il sottile legame esoterico tra l’uomo e il Gatto. Il Gatto racchiude il lato istintivo della Natura, è un animale libero e indipendente.

Il Gatto con gli stivali, la cui più antica attestazione scritta della storia risale a Giovanni Francesco Straparola nel 1550 ed un secolo più tardi ripreso da Giambattista Basile, narra la storia di un’eredità lasciata da un mugnaio ai suoi tre figli: il mulino al primogenito, un asino al secondo e al più giovane un gatto.

Il gatto con gli stivali

Il gatto della fiaba è un animale astuto, la personificazione del senso di vittoria, realizzando il sogno del suo padrone. Leggendo la fiaba, viene da chiedersi se il padre abbia lasciato il gatto al ragazzo oppure il ragazzo al gatto, tanta è la simbiosi tra i due personaggi. Il gatto ribattezza il suo padrone, nominandolo Marchese di Carabà, dandogli quindi un nome e un titolo.

Il “gatto con gli stivali” è la trasposizione in fiaba del dio Mercurio (Hermes). Il nostro gatto ha i piedi “alati” (gli stivali), che lo fanno viaggiare velocemente e annunciare l’arrivo del suo padrone; così Mercurio, il messaggero degli dei, è munito di calzari alati.

Mercurio è anche il protettore degli abili e degli astuti e l’astuzia è la dote principale del nostro gatto.

Il “gatto con gli stivali” con la sua astuzia raggira l’orco (simbolo della limitazione istintiva e materiale). Il bagno in acqua (che il gatto ordina al suo padrone per simulare un annegamento), ricorda il battesimo associato nella mitologia romana a Mercurio e trasposto nella religione cristiana (si rinasce a nuova vita divenendo consapevoli), entrambi associati al rito della purificazione.

Il padrone del “gatto con gli stivali” esce dall’acqua e purificato: non ha più i suoi vecchi abiti tanto che il Re ordinerà di fornirgli gli abiti più adatti al suo rango di marchese. Indossati gli abiti, rinasce a nuova vita e diventa a tutti gli effetti un marchese.

Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.

 

Written by Vito Ditaranto

… a mia figlia Miriam con infinito amore…

 

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