John Wick – Capitolo 2 di Chad Stahelski: la cifra tipica è da ricercare nel piombo, nell’animo e nella carne

Tragedia in un’ouverture, un prologo, tre atti granguignoleschi, due intermezzi ed un epilogo: questa la scansione della seconda prova alla regia, superata con ottimi profitti, sostenuta dall’ex stuntman Chad Stahelski, controfigura di primordine nella saga di “Matrix”.

John Wick - Capitolo 2

John Wick – Capitolo 2”, raddoppiato il budget di partenza (da 20 a 40 milioni di dollari), i soli incassi americani pari alla quota worldwide raggiunta fra il 2014 e il 2015, soddisfa le aspettative di chi attendesse un sequel coi controfiocchi, di quelli che riescono ad emulare il patriarca svezzandosene ben presto.

Lo vediamo germinare esattamente dove s’era chiuso il primo episodio, una veduta aerea della New York notturna, densa di grattacieli illuminati.

Sono passati quattro giorni dagli scontri avuti con le prepotenze russe: a livello drammaturgico l’anello di congiunzione è rappresentato dal fratello del villain Viggo Tarasov, col quale però il nostro beniamino preferisce stringere un ragionevole accordo di pace (non senza avergli prima annientato la cavalleria, oppositrice attorno la cui testardaggine prende forma una sequenza d’avvio in stile 007).

Seppellita nuovamente in una tomba di cemento la cassa degli armamenti, ecco presentarsi in visita a casa Wick una vecchia conoscenza, Santino D’Antonio (nome deliziosamente inibitorio), che intende convincere il sicario, con le buone o le cattive, ad agevolare la propria ascesa alla Grande Tavola della criminalità organizzata onorando un pegno procuratosi in un passato ormai remoto, ossia a rispettare una delle due infrangibili leggi del Continental (l’altra è, lo ricorderà sicuramente chi ha avuto il piacere di approcciarsi all’opera capostipite, “non uccidere entro i confini dell’hotel”).

Il killer va perciò in trasferta, torna nella Caput Mundi, dove i frequentatori del residence locale ne alimentano di buon grado il profilo signorile ed intrepido: incontriamo un ancora caratteristico e fascinoso Franco Nero, l’italiano Luca Mosca costumista accreditato che al contempo interpreta il sarto di fiducia, quindi il versatissimo sommelier della balistica che mai s’assenta, accanto al cartografo che permetterà al protagonista di scivolare nell’antro della bestia.

Per quanto eroe irriducibile possa apparire, tuttavia egli si ritrova ormai innegabilmente ed irrimediabilmente trascinato in uno spiraglio mortifero che non lascia scampo neanche al migliore sulla piazza, costretto a rispondere alla vendetta con la vendetta, burattino non uso ad obbedire ai fili condotti da un nemico supremo che non esita (ancor più se messo a paragone col Tarasov d’un tempo) a schermarsi, più che con le proprie doti fisiche, scatenando numerosissime pedine su una scacchiera dedalea.

John Wick - Capitolo 2

John Wick è solo contro tutti in un mondo in cui le forze dell’ordine non esistono, confinate in quella società dal pubblico profilo, cui peraltro la saga si disinteressa completamente, che sta a metà fra l’Olimpo mafioso e le risorse del sottosuolo governate da un Laurence Fishburne signore dei clochard, e ridotte a macchietta nell’innocua figura del poliziotto Jimmy.

Ma questo one man show, che impegna tanto sul fronte comunitario quanto su quello strettamente privato (è qui che un Common duro a morire fa la sua bella figura), regala ulteriori motivi di ammirazione precisamente nella maniera in cui complica la faccenda, avanzando un soggetto che non regge semplicemente al cospetto dell’efficiente limpidità del precursore (una macchina sequestrata e un “cane di merda” sconsideratamente terminato costituivano delle fondamenta accettabili), bensì se ne emancipa con disinvoltura, stabilendo uno status distintivo che sa riserbare più d’una sorpresa fino alla coda di questo truce tour de force.

Il senso di soddisfazione che deriva dalla visione di questo “Capitolo 2” deve molto anche all’ammirevole lavoro registico, il quale, attraverso una rappresentazione crudissima della violenza (in tale contesto non si parla a sproposito di “violenza estetizzante”), di fortissimo impatto anche sul piano sonoro (e la visione al cinema è semplicemente impareggiabile), oltre ad assicurare alla vicenda una dinamicità autenticamente indiavolata, di quelle che ascrivono alla storia il cinema di genere pur senza disdegnare sezioni d’approfondimento più smorzate, non perde di vista un appariscente virtuosismo di contorno, efficacie nell’interazione coreografica fra agenti umani e spazio scenografico (memorabile la sequenza nel labirinto dei “Riflessi dell’anima”).

John Wick - Capitolo 2

La sceneggiatura dal canto suo, nuovamente intrisa di beffarda ironia senza però esigere un pareggio col copione precedente, non registra alcun calo di tono, felice nella missione di dare un volto credibile a forme di ritualità sempre più insistite, vivificate dalla ricorrenza sia di personaggi noti, come l’aulico direttore Winston, il savio receptionist Charon o il fedele meccanico Aurelio (cui, elemento non travisabile, spetta il compito non secondario di riportare all’antico fascino l’auto dell’amico… entro il terzo capitolo), sia di ambienti noti, che nel caso specifico del Continental offrono lo spunto ideale per lo sviluppo di contrasti d’effetto: stride ovvero l’eleganza dell’hotel per iniziati, dove fra un gin e un bourbon aleggiano uno Zipoli, un Vitali e un Molter alquanto ricercati, con l’invasamento suburbano messo in scena in occasione dei festeggiamenti indetti dall’altolocata famiglia D’Antonio, particolarmente fortunata nell’aver dato alla luce bellezze chiaroscurali di esotica attrattiva come quelle impersonate da Riccardo Scamarcio e Claudia Gerini).

“John Wick – Capitolo 2” si rivela pertanto, sommando le sfaccettature di questo articolato panorama, un film cucito su misura per il Baba Jaga, “l’uomo che mandi ad uccidere l’Uomo Nero”, colui che “non ha mai sprecato parole” (né pallottole), in dettaglio magnificamente portato alla ribalta (ma è avvenuto l’inverso non più di 3 anni fa) da un Keanu Reeves 52enne che senza dubbio, a dispetto di una carneficina da 128 vittime accertate perpetrata nell’arco di 2 ore, ha avuto modo con intelligente sensibilità di venare l’iconico personaggio a lui affidato della sincera mestizia provata in prima persona nella vita reale.

 

Voto al film

 

 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

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