“La ragazza N°9” di Tami Hoag: quando il bullismo diventa ingrediente principale di un thriller

“La lunga limousine non si fermò. La macchina davanti parve abbassarsi, poi rimbalzare, e il bagagliaio si spalancò. A quel punto tutta la sua attenzione si concentrò su quello che gli si parò dinanzi, una scena da film dell’orrore illuminata dai fasci di luce violenta dei fari allo xeno. Una donna balzò fuori dal bagagliaio come il pupazzo di una scatola a molla in uno spettacolo con fenomeni da baraccone”.

La ragazza N°9

Nell’ottobre del 2013 è uscito “La ragazza N° 9” della scrittrice statunitense Tami Hoag, un thriller edito da Newton Compton che ha attirato subito la mia attenzione. Per una serie di motivi, fra cui forse la copertina poco accattivante e a mio parere un po’ troppo “retrò”, ho pensato che si trattasse della solita storia trita e ritrita e l’ho accantonato. Alcuni giorni fa sono incappata nella pubblicità del nuovo romanzo uscito a gennaio “Indizio N 1” – i numeri devono esserle congeniali. Ho avuto così l’occasione di rivalutare la trama e di ricredermi.

Ho letto “La ragazza N° 9” non dico proprio tutto d’un fiato, perché sono più di 400 pagine, ma comunque in tempi relativamente brevi. La narrazione incalza e porta a voler conoscere l’evoluzione della storia e, soprattutto, quale sia la soluzione dell’enigma. Anzi, mi correggo, degli enigmi.

La ragazza N° 9”, seppur non essendo il romanzo del secolo, è un’opera “diversa” e davvero ben riuscita, poiché non parla soltanto del solito serial killer che sfida la polizia e infligge le sevizie più disparate alle sue giovani vittime, ma tratta temi importanti quali il bullismo; il desiderio si essere accettati che accomuna gli adolescenti; l’abuso sui minori e il conflitto generazionale che vige fra genitori e figli.

È la sera del 30 gennaio, vigilia di Capodanno, e ci troviamo a Minneapolis, in Minnesota. Fa freddo e le strade sono spruzzate da residui di neve misto a ghiaccio. Ad una Lexus scura, scossa da una profonda buca presente nel manto stradale, d’improvviso si apre il bagagliaio e fuoriesce il cadavere di una giovane donna, che viene inevitabilmente investito dall’auto che sta sopraggiungendo. Ovviamente, chi ha dato origine a questo film dell’orrore fuori programma si dilegua senza lasciare tracce.

L’indagine viene affidata alla collaudata coppia di detective Sam Kovac e Nikki Liska, i quali pensano subito che quel corpo, trafitto da un numero indicibile di coltellate e sfigurato dall’acido, sia la nona vittima di uno spietato serial killer che da anni terrorizza lo stato, soprannominato “Doc Holiday”, poiché è solito colpire in prossimità delle feste. Il sergente Liska è altresì alle prese con i suoi rimorsi di coscienza per non essere troppo presente in famiglia. I figli R.J e Kyle stanno spesso soli, soprattutto quest’ultimo, che ormai ha quindici anni e sta crescendo. Kyle disegna supereroi ed è diverso dalla maggior parte dei suoi coetanei. Egli non avverte il forte desiderio di piacere alla reginetta della scuola, falsa come pochi; oppure al violento e superficiale fidanzato di lei. Ha il coraggio di essere sempre se stesso, e per questo viene preso di mira dai compagni ed espulso dal preside che invece lo ritiene un attaccabrighe.

Dopo le prime indagini, dove la mano omicida sembra essere sempre la stessa, si delineano due piani differenti che mettono in scena, da una parte una tragedia familiare che coinvolge i giovani di un intero istituto scolastico; e dall’altra il dramma della pazzia di un’anima sadica.

Tami Hoag

Analizzando la storia da vicino, Kojak e Trilly – così come i due detective Kovac e Liska amano chiamarsi fra loro – scopriranno che l’omicidio della sedicenne sbalzata dal bagagliaio è frutto di una società perversa, che sempre parla di “accettazione” e che invece si schiera a sfavore di chi è “diverso”, arrivando addirittura a volerlo togliere di mezzo perché con le sue idee rappresenta un problema. Nikki Liska, in particolare, scoprirà tutto il marcio che si nasconde fra i compagni di scuola di suo figlio e le loro famiglie, dove raramente vi è un sano confronto, e a predominare è soltanto l’invidia e il desiderio di primeggiare.

Il serial killer, sentendosi sottovalutato, trama di rapire una giovane cronista che si sta occupando del caso della ragazza n° 9 e, con la sua uccisione, intende trasformarla agli occhi della polizia nel suo capolavoro assoluto. Ma non sempre i piani vanno come ci si immagina, e anche il killer più sicuro di sé – colui che da anni non ha mai commesso errori -, uscendo allo scoperto può essere portato a compiere un passo falso.

In questo romanzo, dalla prosa estremamente descrittiva e lineare, i personaggi sono ben caratterizzati, per quanto stereotipati. C’è infatti la più bella della scuola, frivola e vuota, che pensa solo per sé; c’è il “bellone” del gruppo, insicuro e complessato che sa reagire soltanto con la violenza; c’è lo “sfigato” di turno, che invece poi si scoprirà essere il migliore della compagnia; e infine c’è la ragazza succube degli eventi che trova il coraggio di reagire e si sa riscattare.

Sicuramente Tami Hoag è una scrittrice da tenere d’occhio, se non altro per la peculiarità di avere inserito nel classico thriller una tematica sociale – quella del bullismo – davvero attuale e dilagante nella nostra società.

Dunque se per Newton Compton Editori è uscito il nuovo romanzo “Indizio N°1”, sarà mica il caso che io lo legga e che poi ve ne parli?

L’idea mi sembra allettante. Fatemi sapere.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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