“Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo: il ricordo appassionante di un amore politico

La vita di ognuno di noi si divide principalmente in un “prima” e in un “dopo”. Un evento, un’azione, anche una semplice frase può rivelarsi lo spartiacque nell’esistenza di una persona.

La storia dell’Italia è piena di avvenimenti che segnano una netta divisone tra passato e futuro, basti pensare ai tantissimi eventi naturali catastrofici che hanno messo in ginocchio città e intere regioni (Firenze con l’alluvione, Il Friuli con il terremoto, ecc…). Ma anche vicende politiche, come l’Unità d’Italia o la caduta del fascismo. Sono frammenti di tempo che hanno lasciato dentro di noi un’impronta indelebile, seguendoci fino alla fine dei nostri giorni e solo noi sappiamo se è un bene o un male.

C’è ancora un’importante divisione, che riguarda da vicino milioni di italiani, soprattutto quelli che negli anni ’80 erano animati da un forte sentimento di amore nei confronti della politica e di un uomo in particolare. Gli stessi che si commossero in piazza San Giovanni a Roma il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista Italiano, alzando all’unisono bandiere rosse e i pugni chiusi in aria.

Tra loro avrebbe voluto esserci anche Francesco Piccolo, uno dei più brillanti scrittori italiani di oggi, che invece rimase a guardare la diretta del corteo dalla sua Caserta. Ma le emozioni che trasmette nel suo ultimo libro, “Il desiderio di essere come tutti” (Einaudi, 2013), sono oro puro che trapela dalla prima all’ultima pagina. Un sentimento vero di voler sentirsi parte di una comunità, la stessa di cui Berlinguer era il leader indiscusso, che si evolve sempre più nel corso del libro in una vera e propria autobiografia passante per i punti salienti del nostro Paese e della sinistra italiana.

Per Piccolo, la propria vita si è divisa in due momenti. La prima, da quando ha scoperto di essere nato nella “sua” Reggia di Caserta fino al pianto per la morte del segretario, è “la vita pura”; la seconda, dalle barzellette dell’allora Premier Berlusconi con Clinton sempre nella Reggia fino a oggi, è “la vita impura”. In mezzo le tappe più importanti per chiunque: il primo amore, i conflitti giovanili in famiglia, la presa di coscienza in politica e i primi passi nel mondo del lavoro, fino alla creazione della propria famiglia.

Ci sono ovviamente i prima e i dopo, eterne costanti nelle nostre vite di mortali. “Prima” della paura dell’epidemia di Colera nel Sud Italia negli anni ’60, quando ancora si potevano mangiare le cozze senza temere di imbattersi in quell’orribile virus; “dopo” il gol incredibile di Sparwasser in quella partita dei mille significati politici che fu Germania Est-Germania Ovest ai Mondiali del 1974, che valse la vittoria per i tedeschi a destra del Muro, e chiarì a un giovanissimo Piccolo che era comunista. Veri e propri segnalibri in mezzo alle pagine del destino, attimi che non si possono dimenticare ma soltanto vivere.

Gli anni che rivivono nel libro possono sembrare troppo mitizzati, in fondo intrighi e mal costume esistevano già all’epoca di Berlinguer e anche prima, ma l’umanità che traspare dalle parole dell’autore riflettono un qualcosa che troppo spesso cerchiamo, senza sapere però cosa sia realmente. E rimangono sospese nell’aria domande come “E se Moro non fosse morto? E se il PCI avesse vinto le elezioni?”, infrante in un muro di silenzio.

Io resto, conclude Piccolo, nel bene o nel male. La vita e la sinistra sono un matrimonio da rispettare, senza mai isolarsi dal mondo per rimanere “puri”. Non importa se come Presidente del Consiglio c’è Andreotti o Berlusconi, ciò che conta è sentirsi vivi. Anche a un funerale, in piazza a Roma per commerare “una brava persona”. Con il pugno chiuso e il fazzoletto in mano.

Sfogliando le pagine, entri in turbine di emozioni spesso e volentieri contrastanti tra loro. Avresti voglia di alzare il pugno in alto, anche se di sinistra-sinistra non sei proprio, e al tempo stesso ti incazzi (scusate il francesismo) per la mentalità idiota che l’allora Partito Comunista adottò dopo la morte del suo segretario, esiliandosi da tutto e da tutti con superbia.

Magari Stalin non sarà il tuo idolo, da ragazzino non avevi il poster di Che Guevara in camera ma alla fine di tutto un poco (poco poco, per l’amor di Dio) di sinistra ti sentirai anche tu. Perché piangere in piazza San Giovani a Roma, in mezzo a migliaia di persone in lutto, mentre il feretro di uno dei personaggi più importanti del secondo dopoguerra sfila silenziosamente è un’esperienza che ti segna per sempre. Anche se la leggi soltanto.

Il desiderio di essere come tutti” è un viaggio dentro la sinistra italiana, la sua storia recente e chi l’ha vissuta in prima persona. Un gruppo in cui riconoscersi, per essere uguale a tutti agli occhi degli altri e unico ai propri.

 

Written by Timothy Dissegna

 

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