Resoconto della presentazione de “Gli occhi di mia figlia” di Vittoria Coppola – Pietro De Bonis

Sono le 5.00 pm del 24 febbraio dell’anno degli ossequi alla Terra. Stamane ho messo sottocarica le batterie traditrici della macchinetta fotografica, che si spengono dopo un click se non caricate a sufficienza.

Un passo vitale, sì perché non voglio deludere Alessia, voglio fare un buon lavoro, iniziare con una figura gagliarda, sono diventato collaboratore esterno del suo magazine! E se oggi queste due ministilo grigie e scolorite dovessero tradirmi beh credo non vedranno più l’alba del giorno 25.

Dunque, fotocamera e flash presi, penna per la dedica sì sta nel taschino, capelli in testa apposto o quasi, non ci perdo tempo, chiavi della macchina prese, chiavi di casa eccole qui… Pietro direi possiamo andare, chi è che parla? Ah sono io che stupido.

Parto un po’ in anticipo, meglio, tendo a perdermi anche col navigatore, ah ecco mi stavo dimenticando il navigatore appunto!

Dove mi sto dirigendo?

Ma alla presentazione del libro vincitore della rubrica Billy del TG1 come miglior romanzo 2011, nientepopodimeno che, aprite le orecchie gentilissimi signori e signore, “Gli occhi di mia figlia” (Lupo Editore) della straordinaria scrittrice salentina nonché mia amica ma questo poco importa, Vittoria Coppola!

PEM PEM fuochi d’artificio a non finire… strilli lazzi… Ok la smetto.

Mi inoltro per le vie questuanti della capitale. E’ primavera…svegliatevi bambine… e a tarda sera…madonne romanine…quante forcine si troveranno sui prati in fior… Puntuale come le tasse, 18.30 spaccate, sono fuori il “Centro Culturale Come un Albero” a spiare dalla vetrina.

Vittoria già è dentro, riconosco la sua folta chioma mora di spalle mentre si strega le mani sudate sui fianchi e chiacchiera con colui che immagino modererà l’incontro della serata. Entro, mi fiondo su lei, sui libri ordinati a piramide. Calzano su la fascetta del tg1, li avvolge, li fa sembrare più protetti, al calduccio, poi fa pendant con la copertina, bellissima.

“Pietro sono emozionata…”, la prima cosa che mi dice.

“E’ giusto così…” le rispondo. Non sono un gran incoraggiatore vero? Me ne rendo conto un attimo dopo.

Che maniere dolci che ha questa ragazza penso, mentre la osservo col capo buttato giù a firmare dediche e a muoversi per la sala. E’ molto educata, sparge libri e grazia, nonostante il momento concitato non nega secondi di partecipazione a nessun invitato.

Ci accomodiamo tutti. Le sedie scivolano nel silenzio. Ha inizio la presentazione.

Vittoria è carica, instrada le risposte con “innanzi tutto…”, vuole dire le cose per bene, ci tiene.

Non ama gli schemi di scrittura. Vittoria fa scelte precise. Segue il cuore, l’istinto, l’affanno, la verità. Particolare. Le piace pensare che sia l’autore del libro a presentare la storia e non sconosciuti, vuole infilare lei e solo come sa lei, come una mamma i braccioli al figlio, preparare con le sue mani il lettore prima che si tuffi nella lettura.

E così ha fatto. Ha voluto aprire una finestra alla storia, areare per bene le stanze prima di accogliere gli ospiti, perché ama le persone, si prende cura di quello che potranno pensare, l’imbocca, risparmia loro fatica, vuole sentano agio da subito.

Vittoria è una ragazza sentimentale. Getta impulsi emotivi su fogli di carta e non li molla, mi da questa netta impressione. E’ capace a parlare. Sa quello che scrive. Non vedo l’ora di leggere il suo romanzo.

Il moderatore non modera, spinge a voler parlare di altre questioni, a spostare discorsi, accavalla spesse volte le gambe ma invano, Vittoria non si muove, rimane aggrappate alle sue vene, la schiena dritta.

La Coppola crede nel destino, ma non alle stelle, nel destino che conduce alle scelte, “a volte ahimè esistenziali” specifica con un po’ di rammarico nell’interloquire. Storce la bocca agli ignavi, appoggia Dante, li lascia pascolare all’inferno, a chi sta fermo ad aspettare, a chi si accontenta di una qualità di vita bassa, che non forza mai sui sentimenti per paura di perdere.

Introduce i personaggi del libro ed è come se si parlasse addosso. I personaggi sono lei, le loro scelte le sue. E lo espone senza problemi, non nasconde.

Il tempo è volato, i discorsi di questa scrittrice catturano anche gli animi più pigri, non ho udito nessuno sbadiglio in sala. La sua energia purtroppo ha anche divorato le mie due ministilo, ma ho scattato foto sufficienti per fortuna.

Alla fine lascia peregrina una domanda, un interrogativo, un dubbio, un contrasto magnifico, ma è una condizione necessaria per lei, per il romanzo, per chi legge. Forse una condizione necessaria per chi vive. Un comportamento di individui tutelati dall’amore che arrivano a un punto che perdono sicurezza e non sanno come concludere. Si affideranno al destino?

Bravissima Coppola!

Sono il primo ad applaudire, l’applauso cresce, riempie le mani, gli occhi, il suo sorriso delicato, Vittoria si alza.

Photo by Pietro De Bonis

Written by Pietro De Bonis

 

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