Intervista di Federica Ferretti a Dorotea Cei: Donne che si riprendono la voce

Una giovane Pianista che ha saputo lottare per imporsi quale Donna di Conoscenza: Dorotea Cei , ha voluto svelarsi  a sostegno della campagna “Riprendiamoci la Voce”, di valorizzazione della scrittura rosa, per noi di Rupe Mutevole Edizioni  che, da sempre, crediamo nella bellezza e profondità di  una cultura declinata al femminile.

 

F.F.: La tua esperienza di Donna di Conoscenza

Dorotea Cei: Sono nata a Empoli 42 anni fa, piccola cittadina industriale della provincia di Firenze, a sfondo storico/artistico. Patria di Ferruccio Busoni e di Jacopo Carrucci. Ho iniziato a giocare con una piccola tastiera in tenerissima età, avrò avuto 3 anni, circa… riproducevo i motivi delle sigle dei cartoni animati, poi ho iniziato anche ad armonizzare le melodie e a comporre piccoli brani. Avevo 4 anni,  parlavo correntemente -oltre all’italiano- l’inglese e il latino, per imitazione. Poi li ho dimenticati, per impararli di nuovo, da ragazza. Erano gli anni di stretto confine tra terra e cielo, tra il visibile e l’invisibile, la realtà e il sogno. A sei anni il grande salto,arriva il primo pianoforte in casa,ricordo le emozioni contrastanti quando varcò la soglia di casa :“Adesso devo studiare sul serio!”pensai…perché nessuno mi aveva chiesto se volevo studiare davvero o no. Fu un passo scontato,una decisione presa da mio padre,colto musicista dilettante,al posto mio. Padre che amavo,nonostante i miei pensieri e le mie emozioni fossero autonome già da allora. Avevo la mia testa.

 

F.F.: La storia di una giovane pianista, tra sacrifici e rinunce

Dorotea Cei:  Iniziai a studiare, prima da un’insegnante  a Empoli, successivamente al Conservatorio Cherubini di Firenze. Mio padre morì due anni più tardi. Furono momenti tristi. Non ci fu molto tempo per piangere ,avevo 9 anni,continuai a suonare,anche per onorare la sua memoria,non senza sofferenza, rivelando un talento raro e precocissimo. Un talento caleidoscopico. Del quale mi vergognavo, perché nel frattempo crescevo e quel talento mi rendeva diversa dai miei coetanei. Vedevo di più , sentivo di più, capivo di più… ed ero diventata, nel frattempo anche una giovane donna. Pure bella, perché no, diciamolo. Non me lo sono detta mai e ancora adesso nello scriverlo avverto delle resistenze. Mi pare sempre troppo, mi imbarazza parlare di me. Nel frattempo,nel timore di apparire troppo diversa e -conseguentemente- per paura della solitudine, ho iniziato a coltivare l’abitudine ad occultare me stessa già in tenerissima età e ne ho fatto uno stile di vita, credo  mi sia servito per rimanere in piedi nei momenti difficili e limitare e circoscrivere la sofferenza in confini controllabili. Sostanzialmente per essere accettata. Mi dicevano tutti che ero sempre “troppo”, in qualsiasi ambito, e io ci ho creduto, sempre. Nel frattempo ho anche sviluppato una camaleontica capacità di adattamento a tutte le situazioni che la Vita aveva in serbo per me (o che io attraevo, chissà). Istinto di sopravvivenza animale. Esperienza che mi è servita per affinare le capacità di intuizione e ascolto. Tutto serve. Tutto fa.

 

F.F.:  La musica, universo maschile, che ancora accoglie e divide

Doretea Cei: Trovare uno spazio proprio in un universo artistico molto “maschile”non è facile,ci sono stati nella mia vita dei momenti e delle esperienze in cui l’ingerenza maschile si è proposta in modo forte, prepotente, a volte “solo” subdolamente, almeno in apparenza… se allora fosse esistita la legislazione di adesso, molto probabilmente qualcuno di quei maschi lì si sarebbe beccato una denuncia,qualcuno un po’ di galera,qualcun altro un bel ceffone,altri ancora un bel “vaffa”. Qualcuno ancora oggi si meriterebbe un bel “vaffa”, che cautamente non pronuncio per timore… I maschi fanno fatica ad accettare le donne che camminano veloci. E’ giusto che la donna sia autonoma, indipendente, moderna, realizzata (pensiero maschile evoluto e moderno)… ma possibilmente un pochino meno del maschio (dominante), altrimenti iniziano i guai,su tutti i fronti. Non ti azzardare, sai, donna, ad essere più in gamba di me (istinto prevaricante competitivo,maschile). La donna in questione non ci pensa neanche, va del suo passo e basta. E va anche un po’ più piano,  per giunta, di quello che potrebbe andare, così, tanto per non dare troppo nell’occhio. Lo fa consapevolmente (istinto materno?) E’ così, sempre. E’ anche vero però che i maschi sono educati da altre  donne,  per lo più,  cioè dalle loro madri… e allora? Che cosa mi sfugge?? Mi sono persa qualcosa? Però è anche vero che molto dipende da noi. Quasi Tutto. Si fa l’abitudine a stare male. Il dolore è una sottile compagnia. Può essere più dolce della solitudine,ma riveste la Luce della Vita con un velo sottile e impalpabile,di cui non sempre ci si accorge. Non è mai colpa nostra,c’è sempre qualcuno che ti toglie qualcosa. Non tocca mai a te, ti abitui a quella tenera e sottile indolenza. E’ un modo molto raffinato e storicamente molto documentato per coltivare una sottile oasi di dolore, della quale , spesso, rimaniamo prigioniere. Siamo delle creature sofferenti giustificate da anni di storie di sofferenze E’ successo anche a me, per molti, moltissimi anni. Ma si può anche dire “No,basta,grazie”,si può scegliere di fare l’abitudine anche a stare bene,anche se non si sa cosa voglia dire,anche se si tratta di uno schema al quale non siamo abituate. Si può anche imparare ad amare. Si può anche scegliere la Luce. Basta seguire il proprio istinto primario. Io per prima ancora non so bene cosa significhi, procedo per tentativi, scremature , esperimenti. Commetto errori. Me li concedo, per la prima volta nella mia vita. Si tratta di iniziare , da una piccola cosa. E poi crescere.

 

14 pensieri su “Intervista di Federica Ferretti a Dorotea Cei: Donne che si riprendono la voce

  1. – Dopo aver letto l’intervista, mi sento ancora più fiero, di esserti amico.
    – Ad maiora, Dorotea, ad maiora semper: un augurio che meriti, oltretutto.
    – Tommaso Mazzoni Dpro.

  2. …fino a qualche tempo fa eri “solo” la mamma di uno dei miei tanti “cuccioli”…ora ti guardo con altri occhi…sei una bella PERSONA . Sono onorata di poter considerarmi una tua amica e sono divertita dal fatto di averlo scoperto, così, … per caso, quasi per gioco, inseguendo i “sogni” di una psicopedagogista sempre alla ricerca della giusta chiave…

  3. Brava Dorotea! Le persone speciali sono tutte dotate di una marcia in più e di tanta sensibilità che, per certi versi, li rende un po’ più esposti alla crudezza della vita… ma se riescono ad incanalare le loro risorse, non c’è storia, sono vincenti (come te…) !!!
    Fiero di esserti amico!
    Luigi Di Ilio

  4. Hai una grande sensibilita’ e sai gestire impeto ed equilibrio. Dopo che la tua delicatezza ti ha fatto talvolta (o spesso) “andare un po’ più piano di quello che potrebbe andare, così, tanto per non dare troppo nell’occhio” la tua curiosita’ dovrebbe convincerti invece a farti osare e salire verso le piu’ alte vette, stringendo i denti come messner sugli ottomila, la’ dove s’abbraccia con lo sguardo l’infinito, a sublimare emozioni per noi mortali.

      1. Grazie a tutti per le splendide parole che avete voluto scrivere per me

  5. VAI AVANTI E NON TI CURAR DI lORO!!! mi riferisco a quanti ti vorrebbero relegata ai fornelli o solo e semplicemente alla casa, alla famiglia……ma nella vita di ogni donna c’è qualcosa per cui deve sentirsi realizzataa parte che come madre!!! e penso che tu sia nella giusta direzione realizzata e felice in quello che stai portanto pian pian a compimento!!!
    brava!!!

  6. DOROTEA: Mi dispiace che io e Barbara non abbiamo avuto la fortuna di conoscerti prima della
    della recente scomparsa di Barbara. Auguri e complimenti e batti sulla tastiera a testa alta, come diceva lei. un caro e affettuoso pensiero. Rino

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