Killing Queen, 20 anni senza Regina – Intervista a Freddie Mercury

Studio di registrazione Mountain Records di Montreux, Svizzera, estate 2011.

 

Lo specchio d’acqua placida e cristallina del lago si riflette negli occhialini à là John Lennon di Roger Taylor, seduto dietro la sua super attrezzata batteria cromata con la scritta QUEEN sulla grancassa. Che contrasto tra il giallo oro dei piatti e la chioma bianca del batterista, un tempo biondo come il sole!  Accanto a lui un invecchiato John Deacon che silenziosamente imbraccia il suo basso Fender Jazz dopo aver scambiato un po’ di battute  sulla serata alticcia appena trascorsa. C’è un gran via vai di tecnici per lo studio, compreso il produttore di fiducia David Richards.

E proprio dalla sala mixer arriva impeccabile Brian May, alto e magro in modo invidiabile e con la solita folta chioma riccia ormai color neve che lo fa sembrare un po’ un Branduardi heavy metal! Ha appena finito di dedicarsi a un po’ di mixaggi per il nuovo album ed è pronto a dar fuoco alla sua fedele Red Special per improvvisare con la band! La mattina elvetica è tiepida, e fuori il via vai delle auto, ben poche, è costantemente scandito dai cigni che s’immergono nell’acqua per pescare e dal rumore dei gabbiani. Già, un vero luogo di quiete dove poter dialogare in pace con la musica. Infatti lo studio  è ormai di esclusiva proprietà dei Queen dal 1979.

Finalmente, e a tarda ora, arriva Freddie, accolto da un oh, finalmente, la tardona è arrivata ragazzi! di Brian. Il buon vecchio Mercury, per nulla intimidito dalla pinguedine portata dagli anni, si aggira per lo studio come una prima donna in un comodo completo sportivo bianco e morbido. Il ragazzo si tinge e si vede! È appena tornato col suo jet privato da Londra, dove si sta dedicando anima e corpo al musical scritto con Time Rice e interpretato dalla sua cara amica Montserrat Caballé: un’opera favolistica basata sulla sua storia e le sue origini persiane, dove finalmente ha potuto dare libero sfogo a tutte le sue passioni artistiche a 360 gradi (lirica, teatro, danza).

Arriva ai Mountain Studios in compagnia della sua migliore amica e assistente Mary Austin e di suo marito Jim Hutton, sposato in pompa magna in una mega cerimonia a Barcellona lo stesso giorno dell’amico Elton John! Sembra brioso e offre spumante a tutti, rassicurando i ragazzi della band che lo attendevano già da un paio d’ore che, lavorando al suo musical, ha prodotto materiale in più che porterà il nuovo album dei Queen a livelli inattesi. Come non si sentiva da INNUENDO!

Fermi tutti! Ci dev’essere un errore… Freddie Mercury è morto il 24 novembre di vent’anni fa. L’AIDS se l’è portato via quando aveva 45 anni e in un momento in cui l’estensione della sua voce e il fuoco creativo dei Queen sembravano aver toccato l’apice. Già, un brutto giorno quello. Ma, ehi, se la loro musica era evasione, se la voce di Freddie è ancora capace di portarti in mondi fatati quando l’ascolti, allora, per una volta, siamo noi a  portare lui da qualche altra parte, a titolo di ringraziamento per come è riuscito a riempirci la vita. Uccidiamo il mito postumo della Regina e riprendiamoci l’uomo! E facciamo finta che quel 24 novembre del 1991 sia stato un giorno come un altro. Mettiamo che ora sia qui, con le labbra carnose e i leggendari denti sporgenti incorniciati da una barba grigia, i capelli corti e un po’ tinti, qualche chilo in più, un po’ di rughe d’esperienza ma gli occhi neri orientali ancora profondi e penetranti. E mettiamo d’incontrarlo nell’elegante salone della sua villa londinese, la tenuta The Garden Lodge. E sentiamo brevemente, mentre il mondo attende il nuovo album dei Queen, cosa Freddie pensa di questi ultimi o vent’anni.

 

F.O.: Freddie, innanzitutto grazie del tempo concessoci. Sappiamo quanto poco ami le interviste. Al momento i Queen sono i più anziani statisti del Rock assieme ai Rolling Stones ed U2. I Rem, intanto, si sono sciolti, e voi, finalmente, state per tornare con un nuovo lavoro. Cosa c’è stato in questi vent’anni, tra Innuendo e il nuovo lavoo? Voglio dire: ognuno di voi si è dedicato a dei progetti, ma come hai vissuto Innuendo dal punto di vista musicale?

Freddie Mercury: Mio caro, vent’anni sono tanti! Posso dirti che la ragione per cui per un po’ abbiamo deciso di fare cose da solisti è stato il panorama dei primi anni novanta. Voglio dire, tesoro, noi siamo i Queen! E una fase del genere abbiamo già dovuto sopportarla negli anni ’70. Noi uscivamo con ‘Somebody to Love’ e intanto i media ci toglievano spazio per i Sex Pistols! Già prima di finire il tour di INNUENDO abbiamo iniziato a sentirci quasi come allora. Noi siamo il colore, la luce, la fantasia che diventa realtà, e tutto ciò che sono i Queen è glamour. Intanto però tutti sembravano saltare sul ‘carro dei vincitori’, osannando band grigie e depresse come i Nirvana, o rumorosi urlatori come gli Oasis! Per non dire dell’America, dove non emergiamo in classifica dai tempi di ‘Another one bites the dust’: l’hip hop da strada ci ha definitivamente tolto il mercato d’oltreoceano. Così, finita la tourné, ci riunimmo tutti e quattro e decidemmo di lasciare il mainstream finché i tempi non fossero stati di nuovo maturi per noi. E io tengo molto che le cose funzionino anche dal punto di vista del business. Mai fatto mistero di questo.

­ – Mentre risponde, accomodato su una sedia di vimini stile coloniale, ci raggiunge suo marito Jim con un vassoio; sta portando del tè fumante, rigorosamente servito in tazze di porcellana giapponese acquistate dal cantante in un recente viaggio a Tokyo. Intanto si accende con noncuranza una lucky strike, la prima.­

 

F.O.: Non tutto però è stato cupo negli anni novanta. Ci sarà stato qualcosa da allora ad oggi che possa averti emozionato?

Freddie Mercury: Ma certo tesorino. Nel gruppo il rocker integralista è Brian, non certo io. E la musica, se la si ascolta con la mente aperta, può farti regali inattesi e ispiranti. E in questi anni mi sono molto ‘ispirato’. Per esempio i Massive Attack, la loro capacità di portare il jazz nell’elettronica! Stare al passo e capire come si evolvono i generi è sempre stata una cosa eccitante per me! Lo fu quando realizzai ‘Love Kills’ con Giorgio Moroder nell’84, e lo è stato quasi dieci anni dopo, quando ho collaborato alle parti vocali di ‘Firestarter’ dei Prodigy e prodotto i Take That. Chi l’avrebbe detto! I commenti della stampa continuano a infastidirmi quando parlano di generi e di cosa un cantante rock può o non può fare! Sono sciocchezze! Per questo ammiro amici come David Bowie e gli U2, perché hanno infranto le regole! Ora abbiamo Justin Timberlake, e duettare con lui è stato come rivivere i tempi in cui uscivamo per club con Michael Jackson. Un ragazzo sensibile, affascinante e pieno di classe! Di recente ho registrato del materiale con David Guetta. Lui è il Giorgio Moroder del Ventunesimo Secolo, e, se le cose andranno bene tra noi non è escluso che produca un mio intero disco da solista. E già! Poi ci sono i Muse, con quel loro sound epico. Quando li ascolto mi sento rincuorato, e so che i nostri primi dischi hanno lasciato un segno profondo. Stiamo per avviare una produzione anche con loro ed è meraviglioso potergli scrivere delle canzoni! Poverini, ancora non sanno con che razza di puntiglioso perfezionista avranno a che fare! Ahahahah!!!

­ – Ride forte con la mano davanti alla bocca e dopo aver scambiato una tenera occhiata con Jim, che ci saluta cordialmente uscendo dal salone, versa un paio di bicchieri di vodka­ .

 

F.O.: La vostra musica è sempre stata evasione dichiarata. Ma ci sono stati momenti molto forti in questi ultimi anni ai quali so che non sei potuto restate del tutto indifferente, anche come cantautore…

Freddie Mercury: Certo… Quello che è accaduto l’11 settembre è stato orribile. Per due motivi. Io ho casa da anni a New York, e ci vado appena posso. La considero la mia seconda città, e ho vissuto un vero e proprio lutto con i newyorkesi quel giorno. Di recente ho potuto stare lì con alcuni amici, ci sono andato per cantare al Madison con la povera Amy Winehouse. E ho potuto sentire che in dieci anni la ferita non si è del tutto sanata, resterà per sempre la cicatrice. Ma l’intera faccenda non mi lascia indifferente anche da un altro punto di vista. Qualcosa che fino ad ora non mi aveva mai toccato così profondamente. Io sono mediorientale. Vengo dal Nord Africa. Quand’ero piccolo la mia famiglia è dovuta fuggire via in Inghilterra perché la minoranza araba aveva preso il potere con un golpe e tutt’a un tratto noi persiani eravamo dei profughi sgraditi e minacciati. Terribile! Così non ho potuto non considerare anche il costo che le popolazioni del Medioriente pagano quotidianamente e di cosa li abbia spinti a buttarsi tra le braccia di un folle predicatore come Bin Laden. Nelle guerre si è perdenti sempre, da entrambe le parti… I Queen non sono una band politicizzata, ma molto di quello che ho provato quel giorno finirà sicuramente nel nostro nuovo album, che avrà forse una profondità anche maggiore di ‘Innuendo’ da questo punto di vista. E poi c’è stata la morte di Michael Jackson. Niente in questi ultimi anni è stato più straziante che vedere un caro amico, così pieno di talento, tramontare lentamente, isolarsi, fino a spegnersi. Ho scritto più di una canzone per lui, ma è qualcosa di cui preferirei non parlare troppo…

­ – Visibilmente turbato, Freddie si accende un’altra sigaretta. Decidiamo che è il caso di alleggerire i toni, e facciamo ancora un’ultima domanda­.

 

F.O.: Freddie, un’ultima domanda: parlando ancora di musica: cosa invece ti lascia perplesso di questi ultimi anni?

Freddie Mercury: Oh mio caro, non avrei mai pensato di dirlo, ma sono quasi pentito del fatto che i Queen, ai tempi di ‘Bohemian Rhapsody’, abbiano lanciato l’idea del videoclip! Guardando a oggi, c’è una supremazia dell’immagine sul contenuto davvero vergognosa! Più ancora se si pensa che il veicolo più potente di trasmissione è internet. Con youtube e i social network non c’è più alcun controllo. E non sto parlando solo di diritti d’autore. Ma anche di creatività. Ma insomma, dov’è finita la gavetta!? Artisti creati con lo stampino che dopo due dischi fanno già il loro Best Of!? Ma chi sono e cos’hanno mai da dire ragazzotti come i Maroon 5, Kathy Perry, Justin Beaver? Tutto l’evento ruota intorno a video, immagini spettacolari, e poco importa se il suono è fatto di campionature che ci si passa di mano in mano! E poi, questa ‘lotta nel fango’ di ragazzine che giocano a fare le prime donne gareggiando a chi agita meglio la passera! Ai tempi ho già detto la mia su Madonna. Lei ha avuto l’astuzia di saper creare una moda, ma oggi? Chi mai? Christina Aguilera, che ostenta i suoi do di petto appena può facendo scempio di un’arte come il bourlesque? O forse Lady GaGa, che vorrebbe fare quello che io e David Bowie facevamo negli anni 70 e invece incarna soltanto il senso del macabro e del cattivo gusto moderno… A proposito, se davvero il suo nome d’arte è un omaggio a noi dovrebbe pagarci i diritti a titolo di risarcimento (almeno a Roger, visto che ‘Radio Ga Ga’ l’ha scritta lui!). E poi, tesoro, avrò i miei anni, ma da maschio posso essere ancora una prima donna molto migliore di loro. Ahahahahah!!!

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A fine intervista, la sua gattina più piccola, Bijou, gli salta furtiva tra le gambe facendogli le fusa. Freddie, felice di tenere in braccio la sua batuffolina, si alza salutandoci con un generoso sorriso (a bocca chiusa, ancora preferisce nascondere i denti, il suo solo neo) e fa per guidarci verso l’uscita per poi raggiungere Jim nel giardino di cui si occupano assieme­      GRAZIE FREDDIE…

 

Written by Fabio Orefice

 

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