“Le volpi sul Meandro” favola di Esopo
“Le volpi sul Meandro”

Un giorno un branco di volpi si radunò sulle rive del fiume Meandro per abbeverarsi.
Ma, per quanto si esortassero a vicenda, non osavano scendere, intimorite dallo scroscio della corrente.
Allora una di esse venne fuori a svergognare le compagne e, irridendo alla loro pusillanimità, come colei che si credeva più brava delle altre, balzò arditamente nell’acqua.
La corrente la trasportò nel mezzo.
Le compagne, stando sulla riva, le gridavano: “Non abbandonarci; torna indietro a farci vedere da che parte si passa per bere senza pericolo!”
E quella, mentre la corrente la trascinava via: “Devo portare una risposta a Mileto” diceva “e non voglio mancare.”
Quando torno indietro ve lo farò vedere.
Questa va a chi si caccia da solo nei guai, per far lo spavaldo.
Breve biografia
Esopo (Αἴσωπος in greco) visse nel VI secolo a.C. nell’epoca di Creso e Pisistrato. È ricordato maggiormente per la stesura di favole che hanno influenzato tutta la cultura occidentale. Ancora oggi vengono lette e donano al lettore riflessioni di un certo livello intellettuale nonché sociale. Nel corso del tempo alcuni studiosi hanno messo in dubbio la paternità di tutte queste favole ad un solo autore ma, come in altri casi letterari antichi, non si avrà mai la possibilità di averne certezza.
Non si conosce molto della sua biografia, si dice che sia arrivato in Grecia come schiavo ma la sua regione di origine è oscura, si passa dall’ipotesi della Tracia all’Egitto, dall’Etiopia all’isola di Samo, da Atene a Sardi. Una considerazione interessante è prendere ad oggetto gli animali presenti nelle favole: molti di questi non sono comuni in Europa mentre abbondano in Africa, come ad esempio il quasi estinto leone berbero.
Dopo aver ottenuto la libertà conobbe Solone ed i sette saggi, visitò Atene all’apice del regno di Pisistrato.

È Erodoto che ci racconta della sua morte descrivendola come estremamente violenta, infatti, lo storico ci tramanda che durante un’orazione pubblica Esopo fu ucciso dalla gente di Delfi. Sulle cause Erodoto non si esprime, nei secoli si è pensato che Esopo fosse stato condannato a causa del fiero sarcasmo che lo caratterizzava.
Le notizie sull’aspetto fisico di Esopo lo descrivono come un uomo deforme e gobbo.
Il corpus delle favole di Esopo conta 358 storie, possono essere considerate archetipiche, sono di carattere breve, i personaggi di norma presentano la personificazione di un animale ed in ognuna è importante lo scopo del messaggio di una morale. Esopo aspirava a portare avanti, con le sue narrazioni, uno scopo didattico ed educativo atto a sottolineare un deterrente morale.
Queste favole sono così famose da essere diventate proverbi come ad esempio: La cicala e la formica, Al lupo! Al lupo!, La volpe e l’uva, La gallina dalle uova d’oro.
– Meandro (dal greco Μαίανδρος; oggi in turco Büyük Menderes) è un fiume dell’Asia Minore
Altre opere di Esopo presenti su Oubliette:
“L’uomo morsicato da una formica ed Ermes“
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