Viaggiare nei Paesi baltici: alla scoperta di Riga, Tallinn ed Helsinki
«Perché viaggiare, insieme a leggere e ascoltare, è sempre la via più utile e più breve per arrivare a se stessi» ‒ Jan Brokken, “Anime Baltiche”, 2010

Una premessa importante da fare quando si parla dei Paesi baltici è chiarire che “non costituiscono una struttura unitaria né per quanto riguarda il passato né oggigiorno, non in chiave politica e neppure in quella economica, ben poco dal punto di vista culturale e per nulla affatto dalla coscienza delle popolazioni locali» ‒ Ralph Tuchtenhagen, “Storia dei paesi baltici”, 2005
Anche le lingue parlate ‒ che hanno origini diverse- sono molto dissimili. Soprattutto i giovani però oltre a quelle native, utilizzano l’inglese per esprimersi. Ad unire le Repubbliche baltiche è invece la storia recente, con i tanti anni di dominazione sovietica, da cui solo dopo l’89 sono riuscite ad affrancarsi.
Riga
Ci ha accolto poco dopo il tramonto. Il clima, a maggio, è ideale: non caldo né freddo. Il giorno dopo, (non prima di aver fatto un’abbondante colazione in albergo), ci siamo mossi a piedi dall’isola di Kipsala, un tempo abitata soprattutto da pescatori e situata tra il canale Zunda e il fiume Daugava fino al lungo ponte (il Vanŝu Tillts) che attraversa la Daugava stessa, uno dei fiumi più larghi che abbia mai visto in Europa.
Percorrere il ponte a piedi è un’esperienza da fare per capire la forza delle gelide correnti d’aria che scorrono sopra il fiume il quale, dopo pochi chilometri, sfocerà nel golfo di Riga, sul mar Baltico. Il tragitto sul ponte, in alternativa, si può fare a bordo di diversi comodi tram o bus.
La sensazione avvertita nel centro della città è stata quella di un quartiere che sembrava attenderci, invitandoci a scoprirlo, dopo tanti anni di timidezza (se non proprio timore) a mostrarsi al mondo e a farsi ammirare.
A pochi passi dalla Torre delle Polveri (risalente al 1330) ci siamo imbattuti in un parco in fiore, attraversato da un canale, da cui piccole barche portano i turisti per un tratto dell’immenso Daugava. Un’esperienza vivamente consigliata che consente di ammirare, navigando sul canale, l’Università, il Monumento alla Libertà, l’Opera nazionale lettone e il Mercato centrale di Riga. Dal fiume, invece, si può godere dello skyline della città con le sue antiche torri svettanti: quella della Chiesa barocca di San Pietro, quella del Duomo e quella del Castello.
Dai giardinetti a fianco del canale, due passi a piedi portano nella caratteristica Piazza Livu, fiancheggiando anche la “Casa dei Gatti”, un bellissimo edificio in stile Art Noveau, così chiamato per i felini che adornano le due torrette.
Piazza Livu, verde e circondata da casette colorate, offre anche il luogo ideale per una sosta, per sorseggiare prima di tutto una buona birra lettone (le tre birre più diffuse a Riga sono la Aldaris, la Livu e la Cesu, tutte ottime).
Per festeggiare il 35esimo anno di indipendenza della Lettonia, inoltre, in piazza Livu è stata quest’anno allestita una mostra fotografica.
Tappa seguente della visita è stata la vicina Piazza del Municipio, un bel palazzo sobrio ma luminoso, dal quale sventolano tre bandiere, quella lettone, quella europea e quella ucraina, quest’ultima in segno di solidarietà.
Il Municipio venne distrutto durante la Seconda guerra mondiale e ricostruito nel 2003. A poca distanza, sulla stessa piazza, possiamo ammirare la magnifica Casa delle Teste Nere, assolutamente da non perdere.
Il giorno dopo, non poteva mancare una capatina al fantastico Mercato centrale, uno dei più grandi e antichi d’Europa. I suoi cinque padiglioni furono ricavati da due storici hangar per i dirigibili “zeppelin”. Al mercato si può trovare di tutto: dall’abbigliamento alla frutta e verdura. È anche un luogo di ritrovo tanto dei cittadini di Riga che dei turisti. Per questo ci sono anche piccoli punti di ristoro e punti vendita di prodotti tipici locali, con grandi tavoli dove le persone si possono fermare liberamente a bere, mangiare e chiacchierare.
Ci spostiamo in tram per raggiungere un’altra zona leggermente decentrata, ma in ogni modo abbastanza vicina al centro storico, per visitare le famose strade dell’Art Nouveau. È grazie a questa forma d’espressione architettonica, nata nei prima anni del ‘900 in coincidenza con un periodo di prosperità economica senza precedenti e diffusa in tutta la città, che Riga viene chiamata anche la “piccola Parigi baltica” ed è diventata patrimonio Unesco. Una curiosità: tra gli architetti più famosi dell’Art Noveau che hanno operato in città, figura anche Mikhail Eisenstein, il papà del famoso regista cinematografico Sergej Eisenstein, nato appunto a Riga e autore di capolavori di epoca sovietica di grande valore iconico, come, ad esempio, La Corazzata Potemkin (resa immortale anche da Paolo Villaggio in un celebre “Fantozzi”) e Ottobre.
La successiva tappa che era d’obbligo fare è stata alla Cattedrale della Natività di Cristo, che è la più grande chiesa ortodossa di Riga, risacralizzata e rimessa in funzione dopo che nel periodo sovietico era stata adibita ad altro uso.
A poca distanza si raggiunge Museo nazionale delle belle arti di Lettonia, costruito nel 1905. La collezione custodita al suo interno comprende tantissime opere di pittori, e scultori lettoni, baltici e russi dal XVIII secolo ai nostri giorni. Il museo è oggi divenuto anche un centro culturale ed educativo, che ospita regolarmente mostre d’arte, attività educative ed eventi culturali.
Per chiudere la giornata un buon ristorante è sempre la scelta migliore. La cucina lettone non ha piatti autoctoni perché è un mix tra tradizione russa, tedesca e svedese. Le pietanze sono piuttosto caloriche e adatte alle temperature rigide invernali, autunnali e anche primaverili. Si basano molto su carne stufata (manzo e maiale) ma anche pesce, in specie aringhe e salmoni. Si possono poi mangiare anche i “tortelloni” o le sempre valide soup di tutti i tipi. Da quelle al salmone a quelle a base di cavolo o di barbabietola. Da bere, la birra è una garanzia. Personalmente, a differenza di qualche mio compagno di viaggio, non ho avuto alcun problema ad adattarmi a questa cucina, che di certo non è leggera.
Tallinn
Partiamo alla volta di questa seconda città dalla stazione dei bus, che si trova a fianco del mercato di Riga. Le più di quattro ore di viaggio sono trascorse in maniera piacevole ed interessante. Confortevoli sia il bus che la strada, snodata tra foreste di betulle, laghi e fiumi. Per brevi tratti, abbiamo costeggiato il mare, attraversando piccoli borghi, soprattutto in Estonia, fatti di tradizionali case in legno, alcune con i nidi delle cicogne sui tetti.
Su questa strada, il 23 agosto 1989, estoni, lettoni e lituani si presero per mano e formarono una catena umana di seicento chilometri da Tallinn a Vilnius. Con quella pacifica manifestazione di massa costrinsero il Cremlino a concedere l’indipendenza.
Dopo avere preso possesso delle nostre camere in albergo, nel pomeriggio, ci siamo incamminati alla scoperta della capitale estone seguendo la direzione della Piazza del Municipio, in pratica il centro vitale di Tallinn.
Il percorso ci ha portato dapprima davanti a quella magnificenza che è la Cattedrale ortodossa Alexander Nevsky, in tipico stile russo, che rimane quasi un simbolo per la città. Di fronte si trova invece il Castello di Toompea, divenuto sede del Parlamento Estone e la vicina Torre di Ermanno il lungo.
Nella nostra passeggiata abbiamo poi incontrato le imponenti fortificazioni della città, con le loro torrette e il rilassante Giardino del Re danese per poi giungere alla Niguliste kirik (Basilica luterana di San Nicola) con annesso il Museo Niguliste. In questo museo, costruito nel 13esimo secolo, si possono vedere altari in unici blocchi di pietra e la famosa rappresentazione pittorica di Bernt Notke: La Danza Macabra (the ‘Dance of Death’).
Nella torre della chiesa un ascensore a vetri porta i visitatori alla sua sommità, dove offre una vista unica della città a 360 gradi. La piazza centrale della città vecchia, patrimonio mondiale dell’Unesco è metà esposta al sole e metà all’ombra e costellata di distese di bistrot, pub e punti di ristoro vari, molto affollate, specialmente quelle esposte al sole. Ne abbiamo approfittato per bere un caffè italiano, vale a dire un “espresso”, sebbene nel nostro gruppo ci fossero anche estimatori del black coffe estone. Purtroppo il municipio, risalente al 1402 e unico Municipio del Nord Europa in stile gotico-baltico, era in ristrutturazione, quindi non visitabile. È rimasto però il tempo per una veloce visita della Farmacia Municipale, la più antica farmacia europea tra quelle ancora in funzione.
Con il sole ancora abbastanza alto nel cielo (considerando che in questa stagione fino alle dieci di sera ci si vede ancora), ci siamo quindi recati al Drakkon Restaurant ricavato nelle caratteristiche cantine dell’antico Municipio. Mangiare qui è veramente un’esperienza unica, indimenticabile. Tutto è autenticamente conforme all’epoca medioevale, dall’oste ai bagni. L’ambiente è illuminato da lanterne e i tavoli e le sedie sono di legno massiccio. Servono un’ottima zuppa di alce e/o cervo. Ma si può mangiare anche la coda del maiale, maiale affumicato, sempre con basi di orzo. La birra è molto buona, artigianale. Si beve e si mangia in brocche di terracotta di diverse dimensioni. A volte ci si deve servire da soli. Occorre una buona dose di ironia per capire il modo di fare dei gestori, altrimenti, meglio andare altrove. Comunque, anche il vino era buono, conservato in antiche sacche in pelle. Complessivamente, un ristorante non molto adatto ai vegetariani.
Subito ad ovest della città vecchia c’è il quartiere di Kalamaya (Casa dei pesci), che abbiamo visitato il giorno seguente. L’interesse per questa zona deriva da tanti fattori, in primis per le sue caratteristiche casette in legno, poi per le fabbriche abbandonate e in via di ristrutturazione. I suoi edifici risalenti all’epoca sovietica sono stati riconvertiti in musei, cinema, ristoranti, negozi, gallerie e caffè letterari. Certamente da visitare il piccolo ma grazioso Museo Kalamaja. Praticamente si entra in una casa privata. Da vedere poi il Balti jaam Market, il mercato coperto vicino alla stazione dei treni. Il piano terra è occupato prevalentemente da prodotti alimentari, mentre ai piani superiori si può trovare abbigliamento, antiquariato e piccoli punti di ristoro. Il quartiere nel ‘300 fungeva da principale porto della città. Verso il 1.870, con l’avvento della ferrovia che collegava Tallinn a San Pietroburgo divenne un importante centro manifatturiero. Oggi, anche grazie ai numerosi giovani che lo abitano, Kalamaja è divenuta un’icona della cultura hipster e un vibrante centro creativo.
Da vedere c’è anche il grande museo marittimo Lennusadam posto direttamente sul mare ricavato da un hangar militare del 1.917 in cui venivano collocati gli idrovolanti. Tra i mezzi storici della marina qui custoditi spicca il sommergibile estone Lembit, all’interno del quale i visitatori possono entrare. Bellissima anche l’area esterna circostante che si affaccia direttamente sul Baltico, con attraccate navi storiche, mercantili e da guerra, nonché l’attrezzatura da porto, compresa una bellissima gru a braccio risalente più o meno alla Seconda guerra mondiale.
Nel pomeriggio non poteva mancare una visita al Kadriog Palace (Palazzo di Kadriog) e del suo parco. Il palazzo, in stile barocco-petrino, fu fatto costruire e regalato da Pietro il Grande a Caterina prima nel 1.718. Attualmente è una delle sedi del Museo estone d’Arte. Qui abbiamo potuto visitare una bellissima mostra dedicata a un pittore italiano, allievo di Caravaggio: Bernardo Strozzi. Il parco è un’enorme area verde ricchissima di laghetti e percorsi tra alberi, fiori e uccelli di tutti i tipi. Da visitare il giardino giapponese ricavato ai margini del parco con anche un monumento dedicato a Hiroshima!
Helsinki
Da Tallinn ci siamo spostati il giorno dopo via nave a Helsinki. La capitale finlandese dista solo 70 chilometri e il viaggio dura circa due ore e mezza. La traversata del mar Baltico mi attraeva molto, ma, a mio giudizio, le navi moderne a otto piani (con i loro spettacoli, casinò e altro) tolgono ogni poesia alla navigazione.
Anzitutto, Helsinki è famosa tra gli appassionati di design di tutto il mondo per lo stile funzionale e minimalista della sua architettura nordica, visibile sia negli edifici più datati sia in quelli più recenti.
Abbiamo dunque potuto vedere prima di tutto la Torre dell’orologio inserita nel complesso della Stazione Centrale, progettata dall’architetto Eliel Saariner e inaugurata nel 1919, che non è solo funzionale al terminal ferroviario ma un vero e proprio simbolo della città e un significativo esempio dell’architettura finlandese. Assieme alla torre emergono nel complesso architettonico le Statue dei Lyhdynkantajat (portatori di lanterne) di Emil Wikström, che fanno la guardia all’ingresso in città.
A poca distanza si trovano l’iconica Cattedrale di Helsinki e l’ampia e bella Piazza del Senato, un gioiello neoclassico. Siamo riusciti anche a fare un salto al Museo di arte di Helsinki Amos Rex, anche noto per il suo futuristico ampliamento sotterraneo e per la torre che lo sovrasta, attorniata da caratteristici “ugelli” sporgenti.
Ma il pezzo forte della Helsinki contemporanea è indubbiamente la Biblioteca Centrale Oodi. Questa biblioteca, costruita in modo ultramoderno, delimitata da vetrate luminosissime, non è solo una biblioteca ma una struttura a tre piani che al suo interno ospita di tutto, dagli spazi per i bambini ai laboratori di cucito, dai laboratori informatici con stampanti 3D a quelli musicali, dal caffè alla terrazza solarium, dal cinema alle sale di registrazione, dalle sale lettura ai videogiochi, dagli studi fotografici alla cucina attrezzata.
Futuristico e all’avanguardia è anche l’aeroporto di Helsinky, da cui siamo ripartiti per l’Italia. Dall’alto dell’aereo lanciamo un ultimo sguardo sulla caratteristica costa finlandese: frastagliata e piena di isole, isolette, laghi e corsi d’acqua. Questo arcipelago si potrebbe visitare alla prossima occasione.
Ciao Mar Baltico.
Written by Algo Ferrari