Enza De Paolis: opere tra luce, tempo e poesia
Fotografia e pittura, arti in competizione, eppure spesso all’inseguimento l’una dell’altra.

Ammirando le opere di Enza De Paolis, non è facile rendersi conto di stare osservando fotografie e non riuscitissimi quadri moderni. Questo grazie all’abilità con cui l’artista ‒ fotografa, pittrice e poetessa ‒ opera, cercando il particolare, il frammento, e in esso i giochi di luci, di riflessi, di colori che si esaltano oppure si dissolvono.
Una cattura dell’attimo effettuata senza trucchi ed elaborazioni digitali. La fotografia resta quindi testimonianza di un momento reale. E, se c’è un’analisi, è nel modo in cui le persone reagiscono e vengono permeate dalla poesia quasi magica delle immagini.
All’ultima mostra tenuta da De Paolis al Museo MIIT di Torino, tra i commenti lasciati dai visitatori mi sono appuntato il seguente: “A Enza ricercatrice dell’anima del mondo/ anima sensibile e luminosa”.
In un’intervista del 2014 visibile sul canale YouTube, Folco Guido, direttore del mensile internazionale Italia Arte e del Museo MIIT, parla giustamente di “una fotografia visionaria e della natura che diventa spirito e diventa anima”. L’intervista è un documento raro e prezioso per conoscere la timida, fragile e dolce personalità dell’artista, che preferisce comunicare attraverso le sue opere, e lo fa con grande efficacia. Un comunicare rispettoso e silenzioso, come per non disturbare, ma al tempo stesso intelligente e coinvolgente.
Mi soffermo su tre fotografie.
Angoscia
L’opera ricorda un disegno fatto a inchiostro di china: macchie che richiamano ‒ solo a me? ‒ mostri, draghi, spettri. Sì, l’angoscia della notte, del buio, del nascosto. Un’atmosfera fluida e mobile che sembra scomporsi all’infinito, affondando in livelli sempre più profondi.
Occhi che ci fissano, sorrisi grotteschi. Le più crudeli favole della nostra infanzia diventano reali e ci avvolgono, togliendoci il respiro. Le minacce, solo in apparenza lontane, di un mondo sempre più crudele e spietato, si materializzano quando le luci del giorno si affievoliscono, quando la stanchezza chi fa chiudere gli occhi, e sono pronte a colpirci.
Solitudine
Anche qui manca il colore, e il contrasto del chiaroscuro è ancora più deciso.
L’uomo è solo, seduto a capo chino sul bordo del marciapiede. La strada è deserta. Una siepe, un albero, un cassonetto, finestre lontane. Forse piove.
Nella posa dell’uomo leggiamo stanchezza, disperazione e – come il titolo ci ricorda – solitudine.
Un vagabondo? Un ubriaco? Una persona che ha bisogno di aiuto, di incontrare un altro essere umano che gli sappia regalare una parola d’amicizia.
Sotto il profilo tecnico, la foto è di grande impatto: la figura umana, pur al centro del chiarore notturno, spicca per la sua presenza scura e nera, come se anche il lampione rifiutasse sdegnosamente di illuminarla.
Il fluire del tempo
Se nelle due opere precedenti il colore mancava, qui esplode con potenza, fantasia e armonia.
Dove sono la malinconia, il dolore, la tristezza?
Quest’opera è un inno alla vita, alla gioia, alla felicità.
Tutto è divenire. Il tempo passa, confonde il passato, ma continua a generare bellezza.
La vita scorre: questa è la sua natura, e noi dobbiamo viverne giorno dopo giorno la meraviglia.

Ha senso citare correnti pittoriche quando si sta ammirando una fotografia? Non lo so: forse no. Mi limito a osservare che i colori usati ‒ o meglio fotografati ‒ mi ricordano Dalí.
Doveroso citare due opere dal titolo poetico: Invisibile al mondo e Lascia che la pioggia porti gioia alla tua vita, dove il buio della notte si apre debolmente in aloni di luci rossastre; e per La natura si trasforma e diventa arte, dove l’unico appunto possibile è nel titolo, che forse vuole raccontare troppo, anticipando un contenuto che andrebbe scoperto guardando l’immagine.
Di grande impatto, infine, i ritratti fotografici ai sali d’argento Silenzio ‒ con al violoncello Paolo Beschi ‒ e Performance “Sinostris” ‒ con l’artista Rosanna Pressato.
Enza De Paolis è nata Cantù, dove vive e lavora.
Dal 2008 a oggi Enza De Paolis ha esposto le sue opere in tutta Italia e nel mondo: New York, Chicago, Miami, Praga, Sofia, Copenaghen, Vienna, Berlino, Madrid, Barcellona, Emirati Arabi Uniti, Vaticano, San Marino, Londra… e chissà quanti altri luoghi sto dimenticando.
Molti i premi e i riconoscimenti ricevuti, decine gli articoli che presentano e analizzano la sua opera.
Written by Marco Salvario