Intervista ad AL III (Al Turnu): vi presentiamo l’album “EGO” tra terra, spirito e rivoluzione sonora
“[…] Mother, I’m not alone, half of me is with me,/ and I’m surrounded by souls from the past,/ and from the present, and from the eternal,/ and I fly free.// […]” ‒ “Half of Me”

C’è un suono che arriva da lontano, dai sassi di Barumini e dal vento che accarezza le fronde del Monte Arci. Un suono che non ha paura di contaminarsi, di raccontarsi, di mettersi a nudo.
AL III, al secolo Aldo Turnu, cantautore, compositore e guida spirituale di sentieri sonori, firma con “EGO” un album che è insieme confessione e manifesto, intimo e universale.
“Exhumantions and reflections./ Lights like musical notes,/ and stroke of genius that dissolve in the air,/ like fire, like the future./ The wrong current vision,/ the vortex of deceit.// […]” ‒ “The Vortex of Deceit”
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare questo viaggio, fatto di musica, radici e libertà.
C.M.: Aldo, ogni artista porta con sé un luogo dell’anima. Il tuo è Barumini, con le sue pietre millenarie e il respiro antico di Su Nuraxi. Quanto della tua Terra c’è dentro “EGO”?
AL III: Ciao Cinzia, Ciao Oubliette, e grazie per l’intervista! Sì, in “EGO” ci sono tantissimi luoghi dell’Anima, Barumini e la Marmilla, ma tanti altri luoghi, tra cui, i più importanti, il Castello di Laconi nel Parco Aymerich, il bosco del Monte Arci di Villaverde e il caro Lago Maggiore in Lombardia, il Nuraghe Losa di Abbasanta e la Splendida famiglia di Persone che ci “abitano e lavorano”. In “EGO” però, non è presente “solo” la mia Terra, ma tanti viaggi e terre lontane, viaggi nati dalla voglia di voler andare oltre per esplorare culture diverse e lontane con i quali sento legami molto forti. Molte volte, essendo impossibilitato per vari motivi negli spostamenti, studio attraverso la musica alcune usanze e modi di vivere come, ad esempio, i canti e le musiche Norrene e le ballate Native Americane, ma anche tante altre musiche e canti che saranno presenti nei prossimi album. Cerco di entrare realmente in quei mondi così lontani spazialmente ma molto vicini a me spiritualmente.
C.M.: “EGO” è un concept album che attraversa le pieghe dell’esistenza, tra delusioni e rinascite. In quale momento del tuo viaggio personale hai sentito che era tempo di raccontare questa storia?
AL III: Decisamente nel 2020, anno di svolta per me, sotto tanti, troppi aspetti. Precedentemente avevo già delle idee, ma molto confuse, avevo qualche testo scritto, ma nel 2020 tutti i dubbi improvvisamente sparirono, e mi concentrai nella creazione del concept, e alla fine è stato come il completamento di un puzzle, perché erano tutti pezzi di un viaggio, del mio viaggio, l’unione, la “riunione” del tutto è stata la parte più semplice. Nonostante abbia iniziato il lavoro nel 2020, “EGO” è uscito nel 2024, dopo più di quattro lunghi anni, per vari motivi che hanno posticipato l’uscita.
C.M.: Cinque singoli pubblicati per annunciare il disco, ognuno con una voce propria: “I Want to Picture You Going to Sleep”, “It’s Time to Sing”, “The Vortex of Deceit”, “The Lighthouse”, e “Half of Me” che ha lanciato l’uscita dell’album stesso. Cosa rappresentano nel mosaico complessivo dell’album?
AL III: Eh, domanda non semplice, perché racchiude tantissime risposte diverse, cercherò di riassumere tutto in una risposta “concept”! Ogni momento vissuto, ogni emozione, ogni pezzo di quel puzzle citato precedentemente, ogni singolo è legato a un numero importante, il numero 8. Otto brani presenti nell’album, ogni singolo uscito l’8 di ogni mese, da gennaio a maggio, mese in cui è uscito il singolo “Half of Me” e l’album… maggio, il mio mese, mese di rinascita, nascita, fioritura, primavera, crescita. Quindi, nel mosaico complessivo, rappresentano cinque punti fondamentali di un ottagono, tutto è rinchiuso lì. In modo strategico lavorativo, è stato un percorso che mi ha portato alla pubblicazione, tutto già scritto, non ho dovuto ragionare più di tanto!

C.M.: Nel brano in italiano, l’unico del disco, sembra esserci una volontà di “tornare a casa”, almeno con le parole. Cosa ti ha spinto a inserire questa scelta linguistica nel tuo viaggio musicale prevalentemente in inglese?
AL III: A casa a livello linguistico, a casa con i flauti nativi, a casa con i cori norreni… tante case in Una casa! La scelta linguistica è ben mirata, come ben mirata la voce del grande Elio Pagano (che ringrazio ancora), che narra i miei pensieri e le mie parole in maniera veramente impeccabile, con immensa bravura e professionalità, ha capito subito di cosa avessi bisogno, è entrato nella musica, è entrato in “EGO”. La lingua italiana era la più adatta per descrivere e raccontare quelle parole, ma non è stata una scelta ragionata, doveva essere così, senza pensarci tanto, come se fosse una scelta “guidata” e decisa dalla musica, dal suono, dal suono dalle parole stesse.
C.M.: Tu non sei solo musicista, ma anche narratore di luoghi e guida segreta di sentieri nascosti. Com’è stato intrecciare la musica con il paesaggio di Laconi, Villa Verde e il Monte Arci?
AL III: Innanzitutto ti ringrazio per questa tua definizione nei miei confronti, che apprezzo tantissimo, e mi fa piacere riuscire a trasmettere anche questo! È un intreccio involontario, senza dubbio, è casa, perché senza quei luoghi per me magici, non sarebbe nato “EGO”. Quei luoghi sono fuga dalla realtà, fuga da periodi difficili, libertà, natura, benessere, respiro lento, calma, pace, musica, perché la natura in primis è musica. È dialogo, col vento, col canto degli uccelli; il suono e la melodia dell’acqua è sempre musica, è parola, è emozione… è fondamenta!
C.M.: C’è un concetto molto forte che attraversa l’album: la resistenza dell’animo umano. Se dovessi riassumere “EGO” in una frase rivolta a chi sta vivendo un momento difficile, quale sarebbe?
AL III: Senza dubbio “It’s Time to Sing”, frase dell’omonimo brano, che significa “È tempo di cantare”, un brano scritto proprio in una fase di rinascita, e il suo significato è molto ampio, ma si potrebbe riassumere con questa frase: “Basta, siediti, respira, non pensare… liberati, perché è tempo di cantare!” Nello stesso videoclip, ci sono varie “visioni” di rinascita, un albero in fiore, un bellissimo mandorlo in fiore ma che in realtà sarebbe dovuto essere un Albero di Giuda (alla quale sono estremamente legato), quello splendido albero trasportato sulla riva del mare, prima sottoforma di disegno, il disegno si trasforma in sogno, il sogno si trasforma in realtà. Tutto questo visto da me, AL, dall’esterno, io sono quell’Io incappucciato, la parte di me che voleva a tutti i costi la rinascita, la parte di me che ama alla follia la vita, nonostante tutti i problemi quotidiani che la vita stessa presenta.

C.M.: La tua musica sembra parlare con la voce della natura. Sembra voler riportare alla Sardegna, raccontata come Terra portatrice di una visione spirituale e poetica dell’Esistenza basata sul rapporto sacrale tra Uomo, Natura e Cosmo, è così?
AL III: Assolutamente sì, come già detto in precedenza, la natura è fondamenta. Però non solo di Sardegna, ma ho una visione di Mondo, di Viaggio, come appunto hai definito tu, Natura e Cosmo, un viaggio Interiore, ma Universale, la scoperta… la scoperta di un dramma, di un lutto importante interiore e la speranza di un ritrovamento di quella “perdita”, di quella “scomparsa”, che seguo in questo viaggio, tramite una stella, Aldebaran, citata nell’Intro, ma presente in tutto l’album. La frase in particolare è: “E seguirò Aldebaran, ogni notte. Non la potrò vedere solamente se sarò nei ghiacciai dell’Antartico, o se sarà offuscata dalla Luna”, unici due casi reali dove Aldebaran non si può vedere, non si può seguire. Questa stella preziosa, intesa come Guida ‒ orientamento ‒ per non perdere mai la strada, nonostante le difficoltà nel sentiero di vita quotidiano, delle tempeste nel mare.
C.M.: Nella realizzazione di “EGO”, quanto spazio hanno avuto la poesia e la scrittura narrativa rispetto alla composizione musicale?
AL III: La risposta è Equilibrio. Partiamo dall’origine, ovvero, io scrivo sempre prima il testo, la parte più importante di tutto. Il testo è emozione, sentimento, tutto questo poi si trasforma in musica… ovvero, nei miei brani, la musica è la traduzione, la trasformazione in note musicali delle parole, delle emozioni di quelle parole, gli stati d’animo, i pensieri, le vibrazioni, diventa un tutt’uno, una sola e immensa Cosa, una creazione.
C.M.: Hai curato personalmente i testi dell’album. C’è una frase, tra tutte, che senti sia il cuore pulsante del tuo lavoro?
AL III: Sì, e si trova in “Half of Me”, per me il brano più importante, ed è questa: “Mother, I’m not alone, Half of Me, is with Me”, che significa, “Madre, non sono solo, Metà di Me, è con Me”. È una rassicurazione verso la Madre Luna, la Madre Terra, verso mia Madre… è una rassicurazione verso Me stesso, per avere la forza di proseguire il cammino, perché non sarò mai solo, la parte più forte di me è sempre con me, non mi abbandonerà mai, e me l’ha dimostrato nei periodi più forti e duri della mia Esistenza.
C.M.: Hai usato strumenti antichi come le launeddas e la trunfa, accanto all’elettricità delle chitarre e all’anima del flauto nativo. È un linguaggio nuovo, che sfugge alle gabbie dei generi. Possiamo dire che stai scrivendo una tua grammatica musicale?
AL III: Forse, non lo so, ma trovo divertente questa “scrittura” di una grammatica musicale! In realtà non so se c’è mai stata questa combinazione di strumenti, non ci avevo mai pensato prima, ed è curioso! In questa grammatica mi piacerebbe inserire tanti altri strumenti e musiche (nei nuovi e attuali progetti ci saranno strumenti importanti come il clavicembalo ed interessanti canti di voci femminili in stile popolare bielorusso e georgiano)… tante altre lettere, e formare altre parole, che formano frasi, e diventano dialoghi… la parte più importante di tutto questo, il dialogo, riuscire a dialogare, a comunicare qualcosa!

C.M.: Aldo, il tuo suono sfugge alle definizioni facili. C’è chi parla di post-prog, chi intravede un folk immaginario, altri ancora evocano gli anni Settanta. Tu come definiresti il tuo genere musicale, ammesso che serva davvero una definizione?
AL III: Eh, non riesco a dare una vera definizione, soprattutto perché guardo un po’ avanti, e so già che sarà ancora più difficile dare una definizione corretta, impossibile. Senza dubbio potrei provare a inquadrare con Post-prog, Prog-rock, ma anche hard rock, blues, e tantissimi altri generi che volontariamente e involontariamente “contaminano” le mie creazioni. Ogni giorno ascolto svariati generi e musiche, da Paganini e Vivaldi, fino ad arrivare a Mike Oldfield ed agli Uriah Heep, ma anche tante musiche popolari, native americane, norrene, georgiane, bielorusse, e tantissima musica dal mondo… inevitabilmente, ci sono contaminazioni!
Cinzia, grazie mille per l’intervista e per le domande molto interessanti e profonde, grazie mille a Oubliette Magazine! Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti i miei collaboratori e le persone che mi hanno aiutato e sono state vicine a me, per la realizzazione di questo Viaggio, “EGO”, in particolare Alessandro G. Tuveri, che mi accompagna nella mia carriera musicale dal 2009, poi Daniele Porta, Matteo Muntoni, Nicola Vacca, Stefano Casti, Tomo Rozman, Elio Pagano, Jonathan della Marianna, Roberto Farace, la mia Famiglia, e tutte le persone vicine, e come dice il mio motto, (che è anche titolo di una poesia inedita presente solamente nel libretto cartaceo del CD) “Piuma dopo piuma”, che è un modo simile ma più leggero di dire “passo dopo passo”.
“I will tell/ of the fusion of atoms,/ between space and soul,/ I will tell,/ of the end and the beginning./ And I will follow/ Aldebaran every night./ I won’t be able to see it only,/ if I am on the Antartic, ice,/ or if it’s clouded by the Moon.” ‒ “Intro ‒ I Will Follow Aldebaran”
“EGO” released May 8, 2024
AL III, Aldo Turnu – Lead Vocal, Vocals, Percussion, Native Flute;
Alessandro G. Tuveri – Keyboards, Hammond, Synth;
Nicola Vacca – Drum;
Jonathan della Marianna – Trunfa, Launeddas;
Matteo Muntoni – Bass Guitar;
Daniele Porta – Guitar;
Elio Pagano – Narrator vocal;
Tomo Rozman – Cello;
Stefano Casti – Contrabass.
Written and composed by Aldo Turnu;
Produced by Aldo Turnu;
Recording by Panda’s Studio;
Mix and Master by Stefano Casti;
Editing by Nicola Vacca, Stefano Casti;
Artwork by Roberto Farace.
Written by Cinzia Milite
Info