“Desiderio di donna” film di Douglas Sirk: l’anticonformismo negli anni Cinquanta
“Chi si nasconde nella tenerezza non conosce il fuoco della passione.” ‒ Alda Merini
Ispirata al romanzo Stopover di Gina Kaus, Desiderio di donna è pellicola realizzata nel 1953 dal regista Douglas Sirk.
Lo si potrebbe quindi considerare un film datato, in virtù degli anni trascorsi dalla sua uscita nelle sale; in realtà la trama, nel cui contesto filmico si scandagliano le complesse dinamiche di una famiglia appartenente alla provincia americana, è di ampia attualità.
“La differenza tra un capriccio e una passione che dura una vita è che il capriccio dura un po’ più a lungo.” ‒ Oscar Wilde
La narrazione filmica si sviluppa con un unico filo conduttore ad attraversare la pellicola, dalle scene iniziali a quelle finali, con una visione d’insieme quanto mai coinvolgente e dai tratti realistici, nonostante sia opera di fantasia. Ma, per esplicitare meglio il contenuto del lungometraggio è utile un breve accenno alla trama, che seppur lineare, prevede contenuti di spessore.
Noemi Murdoch (Barbara Stanwick) è una donna piacente che non si accontenta delle attenzioni di Henry, il marito (Richard Carlson), intrecciando una relazione extraconiugale sebbene sia madre di tre figli.
Coerente con il ruolo che ha scelto, ovvero di amante clandestina, ruolo assai discutibile e criticabile nel contesto ambientale in cui si consumano le vicende, luogo avvezzo a chiacchiere.
E, per non dare adito a pettegolezzi e rendere oggetto di critica il marito e i figli, fugge, abbandonando la vita di provincia che ha condotto fino a quel momento.
Ma il sentimento che la legava al suo amante, e che sembrava duraturo, risulta essere un amore fugace che porta al fallimento la relazione.
Costretta a fare l’attricetta in teatri mediocri e di scarsa importanza, soprattutto per avere di che sopravvivere, Noemi si adatta a interpretare ruoli di poco conto che certo non corrispondono alle sue aspettative. E, mentre i figli raggiungono l’età matura la donna viene pervasa da un malinconico struggimento che mette in discussione la sua scelta iniziale. Certamente pentita e ravveduta del gesto compiuto anni prima.
L’occasione per tornare in seno alla famiglia le si presenta sotto forma di un messaggio che le invia la figlia minore, la quale la invita a una recita scolastica.
Manifestando così il desiderio di emulare la madre di cui non conosce la reale professione, e immagina essere una stella del teatro.
Sono numerosi i dubbi che Noemi nutre circa il suo ritorno in seno alla famiglia, ed è titubante sul fatto di partecipare allo spettacolo a cui è stata invitata: in questo caso avrebbe occasione di rivedere il marito dopo un periodo considerevolmente lungo dal suo allontanamento.
Decisa infine a raggiungere la città abbandonata per amore di un uomo che nulla meritava, consapevole di incontrare insieme ai figli anche il marito, è inevitabile che nell’ambito familiare con l’arrivo di Noemi si venga a creare una vivace tensione.
In un primo momento il marito accetta malvolentieri la presenza della moglie, così come la maggiore delle figlie, la quale manifesta alla madre un’accesa ostilità.
La minore delle ragazze, invece, ha per Noemi una forma di idolatria, vedendo in lei un modello da seguire; mentre il figlio è pronto ad affezionarsi a quella donna che l’ha abbondonato quando era piccolissimo.
Nonostante i conflitti che si sviluppano all’interno della famiglia, Noemi, desiderosa di farne ancora parte, è accettata dal suo vecchio nucleo familiare. A quel punto il marito è disposto ad accogliere di nuovo la moglie nella sua vita, perché ancora innamorato di quella donna che gli ha dato tre figli.
Ma il suo ex amante, per riprendersi la ‘preda’ perduta, non rassegnato alla fine della relazione con la donna, la ostacola in tutti i modi con l’intenzione, alquanto abbietta, di causarle un nuovo malumore con il marito.
“Un uomo che non è passato attraverso l’inferno delle sue passioni non le ha mai superate.” ‒ Carl Gustav Jung
Desiderio di donna, all’apparenza può risultare un film obsoleto, ma lo è soltanto se lo si osserva in modo superficiale. Osservandolo in maniera oggettiva, invece, situazioni e dialoghi sono moderni, oltre che schietti e diretti, tali da poterli collocare nel tempo attuale.
I personaggi, tutti calati alla perfezione nel ruolo che il regista ha affidato loro, interpretano con grande naturalezza e spontaneità la loro parte.
Il marito è presentato come un uomo normale, ma non appare affatto una persona mediocre e tanto meno banale. Nonostante sia ancora innamorato della moglie, e perciò pronto a intrecciare con lei una nuova promessa d’amore, tuttavia, non è certo disposto a perdonarle un’ulteriore distrazione sentimentale.
Mentre lei, Noemi, donna tutta d’un pezzo, è pronta e ben determinata a farsi da parte e tornare alla sua vecchia vita, nel momento in cui la sua presenza fosse motivo d’imbarazzo e critica per marito e figli.
Coerente con la scelta fatta tempo prima non ama essere giudicata, e neppure giudica il comportamento ostile della figlia maggiore, ma lo accetta come una conseguenza inevitabile e quale frutto del proprio errore.
Ed è proprio il personaggio di Noemi, nell’interpretazione della bravissima attrice Barbara Stanwick ad essere elemento trainante dello sviluppo filmico. Che, da donna anticonformista qual era prima del suo ritorno, riprende il ruolo di una madre che ha a cuore il benessere della propria famiglia e il desiderio di recuperare gli affetti perduti.
“Si declama tanto contro le passioni, causa di tutti gli affanni umani, e si dimentica che sono anche la causa di tutte le nostre gioie.” ‒ Denis Diderot
Desiderio di donna è dunque pellicola sulle incomprensioni e situazioni conflittuali che si possono creare all’interno di una qualsiasi famiglia; ma non è film intriso di un sentimentalismo melenso o esasperato. Semmai, lungo il racconto filmico si avverte una tensione narrativa sotterranea, la quale porta ad un finale che può sorprendere lo spettatore.
“Una passione si alimenta di quello che non sai di un’altra persona, molto più che di quello che sai.” ‒ Andrea De Carlo
Written by Carolina Colombi