“Invernale” di Dario Voltolini: un incipit fuorviante?

Il romanzo “Invernale” (La nave di Teseo, 2024) di Dario Voltolini si apre con la descrizione di una zona del mercato di Torino dove Gino, il padre dell’Autore, svolge il suo mestiere di macellaio.

Invernale Dario Voltolini
Invernale Dario Voltolini

Nelle prime pagine de “Invernale” ci si imbatte in crude diapositive della merce ‒ la carne ‒ e si descrive come venga tagliata, lavorata, esposta in vetrina per renderla accattivante all’acquirente. Viene da dire che forse l’incipit può fuorviare e spingere il lettore a desistere dal continuare la lettura.

Ma ben presto ci si accorge che si tratta di un libro speciale, originale per il narrato inusuale, con ricorrenti immagini e metafore davvero sorprendenti. Si generano così descrizioni che sobbalzano sul rigo come una musica costituita da suoni crudi e note dolcissime.

Nello specifico parlo del comparire all’improvviso nel bel mezzo di una prosa realistica delle vere pennellate di poesia: “La lattescenza del mattino. Ci sono mangrovie che piovono legno nell’acqua, fanno cattedrali che si specchiano in laghi senza trasparenza, sbarre che irretiscono tutta la scena in una geometria di gabbia. Ci sono aurore boreali che sventagliano nei cieli gelati come scogliere che disperatamente vogliono emanciparsi dall’assalto dell’oceano […]”

Il figlio, con una narrazione pulita a tratti toccante, conduce il lettore nella vita del padre. Gino è un uomo che dal primo all’ultimo paragrafo appare taciturno per indole, ma umanissimo e dignitoso.

L’Autore diviene così il portavoce dell’anima perla del suo genitore. Racconta il suo vivere di impegno lavorativo corredato di interessi stabili, tra i quali spicca il vizio della sigaretta nazionale e soprattutto il trasporto passionale per il calcio.

Esperto di tale gioco, sa egli per l’appunto esplicitare la dinamica occulta di una partita, sa soppesare le traiettorie del pallone, prevedere le mosse successive, divenire quasi l’oracolo del risultato.

Suo altro hobby è la caccia, durante la quale si apposta con mira precisa, come fa il giocatore proiettato a fare goal. Una vita così dunque! Con poche pretese, ma con una propria magia, dedizione e sacralità.

Ma poi un brutto giorno, mentre imprime coltellate ai pezzi di carne da vendere “il coltello devia sul suo dito pollice […] il dito si stacca dalla mano, ma non completamente […] Il sangue di lui si mescola a quello freddo della bestia […]”

Da quel momento la vita di Gino inizia ad avere un altro passo, inizia un lento, inspiegabile processo di decadenza fisica che poi si scopre abbia un nome: “Linfosarcoma […] Oma è il centro della faccenda, un mero suffisso. Lui guarda quel suffisso negli occhi e cerca di capire. Attorno a lui, dentro di lui chi lo sa?, la bufera impazza.”

I binari sono pochi da percorrere per l’uomo divenuto di colpo un paziente. La malattia poco a poco diviene preponderante, ma sembra non oscurare l’amore di Gino per la famiglia e per il lavoro. Si torna ogni giorno in macelleria, con più sforzo, ma con carne di animali immolati con lo stesso rigore e precisione.

E tuttavia nulla è più uguale!

“Come l’acqua della falda trova i suoi percorsi per salire alla superficie della piana, così un suo giacimento interno comincia a far capolino.”

Quando l’alluvione si profila comincia il pellegrinaggio del macellaio presso medici luminari e in strutture di eccellenza. La mano che scrive prende sempre più voce per raccontare il dolore del padre taciturno che sale su aerei e segue attento il protocollo delle cure prescritte.

Dario Voltolini citazioni Invernale
Dario Voltolini citazioni Invernale

Il figlio ascolta nel cuore le parole non dette del padre, le traduce, le rende esplicite. Ogni tanto piccole crepe di gioia, di anestesia irrompono nella ferita della malattia e Gino assapora ancora l’oasi della sigaretta nazionale, l’esaltazione per una partita di calcio, il piacere di andare a caccia.

Ma il nemico lavora dentro il suo corpo ed è inevitabile giungere al capolinea. Neanche l’inserimento in una cura sperimentale dà gli esiti sperati. E un giorno, mentre il padre si sta spegnendo, il figlio vive pure lui a distanza un inspiegabile freddo.

“Verso le tre del pomeriggio io comincio a sentire una cosa strana […] un velo di sudore […] ho sempre più freddo, proprio brividi. Scaturiscono da dentro […]”

Nel giro di poco di lui gli giungono le ultime parole. Bella chiusa! Al lettore non togliamo il piacere della scoperta.

Ne consiglio la lettura.

 

Written by Antonietta Fragnito

 

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