Painting Words #3: intervista a Bruno Brunetti, in arte Eugenio Sicomoro

La rubrica “Painting Words” vuole tracciare l’arte contemporanea con una serie di domande rivolte alle personalità più interessanti del panorama odierno. Nella prima puntata abbiamo incontrato Iena Cruz, nella seconda Lorenzo Babboni ed in questa terza puntata conosciamo Eugenio Sicomoro.

Eugenio Sicomoro intervista Painting Words
Eugenio Sicomoro intervista Painting Words

Bruno Brunetti (Roma 1952), noto con il nome d’arte Eugenio Sicomoro, comincia a dedicarsi alle nuvole parlanti verso la fine degli anni Settanta, lavorando prima per Intrepido (Casa Editrice Universo) e poi per Lanciostory (allora pubblicato da Eura Editoriale). Nel 1978 fonda a Roma la Scuola Sperimentale del Fumetto, la prima nel suo genere in Italia. All’inizio degli anni Ottanta firma un adattamento a fumetti del romanzo di Daniel Defoe, Robinson Cruso, e per la casa editrice francese Dargaud.

Collabora con lo sceneggiatore Claude Moliterni e realizza alcune storie centrate su personaggio di Marc Jourdan. Nel 1987 riceve il PremioBetty Boop. Scrive e disegna l’albo Rio Grande (Dargaud, 1989). Inoltre, collabora con le case editrici francesi Glénat e Albin Michel e con le italiane Edizioni ACME e Comic Art. Nello stesso anno viene insignito del Premio Cesar ed è tra gli autori che contribuiscono al portfolio I volti segreti di Tex (Edizioni d’Arte Lo Scarabeo). Alla fine degli anni Novanta fa una breve esperienza con Sergio Bonelli Editore, prestando il suo tratto all’albo gigante di Martin Mystère La maledizione del Sahara (1998) e due storie di Magico Vento.

Instaura un prolifico rapporto professionale con lo sceneggiatore Pierre Makyo, per cui illustra i tre volumi della serie Lumière Froide (Glénat, 2001 – 2003 – 2005) e la storia La Porte au Ciel in due episodi editi dalle edizioni Dupuis, recentemente tradotta e pubblicata anche in Italia. Nel 2002 ottiene il Premio Soleil d’Or. Suoi sono anche i disegni del dodicesimo volume della serie Destins, intitolato La Prison (Glénat, 2011) e scritto da Frank Giroud e Frédéric Richaud. Realizza anche una storia di Dylan Dog a colori pubblicata nel 2014. Nel 2019 riceve il premio Andrea Pazienza alla carriera, nel 2021 il premio Albina ad Albissola Comics e nel 2022 quello Aventure al Valenciennes. Concluso il terzo e ultimo episodio della serie Les Deux Coeurs de L’Egypte, ancora una volta insieme a Pierre Makyo, ambientata nell’antico Egitto, è attualmente al lavoro sul secondo episodio di una storia western in due episodi dello stesso sceneggiatore, Le Sacrifice des Aigles, anch’essa per le edizioni Délcourt.

 

S.T.: Oserei dire matita d’artista. Quando inizia il tuo percorso creativo e come evolve?

Eugenio Sicomoro: Ho sempre amato disegnare: il mio bisnonno malgrado fosse un diplomatico era un bravissimo pittore e anche mia madre disegnava. Paradossalmente non sono arrivato ai fumetti perché li amassi particolarmente come capita a molti autori, ma perché fin da bambino adoravo il cinema. L’essere un cinefilo e l’amore per il disegno hanno guidato la mia scelta. In particolare fu la scoperta del fumetto francofono a convincermi, perché coniugava le mie due passioni

 

S.T.: Osservando le tue opere si nota una preferenza per i soggetti femminili, a cui riesci a donare espressività e anima con il solo tratto della matita. Quali altri soggetti prediligi ritrarre o che più ti ispira?

Eugenio Sicomoro: In realtà, fatta eccezione per i supereroi, mi piace spaziare tra temi diversi. Amo moltissimo disegnare il West, per esempio, perché lo considero un nuovo Medioevo e al tempo stesso offre l’opportunità, a me che sono un disegnatore fortemente realistico, di disegnare superfici estremamente materiche: la roccia scavata dal vento, il legno bruciato dal sole o il cuoio segnato dal tempo… Naturalmente sono attratto anche dal genere erotico: ho una mia idea di erotismo, mai volgare e molto raffinato.

 

S.T.: Quale l’opera o artista che ti ha fatto decidere questo cammino artistico? Quale tra le tue opere ti fa riemergere un ricordo particolare o ha maggiormente segnato il tuo processo artistico?

Eugenio Sicomoro: Ho adorato lo stile grafico di Moebius: la morfologia dei suoi personaggi e il suo stile grafico privo di neri e, malgrado questo, estremamente tridimensionale. È stato uno dei pochi autori che malgrado il successo e l’età, non abbia mai smesso di sperimentare, di cercare… Trovo che trasformare un mestiere creativo in routine sia un controsenso. Il lavoro al quale sono più legato è certamente La Porte au Ciel, una storia bellissima scritta da Pierre Makyo. Ha ricevuto molti premi ed è stata tradotta in diverse lingue, compreso l’italiano.

 

S.T.: C’è un elemento della tua personalità che si palesa più spesso nelle tue opere?

Eugenio Sicomoro: Potrebbe essere l’attenzione ai dettagli: l’espressione di un volto, la postura e la naturalezza con la quale si muovono i miei personaggi, alcune piccole caratteristiche del corpo femminile alle quali non potrei rinunciare. In fondo sono uno snob, uno per cui un dettaglio può rovinare il tutto.

 

Eugenio Sicomoro opere Garibaldi sedicenne imbarcato sulla nave Costanza
Eugenio Sicomoro opere Garibaldi sedicenne imbarcato sulla nave Costanza

S.T.: Cosa ti piacerebbe concretizzare a livello artistico di ancora non fatto?

Eugenio Sicomoro: Quando ho iniziato a fare questo lavoro, la mia intenzione era di scrivere delle storie e disegnarle. L’ho fatto, ma non quanto avrei voluto. Ho voglia di scrivere una storia di ampio respiro che mostri ancor più la mia idea di fumetto/cinematografico. Se ci riuscirò scriverò anche altre storie, magari per altri disegnatori, alle quali penso da molto tempo.

 

S.T.: Prossimo progetto?

Eugenio Sicomoro: Sto scrivendo una storia western lontana dai canoni consueti e con l’estetica e il linguaggio narrativo che ricordino quello cinematografico

 

S.T.: Scegli tre aggettivi con cui definirti…

Eugenio Sicomoro: Razionale, Ironico, Ambizioso

 

Written by Simona Trunzo

 

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