Viaggiare in Italia: Cesana Claviere, il ponte tibetano o ponte sospeso
“Contornando così a nord il villaggio di Claviere, che resta in territorio italiano, il tracciato raggiunge il Rio Secco a circa 200 metri a monte del ponte di Claviere, ne discende il corso, segue poi il corso della Doire Ripaire (Dora Riparia) fino alla strada da Clavières a Val Gimont, che è lasciata all’Italia e segue quindi detta strada fino al ponte sul Gimont.” ‒ da Wikipedia[1]

Regione eccellente in molti ambiti, il Piemonte eccelle anche per una meraviglia della moderna ingegneria. Si tratta del cosiddetto ponte sospeso, definito anche ponte tibetano, struttura che trova posto a Claviere, a una distanza di circa 70 chilometri da Torino.
Comune fra i più elevati d’Italia, Claviere è una località di poco più di 200 abitanti posta a 1760 metri sul mare. Zona di confine tra Francia e Italia, è circondata da cime innevate e da pascoli alpini ricchi di flora e fauna, offrendosi agli occhi dei visitatori con un panorama la cui natura incontaminata è fiore all’occhiello della zona.
Località che offre numerose attività per gli appassionati di trekking e sport all’aria aperta, Claviere è luogo accogliente soprattutto per gli escursionisti che amano percorrere i sentieri e vivere a stretto contatto con l’ambiente naturale della zona.
Altro fiore all’occhiello di Claviere è il ponte sospeso; suddiviso in tre parti è fra più lunghi d’Europa, al di sotto del quale scorre il torrente Gorge di San Gervasio. Grazie alla sua conformazione geografica, il territorio di Claviere si è prestato da un punto di vista geologico alla realizzazione del ponte, che vanta una lunghezza di circa 468 metri per un’altezza di circa 30 metri. E che passa attraverso una stretta gola, formatasi dopo un intenso lavorio di migliaia di anni in seguito all’erosione di agenti atmosferici, regalando emozioni intense e indimenticabili grazie al contrasto che si viene a creare tra le rocce che affiancano il ponte e la sua struttura ultra moderna.
La sua inaugurazione, come parte di un progetto territoriale volto a valorizzare la regione alpina di Claviere-Cesana, è del 2006. Tuttavia, la sua progettualità non è stata di così immediata realizzazione a causa della natura del terreno roccioso, a cui si deve aggiungere l’obbligo di mantenere intatto l’ecosistema del territorio.
Pensato da prima come attrattiva turistica per gli escursionisti, si è affermato nel tempo come motivo di orgoglio della Val Susa, le cui condizioni climatiche non sempre sono ottimali. Ed è per evitare qualsiasi tipo di inconveniente, dovuto proprio alla variabilità delle condizioni atmosferiche, che per la costruzione si sono impiegati materiali leggeri ma resistenti, quali cavi d’acciaio e pedane di metallo, capaci di dare stabilità e al tempo stesso sicurezza ai visitatori che lo attraversano.
Motivo per cui è stato l’impiego di tecniche innovative che ha permesso di dare forma a una struttura ben integrata nel territorio e nel suo ecosistema, preservando le condizioni ambientali della Val di Susa.
A proposito della sicurezza del ponte è utile ricordare il fatto che, costruito per resistere ai venti e alle nevicate abbondanti e frequenti della regione alpina, la struttura è costantemente monitorata e sottoposta a regolare manutenzione grazie a una serie di sistemi di sicurezza che garantisce agli escursionisti di attraversarlo in piena sicurezza.
Al fine di evitare sovraccarichi e perciò possibili incidenti, sono anche i limiti imposti al flusso di persone per attraversare il ponte un importante indice di sicurezza. Infatti, durante i mesi invernali, a causa delle condizioni atmosferiche spesso avverse, la struttura viene chiusa per essere riaperta al pubblico in primavera e in estate.
Straordinaria opera ingegneristica, che permette di vivere la maestosità delle Alpi in modo nuovo, la funzionalità del ponte è oltremodo di indubbia utilità.
Meta principale per chi visita Claviere ed esempio di innovazione, il ponte sospeso è un insieme armonico inserito in un paesaggio di rara bellezza. Con le Alpi a circondare un contesto ambientale davvero unico, offrendosi a una visione prospettica di straordinaria suggestione.
Il ponte è quindi una attrazione turistica naturale capace di catalizzare l’interesse di molti visitatori, il cui richiamo per una struttura così singolare è forte, tanto da indurli ad attraversarlo.
E ciò, nonostante la costante sensazione di fluttuare nel vuoto e il continuo e impetuoso rumoreggiare del torrente che scorre al di sotto.
Per molti il ponte è un’esperienza forte e carica di adrenalina, grazie anche alla sua oscillazione, che seppur lieve, conferisce alla struttura la sensazione di librarsi nell’aria. Per coloro che si mettono alla prova attraversandolo è un momento di alta tensione sensoriale, a differenza di chi soffre di vertigini. Che è in sofferenza, invece, attraversare il ponte è senza dubbio un’esperienza proibitiva.
L’ingresso al ponte, il cui percorso è accessibile a tutti, anche ai bimbi a partire dai 6 anni, è soggetto a una piccola tariffa destinata alla manutenzione della struttura e dell’area circostante.
Raggiungibile in auto da Torino lungo l’autostrada in direzione del confine francese, la zona di Claviere può essere raggiunta in poco più di un’ora, mentre a pochi minuti dal centro della cittadina il ponte è raggiungibile anche a piedi. In alternativa all’automobile, gli appassionati della montagna possono usufruire dell’autobus che durante la stagione turistica collega Torino a Claviere-Cesana.
Grazie all’impiego di principi ingegneristici avveniristici e all’utilizzo di materiali ecocompatibili, con un’opera poco invasiva sul territorio che ne ha minimizzato l’impatto ambientale, si può parlare di esempio di turismo sostenibile. Che offre l’opportunità di apprezzare le bellezze di una regione in parte incontaminata.
Da ricordare inoltre, l’importanza di proteggere le risorse naturali, anche grazie al controllo del flusso dei visitatori, prioritaria rispetto al mero interesse economico.
Fatto questo che porta a una riflessione: il ponte non è soltanto un’attrattiva turistica volta a sostenere l’aspetto economico della zona, ma è molto più di questo. In quanto simbolo della compatibilità tra uomo e natura, e non ultimo il connubio tra il desiderio di avventura insito in molte persone e il rispetto per l’ambiente.
“Il nuovo confine segue un tracciato che abbandona la vecchia frontiera alla Cima di Colla Longa e, procedendo verso oriente e seguendo la linea dello spartiacque, va lungo le creste rocciose passando per le quote 2719, 2562, il Colle di Seccia, raggiunge a quota 2760 la Testa dell’Autaret, passa per quota 2672 al Colle della Guercia (2456) e per le quote 2640, 2693 e 2689, raggiunge le Rocche di Saboulé e ne segue la cresta nord.” ‒ da Wikipedia[2]
Written by Carolina Colombi
Note
[1] Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate – Parigi, 10 febbraio 1947, Allegato II – Frontiera franco-italiana – Chaberton.
[2] Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate – Parigi, 10 febbraio 1947, Allegato II – Frontiera franco-italiana – Valli superiori della Tinea, della Vesubie e della Roya – 1. Dalla Cima di Colla Longa alla Cima di Mercantour.
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