“Radici Rock e nuovi frastuoni negli anni 2000” di Pasquale Boffoli: un mosaico musicale
Ci sono scene musicali underground poco reclamizzate che meriterebbero di essere raccontate oltre che vissute: come quella di Bari, per esempio. Pasquale Boffoli, musicista, giornalista e critico musicale, quella scena l’ha vissuta e raccontata, con radici storiche che partono dalle fanzine fotocopiate del periodo post punk.

Qui corre l’obbligo di una breve premessa. Le fanzine (crasi di “fan” e “magazine”), riviste auto pubblicate e a tiratura limitata, sono state per anni l’espressione più autentica degli appassionati di genere, dando voce a comunità unite, di gente che lavora solo mossa dalla propria passione e a cui non interessa vendere spazi pubblicitari, in cui a emergere è una sorta di intimità condivisa, un’esperienza quasi iniziatica, quella della stampa underground, dalla fantascienza al fumetto fino naturalmente alla musica nata dalla scena post beat inglese.
La prima fanzine musicale, Crawdaddy, realizzata nel ’66 da Paul Williams, sceglie quel nome dopo il primo leggendario concerto dei Rolling Stones al Crawdaddy Club, in Inghilterra. Nel 1967, a San Francisco, dalla collaborazione fra Jann Simon Wenner e il critico musicale Ralph J. Gleason, nasce “Rolling Stone”, inizialmente identificato con la scena hippie e che in seguito prende le distanze dal mondo delle riviste underground e dall’orientamento politico radicale delle stesse, abbracciando canoni giornalistici più tradizionali. “Cream”, fondato a Detroit nel 1969 da Barry Kramer e Tony Reay è la prima a coniare il termine “punk”, e alcune sue firme, da Lester Bangs a Robert Christgau fino a Greil Marcus contribuiscono radicalmente a cambiare lo stile e il modo di fare critica musicale. Con qualche anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti, la stampa underground approda anche in Italia con le pubblicazioni di Stampa Alternativa, una piccola casa editrice romana nata nel 1970 e diretta da Marcello Baraghini, ancora oggi in piena attività. Stampa Alternativa è seguita da numerose altre riviste più o meno effimere, fra cui “Fallo!” (con i fumetti di Matteo Guarnaccia), “Re Nudo”, “Tampax” e “Pianeta Fresco”, quest’ultimo curato da Ettore Sottsass e Fernanda Pivano.
È quella l’èra aurea dell’underground press, che cede poi il testimone nel 1976 a una nuova generazione di riviste autoprodotte, stavolta davvero “fatte in casa”, le “zine” che accompagnano la nascita del punk al motto di do it yourself , pubblicando recensioni e interviste di dischi e concerti ignorati dalla stampa musicale mainstream.
Su questa nuova onda veleggia l’esperienza di Pasquale Boffoli con la sua “Black’s Radio”, che a cavallo degli anni Settanta e Ottanta diventa la fanzine n°1 in Puglia su punk, post punk, new wave e suoni non allineati e, per molti giovani dell’epoca, autentico punto di riferimento. Un periodo raccontato con recensioni, approfondimenti che cercano di spiegare, oltre che illustrare, i mutamenti della scena musicale nazionale e internazionale. Finita l’esperienza di “Black’s Radio” arriva quella di “My own desire”, fanzine che accompagna gran parte degli anni ’90, questa volta più orientata sul classic e garage rock.
Siamo agli albori dell’imminente rivoluzione tecnologica, che lungi dall’interrompere i contatti dei fan, li amplifica, dilatandoli e costruendo autentici ambienti interconnessi, quelle “blogsfere” che, con l’espansione del web e dei motori di ricerca, prima, e dei social media, poi, prendono la forma di piattaforme e web magazine, dimensioni, queste, ben conosciute da Pasquale Boffoli, che, con “Distorsioni” (un blog in seguito evoluto a vero e proprio web magazine), vince insieme a Diego Loporcaro il Premio MEI (Meeting Etichette Indipendenti) nel 2014, come “best Italian music web-magazine”.
“Distorsioni” ora si è trasformato assumendo la veste di “Frastuoni”, ma l’attività di assoluta qualità del critico musicale barese (autore di diversi libri musicali fra cui mi limito a segnalare, per “Arcana edizioni”, il prezioso volumetto su Steve Winwood, il primo e a tutt’oggi l’unico sul grande artista inglese) non ha certo smesso di influenzare schiere di appassionati, che magari ora non sono più gli arrabbiati del punk di cinquant’anni addietro, ma giovani generazioni desiderose di comprendere, come scrive Diego Loporcaro nella prefazione del libro quando afferma che “la linea di continuità della storia della musica rock, in cui nulla si crea da zero e nulla può esserci oggi, se non come contrapposizione o prosecuzione di ciò che è accaduto ieri.”
“Radici Rock e nuovi frastuoni negli anni 2000”, terzo volume di una trilogia iniziata con “Distorsioni Blogspot dei primi anni 2000” e proseguita con “Distorsioni Sonore del Terzo Millennio”, raccoglie recensioni, interviste e approfondimenti apparsi online su artisti molto diversi per genere e mood, ed è diviso in due sezioni ben distinte: “Radici Rock” e “Nuovi Frastuoni”,
Nel libro “Radici Rock e nuovi frastuoni negli anni 2000” si trovano accorpati testi riguardanti icone senza tempo del rock, come BrianWilson, Lou Reed, Iggy Pop, Bruce Springsteen, Nick Cave, Rickie Lee Jones, John Cale, Who, Jethro Tull, Wilco, tutti artisti che negli anni Duemila hanno continuato a produrre dischi degni di rilievo, ma vengono tracciate anche vere e proprie commemorazioni, come quelle dei compianti David Crosby e Robbie Robertson, due artisti con un arco di carismatica e sconfinata genialità musicale. Si trovano però anche artisti e band di nuova generazione, a volte anche molti diversi per ispirazione e mood, che nel nuovo secolo hanno iniziato a esprimersi e a incidere (Native Harrow, Peel Dream Magazine, Taxi Wars, Fleet Foxes) ma che in alcuni casi hanno inaugurato fragorosamente i loro ‘nuovi frastuoni’ già negli ultimissimi decenni del Novecento (The Dream Syndicate, Pere Ubu, The Flaming Lips, Jon Spencer, Cheater Slicks, Gov’t Mule).
Come sottolinea Loporcaro nella prefazione, “Radici Rock e nuovi frastuoni negli anni 2000” è un libro per chi conosce i generi e gli artisti passati in rassegna, ma soprattutto un lavoro dedicato a chi questi artisti non li conosce; ai giovani e a coloro che vogliono approcciarsi alla musica scritta e registrata tra la fine del Vecchio Millennio e l’inizio del Nuovo con curiosità, in una posizione d’indipendenza dalla cultura mainstream.”
Sfogliando la prima sezione “Radici Rock”, si va dai “Dinosauri del panorama rock” Deep Purple alla settantenne “voice of Chicago” Rickie Lee Jones; da un John Cale “sempreverde” al suo più famoso collega Lou Reed, sin dall’epoca dei Velvet Underground; dai neo-psichedelici/hendrixiani Bevis Frond dello stregone Nick Saloman (con annessa intervista al medesimo), britannici che hanno trapiantato irremovibili nei duemila il credo garage rock dei sixties; dalle vicende artistiche di Peter Green a quelle di John Mayall, entrambi eminenti personalità del British blues; da un David Crosby solista con le storie pregresse di Byrds e Crosby, Stills & Nash, ai Doctor Of Madness, precursori del punk inglese, ma sicuramente meno conosciuti di molti loro colleghi, Iggy Pop piuttosto che il più blasonato Duca Bianco e i Pere Ubu come rappresentanti di un suono che era “post” già nel 1975
Tra i nuovi Frastuoni troviamo anche i Gov’t Mule di Warren Haynes, che hanno raccolto a tutti gli effetti l’eredita’ del glorioso rock sudista americano degli Allman Brothers; troviamo le redivive Bush Tetras, più apprezzate per ciò che hanno fatto dal 1995 in poi, piuttosto che per le prime seminali release degli anni 1980-1983. E poi i Pere Ubu di “The Long Goodbye”, tratto dall’omonima novella del maestro del noir Raymond Chandler, fino al “mix nutriente e altamente vitaminico di rock’n’roll elettrico, blues, folk, country, swing jazz” dei The Third Mind di Dave Alvin. E ancora i Pixies e i Dream Syndicate, qui presi in rassegna più per i dischi pubblicati dagli anni ’10 in poi che per quelli degli anni ’80.
L’elenco è davvero sconfinato, e testimonia la passione e la capacità dell’autore di raccontare storie, dischi, personaggi che hanno attraversato gli ultimi 55 anni di rock e popular music.
Arrivati a questo punto, non mi resta che far mio il consiglio espresso da Diego Loporcaro in prefazione de “Radici Rock e nuovi frastuoni negli anni 2000”, ovvero quello “di immergersi tutto d’un fiato nel mondo che Boffoli ha creato con i suoi scritti: una storia e una dimensione parallela fatta di nomi più underground accanto a quelli più noti, che ci riconducono tutti a grandi suoni da (ri)scoprire.”
Written by Maurizio Fierro
Bibliografia
Pasquale Boffoli, Radici Rock e nuovi frastuoni negli anni 2000, Il Cuscino di Stelle, 2024