Edera Film Festival 2024: dal 17 al 20 luglio tornano sul grande schermo i nuovi talenti under 35

Da mercoledì 17 a sabato 20 luglio 2024 si terrà la sesta edizione di Edera Film Festival, kermesse dedicata ai registi emergenti, organizzata dall’Associazione Culturale Orizzonti e ospitata a Treviso presso il Cinema Edera, uno dei multisala più pregevoli del Triveneto.

Edera Film Festival 2024
Edera Film Festival 2024

In linea con il caratteristico indirizzo del locale, affidato sin dal lontano 1972 alla famiglia Fantoni (oggi composta da Lilli, Sandro e Giuliana, quest’ultima eletta di recente Presidente della Federazione Italiana Cinema d’Essai per il triennio 2024-2027), il festival si propone di avvicinare il pubblico a produzioni di lodevole fattura e lungi dal mainstream, incentivando in particolare l’incontro in presenza con gli autori under 35.

Molti fra questi provengono dall’area cittadina o regionale, a motivo della cura, da parte dei tre direttori artistici Giuseppe Borrone, Gloria Aura Bortolini e la già citata Giuliana Fantoni, della sezione espressamente dedicata, Focus Nordest: Edera Film Festival intende dunque farsi vetrina luminosa e attrattiva a favore dei giovani cineasti del territorio, che nel corso della precedente edizione avevano molto fatto parlare di sé, in sala e sulle testate giornalistiche.

Come i loro colleghi connazionali e stranieri, essi competeranno per aggiudicarsi i premi delle giurie tecniche (distinti per lungometraggi, documentari, cortometraggi e, per l’appunto, Focus Nordest) e del pubblico, oltre ai tre premi speciali che vengono tradizionalmente offerti dallo sponsor Astoria e dagli enti patrocinatori Fondazione Benetton Studi Ricerche e Rotary Club Treviso Terraglio.

A questo segno non resta che svelare l’ampia rosa di titoli che sarà possibile visionare. Come è ormai consuetudine, per solleticare la curiosità degli spettatori verranno tracciate alcune direttrici tematiche o di altra natura, emerse dall’assortimento specifico dell’annata. Nel fare ciò, si scavalcheranno di volta in volta i confini delle diverse categorie: in ciascuna di esse, d’altro canto, vengono pur sempre raccontate delle storie, siano esse lunghe o sintetiche, reali o immaginarie.

Se al cinema è bene andare in compagnia, lo stesso vale per le esperienze narrate in “Cherry Juice” di Mersiha Husagic e “Io e il secco” di Gianluca Santoni: si vivono meglio formando delle strane coppie, rispettivamente quelle costituite da Selma (interpretata dalla stessa regista) e Niklas, perfetti sconosciuti alle prese con un progetto cinematografico andato in fumo, un capodanno da trascorrere forzatamente assieme e un sentimento di affetto reciproco che emerge di ora in ora, e dal piccolo Denni e il Secco, l’uno mandante e l’altro esecutore di un parricidio escogitato per risparmiare alla madre del primo ulteriori violenze fisiche e psicologiche.

La chimica fra i protagonisti è vincente anche in altre travolgenti commedie, come “Troppo azzurro” di e con Filippo Barbagallo, in cui il 25enne Dario non si risolve ad affrontare le sfide dell’esistenza – e in particolare quelle incarnate dal sesso femminile – con una maturità che si confarebbe alla sua età, e “Rasti” di Paolo Bonfadini e Davide Morando, deliziosa e dinamica favoletta familiare che regalerà un’idea geniale a tutte le mamme e i papà disposti di anno in anno a prenotare la stessa camera d’albergo pur di giocare in incognito con la loro bimba.

Mantenendo leggeri i toni, si incontra una manciata di cortometraggi della sezione Focus Nordest: in “American Pancakes” di Daniele Zanardi lo scontroso “Mimì” spara a chiunque provi a mettere piede nella sua proprietà; ne “Il ballottaggio” di Sara De Gaspari due scagnozzi, inviati da un candidato sindaco, tentano di truccare i risultati delle elezioni prendendo in ostaggio presidente e scrutatori; ne “Il ragazzo di città” di Alex Romanello si discute bonariamente dei vantaggi della vita di campagna; si fa invece abbondante ricorso al sarcasmo in “Quello che gli alberi pensano (ma non dicono)” di Francesco Ferrari e Giulia Guariento, autentico atto di protesta contro l’inarrestabile processo di cementificazione di fronte al quale sta soccombendo un comune del veronese.

Per chi volesse, più che distrarsi, riflettere su tematiche importanti o finanche lasciarsi conturbare, ecco “Les corneilles blanches” di Denis Liakhov, produzione franco-estone ambientata nella Russia omofoba e repressiva di Putin, “A voce nuda” di Mattia Lobosco, in cui la figura di Mr. Rain aiuta una ragazza vittima di sextortion a liberarsi della profonda vergogna di rapportarsi nuovamente con la società, e “Polo Nord” di Antonio Corsini, che smitizza l’immagine dell’Italia come terra promessa delle donne provenienti dall’Est Europa in cerca di fortuna.

Ancora, alla base de “La pagina vuota” (Man Deep Lion) si trova l’insoddisfazione per una professione e uno stile di vita deterioranti, del cupissimo “Il compleanno di Enrico” (Francesco Sossai) una festa alienante organizzata in una casa di montagna dove si celano oscuri segreti, di “Km 9” (Filippo Valsecchi) il desiderio di libertà provato da due giovani innamorati, destinato purtroppo a una tragica negazione.

Ma naturalmente il grande schermo permette anche di viaggiare, lasciando il pubblico comodamente seduto: è il caso di “Non è tutto rosa On the road”, in cui Alice Di Girolamo documenta il secondo tour del progetto di networking femminile, di “Across”, imprevedibile itinerario che conduce la regista Irene Dorigotti alla ricerca del sentimento del sacro ai quattro angoli del pianeta, e di “Tiziano Terzani: il viaggio della vita”, omaggio reso da Mario Zanot alla figura affascinante e incontenibile del celebre giornalista scomparso ormai 20 anni fa, testimone di alcuni fra gli eventi chiave della Storia del secondo Novecento.

Luoghi distanti e culture profondamente differenti dalle nostre sono ritratti in “Oyu” (Atsushi Hirai), che riuscirà di sicuro gradito a quanti avranno di recente apprezzato la delicatezza tutta nipponica di “Perfect Days”, in “Reem Al Shammary – The Bedouin Boxeur” (Mattia Ramberti), che narra la vicenda unica nel suo genere di una pugile in hijab, in “Mother Mare” (Elisa Chiari), girato nella remota isola baltica di Kihnu, e in “Things Unheard Of” (Ramazan Kılıç), dove vengono messi a fuoco i legami conflittuali fra curdi e turchi nella prospettiva adottata da una bambina perspicace.

Edera Film Festival, da sempre tenuto nel cuore della stagione calda, quest’anno propone poi tre titoli a loro modo “rinfrescanti”: “L’estate di Guido” di Cesare Bisantis e “Bordovasca” di Giuseppe Zampella sono infatti interamente ambientati in piscina, sia essa privata e quindi fonte di relax assoluto o pubblica e dunque (pericolosamente) sovraffollata; da parte sua, “Una sterminata domenica” di Alain Parroni si rivela uno dei migliori esordi nel lungo di quest’edizione, contagiando lo spettatore con l’irresponsabile spensieratezza dei suoi tre protagonisti assoluti.

Altri adolescenti timorosamente sulle tracce del proprio sé si possono conoscere grazie a “Mela bacata” di Andrea Bernardi, “Frarìa” di Alberto Diana e “Sparare alle angurie” di Antonio Donato: nel primo caso, Edo confida le ragioni per cui si sente “stupido” (anche se non dovrebbe); nel secondo, Angelo sperimenta per la prima volta l’arroganza e la violenza delle Camicie Nere nella Sardegna degli anni ’20; nel terzo, l’impacciato Federico riscopre un rapporto che credeva ormai perduto per sempre, quello coi propri stessi familiari, fino ad allora troppo esigenti e distaccati.

L’età dei registi non preclude loro la capacità di approcciare il mondo della senilità: ne sono tre esempi il cortometraggio “Grand Hotel” di Alberto De Grandis, che costruisce un intero mondo immaginato da un nonno affetto da demenza, e i documentari “Una bambina in guerra” di Francesca Bortoluzzi e “Claps e peraulis” di Stefano Giacomuzzi, l’uno sui ricordi di una giovinezza prima sfavillante e poi fragile, a cavallo fra gli anni ’30 e il secondo dopoguerra, l’altro sulla visione che la poetessa friulana Rosanna Paroni Bertoja ha dell’intera esistenza.

Si deve inoltre rendere conto di una circostanza perlomeno singolare: questo sesto EFF affronta in tre occasioni il delicato argomento dell’elaborazione del lutto. “Pedine” di Kirya Paoli (la più giovane fra le concorrenti, nata nel 2002) racconta della difficoltà a rassegnarsi alla perdita di qualche pezzo di sé e delle proprie relazioni, mentre “Au revoir, Melograno” di Giacomo Pedrotti assesta un colpo decisivo nel mettere in scena il dolore provato da una ragazza per la quale il fidanzato vive ancora sotto forma di una pianta da frutto. Completa la sottocategoria “An Irish Goodbye”, grazie a cui Tom Berkeley e Ross White hanno vinto niente meno che il Premio Oscar: irresistibile la testardaggine con la quale uno dei due fratelli impone all’altro di esaudire i 100 desideri lasciati “in eredità” dalla madre.

Non mancano neppure opere improntate a un linguaggio sperimentale: si vedano a tal proposito “Realtà” di Elena Griggio, regista dalla solida formazione teatrale, che ricrea le dinamiche di un reality show contraddistinto da un asettico arredo, uno sviluppo narrativo labirintico e concorrenti dai profili ambigui; o “Taxibol” di Tommaso Santambrogio, il quale nell’avere per protagonista Lav Diaz, leggenda vivente del cinema filippino, assume le sembianze di un falso documentario per denunciare l’impunità di cui godono certi boia delle dittature del Novecento.

Le riflessioni sulla forma proseguono con “Terra Nova, il paese delle ombre lunghe”, in cui Lorenzo Pallotta ricostruisce due missioni in Antartide affiancando e rielaborando con grande maestria documenti audiovisivi originali e di repertorio, e con “Asterión”, che nel catturare gli ultimi scalpiti di un toro destinato alle cure di un tassidermista sancisce la rinuncia del regista Francesco Montagner alla dimensione sonora tout-court.

A completare l’offerta, nella giornata di sabato 20, un panel promosso da Generali Italia intitolato “Il futuro dei giovani nel mondo del lavoro”, durante il quale interverranno Arianna Cattarin (Responsabile Career Service “Ca’ Foscari”), Marina Collautti (Head of Employer Branding, Recruiting & Mobility Generali Italia) e Maria Roberta Novielli (Direttrice artistica Ca’ Foscari Short Film Festival); a questo seguirà la proiezione de “Il villaggio. Appunti sul quartiere di San Liberale, Treviso”, documentario realizzato dagli studenti del progetto “Finestre sul mondo: laboratorio, cinema, territorio” coordinato da Paola Brunetta e Giovanni De Roia.

In coda, si dà conto della delegazione dei registi che saranno ospiti di Edera Film Festival 2024: presenzieranno Andrea Bernardi (“Mela bacata”), Cesare Bisantis (“L’estate di Guido”), Francesca Bortoluzzi (“Una bambina in guerra”), Elisa Chiari (“Mother Mare”), Sara De Gaspari (“Il ballottaggio”), Alberto De Grandis (“Grand Hotel”), Alberto Diana (“Frarìa”), Alice Di Girolamo (“Non è tutto rosa On the road”), Irene Dorigotti (“Across”), Francesco Ferrari e Giulia Guariento (“Quello che gli alberi pensano (ma non dicono)”), Stefano Giacomuzzi (“Claps e peraulis”), Man Deep Lion (“La pagina vuota”), Mattia Lobosco (“A voce nuda”), Kirya Paoli (“Pedine”), Giacomo Pedrotti (“Au revoir, Melograno”), Mattia Ramberti (“Reem Al Shammary – The Bedouin Boxeur”), Gianluca Santoni (“Io e il Secco”), Filippo Valsecchi (“Km 9”), Daniele Zanardi (“American Pancakes”) e Mario Zanot (“Tiziano Terzani: il viaggio della vita”).

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

Info

Sito Edera Film Festival

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *