“In cerca di te” di Emma Fenu: l’ardua ricerca di un figlio

In cerca di te è un viaggio.

In cerca di te di Emma Fenu
In cerca di te di Emma Fenu

In cerca di te è una vita con un viaggio dentro sé stessi. È un lunghissimo percorso per trovare un equilibrio sapendo già che l’equilibrio non ci potrà mai essere. E che forse si esce sconfitti.

Allora è una corsa a ostacoli verso un traguardo che fugge sempre più in là; è una corsa a tappe dove ogni tappa è una sconfitta; è una corsa a tappe dove ogni mattina la scrittrice può partorire sé stessa e riempire di speranza la corsa. Allora In cerca di te non è una sconfitta, ma una vittoria, una conquista giornaliera strappata alla vita perché chi la vive è più forte.

Emma Fenu apre la sua confessione, In cerca di te (Gli scrittori della porta accanto, 2024), con una lettera aperta al lettore. Quasi un foglietto illustrativo con indicazioni e controindicazioni. Il racconto viaggia su un unico sentiero impervio: “una lunga e ardua ricerca di un figlio”, per dirla con le sue parole esatte.

Ma questa ricerca è un’odissea che dura dieci anni. Dieci anni di vita, di sogni, di entusiasmi, di delusioni, e di illusioni che spesso nascevano già con la spia “illusioni” lampeggiante sul rosso. Dieci anni di attese, sono centoventi mesi, sono cinquecento venti settimane con altrettanti sabati e domeniche di festa e lunedì di pioggia.

Cosa vuol dire credere in un sogno, dannarsi l’anima per realizzarlo, facendo il possibile ogni santo mese, ogni santa settimana, per ritrovarsi poi puntualmente a ripartire da zero? Per cinquecento settimane! Ci vuole una forza, ci vuole un coraggio, ci vuole una donna…

Dieci anni a tirare di scherma con la delusione più cocente possibile, e ricominciare da capo perché la prossima volta forse sì. Forse sì, per più di tremila e cinquecento giorni, forse sì per tremila e cinquecento volte. Perché abitando una speranza così forte, e così intima, un giorno solo dura dieci anni, e dieci anni si bruciano in un giorno solo.

Questo è il binario coraggioso su cui scorre la narrazione. Poi ci sono tutte le stazioni, i paesaggi che si attraversano e le persone che si incontrano. Che sono persone vere, che pulsano di vita e soffrono, con la protagonista, o per la protagonista, che trasformano la commedia in vita reale.

Dalle pagine si staccano quadri autentici che portano il lettore al centro della scena. Stai lì, e vedi il dolore che arriva, il sangue che scorre. Stai lì e tutte le emozioni ti investono come ondate, che ti fanno vacillare e ti lasciano fradicio nell’anima.

Soffri, ti commuovi, ma vai avanti che tanto sei sulla tua comoda poltrona dove non può succedere niente. No, non ti può succedere niente, ma tu stai lì in mezzo e piano piano ti rendi conto che ci sono tante cose della che non avevi capito. Che erano sempre davanti a te, ma le vedi solo ora.

Sangue, sogno, cuore, ultima tappa, ma dolore, speranza, e ancora sangue, sogno, cuore e… ultima tappa, definitivamente. Che non è certo una resa incondizionata, è ritorno a casa con tante medaglie e tante ferite. E alla fine tornare a casa è anche bello, perché si è dentro quella emozione superiore che ti può far dire: “io c’ero…”.

Fantastica la scelta di Emma Fenu di una narrazione al tempo presente. Dieci anni passano, anche a sbalzi avanti e indietro, ma sempre al tempo presente; in presa diretta con le sensazioni forti. Per direttissima, quando immaginiamo di sentirla sussurrare la frase: “io c’ero…”. Che non va gridata, va sussurrata, perché è costata sangue, dolore e amore. Amore dato, amore senza riserve, amore che forse non sarebbe mai arrivato, ma amore che non perde mai.

Ecco, il desiderio di maternità della protagonista è un desiderio di infinito amore. Ma “desiderio” non sembra la parola giusta, perché si può desiderare un gioiello, un viaggio, la risoluzione dei problemi, ma un figlio no, non può essere solo desiderio. Se c’è, è una motivazione profonda di vita, è un qualcosa di ancestrale che se si affaccia in te e si può fermare solo tra gioia, pianto, e batticuore.

Emma Fenu citazioni
Emma Fenu citazioni

In cerca di te diventa un viaggio nelle emozioni più intime. La cifra di scrittura sale, accordandosi al gioco dei sentimenti profondi, e ti trascina sulle tue stesse sensazioni. Sensazioni che ti riempiono, e al tempo stesso, ti lasciano un grande vuoto. Dove sei tu, Bambina tanto cercata? Dove ti nascondi? Dove ti posso trovare? Perché stai già dentro la mia anima, ma non ti posso abbracciare? Facciamo cambio? Ti do tutto quello che mi resta per sentirti abbracciata a me. Bambina, le tue piccole braccia attorno al mio collo, la tua pelle profumata di latte e di luna sulla mia pelle, dov’è.

“No, non è giusto!”, urla Emma Fenu contro qualcuno, che non è importante capire chi sia.

“Non è giusto…” quasi piangiamo, per lei, ma anche per noi per tutte le volte che “non è giusto”.

In cerca di te entra la nostra anima come un missile. Dieci anni colpiscono in un secondo. Chiudi gli occhi: senti il pianto di Bambina, li riapri, non c’è nessuno, missile sul bersaglio, colpito. Fuoco. Silenzio.

Nelle pieghe di una narrazione così intima Bambina è il nome proprio dell’ovulo, del feto che forse, della bambina che mai… Perché ci deve essere un nome vero, anche per gridare “non è giusto”.

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

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